L'uscita didattica
L'uscita didattica costituisce la forma ormai
classica da trent'anni di apertura della scuola al territorio ealle
sue opportunità educative. Con il maestro unico per evidenti
motivi di sicurezza e assicurativi non sarà più possibile.
"Le istituzioni scolastiche
costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con
orario di ventiquattro ore settimanali" art.
4, DL 1/9/08 n. 137.
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"Superamento delle attività
di co-docenza", Schema di Piano Programmatico
Lucia, Gruppi e bambini diversamente
abili
Un gruppo di 20 bambini di cui un alunno
diversamente abile con diagnosi di autismo e almeno tre bimbi con fatiche
relazionali forti può diventare una “classe difficile”,
in cui non c’è gioia nello stare assieme, in cui gli insegnanti
hanno timore ad entrare, oppure essere una classe di bambini contenti
di stare a scuola,dei propri amici e amiche con i quali si litiga ma è
bello far pace, una comunità che non ha bisogno di espellere nessuno,un
luogo in cui pur nella fatica si impara a perdonarsi.
La seconda ipotesi può diventare realtà solamente se ci
sono sufficienti risorse umane, il benessere costa.
Per due anni di seguito è stata proposta un’attività
teatrale che ha visto entrare a scuola un esperto che affiancava le insegnanti.
L’attività è stata svolta prevalentemente durante
le ore di compresenza in cui gli adulti coinvolti dividevano gli alunni
in gruppi di consistenza diversa, la reale integrazione del bimbo diversamente
abile era possibile solo in piccolo o piccolissimo gruppo. Entrambe le
esperienze si sono concluse con uno spettacolo, il secondo anno tutti
i bambini e le bambine vi hanno partecipato, tutti sono andati in scena.
L’esperienza scolastica ha creato benessere e un clima di fiducia
e di tolleranza anche tra i genitori.
A questa scuola non vogliamo rinunciare.
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"Superamento delle attività
di co-docenza", Schema di Piano Programmatico
Enrico (Vicenza) Le
mie compresenze, cronaca di una settimana qualunque
Durante l'ora di inglese faccio compresenza
in classe (è una quarta). Io non so nulla di inglese, ma faccio
da supporto ai bambini in difficoltà, funziono come insegnante
di sostegno alla classe, per fare questo il mio inglese è sufficiente.
Ora stiamo facendo i giorni della settimana: una canzoncina, un cartellone
con i nomi preparati a gruppi, un'altra canzone che mette insieme giorni
e cibi. Oggi ero utile di fianco a Mirco perché non ha studiato
a casa nel fine settimana e con il mio aiuto ha completato velocemente
i compiti e ha imparato la canzoncina. Sembra banale, ma così non
si apre la distanza tra i bambini, nessuno rimane indietro... Mirco e
Giuseppe dovevano ancora completare anche la pagina delle frasi importanti
e così ho controllato che preparassero il lavoro da completare
in cortile dopo il pranzo.
Oggi ho la compresenza con la collega di
classe, all'ultima ora della mattina. Dividiamo la classe in due gruppi,
uno più piccolo che va a cercarsi lo spazio nei laboratori liberi,
l'altro più grande che rimane con me nell'aula. Un lavoro di storia
sulle cronologie, relative e assolute, taglia riordina e incolla. Formiamo
i gruppi in modo equilibrato, in modo da seguire con attenzione chi potrebbe
incontrare difficoltà. Non facciamo gruppi di livello perché
vogliamo evitare che si crei la fissazione dei giudizi. D'altronde i bambini
sono sempre pronti a stupirti: nel mio gruppo sono intervenuto ad aiutare
Mirco ma Giuseppe ha fatto tutto da solo (ama la storia) e invece Anna
e Piero hanno avuto bisogno di una nuova breve spiegazione con l'appoggio
della linea del tempo appesa sopra la lavagna. Di Piero non credevo, ma
anche lui a volte ha bisogno di una parola in più per "vedere"
gli apprendimenti. Chi avrei lasciato senza aiuto con la classe intera,
da maestro unico?
Oggi c'è la seconda compresenza settimanale.
E' sempre l'ultima ora della mattina e la collega deve far terminare ai
bambini la costruzione dei mazzetti di fiori di carta che serviranno come
scenografia per la partecipazione all'opera difine mese (altra cosa che
non potremo più fare, non possiamo uscire dalla scuola da soli
con classi di 25 bambini). Mi sono messo ad aiutare distribuendo scotch
e facendo in modo che chi sapeva già fare aiutasse chi stava iniziando
(si lavora con fazzoletti di carta colorati). Poi ho preso la scatola
dei problemi veloci e distribuivo scotch solo a chi dava risposte. Solo
un gioco, ma ho potuto così dare un'occhiata a Luigi e Sandro (la
collega mi aveva detto di difficoltà). Ho raccolto impressioni.
Martedì in programmazione ne parliamo (altra cosa che non si potrà
più fare, ogni insegnante solo con se stesso). |
"Le istituzioni scolastiche
costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con
orario di ventiquattro ore settimanali" art.
4, DL 1/9/08 n. 137.
Giulia (Bologna) Essere in
due quando il rapposto con l'alunno si incrina
Quello che si perde? La condivisione e la collaborazione
nei momenti di crisi; quando si è abituati a lavorare in “tandem”
c’è una sorta di mutuo soccorso, per esempio, quando il rapporto
con un alunno s’incrina.
Con Michela era faticoso per me mantenere il distacco: la provocazione
era continua, il vederla tormentare i compagni mi rendeva furiosa, verso
di lei avevo meno pazienza che con gli altri alunni e questo mi creava
sensi di colpa realizzando che il suo comportamento era frutto di un disagio.
Mi sono confrontata con Stefano, il mio collega, ed è stato significativo
il conoscere che anche lui viveva le stesse difficoltà …
ma con Antonio un altro alunno della classe. Abbiamo quindi deciso di
affidare, per un po’, il proprio “alunno-crisi” all’altro,
concedendosi cioé una sorta di pausa, di distacco; se l’alunno
andava richiamato lo faceva l’insegnante meno coinvolto dando modo
all’altro di allontanarsi psicologicamente.
Chiaramente anche Michela e Antonio hanno tratto vantaggio da questa strategia
ed il clima in classe è stato di maggiore armonia.
Non sempre si è in grado di capire, accogliere, rispettare le diverse
personalità dei bambini; non sempre il nostro insegnamento riesce
a raggiungerli.
Il confronto con il collega e il lavorare insieme diventa una marcia in
più che aiuta noi e cautela maggiormente i piccoli.
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Biblioteche scolastiche e docenti
inidonei
La biblioteca scolastica in molte scuole
è stata avviata e gestita da personale inidoneo per motivi di salute.
Questi insegnanti hanno aperti biblioteche e ne hanno curato la crescita
e coordinato l'apertura ai bambini delle classi. Lo schema programmatico
prevede la liquidazione di questi insegnanti e quindi la chiusura di molte
di queste biblioteche scolastiche.
"Docenti
inidonei per motivi di salute [...] eliminare questa voce di spesa che
grava notevolmente sul bilancio dell’istruzione", Schema
di Piano Programmatico. |
I laboratori
Rosella (Milano)
Sono un'insegnante di una scuola primaria
di Milano e nella nostra realtà sono state realizzate e si svolgono,
da più anni, le "attività di laboratorio": tutte
le classi vengono "aperte" settimanalmente, durante le ore
di compresenza, affinchè tutti i bambini possano conoscersi e
lavorare giocando insieme. Vi sono ben 18 laboratori diversi tra cui
giardinaggio, teatro, canto, disegno creativo, costruzione di materiale
vario (fondali, costumi teatrali, maschere, burattini di legno), decoupage,
creta, computer, tutti con una traccia comune che le insegnanti decidono
all'inizio dell'anno scolastico, in genere finalizzati a feste di Natale
e/o di fine anno scolastico.
Che cosa succederà quando NON avremo più anche queste
attività?
La nostra scuola, come molte altre, s'impoverirà anche della
relazione interpersonale tra bambini!
Il nostro metro di misura sono proprio loro, i quali non vedono l'ora
che arrivi il giorno dei laboratori per usare la fantasia e provare
attività diverse che forse, fuori dalla scuola, non potranno
mai sperimentare, dove il lavoro manuale sviluppa anche l'intelligenza
creativa, potenzialità di ogni "piccolo uomo"!
Ringraziamo la Sig.ra Gelmini
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