La
scuola: pensiamola per storie
Partecipa
con un racconto breve ad una raccolta di narrazioni sulla scuola --- VOLANTINO
Sulla scuola hanno raccontato in molte,
in molti. Racconti divertenti, sarcastici, ricordi di umiliazioni infantili,
di imbarazzi adulti, di incontri scombinati, di folgoranti scoperte. Narrare
esperienze reali e immaginarie, fantascienza, ricordi, cronache.
Abbiamo pensato di farlo anche noi, o meglio, di invitare a provare la
scrittura narrativa ad vasto gruppo di persone cui la scuola sta a cuore.
Maestre e professori, ma anche studentesse e ex studenti (ognuno lo diviene),
scrittori. Ognuno può scrivere di scuola.
Abbiamo pensato di proporre la formula del racconto breve, 4000-10000
battute, per essere in molti e per giungere – se l’idea trova
risposte – ad una pubblicazione.
Abbiamo pensato di farlo ora, in un momento di svolta per l’istituzione
scuola e per la quotidianità scolastica, in cui una “riforma”
osteggiata tenta di imporci cambiamenti che nemmeno ci fanno retrocedere,
ma ci avanzano verso un modello di educazione e di istruzione egoista,
che ci consegnano ad una terra di nessuno, nel senso che a nessuno dovrà
o potrà più importare cosa e come si insegna ai giovani
e alle creature piccole.
Ciò non significa che pensiamo a racconti a tema: nella narrazione
le idee e le esperienze più sentite si faranno spazio. Alcuni di
noi pensano che possa emergere la scuola, come contesto privilegiato,
come opportunità, e come luogo della necessità, di suscitare,
di provare, di dispensare emozioni. Perché non c’è
nessuno di noi che non abbia una esperienza, un ricordo, un vissuto sulla
scuola che non lo riconduca verso, che non gli provochi, un’emozione.
Qualcosa che, come dice la parola, muove, cammina dentro di noi, si mostra
nel sorriso, negli occhi, nella postura, sta nell’animo, ma segna
ed è segnato dal, nel corpo. Allora ecco la scuola elementare,
perché quello è il periodo dell’incantamento, del
sogno della conoscenza, della magia contenuta negli apprendimenti elementari,
fondativi, nelle approssimazioni al sapere e al convivere che lasciano
un segno. O la scuola superiore quando è presi dai compagni, dalle
compagne, dall’amore, dalla lotta per definire chi siamo, se mai
lo si possa davvero fare. Altri hanno in mente le disarticolazioni potenti
dei processi di mercificazione e il riemergere prepotente della dimensione
classista e ne cercano le tracce negli episodi quotidiani del presente
cui assistono quasi come antropologi – allo stesso tempo dentro
e fuori dalle situazioni – di un contesto culturale in forte mutazione.
In tutti noi è comune e fortissima la convinzione che per cogliere
meglio le molteplici emozioni, relazioni e trasformazioni che si sviluppano
nella e attorno alla scuola l’approccio narrativo è decisamente
il più adatto.
Dunque raccontare. Nessuna attività umana è più strutturante
la relazione con l’Altro del racconto. E forse, che lo si creda
o no, si pensa per storie.
CESP Centro Studi per la Scuola
Pubblica
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