L'OFFESA DELLA RAZZA
Mostra: antisemitismo e razzismo dell'Italia fascista

Dal 27 gennaio 2005 a Bologna presso il quadriloggiato superiore della BIBLIOTECA DELL'ARCHIGINNASIO, piazza Galvani 1, sarà allestita la mostra : L'OFFESA DELLA RAZZA - antisemitismo e razzismo dell'Italia fascista. La mostra è organizzata dalla Sovrintendenza ai beni librari e documentari dell’IBC dell’Emilia-Romagna e durerà fino al 26 febbrario 2005. L'ingresso e' libero. Gli orari di ingresso sono : lunedi-venerdi 9-19 ; sabato 9-14 tel. 051276811

Informazioni:
http://www.ib
c.regione.emilia-romagna.it/soprintendenza

Visite guidate: LANDIS, tel 051225186 (h. 9-12), e-mail: la.n.di.s@libero.it

 

Dall’introduzione
Dieci anni fa il gruppo di lavoro che aveva realizzato la mostra La Menzogna della razza aveva cercato di unire due esigenze ugualmente importanti: offrire una appro-fondita ricerca storiografica sul razzismo fascista e allo stesso tempo comunicare i suoi risultati al pubblico non specialista, utilizzando la materialità delle fonti documentarie come antidoto alle pubbliche rimozioni e ai revisionismi interessati.
In questi anni la conoscenza dell’argomento ha certa-mente fatto molti passi avanti e la ricerca sul razzismo italiano si è arricchita di numerosi studi: resta ancora molto da fare, ma l’orizzonte di riflessione specialistica su questo elemento cruciale della storia nazionale è as-sai più ampio ed articolato di quello del 1994. Rimane però molto carente la divulgazione pubblica delle prin-cipali acquisizioni della storiografia, mentre cresce la forza di penetrazione della «storia televisiva», piena di senso comune e priva di problematizzazioni, che ri-schia di cancellare la memoria e vanificare il ruolo della scuola, gli altri due grandi agenti della accultura-zione storica di massa.
Accingendoci quindi a riprendere in mano – in un gruppo più ristretto di quello originario - i materiali della mostra che abbiamo contribuito ad elaborare, di-veniva difficile e forse meno utile pensare ad un ag-giornamento che seguisse esattamente lo stesso schema di dieci anni prima. Ci è parso invece più stimolante costruire un percorso di sintesi didattica guardando so-prattutto a due destinatari ideali: lo studente che fre-quenta le scuole superiori e il cittadino interessato agli elementi cruciali del passato collettivo.
Quella che presentiamo oggi è prima di tutto la sintesi aggiornata del percorso di dieci anni fa sul razzismo fascista. Ma attorno a questo nucleo abbiamo disposto nuovi materiali espositivi e didattici che permettono al visitatore di entrare con maggiore consapevolezza nelle articolazioni soggettive di questa storia, di collocare l’esperienza fascista nel lungo corso del razzismo mondiale e infine di ricevere alcune informazioni es-senziali su come ci si può avvicinare al lavoro dello storico, offrendo un primo approccio al mondo degli archivi documentari.
In apertura abbiamo spiegato come in una moderna prospettiva scientifica le «razze» non esistano: la di-mostrazione della completa irrilevanza cognitiva della nozione di «razza», già abbozzata intorno agli anni ‘40 è stata ulteriormente rafforzata dalle ricerche sul DNA che hanno condotto i genetisti a servirsi, ormai da molti anni, del termine molto più complesso e artico-lato di «popolazione» e ad abbandonare le antiquate e fuorvianti classificazioni su base somatica: gruppi san-guigni, circolazione linfatica sono infatti più significa-tivi che il colore della pelle o l’indice di prognatismo facciale. Significativamente però, nonostante la confu-tazione scientifica, il razzismo continua ad esistere come concreto fenomeno intellettuale e sociale che in-venta le «razze» e produce discriminazioni. Si tratta cioè di un fenomeno prodotto da processi storici di lunga durata e intrecciato al funzionamento della so-cietà moderna che quindi va compreso con gli stru-menti della sociologia e della ricerca storica.
Proseguendo, abbiamo mostrato in maniera sintetica come il razzismo moderno rappresenti un capitolo par-ticolare di una storia di persecuzioni e di privazione dei diritti dalle coordinate spaziali e temporali molto ampie e complesse, un fenomeno che affonda le sue radici in secoli precedenti e che prolunga in diversi modi i suoi rami fino al presente. Questa parte dedicata al razzismo di lungo periodo è illustrata da pannelli che seguono i due filoni principali della storia della discriminazione: quello che ha colpito gli ebrei e quello diretto contro i popoli colonizzati.
A questo punto i visitatori possono affrontare nella giusta prospettiva l’universo razzista creato dal fasci-smo italiano. Il percorso […] si apre con i pannelli de-dicati alla «costruzione dei diversi» che analizzano come il regime cercò di creare un’immagine artificiale e stereotipata dei gruppi umani che intendeva escludere dalla cittadinanza, additandoli come dei pericolosi «nemici», per rafforzare il modello idealizzato della «razza superiore italiana», «perfezionata» dal fascismo, in cui tutti gli altri italiani dovevano riconoscersi. In questa sezione della mostra cerchiamo di «smontare» ed analizzare gli elementi principali di questo sistema di pregiudizi, esaminando - per temi - alcuni materiali esemplificativi della produzione propagandistica di re-gime, illustrando le origini storiche e il «funziona-mento» di quell’immaginario razzista. […]
Il percorso procede con i pannelli dedicati all’ideologia in cui vengono presentate, in forma semplificata, le correnti di pensiero che costituirono la base teorica del razzismo fascista. Esso infatti non fu caratterizzato da un’unica teoria; le sue caratteristiche emersero dal con-corso e dallo scontro tra diversi filoni di pensiero. Nella necessaria schematizzazione si può parlare di razzismo biologico - fondato sull’antropologia umana e sulla genetica – di nazional-razzismo - che accentua gli aspetti nazionalistici - di razzismo esoterico-tradizionalista - di netta matrice antimoderna - e di an-tigiudaismo cattolico - erede di una ostilità antiebraica di lunghissimo periodo. Questa natura polimorfa dell’ideologia razzista divenne particolarmente evi-dente nel periodo 1938-1943 quando, dietro gli atti uf-ficiali della persecuzione, si svolsero veri e propri con-flitti per l’egemonia. […]
La sezione seguente, divisa in due parti, analizza le persecuzioni razziste messe in atto dal regime nelle colonie e in Italia. Queste pratiche furono indirizzate principalmente contro gli africani e gli ebrei, ma arri-varono a colpire anche quegli italiani accusati di tradire l’appartenenza e il prestigio della «razza» come gli omosessuali o gli «zingari», perseguitati perché porta-tori di caratteristiche invise al regime fascista.
Nelle parte dedicata al razzismo coloniale alcuni pan-nelli riguardano la politica di sopraffazione che rappre-sentò un elemento di continuità tra il colonialismo dell’Italia liberale e gli anni del regime quando alcune pratiche già avviate in età liberale conobbero un signi-ficativo inasprimento. […] Per quanto riguarda la so-cietà coloniale, la guerra di conquista dell’Etiopia (1935-36) costituì il punto di svolta che fece entrare il razzismo coloniale in una nuova fase: il razzismo im-plicito nella pratica di ogni colonialismo, che aveva caratterizzato la presenza italiana in Africa fino ad al-lora, divenne legge dello Stato e cardine per la costru-zione di una «nuova società coloniale», fondata pro-grammaticamente sul discrimine di razza. Tra il 1935 e il 1941 fu quindi preparata, applicata e proposta come necessaria alla «coscienza nazionale» una «politica della razza» che impose un ampio corpus legislativo, che colpì le unioni miste, i cosiddetti «meticci» e che produsse una netta separazione tra la comunità bianca e quella africana, spinta fino alle pieghe più minute della vita sociale, del lavoro e del tempo libero.
L’ultima parte della terza sezione è dedicata alla perse-cuzione degli ebrei, preparata da campagne di stampa promosse nel 1937 e resa operativa dall’estate del 1938. In quei mesi, mentre uscivano i primi numeri della rivista «La difesa della razza» e veniva divulgato il Manifesto degli scienziati razzisti che sintetizzava i principi del razzismo italiano, la burocrazia fascista definiva i criteri di appartenenza alla «razza ebraica» e metteva a punto il censimento (i cui dati vennero più volte aggiornati negli anni successivi) che servì come punto di riferimento per le pratiche discriminatorie e persecutorie. I primi interventi legislativi riguardarono l’espulsione degli ebrei stranieri dal paese e la cacciata dalle scuole di tutti gli ebrei sia come insegnanti che come allievi (settembre 1938), mentre, di lì a poco, ve-nivano vietati i matrimoni misti, ed eliminati gli ebrei dalle industrie, dai commerci e dalla pubblica ammini-strazione (novembre 1938). Negli anni successivi la progressiva estensione e l’inasprimento delle misure vessatorie portò il regime ad esercitare interventi ca-pillari di persecuzione in tutti gli ambiti della vita so-ciale, economica e culturale, tanto che con lo scoppio del secondo conflitto mondiale venivano disposte mi-sure di internamento per tutti gli ebrei stranieri presenti in Italia e per quelli italiani ritenuti pericolosi. Nell’autunno del 1943 si compiva il passaggio estremo con l’adozione, da parte della neonata Repubblica So-ciale, dei piani nazisti di deportazione - attuati con-giuntamente da fascisti e tedeschi - che condussero ol-tre 7000 ebrei italiani prima nei campi di concentra-mento italiani e poi in quelli tedeschi, dove la maggior parte venne sterminata. […]
Al termine non ci rimaneva che invitare i visitatori a «compiere il salto», a entrare consapevolmente in quello che Marc Bloch chiamò il laboratorio dello sto-rico. Gli ultimi materiali esposti sono quindi un invito a mettere direttamente in pratica le procedure metodo-logiche degli studiosi: recarsi nei luoghi deputati alla raccolta dei documenti originali dell’epoca e dei testi che li hanno analizzati (come archivi e biblioteche), selezionare le varie tipologie di fonti (documentarie, iconografiche, orali) utili per una ricostruzione degli eventi, darne una lettura critica ed un’interpretazione, cercando le tracce dei pregiudizi, delle ideologie e delle pratiche razziste. Perché le responsabilità della memoria e della storia appartengono a tutti noi.

Riccardo Bonavita, Gianluca Gabrielli, Rossella Ropa