GENITORI/FAMIGLIA 4
Daniela Volpe, genitore del VII circolo Montessori di Roma.

STORIA DI UN PERCORSO DI CONSAPEVOLEZZA. Quando andai alla prima assemblea a scuola delle mie figlie per parlare di riforma Moratti, trovai la discussione inconcludente e litigiosa. Avrei voluto che qualcuno mi desse delle indicazioni chiare su cosa fare, ma quando la mamma che presiedeva l’assemblea disse che per la prima volta in vita sua si era trovata a distribuire volantini, attaccare manifesti e organizzare l’incontro ebbi la nuda e concreta consapevolezza della realtà: nessuno poteva suggerirmi cosa dire o fare perché difenderci dalla riforma era un compito e un diritto che apparteneva a me e a quelli come me che credono in una scuola pubblica di qualità. Ci costituimmo in comitato e mai avrei immaginato che quello non fosse altro che il primo tassello di un’esperienza entusiasmante che è entrata nella mia vita orientando riflessioni e pensieri sulla scuola, sulla genitorialità e sui diversi ruoli nel confronto con le docenti. L’imperativo era difendere il tempo pieno ma era necessario capire a fondo la riforma e saper leggere tra le righe quale fosse il progetto di questo governo sulla scuola. Attraverso l’analisi del decreto ci apparve chiara la pesante architettura culturale della riforma: non si trattava solo di ridurre drasticamente le risorse finanziarie da destinare alla scuola ma di sradicare l’idea di scuola pubblica che offre a tutti i bambini/e pari opportunità. La “moderna” scuola di destra prevede gerarchia tra i docenti, distruzione del gruppo classe attraverso i programmi personalizzati, svuotamento di senso del tempo pieno fino a ridurlo a mero parcheggio, possibilità soggettive di accedere ad attività a pagamento creando differenze tra bambini di estrazione sociali diverse e altre amenità simili. Chiaro no? Il senso di questa scuola è quello di educare il bambino ad un percorso di apprendimento basato sul solitario confronto con se stesso, appiattito su ciò che sa fare meglio. La condivisione di un’esperienza, la relazione come scuola di vita è solo un’ingombrante orpello nella cultura della competizione. Era indispensabile trovare il linguaggio e gli strumenti giusti per spiegare a genitori e insegnanti (fino a quel momento tiepidi) quale mostruoso progetto ci fosse dietro la riforma. Fortunatamente la mobilitazione era esplosa nelle scuole e l’onda lunga dell’entusiasmo arrivó anche da noi….un’assemblea straripante e determinata che voleva marciare sotto Montecitorio (eravamo alla vigilia dell’approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legislativo) con bambini e nonnette canute e dal passo incerto, per dare parola e visibilità allo sdegno e al rifiuto….blocchi stradali con 500 persone che non avevano alcuna voglia di tornarsene a casa e la straordinaria manifestazione di gennaio. Tanti, tantissimi e pieni di consapevolezza. Il nostro piccolo comitato si ritrovò travolto dagli eventi e dagli interrogativi: come continuare a tenere alto il livello di attenzione sulla scuola? Perché gli insegnanti non si muovevano? Era prioritario cercare di costruire un rapporto saldo e chiaro con il corpo docente (il nostro era un comitato, tranne un paio di insegnanti, decisamente sbilanciato dalla parte dei genitori) oppure continuare con iniziative piú visibili? Come costringere i partiti del centro sinistra e soprattutto i DS a dire “qualcosa di sinistra”, senza perdere quell’autonomia di pensiero e azione di cui eravamo tanto orgogliosi? Come muoversi nel frammentato mondo politico-sindacale senza spaccarsi tra le varie posizioni? E infine, era giusto difendere la scuola così com’è oppure dobbiamo incominciare ad immaginarla come la vorremmo? A tante di queste domande ancora oggi non sappiamo dare una risposta ma la cosa che credo importante è che siamo ancora qui e non abbiamo smesso di riflettere insieme. Durante questo anno denso di avvenimenti abbiamo imparato a pensare e fare insieme, a dare ascolto a un punto di vista diverso dal proprio e trovato anche nel conflitto la capacità di operare delle scelte che non prevaricassero i diversi pensieri. Abbiamo cioè puntellato il senso di identità collettiva che ci ha permesso anche in momenti difficili di non gettare la spugna. Sembra banale ma è una grande conquista alla quale non abbiamo affatto voglia rinunciare.

Vedi anche: genitori/famiglia 1, 2, 3 , volantini (informazione)