Da dimensione donna n°11 novembre 2003

(periodico mensile a diffusione locale nei comuni di Pomezia, Ardea, Torvajanica, provincia di Roma)

Scuola: riforma Moratti e disabilità

Nella riforma scolastica Moratti è discriminante il forte taglio sopratutto al tempo pieno, che è invece una risorsa importante per garantire tutta una serie di programmazioni che riguardano non solo gli alunni con disabilità ma anche i casi di disagio e disadattamento.

L’iscrizione anticipata crea grossi problemi per i bambini con disabilità intellettiva che necessitano di tempi più lunghi; così pure la contrazione di orario delle lezioni va nella direzione opposta a quella necessaria per gli stessi.

La valutazione biennale può provocare un calo di attenzione per le difficoltà di apprendimento degli alunni con disabilità intellettiva che poi si vedrebbero sbarrata la prosecuzione di scolarizzazione, se al termine del biennio non avessero raggiunto gli obiettivi previsti.

La previsione di laboratori scolastici a pagamento crea un’ulteriore discriminazione ai danni degli alunni con disabilità, specie intellettiva, poiché sono state formule organizzative molto utili per la loro integrazione.

Negativo, inoltre, anche l’abbassamento del numero di anni di obbligo scolastico che è controindicato per gli alunni con disabilità, specie intellettiva che invece necessiterebbero di tempi più lunghi.

Negativi i percorsi misti fra istruzione e formazione professionale previsti dalla norma sull’alternanza scuola-lavoro, che divengono discriminanti se si realizzano tutti nella formazione professionale e se riguardano soli alunni con disabilità e non anche tutti i compagni di classe.

Negativo il nuovo corso politico, che rivela, malgrado la continuità formale della normativa amministrativa ed un aumento di attenzione del ministero dell’Istruzione negli ultimi mesi, un forte calo di tensione ed una inversione di tendenza sul fronte della integrazione e dei diritti del disabile sembrando esso essere, invece, più attento ai problemi di contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica con ciò disattendendo, quindi, il principio più volte affermato della giustizia amministrativa secondo cui qualsiasi altra esigenza di natura organizzativa oppure di contenimento della spesa pubblica deve recedere di fronte all’obiettivo fissato dal legislatore di garantire agli handicappati il diritto allo studio e all’integrazione

(Rolando A. Borzetti)