Il castello

La scuola, signori miei, sta cadendo a pezzi: il castello abitato da maghi maestri e studenti in cerca di pagine per leggere il mondo sta per essere demolito. Fortificato in decenni di scontri tra vecchio e nuovo, dove il nuovo delineava palesemente un progressivo miglioramento dello stare bene a scuola, nel maniero di (non) tanto tempo fa si lavorava insieme per formare una generazione di donne e uomini liberi di esprimersi e di pensare. Non sudditi, non relegati ad una funzione di consumatori passivi, non servitori ubbidienti.
Se si ascoltano le parole di signori/e come Brunetta o Gelmini sembra che nulla si sia modificato, tranne, a dir loro, un po' di “razionalizzazione” delle spese.
In realtà, nel mondo vero, mai trasmesso da nessuna televisione, si è tagliato su tutto: riduzione del personale docente e ata (-150.000 lavoratori in tre anni), graduale ricollocamento di tutte le insegnanti specialiste di inglese (che arriveranno presto ad estinguersi), azzeramento dei fondi per il funzionamento (materiale di cancelleria, pulizia locali, acquisto di libri...), nessuna possibilità di aggiornamento (obbligatorio per legge) per gli insegnanti, taglio drastico del fondo per pagare le supplenti (da anni non si nominano più sostitute se non in caso di malattia superiore ai 7/15 giorni a seconda dell'ordine/grado di scuola). Voi vi chiederete: chi garantisce il diritto allo studio quando un docente è assente? Alla scuola primaria, ad esempio, ci pensano quelle mule delle maestre che si fanno il doppio turno, che vengono chiamate fannullone dai ministri, e qualche volta dai genitori, e ancora pensano che si possa aggiustare qualcosa con il loro volontariato. Ah, sì, dimenticavo! Il “doppio turno” per sostituire colleghe assenti, che in alcuni casi dura per giorni e giorni, in realtà si chiama volontariato scolastico, perchè i soldi per pagare queste ore aggiuntive non ci sono: molte di loro aspettano stipendi dal 2007. Ma questo è solo l'inizio.
Le maestre si chiedono ogni mattina: devo insegnare informatica e non ci sono i computer, devo insegnare inglese e non c'è più l'insegnante specialista, devo scrivere la data alla lavagna e non ci sono i gessi, devo portare i bimbi in biblioteca e mi hanno tagliato le compresenze (cioè non ho più un'ora insieme alla collega), devo allestire il laboratorio di arte e non ci sono i colori, devo aprire il cancello perché l'unica bidella rimasta deve correre come una pazza per fare il lavoro che prima facevano in tre....ma la cosa davvero triste è che tutto ciò non interessa proprio a nessuno, è un problema “loro”. Ciò che conta è aprire la scuola alle otto e chiuderla alle 16.30. Ogni mese arriva una circolare con nuove “razionalizzazioni” e nessuno dice niente. Chi protesta più ...non vorrete mica rischiare il licenziamento! Sì, perché ora si possono licenziare tutti gli insegnanti, grazie al 55 bis che il Ministro Brunetta ha introdotto da pochi mesi: inasprisce le sanzioni disciplinari, dando più poteri ai Dirigenti che ora possono censurare, sospendere e licenziare anche per condotte lesive della dignità altrui o insufficiente rendimento; inoltre, elimina la contrattazione collettiva e promuove una sana gerarchizzazione e competizione tra insegnanti. Ora sono tutti sanzionabili, tutti ricattabili, tranne quelli di religione cattolica che sono gli unici inamovibili. Ma sono anche gli unici che vengono messi a lavorare nelle scuole pubbliche dalla curia cattolica e pagati con soldi dello Stato. Sono gli unici ad insegnare senza aver passato nessun concorso pubblico. Gli unici, in caso di perdente posto, a passare automaticamente su un'altra materia di scuola a tempo indeterminato. E, udite udite, gli unici ad avere ottenuto l'aumento salariale mensile medio di 220 euro con annessi gli arretrati dal 2003: sono gli scatti biennali negati ai precari, docenti veri nominati dallo Stato. Pare evidente come, a fronte di questa situazione catastrofica, gli inesistenti sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil siano il peggio che si possa avere. Quelli di base sono stati messi fuori gioco anni fa da tutti i governi di centrosinistra e centrodestra, perchè non potessero opporsi a questo nuovo progetto di scuola mortificata e umiliata.
Il 12 marzo ci sarà uno sciopero generale della scuola pubblica, indetto dai Cobas. Allora mi chiedo, a chi ci possiamo appellare per smuovere mari e monti perché questo scempio venga bloccato? I genitori dove sono? Gli insegnanti possono uscire, per una volta, dal sonnambulismo-omertà e chiudere le scuole? Le piazze e la nostra voce servono anche a questo, a dire basta a una corruzione che non è solo a livello politico, ma che attanaglia le menti di molti.
Il castello non era perfetto anche allora, lo si poteva modificare. Però in quel castello c'era posto per tutti: bambini stranieri, diversamente abili, maestre piene di voglia di fare, una scuola che valorizzava le peculiarità di ognuno.
Ora, mancano pure le principesse.

Barbara Bertani, maestra scuola primaria - Reggio Emilia