COMPRESENZA
Toni Colloca (Torino)

Nell’accezione comune la compresenza è l’atto di essere presente con altri nella stessa classe, funzione svolta da due o più docenti soprattutto nella scuola elementare e media e, in misura limitata, negli altri ordini di scuola.
La compresenza si attua in varie forme: sia con gli insegnanti impegnati insieme sulla classe, sia in azioni che coinvolgono piccoli gruppi di allievi. A questo primo livello di analisi si può dire che essa svolge una funzione puramente sommatoria di presenze all’interno della classe; quando ciò accade non aggiunge tanto alla qualità della scuola giacché la semplice presentia fisica non scalfisce la qualità dell’accoglienza-ascolto dell’altro. Quando invece la compresenza diviene cum-praesentia, cioè intenzione comune, o meglio strategia comune dell’agire, intesa non solo come stare nello stesso luogo, ma il farlo tendendo insieme ad un obiettivo, allora crescono forme e modalità didattiche ed educative virtuose che dovrebbe essere/divenire patrimonio comune di tutti docenti.
Quali sono gli elementi contenuti nella compresenza?
Innanzitutto l’essere presenti in carne, pensiero, azioni: una compresenza efficace agisce sulla classe in modo vario, esplicandosi (solitamente) in azioni didattiche di laboratorio sul campo vivo della ricerca-azione, articolandosi (raramente) in lezioni “frontali”.
Se analizziamo più in profondità cosa rende efficace l’azione contemporanea di più docenti ci accorgiamo che vi sono almeno sei elementi imprescindibili su cui siamo chiamati a riflettere:
La co-progettazione. Questa fase precede l’atto di essere compresenti. Senza questo elemento come si può efficacemente armonizzare l’azione dei diversi docenti? È evidente che l’insegnante di area deve dialetticamente confrontarsi con il/la collega di area differente e con eventuali insegnanti di laboratorio e di sostegno, pena l’inefficacia dell’intervento sul piano qualitativo.
La dimensione di ricerca laboratoriale. Essa è possibile solo attraverso l’azione di più soggetti docenti che insieme ricercano e concorrono a sviluppare il processo di apprendimento attraverso la ricerca da parte degli alunni. Con la compresenza si è riusciti, nelle migliori esperienze italiane, a svolgere quella ricerca-azione che rende possibile il superamento della didattica frontale, facilitando la comprensione del processo di formazione del pensiero, la formulazione e verifica di ipotesi, la sperimentazione in laboratorio delle idee che si sono elaborate precedentemente.
Il confronto metodologico e didattico. Essa è fonte di grandi esperienze didattiche e di grandi scontri ove “pòlemos” prevale a volte sull’equilibrio e sulla neutralità (possibile?) a causa della necessaria opera di confronto che viene indotta dall’essere compresenti nell’azione didattica. Il confronto è reso non solo possibile ma indispensabile attraverso la compresenza poiché i docenti che intervengono non sono “neutrali” e il loro approccio metodologico viene registrato dagli alunni con una attenzione troppo spesso sottovalutata. I bambini assimilano le diverse modalità, vi si rapportano, ne assorbono il metodo e arricchiscono il loro modo di interpretare le discipline in forma pluritematizzante. Non si dà una disciplina “scollata” dalle altre e dal resto del patrimonio culturale umano, così come non si possono isolare i metodi come se fossero pure entità strumentali. Anzi l’intreccio di metodologie, se correttamente gestite attraverso il confronto, determina un arricchimento generale degli alunni e dei docenti. Verso questi ultimi si potrebbe dire che l’azione in compresenza dovrebbe essere inclusa nella cultura professionale dei neodocenti fin dalla scuola di formazione. Quanta esperienza si acquisisce agendo in contemporaneità con un collega professionalmente più esperto?
Il confronto di diverse concezioni del mondo e punti di vista. Questa dimensione agisce tra i docenti, tra gli studenti e tra i diversi approcci dei docenti con cui tutti si misurano nel processo educativo. Va da sé che ciascun docente porta agli allievi “la propria concezione del mondo” in un confronto dialettico che si deve esplicare in modo assolutamente trasparente nella compresenza, nonostante tutte le mediazioni culturali e linguistiche possibili. Se la dialettica viene esercitata in modo corretto anche queste differenze divengono fonte di ricchezza per lo studente che in formazione.
L’uso del tempo e degli spazi. Nella compresenza si delinea un uso diverso delle ore di lezione (tempo disteso) e, attraverso la ricerca di laboratorio, un uso diverso degli spazi (laboratori e spazi didattici specifici). Si passa dalla scuola “seduta” alla dimensione del conoscere pratico, svolto in un processo comune, dove ciò che si scopre è spesso imprevisto. Questo passo è decisivo nella qualità della formazione scolastica ma troppo spesso viene ignorato, si cerca di ottimizzare risorse, si risparmia senza criterio, finendo per non affrontare il tema della scuola “seduta” ancora eccessiva nell’attuale sistema, ove gli allievi passano ore al banco ad ascoltare, senza interazione, anziché sperimentare le proprie capacità psicomotorie e teorico-pratiche.
L’attenzione ai soggetti più deboli. Ascolto, attenzione, individualizzazione del percorso formativo sono rese possibili nella/dalla compresenza. In assenza di questo apporto plurimo, difficilmente si trovano le energie per dare ascolto e voce a tutti gli alunni. Attraverso la compresenza è possibile svolgere le attività in piccolo gruppo, magari con l’intervento specifico dell’insegnante di sostegno (rarissimo esempio di integrazione nel panorama scolastico mondiale), offrendo pari opportunità a tutti gli alunni in situazione di disagio.
Negli ultimi anni si è assistito a vari tentativi di sospendere o eliminare l’istituto della compresenza. Prima l’accordo sindacale che destinava una parte cospicua delle ore di compresenza alle supplenze, operazione ignobile di autofinanziamento e di svuotamento della qualità del modello; in questi giorni la provocazione morattiana di abolire del tutto l’istitito lasciandolo solo laddove risultino organici in eccesso. Perché la si vuole eliminare a tutti i costi? La compresenza spaventa?
A volte crea fastidio anche in una parte del corpo docente, poiché richiede grandi capacità di mediazione e di lavoro collegiale. Urta contro le eventuali derive corporative, svolge un ruolo di democrazia quotidiana tra i soggetti e pone TUTTI i docenti sullo stesso piano. Ma ciò rappresenta solo una parte del problema. Più spesso, la compresenza è invisa alla parte dirigente del ministero dell’istruzione perché ai Loro occhi, rappresenta un costo economico e un elemento di forte democratizzazione del sistema scolastico. Ciò infastidisce parecchio. Soprattutto se si vuole instaurare un modello veriticistico-aziendale nel sistema di istruzione pubblica. Occorre però che sia chiaro a tutti: ricercatori, studiosi, governanti, semplici utenti, che questo particolare modello di scuola e di co-didattica è stato uno dei migliori investimenti di ampio respiro all’interno della scuola italiana.

Vedi anche: tempo, silenzi, handicap disabili e diversamente abili