Il mercato del sapere - il sapere per 
  il mercato
  Piero Bernocchi [relazione tenuta a Bologna, estate 2003]
Da quando i Cobas, intorno alla metà del 1990, cominciarono a parlare 
  di mercificazione dell'istruzione ad oggi, nella coscienza diffusa in Italia, 
  nella nostra categoria e fuori, abbiamo fatto molti passi avanti, anche grazie 
  agli avversari che hanno reso le cose più evidenti. 
  Allora potevano sembrare forzature cobas, cioé di un'area politico-sindacale 
  anticapitalistica che vedeva la mercificazione dappertutto, non sembrava credibile 
  che l'istruzione sarebbe diventata davvero una merce. In realtà oggi 
  le espressioni "istruzione-merce", "scuola-azienda" che, 
  almeno per l'Italia, abbiamo inventato, sono diffuse a livello europeo, non 
  perché abbiano copiato noi ma perché la realtà mercificante 
  si va unificando sul piano continentale.
  Questi concetti, poi, in Italia hanno fatto un ulteriore salto di qualità 
  nella coscienza generale da quando l'area di centro-sinistra è andata 
  all'opposizione: i sindacati più o meno legati a tale area si sono trovati 
  di fronte la Moratti e hanno cominciato ad usare questa terminologia e questa 
  interpretazione delle cose.
  Però bisogna onestamente ammettere che il processo in Italia è 
  ancora molto lontano da giungere a quei punti drammatici di approdo che per 
  esempio abbiamo, per quel che riguarda l'Europa, in Inghilterra, che certamente 
  è di gran lunga il paese dove la mercificazione dell'istruzione e l'idea 
  di scuola-azienda sono andate più avanti. Direi che a livello internazionale 
  addirittura è il caso più emblematico perché negli Stati 
  Uniti una scolarità di massa come noi la intendiamo non c'è mai 
  stata, quindi il processo di trasformazione dalla scuola di massa alla scuola-azienda 
  non è stato mai vissuto; la scuola-azienda c'è negli Stati Uniti 
  fin dall'inizio.Il fenomeno inglese va assolutamente studiato, e oggi cercherò 
  di fare dei paralleli tra il punto di arrivo nel Regno Unito e negli Stati Uniti 
  e i passaggi italiani che vanno in quella direzione. 
  Bisogna dire che Blair è il più grande teorizzatore dell'istruzione-merce 
  che esista oggi in Europa e forse uno dei più grandi al mondo: il processo 
  di vendita dell'istruzione vede oggi l'Inghilterra al secondo posto a livello 
  mondiale con un fatturato di 12.000 miliardi in vecchie lire annue nella vendita 
  dell'istruzione all'estero.
  Se guardiamo il caso inglese, insieme a quello statunitense, vediamo che i processi 
  che portano la scuola-azienda e l'istruzione-merce non sono solo un processo, 
  sono almeno quattro processi intrecciati che a volte vanno tutti nella stessa 
  direzione, ma a volte collidono e, per fortuna, rallentano il meccanismo. Sicuramente 
  tale rallentamento (rispetto ai punti di approdo statunitensi e britannici) 
  c’è stato in Italia, sta accadendo in Francia dove il tentativo 
  della riforma Allegre è abbastanza simile a quello italiano, succede 
  in Spagna dove c'è questa "ley organica” anch’essa piuttosto 
  simile ma con una particolarità perché in Spagna le scuole private 
  cattoliche sono circa il 50%. E anche il processo della "nuova gestione 
  pubblica dell'istruzione", così è stato chiamato il processo 
  tedesco di trasformazione in senso aziendale della scuola, va in questa direzione: 
  ma in nessun caso dei quattro citati la velocità del processo e la non-resistenza 
  ad esso è stata pari a quella anglo-statunitense. 
  Però, dicevo, ci sono almeno quattro processi intrecciati. Il primo processo 
  è quello della mercificazione vera e propria dell'istruzione, l'idea-guida 
  che l'istruzione diventa una merce alla pari delle altre ma con un mercato enorme 
  a disposizione, che possa divenire il grande business del XXI secolo, insieme 
  alla salute. 
  Il secondo processo è la totale subordinazione dei meccanismi lavorativi 
  nella scuola alle logiche aziendali e quindi il lavoro scolastico (per l'80 
  %, diceva Nico Hirtt) ha come fine la preparazione di forza lavoro totalmente 
  flessibile e quindi non richiede più una vera conoscenza delle materie, 
  bensì un'infarinatura generale e poi brevi corsi di 40-50 ore perché 
  non serve nient'altro per quel tipo di lavoro, è assolutamente superfluo 
  un impegno serio.
  Il terzo processo consiste invece nel trarre profitto direttamente all’interno 
  della struttura-scuola: cioè le aziende esterne all’istruzione 
  entrano nella struttura complessiva della scuola e fanno profitto con la struttura 
  in quanto tale.
  Un quarto processo si basa sull'uso dello studente come cliente al di fuori 
  del mercato dell'istruzione, come acquirente per tutti gli altri mercati: cioè 
  l'idea che dentro la scuola si vendono altre merci. E’ un processo che 
  negli Stati Uniti è avanzatissimo e che in Europa è ancora agli 
  inizi. Entra l'azienda di scarpe dentro la scuola e vende le Nike agli studenti, 
  entra la Coca cola e vende la Coca cola direttamente ai bambini, entra l'impresa 
  di merendine e vende direttamente nella scuola con gli insegnanti che diventano 
  rappresentanti, sono cointeressati. Molti insegnanti negli USA vendono il materiale 
  aziendale dentro le scuole, e negli Stati Uniti ci sono sovente scontri tra 
  i sindacati della scuola e gli altri sindacati perché chi ha i figli 
  nella scuola e si vede vendere dai professori la coca cola, le caramelle, reagisce, 
  spesso ci sono scontri tra sindacati che dicono: "state esagerando" 
  e alcuni sindacati scuola che chiudono un occhio o colludono con le vendite.
  Sono quattro processi diversi. Tutti questi quattro processi lavorano però 
  sul fatto che l'ostacolo sono i docenti. Blair lo disse in maniera pesantissima 
  tre anni fa, grossomodo disse: "il vero agente di conservazione e di resistenza 
  sono i docenti, se leviamo di mezzo questi il processo va avanti". Negli 
  Stati Uniti è successa la stessa cosa, cioè per fare queste quattro 
  mercificazioni bisognava soprattutto eliminare la resistenza di parte dei docenti. 
  E’ nata tutta una campagna ideologica per convincere l’insegnante 
  che credeva nella funzione critica e formativa della scuola (vi ricordate quando 
  in Italia Bottiglione sostenne che il guaio della scuola italiana erano i professori 
  di storia e filosofia marxisti?), per piegare quel tipo di docente che non si 
  rassegna al fatto che la merce è l'elemento decisivo e che fare profitto 
  è la cosa che conta: e che conseguentemente rompe “le scatole” 
  con la sua idea delle materie, della visione olistica, della preparazione complessiva, 
  dell'uomo organico, di quello che sa leggere il mondo da solo: tutte queste 
  baggianate – dice il sistema - vanno spazzate via e quindi vanno spazzati 
  via dal professore liberale/crociano fino al professore marxista che analizza 
  la realtà criticamente, con uno sguardo antimercificante. 
  Dal punto di vista analitico questi processi vanno visti differentemente e non 
  tutti hanno la stessa forza. Secondo me ce n'è uno che ha una grande 
  forza, ed è quello su cui si preme di più: è l'istruzione-merce. 
  L'idea fondamentalmente è questa: il capitalismo non riesce a trovare 
  merci nuove, non ha allargato il mercato oltre a 1 miliardo e mezzo di persone 
  e a questo miliardo e mezzo di persone non può più vendere all'infinito 
  le stesse merci. Ai nuovi compratori non arriva perché si è rivelato 
  un bluff quello che diceva il capitalismo nell'89: "adesso leviamo di mezzo 
  il socialismo e portiamo lo sviluppo e il mercato dappertutto"... No, quattro 
  miliardi e mezzo di persone continueranno a non essere in grado di comprare 
  niente, quindi non gli possiamo vendere niente, dobbiamo vendere al miliardo 
  e mezzo di persone, che sono già clienti globali. Che gli vendiamo? Ancora 
  macchine, ancora telefonini? Dobbiamo vendere delle merci nuove, deperibili, 
  ma nello stesso tempo infinite, e l'istruzione è una di queste merci, 
  deperisce ma non ce l'hai mai tutta, cosa che non puoi dire delle altre cose. 
  Non c'è solo l'istruzione, c'è anche la salute, l'altro grande 
  businnes del secolo sarà la salute; ma non la salute come cura, la salute 
  da guadagnare in anticipo, nel senso che tu ti compri pezzi di corpo e pezzi 
  di dna per riparare il tuo corpo a priori, cioè ti compri dei pezzi di 
  dna che ti consentiranno di non avere quella malattia o quella disfunzione o 
  quella bruttura lì, di essere più resistente, di non avere infarti 
  o ripararli prima, di essere più difeso dal cancro, ecc. 
  Questi sono i due grandi business. Però uno dei due ha un impatto quantitativo 
  superiore: l'istruzione. Detto in vecchie lire, stiamo parlando di 6 milioni 
  di miliardi annui soltanto per l'istruzione obbligatoria nei paesi dell'OCSE 
  (i 29 paesi più ricchi). Quindi partiamo da un business che supera tutti 
  gli altri business. Naturalmente - diceva prima di me Hirtt - questo business 
  non si può estendere a tutti, una parte della società in questo 
  business non ci entrerà; però tutti gli altri ci vanno tirati 
  dentro.
  Dicevo appunto prima che l'Inghilterra da questo punto di vista è assolutamente 
  avanti, nel senso che la vendita dell'istruzione, in Inghilterra, è partita 
  dalle singole scuole. Ci sono alcune scuole-polo che costruiscono loro l'istruzione 
  e la vendono, fanno i soldi e con i soldi acquistano altre scuole e costruiscono 
  reti di scuole addirittura con un marchio, esattamente come la Nike. Il governo 
  incentiva questo processo perché sperimenta in Inghilterra per poi vendere 
  la merce-istruzione all'estero, e già oggi l'Inghilterra è al 
  secondo posto nel mondo dopo l'Australia (però l'Australia ha un territorio 
  enorme, con distanze enormi e il mercato dell'e-learning parte avvantaggiato). 
  Però subito dopo arriva l'Inghilterra che è partita da alcune 
  singole scuole, per esempio c'è la Thomas Telfort che è la leader 
  del mercato e che da sola (stiamo parlando di una singola scuola) ha già 
  un profitto annuo di 12 miliardi. Questa scuola sta acquistando e mettendo in 
  rete altre scuole e il suo consiglio di Istituto ha scritto questa frase: "Il 
  segreto è adottare un approccio affaristico e guardare alle crepe del 
  mercato": questo è il modello su cui lavorano. Subito dopo ne sono 
  arrivate varie altre che si stanno coordinando ed esistono vere catene di scuole 
  che lavorano per produrre direttamente istruzione e venderla poi all'estero. 
  
  Sono poi in attesa alcune grandi strutture di servizi, per esempio c'é 
  la Serco che contemporaneamente in Inghilterra gestisce il sistema di allarme 
  dei missili balistici, l'edificio per le armi nucleari, le ferrovie scozzesi, 
  il sistema di tram di Leichester e si sta preparando a divenire società 
  leader nel sistema dell'istruzione, in attesa che il mercato cresca ancora. 
  Ecco cosa dice questa Serco: " Siamo convinti che la nostra forza nel mercato 
  educativo inglese sia una solida piattaforma per lanciarci nel mercato educativo 
  globale" Ma Richard Hatcher che ha fatto questo ottimo studio che poi sarà 
  bene far circolare (Richard Hatcher lavora in "Education and social justice", 
  la rivista ove lavora anche Ken Jones e a cui abbiamo pubblicato delle cose 
  noi, mentre loro hanno pubblicato cose nostre) e che segue molto attentamente 
  questo processo, sostiene che però le grandi multinazionali stanno ancora 
  aspettando che il mercato diventi davvero importante prima di gettarvisi a capofitto. 
  
  Comunque, l'intenzione di Blair è chiarissima: la centralità dell'istruzione 
  merce e il sostegno ad essa passa attraverso l'idea che una grande impresa di 
  servizi educativi che opera nel mercato globale sia per l'Inghilterra una grande 
  occasione.
  Da noi questo processo di vendita è ancora agli albori, non ha ancora 
  il rilievo inglese, però da tale punto di vista per noi la sedicente 
  autonomia scolastica è stato un elemento assolutamente velenoso. In Italia 
  - Nico magari non lo sa - la parola "autonomia scolastica", che era 
  una parola bella, positiva degli anni Settanta della sinistra che stava nella 
  scuola, è stata utilizzata dal governo di centro-sinistra proprio per 
  attivare questo processo di scuola-azienda che vende istruzione-merce. Si è 
  cercato di far sì che la singola scuola entrasse in competizione con 
  l'altra ponendosi il problema di cosa vendere: si comincia ognuno con il suo 
  depliant per dire che la mia scuola è più bella dell'altra, poi 
  si fa un corso più bello di quello dell'altra, poi lo si fa pagare, poi 
  si decide che, visto che l'ha fatto bello e lo fa pagare, ci si fa sopra una 
  cassetta, la si fa acquistare ad altre scuole o all’e-learning e parte 
  il business. 
  Diciamo che noi siamo riusciti a stoppare in maniera abbastanza significativa 
  tutta questa gamma di nefandezze; e non conoscendo il punto d'arrivo anglo-statunitense 
  magari molti insegnanti pensano invece che abbiamo fatto poco perché 
  non sopportano ad esempio la funzione mercificante del "fondo dell'Istituzione 
  scolastica". Ma altrove non si sta parlando di fondo dell'istituzione, 
  si sta parlando di una scuola come quella inglese citata che guadagna 12 miliardi 
  l'anno vendendo cassette e materiali per l'istruzione. 
  Non siamo ancora al quarto processo, quello in cui le cassette sono sponsorizzate 
  da una singola ditta la quale ti paga e contribuisce: ma tu quando fai vedere 
  agli studenti il documentario sugli animali, devi ignorare che inizia con due 
  minuti di pubblicità dei prodotti della ditta stessa. E’ questo 
  il livello statunitense: per far circolare quella cassetta dentro la scuola 
  compro tre insegnanti che si danno da fare perché passi quella cassetta 
  e non un'altra. Questa è - diciamo - la fase terminale; noi stiamo ancora 
  ai primi passi. 
  Il secondo blocco di questioni riguarda la preparazione gratuita di forza lavoro 
  flessibile. Le industrie competono ormai a livello tale che non si possono più 
  permettere di preparare apprendisti. Hanno bisogno che la scuola lo faccia gratis, 
  e che lo faccia senza ostacoli. Il lavoro flessibile significa: "voi insegnanti 
  toglietevi dalla testa che state preparando uomini globali che leggono il mondo 
  da soli, ecc; voi dovete dargli un'infarinatura, un'alfabetizzazione, e poi 
  attraverso corsi brevi - che farete sempre voi, non noi che al massimo collaboriamo 
  – lo studente-apprendista entrerà in azienda, farà un breve 
  periodo di lavoro, e quando a noi servirà ve lo rimanderemo per un’altra 
  infarinatura”: e da questo punto di vista la questione dell'educazione 
  permanente, che abbiamo sostenuto con ben altra significato, ci si è 
  ritorta contro, come apprendistato e formazione all'apprendistato permanente 
  e adesso viene utilizzato appunto in questa accezione.
  Anche da questo punto di vista l'Inghilterra è andata molto avanti: nel 
  giro di pochi anni Blair ha frammentato la scuola secondaria inglese, che era 
  assolutamente unita, in almeno nove pezzi diversi. Quando dico nove pezzi diversi 
  non intendo nove tipi di scuola, cioè il liceo classico, lo scientifico... 
  no, intendo dire nove normative completamente diverse; ve le elenco brevemente. 
  Esistono le scuole superiori selettive, le scuole confessionali, le scuole legate 
  alle fondazioni, alle comunità e al volontariato, le scuole coeducative, 
  scuole con i cicli 11-16 e 16-18, le scuole per il sesto anno e il college per 
  il sesto anno, le scuole superiori del City accademy e le Scuole superiori speciali. 
  Dentro questa frammentazione c'è stata addirittura la vendita e l'appalto 
  di pezzi di queste scuole, alle quali è stato consentito di travolgere 
  completamente le norme contrattuali, a cui è stato consentita l'assunzione 
  diretta degli insegnanti senza contratto e senza sindacalizzazione. 
  Una parte di queste scuole erano scuole quasi fallite che sono state riciclate 
  in mano a gruppi privati che non hanno niente a ché fare con la scuola 
  e che le hanno riorganizzate con logica aziendale. Quest'opera di riorganizzazione 
  è andata oltre e ha investito anche i Provveditorati (e questo è 
  un processo che sta iniziando adesso in Italia): i Provveditorati sono stati 
  prima ridotti a strutture di servizi scolastici e subito dopo sono entrati i 
  privati (aziende che non avevano niente a che fare con la scuola) e che si sono 
  messi ad organizzare i Provveditorati con gli stessi criteri aziendali. Questo 
  ha provocato degli scontri perché comunque la struttura pubblica ha reagito, 
  in alcune contee la cosa è andata avanti, in altre contee ancora i Provveditorati 
  sono una cosa pubblica, in altre sono una cosa già privatizzata, in un'altra 
  mezzo e mezzo.
  Come è andato avanti questo processo di frammentazione? E’ interessante 
  notarlo perché è esattamente quello che abbiamo verificato con 
  Berlinguer (ci sono parallelismi strettissimi tra l'attività di Berlinguer-Moratti 
  e quella di Blair) Per esempio Berlinguer è quello che scrisse nell'introduzione 
  alla sua riforma dei Cicli frasi e termini quasi identici a quelle blairiane: 
  la parola flessibilità era citata nove volte, quello che Nico Hirtt ha 
  chiamato la adaptabilité avant toute chose, cioè l'adattabilità 
  prima di ogni altra cosa. Berlinguer scrisse nove volte in quell'introduzione 
  la parola "flessibilità" e disse sostanzialmente: "compito 
  dei docenti è far capire allo studente che il mito del posto fisso è 
  superato e che in luogo del posto fisso si dovrà preparare e abituare 
  a cambiare ripetutamente lavoro nel corso della propria vita". Blair nei 
  testi di preparazione di questa trasformazione scriveva le stesse cose, cioé 
  l'elogio della flessibilità e della preparazione alla flessibilità, 
  l'interiorizzazione della flessibilità. Bene, la stessa cosa è 
  avvenuta sul binario autonomia-centralizzazione; nel momento in cui si dice 
  "autonomia della singola scuola", il governo italiano con Berlinguer 
  intendeva fissare, come il governo inglese, dei criteri centralistici assolutamente 
  rigidi per la valutazione delle scuole, perché il passaggio aziendale 
  necessita di criteri di valutazione aziendali.
  In Inghilterra gli indici di performance hanno dei criteri molto duri. C'è 
  un curricolo nazionale descrittivo e dettagliato che include tutte le strategie 
  che tu devi seguire in tutto il primo ciclo scolastico, in tutta la prima parte 
  che per noi sarebbero le elementari e le medie; cioè l'imposizione dell'ottenimento 
  di obiettivi, le cosette che hanno cominciato a fare da noi con le schede (hai 
  ottenuto questo, è aumentata la socialità, è aumentato 
  il dialogo, parla di più, parla di meno, parla con i compagni...). Gli 
  esami regolamentari nazionali, in Inghilterra, sono quattro: a 7, 11, 13 e 16 
  anni. I risultati di tutti i test e degli esami influiscono sia sul collegamento 
  del salario dei lavoratori della scuola con questi risultati sia sull'avanzamento 
  della “qualità” della scuola. Sta addirittura succedendo 
  che in alcuni distretti il mercato immobiliare dipende dall'andamento di quella 
  scuola; in altri termini: se quella scuola va su nei risultati scolastici, il 
  mercato immobiliare di zona sale. Potete immaginare che business è questo 
  per gli insegnanti. Potete immaginare che livello di corruzione potenziale e 
  reale.
  In Giappone, dove questo modello è avanzatissimo, i nostri compagni ex 
  sessantottini scrissero un libro in cui spiegavano come truccavano i risultati. 
  I test venivano dati direttamente agli studenti, i risultati venivano migliorati 
  al massimo, i tassi di promozione e di trucco nei test erano legati al fatto 
  che gli stipendi dei docenti dipendevano da quei risultati. Immaginate se oltre 
  agli stipendi ci aggiungete anche le prebende delle agenzie immobiliari o delle 
  ditte che vogliono vendere qualcosa nella scuola, perché se nel tal quartiere 
  c'è la scuola meglio di tutte, i genitori cominceranno a dire "beh, 
  andiamo ad abitare lì vicino" e le case aumenteranno di valore e 
  così via...
  Poi per valutare ci sono anche punitive ispezioni nelle scuole, perché 
  nelle scuole inglesi a vedere e a valutare se le cose vanno o non vanno non 
  giungono gli ispettori del ministero, ci vanno cooperative e strutture aziendali 
  tra cui mini-imprese di ex insegnanti che fanno le cooperative per andare poi 
  a valutare gli altri. Sono dunque strutture private che entrano e vanno a vedere 
  se i criteri a, b e c sono rispettati. 
  In tutto questo emerge ovviamente la leadership dei manager scolastici (i manager 
  scolastici in Inghilterra sono veri manager perché muovono business di 
  decine di miliardi l'anno) e la gestione del rendimento degli insegnanti che 
  è il punto di arrivo di tutto questo processo.
  In Italia questo passaggio per la prima volta c'è nel nuovo contratto 
  nazionale, dove è detto che la differenziazione della categoria, che 
  si era tentata con il “concorsaccio” fallito di Berlinguer, ha bisogno 
  (questa è la novità) del sistema di valutazione nazionale e entro 
  la fine del 2003 i sindacati firmatari del contratto nazionale si sono impegnati 
  a avviare l'uno e l'altro, il che significa che sono stati loro a chiedere il 
  sistema di valutazione nazionale. Naturalmente nessuno sa ancora quali saranno 
  i criteri di questo Sistema di valutazione ma siccome è evidente che 
  saranno basati sui risultati, incentiveranno, se verranno avviati, tutto questo 
  processo. 
  Il terzo meccanismo mercificante è quello legato al profitto della struttura. 
  In Inghilterra la ristrutturazione degli edifici scolastici è legata 
  alle imprese, non sono più i Provveditorati o il ministero a ristrutturare 
  le singole unità scolastiche ma le singole aziende si prendono in carico 
  la singola struttura scolastica e non pagano direttamente loro ma fanno dei 
  mutui pagati dal governo e dai singoli Provveditorati in trent'anni. In questo 
  modo il governo britannico ha fatto calare le spese, perché la spesa 
  non risulta all'inizio, ma come pagamento annuale del mutuo, e quindi annualmente 
  figura una spesa pubblica inferiore; in realtà è superiore perché 
  gli studi mostrano che la cosa costa molto di più, che ci sono molti 
  passaggi intermedi. Da notare che in quei trent'anni l'azienda - che non è 
  scolastica - è proprietaria della struttura e la scuola è inquilina; 
  di conseguenza tutte le regole di funzionamento dentro la struttura scolastica 
  sono dettate dall'impresa che può dire: "alle due dovete uscire 
  per permetterci di fare le pulizie, qui avete rovinato tutto, adesso vi mettiamo 
  in conto... ecc". In Italia questo altro gigantesco business non è 
  ancora cominciato, non c'è ancora niente del genere, ma c'è l'appalto 
  alle imprese di pulizia che è il primo passo.
  Il quarto processo mercificante è quello dello studente come consumatore. 
  In Italia cominciamo ora a sentire delle cose in proposito: un primo accordo 
  con la ditta di scarpe, per le merendine, per mettere un distributore di coca 
  cola... piccole cose. Però attenzione! Negli Stati Uniti questo processo 
  è diffusissimo, è un notevole businnes per gli insegnanti. Esempi: 
  un’azienda offre un pulmino per riportare i bambini a casa però 
  sulla fiancata del pulmino c'è la pubblicità della azienda e dentro 
  la scuola c'è un grosso cartellone in ogni corridoio in cui si fa pubblicità 
  a quella ditta. Oppure: io Nike ti regalo uno stock di scarpe per fare la ginnastica 
  però tu dentro la scuola non solo obblighi tutti a usare le Nike ma mi 
  fai la pubblicità dalla mattina alla sera. Oppure: ti regalo un documentario 
  sugli elefanti però i primi 3 minuti sono la pubblicità della 
  Mars. Negli Stati Uniti portano lo studente nel laboratorio audiovisivo, mettono 
  la cassetta (e tra l'altro questo meccanismo delle cassette sta buttando fuori 
  gli insegnanti e sta facendo avanzare gli assistenti di laboratorio che costano 
  ovviamente la metà) e in partenza o a metà lo studente si becca 
  minuti di pubblicità aziendale.
  Questo processo è tanto avanzato che capitano spesso casi di mobilitazione 
  di sindacalisti con i figli in quelle scuole che si incazzano perché 
  la cosa è esagerata e che si trovano contro gruppi di insegnanti che 
  hanno già fatto gli accordi con le aziende.
  Da questo punto di vista quello che diceva Nico Hirtt a proposito del GATS (che 
  vorrebbe includere nel processo di commercializzazione dei servizi la scuola 
  e che dovrebbe - ma io credo che almeno per questa volta non ce la faranno - 
  a Cancun provocare un salto di qualità nella mercificazione dell’istruzione) 
  è vero: l’accordo GATS è un pericolo immane. Che cosa significa 
  la liberalizzazione della scuola voluta dal GATS? Significa che in nessun paese 
  che firmerà l'accordo GATS sulla scuola si potranno creare condizioni 
  di miglior favore per la scuola pubblica; in altri termini: se la scuola pubblica 
  ha un finanziamento lo deve avere analogo anche la scuola privata, anche il 
  primo che decide di mettere in piedi una scuola, anche un'azienda come la Selco 
  che fa i servizi dappertutto, devono avere le stesse cose, gli stessi soldi, 
  le stesse condizioni. Non ci possono essere regimi di monopolio, quindi tutti 
  uguali a concorrere.
  Però guai a trascurare il fatto che, anche se le trattative di Cancun 
  dovessero fallire come è molto probabile, l'Inghilterra dimostra che 
  il processo sta andando avanti ugualmente, anche senza la sanzione generale; 
  nel senso che si stanno creando le condizioni da parte di molti Stati perché 
  la cosa sia già così, nel senso che è lo Stato stesso che 
  di sua iniziativa smonta la struttura pubblica e mette a disposizione una buona 
  parte dell’istruzione per la competizione mercificata... A parte quel 
  20-25 % di istruzione di base elementare che verrà garantita come negli 
  Stati Uniti è garantita ad Harlem nel Bronx (dove però i professori 
  devono pensare sopratutto a uscire incolumi), una scuola assolutamente dequalificata 
  dove appunto non c'è alcuna regola, dove c'è il Far West vero 
  e proprio. 
  L'Italia è ancora indietro, grazie anche alla forte resistenza dei lavoratori, 
  degli studenti e di parti significative della società, in questo processo 
  e in generale in Europa c'è una reazione piuttosto forte di ostilità 
  alla mercificazione: la riforma Allegre ha avuto in Francia una risposta fortissima, 
  contro la Ley spagnola c'è stata una mobilitazione molto grossa... Io 
  credo che un aiuto consistente ci viene anche dalla mobilitazione internazionale 
  antiliberista (no-global). Perchè la cosa grandiosa che sta succedendo 
  in preparazione delle mobilitazioni contro il vertice WTO a Cancun (indipendentemente 
  dal fatto che magari a Cancun il vertice fallirà perché sul WTO 
  grava lo scontro interimperialistico tra gli Stati Uniti e gli altri paesi che 
  dicono "se non ci sono più regole, se voi USA fate la guerra dove 
  e come vi pare, e imponete sempre la vostra volontà, allora non firmo 
  niente a Cancun perché tanto poi tu non rispetterai gli accordi", 
  quindi potrà anche capitare che Cancun faccia la stessa fine di Seattle, 
  cioé salti per aria) è che si sta unificando il fronte antimercificazione.
  Nel terzo Forum mondiale a Porto Alegre noi ci siamo trovati accanto il contadino 
  che non vuole che le sementi vengano mercificate, il pescatore cileno a cui 
  le grandi multinazionali del pesce hanno messo la regola che può pescare 
  soltanto nei primi 12 km da terra e che quindi dice: questa è una mercificazione 
  globale! Eppure lui vendeva il pesce come merce. Oppure il contadino che vende 
  il cibo che coltiva e dice: non voglio che il cibo sia merce! Il cibo è 
  sempre stato venduto, ma lui vuole dire: non accetto l'idea che il cibo venga 
  manipolato a tal punto che non è più cibo! Ecco, tutta questa 
  protesta si sta saldando per la prima volta con la protesta di chi opera nella 
  struttura pubblica e che difenderà la scuola pubblica, che difenderà 
  la sanità pubblica, trovando un'alleanza trasversale anche con l'insegnante 
  o infermiere liberale che non è marxista, che non è anticapitalista, 
  ma che non accetta l'idea che la sua funzione venga distrutta e che l’istruzione 
  e la salute diventino merce.
  Perché punto d'arrivo di quel processo è che sparisce l'insegnante; 
  rimane il precettore, rimane l'insegnante della grande scuola, ma gli altri 
  non sono insegnanti, sono assistenti di laboratorio che mettono la cassetta, 
  che leggono quattro fesserie... è un'altra cosa. Il docente subisce la 
  trasformazione in intellettuale-massa, sottoposto allo stesso processo che l'operaio 
  di fabbrica 150 anni fa ha dovuto subire quando arrivava come artigiano, entrava 
  in fabbrica e diceva: "si, va beh, io ci sto un po', ma io sono un artigiano, 
  sono possessore di un sapere, io ho una mia manualità" e non aveva 
  capito che la sua manualità era travolta perché la macchina se 
  ne era impossessata. L'insegnante ora comincia a capire, perché gli dicono: 
  "Tu ché sei? Insegnante di storia? Va beh, ma puoi insegnare pure 
  latino, oppure puoi fare l'assistenza all'handicap, oppure puoi andare nell'ufficio 
  accanto a fare i cedolini...” Comincia a capire che c'è una macchina 
  che ha incrementato e assorbito il suo sapere, c'è la macchina informatica, 
  c'è già là dentro il programma per matematica, c'è 
  già lì l'e-learning, tutta la tua lezione, è già 
  lì dentro, basta mettere una cassetta e mandarla avanti... Certo, lo 
  studente non capisce nello stesso modo, ma ci ricordava Nico, non c'è 
  bisogno che capisca, lui è destinato al precariato flessibile, globale 
  e permanente; un altro studente deve capire, per quell'altro studente un po' 
  di insegnanti resteranno, esattamente come un po' d'artigiani sono rimasti... 
  Ma la stragrande maggioranza sono diventati operai massa, oggi la stragrande 
  maggioranza è destinata a diventare intellettuale-massa, cioè 
  a mettere la propria testa a disposizione della catena informatica e, dentro 
  la catena informatica, lavorare per la macchina informatica.
  Mi dite che questo gli insegnanti lo capiscono troppo lentamente? Forse sì. 
  Ma guardate che gli artigiani ci hanno messo sessant'anni; per decenni il povero 
  Marx si è spaccato la testa perché gli operai non si riconoscevano 
  e non si volevano organizzare in quanto tali; c'erano le leghe degli artigiani; 
  lavoravano in fabbrica insieme, ma ognuno aveva la sua lega (ex-calzolaio, ex-fabbro, 
  ex-tessitore ecc..) ed erano tutti convinti che sarebbero tornati ai fasti del 
  passato, come parecchi insegnanti sono ancora convinti che prima o poi almeno 
  un bel po’ di loro torneranno all'epoca di Cirino Pomicino, che prometteva 
  gli stipendi universitari e le grandi carriere scolastiche. E invece no, l'insegnante 
  è dentro la macchina triturante della mercificazione e della aziendalizzazione.. 
  Ma se capisce e risponde come risposero gli operai (dopo parecchi anni però, 
  forse troppi, magari se possibile in tempi più brevi) io credo che possiamo 
  provocare molti danni a quella macchina.