Non è certo una novità che tutto il mondo della scuola, dalle
elementeri alle università, investito frontalmente dalla riforma Moratti,
abbia espresso un rifiuto generalizzato manifestato in diverse forme. Se ci
atteniamo semplicemente ai crudi dati materiali generati da questa riforma il
quadro che ne esce è desolante: privilegio della scuola privata con la
scusa becera della “libertà di insegnamento” quando è
risaputo che proprio nella scuola privata l’insegnamento è subordinato
alle linee ideologiche di fondo di chi ne detiene la proprietà; questo
si è tradotto in sovvenzioni e bonus all’istruzione non gratuita
e di parte e parallelamente in tagli e mancanza di investimenti nella scuola
pubblica unitamente all’inevitabile peggioramento delle già difficili
condizioni di lavoro in cui normalmente si opera (vedi i tagli degli insegnanti
di sostegno, di lingua straniera, tagli al personale ATA, la Finanziaria...)
La Moratti non è stata sostituita nel rimpasto che il governo ha attuato,
segno di una forte e distruttiva volontà di perseguire la strada già
intapresa, segno che questa riforma è per i governanti un fiore all’occhiello
da difendere a tutti i costi. Attenzione però...a fronte di un’apparenza
profumata e colorata (le colorite tre “i”, la lingua inglese dalla
prima, il “portfolio”, il Tutor”) tale gingillo floreale si
dimostra per quello che è: VELENOSO e dunque PERICOLOSO, foriero di grave
peggioramento dell’istruzione pubblica. Una legge che ha scardinato il
tempo pieno rendendolo semplicemente un contenitore orario di 40 ore, una legge
che si è contaddistinta per mancanza di chiarezza, di obiettivi, di metodo.
Una legge però che NECESSARIAMENTE deve essere attuata e non vi è
spazio per la massa critica dal basso che cerca di ostacolarne l’attuazione.
La difesa di questa legge è la motivazione sbandierata dalla dirigente
dell’ufficio scolastico regionale Lucrezia Stellacci per avallare e giustificare
l’azione ispettiva e di controllo nei confronti delle due scuole più
combattive.
Noi, lavoratori e lavoratrici dell’istituto D. Romagnoli, che ci troviamo
ad operare in un contesto difficile e ricco di contaddizioni e che verifichiamo
con mano quanto sia complicato attuare il diritto all’istruzione in barba
a qualunque finto colore di un fiore nato appassito e dunque già morto,
manifestiamo la nostra piena solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici
colpiti da quello che tutto sembra tranne un “controllo di routine “
e “indagine conoscitiva”...
A questi lavoratori va il nostro sostegno, la nostra difesa, la nostra vicinanza....
perchè i fatti sono più ostinati di qualsiasi stupido e inutile
fiore colorato, perchè è chiaro il progetto di distruzione dell’istruzione
pubblica, perchè siamo fermamente oppositivi nei confronti di chi risolve
i problemi a colpi di privatizzazioni (si sbaglia o l’ultima uscita del
rimpastato vice premier Tremonti è quella di vendere ai privati le spiagge
e poi magari le montagne, le colline i fiumi e i laghi?).
Lavoratori e lavoratrici della scuola elementare Dino Romagnoli, partigiano.