SCUOLA MATERNA / DELL’INFANZIA
Maddalena Spisni, San Lazzaro (BO)

Scuola materna, … oggi, … scuola dell’infanzia, … tante parole sono state spese per definirla, la società ed il potere politico s’interrogano su riforme, cambiamenti e stravolgimenti del sistema formativo tenendo al centro esclusivamente tematiche organizzative e curriculari.
Vestiti vecchi, logori e sgualciti hanno un fiore all’occhiello sempre più nuovo e sfavillante che abbaglia i “non addetti ai lavori”, l’opinione pubblica, la nuova famiglia anello debole di una società che ricorda tanto re e regine di carta nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie. In questa società che appare, parrebbe scontato pensare essere questo il migliore dei mondi possibili e che la scuola e l’educazione dei nostri figli sia logicamente connessa a questo pseudo sviluppo che chiamiamo globalizzazione. I mezzi di comunicazione di massa del “villaggio globale” dove ci hanno portato? C’è un dibattito culturale sul valore profondo, educativo degli stili, degli atteggiamenti e dei principi fondamentali dell’esistenza proposti alle nuove generazioni? Quale educazione? Per quale uomo? Per quale futuro? E’ tempo di titoli, master, curricula, mansionari, scuola-azienda, dirigenti e manager.

NO, io dico no, questo non è il migliore dei mondi possibili! Soprattutto questa non è la migliore educazione possibile. La scuola dell’infanzia in primis, e tutta la scuola di ogni ordine e grado, deve riappropriarsi, fondandovi il suo “credo”, del pensiero dei fondatori della pedagogia popolare italiana, Bruno Ciari, Lorenzo Dilani, Mario Lodi, innalzati sull’altare della gloria ma oggi svuotati del loro senso originario e considerati obsoleti. Unica pedagogia, questa, “uscita” dai libri ed entrata nei pensieri e nel cuore della gente, dei maestri, dei direttori delle mamme e dei papà.

Credere con forza e passione nel bambino e sostenere tutto ciò che lo circonda perché lo aiuta a crescere, muoversi coerentemente e far propri, pochi ma fermi principi guida che sostengono il nostro comportamento educativo responsabile e finalizzato. Quello che conta è, che, in prima persona, bisogna con l’esempio farsi gente tra la gente, pensarsi e agire come popolo.

Suona maledettamente demagogico? Si, è vero! Però chissà perché quando si parla di sentimenti forti e gesti semplici, avvertiamo subito questo stridore. Forse perché è più facile essere scettici, distanti e non credere più a nulla come questa società cannibale ci sta abituando. La famiglia, come la società, non riesce più a ricostruire la propria storia e il proprio ruolo con un processo che parte dal basso, d’interpretazione della realtà, dei veri bisogni e delle dinamiche sociali perché questa capacità rappresenta il nostro patrimonio collettivo e comunitario fortemente in crisi.
La scuola dell’infanzia, consapevole delle problematiche sociali esistenti e del fatto che non vi può essere crescita e apprendimento per un bambino se non vi è crescita e maturità per l’ambiente adulto che lo circonda, deve sostenere l’anello debole nella triade educativa, la famiglia. Consapevole delle proprie azioni e della possibilità d’incidenza di queste, ferma sulle proprie considerazioni critiche, nella capacità d’indignarsi e di non accondiscendere, impegnata civilmente sul territorio a promuovere incontri, attività e vita culturale, deve muovere famiglie e bambini in laboratori condivisi finalizzati al bene e all’interesse comune.
Ridiamo un senso alla partecipazione della famiglia, alla vita socio-culturale della scuola dell’infanzia, riempiamola di contenuti autentici. Costruiamo insieme un ambiente BUONO, vale a dire che abbia il meglio per adulti e bambini (in cui benessere, autonomia, socialità, apprendimento, convivialità, creatività, riposo, gioco, comunicazione, conoscenza, sperimentazione abbiano la possibilità di attuarsi, manifestarsi e arricchirsi) e BELLO cioè una scuola che rifletta la cura per il luogo in cui si vive (uno spazio sicuro, accogliente, curato, colorato, colto, attento, morbido, allegro che cattura e incuriosisce continuamente bambini e adulti per farli sentire a loro agio, motivati ad esplorarlo, rispettandolo, rassicurati dalla piacevolezza).
Sperimentiamo e rispettiamo la scuola dell’infanzia come uno spazio dei bambini, delle insegnanti, delle dade, delle mamme, dei papà, dei nonni, dei vicini e di chi vorrà usufruirne, sentendo di costruire insieme non solo la storia della nostra scuola, ma la storia di un pezzetto di società vera e autentica. Cosa succederebbe se moltiplicassimo questa esperienza? Rispondete voi a questa domanda. Intanto non facciamoci travolgere dai cambiamenti superficiali in corso, allontaniamo l’incertezza che da questi è generata, riappropriamoci delle nostre concrete e solide radici da cui partire per provare a regalare un mondo migliore alle nuove generazioni.

Vedi anche: comunicazione efficace, cooperazione, discussione, relazione