Dalla rubrica delle lettere di "La Repubblica" Bologna

Lucrezia Stellacci, Direttore generale dell’ufflcio scolastico regionale per l’Emilia- Romagna Gianluca Gabrielli (CESP – Centro Studi per la Scuola Pubblica -Bologna)

In merito alle gravi accuse a questa Direzione fatte oggi sul vostro giornale dalla dirigente dell’8° Circolo di Bologna desidero chiarire quanto segue. i test lnvalsi non sono un adempimento facoltativo per le scuole Primaria e Secondaria di I grado, come invece lo sono per la scuola Secondaria di II grado. Essi sono infatti previsti dalla Legge che ha riformato la scuola, e che per l’anno scolastico2005-2006 è divenuta esecutiva nel ciclo Primario di Istruzione. Non rientra quindi nelle competenze delle scuole, né della scrivente, decidere se applicare o no una norma dello Stato. Mentre è preciso compito di un Ufficio amministrativo, quale è l’Ufficio scolastico regionale, vigilare perché le leggi, da qualunque parte politica siano state approvate, vengano applicate. E questo in tutti gli Istituti scolastici. Specie nella scuola, dove l’educazione deve essere posta al centro di ogni attenzione, è necessario insegnare ai ragazzi, a partire dalla testimonianza degli adulti, il rispetto delle Istituzioni e la partecipazione al dibattito sociale secondo gli strumenti e le sedi proprie dalla democrazia. E questa non prevede che l’autonomia delle scuole sia la sede deputata a deliberare l’applicazione o meno di norme nazionali. Auspico che in futuro possa essere definitivamente superata la tentazione di dare una veste politica ad ogni provvedimento preso nei confronti di inadempienze amministrative.

 

 

 

 

 

In merito alla lettera della direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Stellacci riteniamo doveroso replicare almeno su due elementi:
1) I “test invalsi” non sono un “adempimento previsto dalla legge che ha riformato la scuola”, come si legge nella lettera. Infatti la Legge delega 53/03, il decreto sull’Invalsi, il D.Lgs. 59 /04 e il CCNL non prevedono in nessun luogo l’obbligo per il personale docente di somministrare i Test Invalsi o che l’Invalsi possa utilizzare i docenti – e non il proprio personale - per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali.
2) Tra le competenze del Collegio docenti figurano la programmazione dell’attività pedagogica e didattica che trova definizione nel Piano Offerta Formativa consegnato alle famiglie. Si tratta dell’articolazione concreta della costituzionale “libertà di insegnamento”. Le delibere del Collegio sono atti definitivi e dunque non possono essere disattese, semmai impugnate davanti al T.A.R. da chi ne avesse interesse legittimo. Quindi il collegio che esprime contrarietà motivata allo svolgimento dei test deve (dovrebbe!) essere rispettato nei propri diritti dai dirigenti, che eventualmente potrebbero appellarsi al Tar. Il fatto che non lo facciano e che minaccino provvedimenti disciplinari avvalora la lettura politica che la Stellacci deprecava nella lettera.
Speriamo che il nuovo governo della scuola abbia la saggezza di cancellare questa pessima esperienza insieme con tutta la riforma Moratti e magari trovi la maniera di meglio utilizzare i 3,9 milioni di euro che ogni anno sono stati stanziati per l’appalto dei test.