La bozza di Decreto relativo alla riforma delle scuole superiori pone in modo
preoccupante l’interrogativo: Quale futuro per l’istruzione artistica
nel nostro paese?
Nel caso di una siffatta licealizzazione, l’accorpamento o la soppressione
di molti indirizzi, la drastica riduzione delle ore e delle materie caratterizzanti,
delineano una secondarietà delle materie di settore rispetto alle materie
comuni. In particolare risultano penalizzate le materie più tipiche degli
Istituti d’Arte: i laboratori di arte applicata. Eppure in un paese con
la nostra storia, ci si aspetterebbe che una riforma scolastica accentui e rafforzi
tale identità, rinvigorendo tutte quelle attività legate all’arte,
al design, alla moda, all’oreficeria, al restauro, con investimenti e
nuove tecnologie, in breve un’educazione artistica che non sia solo teorica
ma anche e soprattutto operativa, permeata da sperimentazioni e verifiche laboratoriali.
Invece, evidentemente, si ritiene che l’immenso patrimonio nazionale dell’artigianato
d’arte che è stato ed è il terreno fertile dell’Italian
design non vada più coltivato.
A chi giova? Qualcuno può sostenere che la dismissione delle ricerche
e delle esperienze storiche degli Istituti d’Arte sia un bene per la cultura
e l’economia italiana? Né un liceo generalista, troppo liceo e
poco artistico, né una formazione professionale inesistente potranno
rimpiazzare la summa di risorse umane e materiali dei circa 150 istituti d’arte
italiani, perciò chiediamo con forza che l’istruzione artistica
non venga mutilata ma possa invece continuare a esercitare il suo ruolo educativo
e culturale.
Il Collegio Docenti dell’Istituto Statale d’Arte “Stagio
Stagi” – Pietrasanta 9/02/05