Dalla scuola reale al nuovo governo:
Chiediamo l'abrogazione
Le delibere, le petizioni, i rilievi che dal mondo della scuola chiedono l'abrogazione della "riforma" Moratti
Un modello di delibera

6° Circolo Didattico Iqbal Masih, Quartu SE (Cagliari) II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari) IC San Giovanni (Trieste)  
       

Le mozioni e i documenti:

6° Circolo Didattico “Iqbal Masih” Quartu S.E. (Cagliari) COLLEGIO DEI DOCENTI

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA
ALL’ASSESSORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DELLA REGIONE SARDEGNA
ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

Il COLLEGIO DEI DOCENTI
del 6° Circolo Didattico “Iqbal Masih” di Quartu Sant’Elena (Cagliari)
riunitosi il giorno 30 maggio 06, a conclusione dei lavori, ha discusso e deliberato sugli effetti della “Riforma Moratti” sulla scuola elementare e dell’infanzia; l’organo collegiale ha evidenziato tutte le perplessità in merito alla stessa alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi tre anni scolastici, da quando- a partire dal marzo 2003- tale “Riforma governativa” si è cercata di imporre alle scuole italiane.
Qui di seguito sono riportate nei contenuti essenziali le motivazioni avversative verso tale processo che a tutt’oggi è ancora in atto e che si chiede di bloccare e rivedere:
Il Collegio dei Docenti
ESPRIME
la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma poiché essa:
- stravolge senza alcuna ponderata motivazione l’impianto organizzativo e didattico della scuola elementare;
- riduce le risorse per la scuola;
- produce un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i contenuti educativi e culturali di alcune discipline, introducendone altre in un confuso quadro normativo ed organizzativo e cassando nel contempo le ore d’insegnamento obbligatorie per ciascun alunno;
- istituisce la figura del tutor, nel consueto confuso quadro normativo, abolendo però di fatto la contitolarità e la collegialità tra docenti e creando una perniciosa gerarchizzazione dei ruoli;
- prevede un’astratta e inattuabile personalizzazione dei piani di studio;
- crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
- mira a ridurre pesantemente gli organici del personale docente e ATA.
DENUNCIA
-l’opera gravemente fuorviante di disinformazione condotta capillarmente, in questi anni, nei confronti dell’opinione pubblica;
-i meccanismi attraverso i quali si è voluto da una parte dare avvio concreto alla riforma e dall’altra si è cercato in tutti i modi di impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.
Il Collegio dei Docenti
Dopo aver ESAMINATO e DISCUSSO a più riprese
il Decreto Legislativo n° 59/2004, concernente la definizione delle “norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione”, ai sensi della Legge 53/2003, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, la CM 29/2004 e la Circolare n° 37 del 24 marzo 2004 che accompagna la bozza di Decreto Interministeriale sugli organici;
Per quanto concerne il profondo mutamento In peius che tali provvedimenti si apprestano a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria:

condanna l’abolizione della finalità ”della formazione dell’uomo e del cittadino” secondo i principi della Costituzione, ritenendo che alla base di tale disconoscimento agisca l’intento di mortificare il valore ideale della stessa Costituzione Italiana e di negare il principio dell’insegnamento di qualità uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, sulla libertà d’espressione;
respinge l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni, ritenendo che tale riduzione vada a ledere gli essenziali diritti delle bambine e dei bambini. Rileva inoltre la sconcertante non curanza e il drammatico dilettantismo con i quali si sottace il problema - all’interno delle Indicazioni nazionali - dell’abnorme abbondanza di contenuti (a mo’ di elenco della spesa) in relazione alla contrazione dell’orario: cosa che di fatto imporrà tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando via per sempre l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta formativa;
non condivide la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
condanna la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta ai “desiderata” delle famiglie, e che in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire tali desiderata la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad esperti esterni e/o agenzie private;
giudica negativo il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di cinque anni e mezzo d’età, rilevando come, ancora una volta, alla base di tale scelta non esista alcuna logica, essendo del tutto estranea alla scienza psico-pedagogica moderna l’istanza di accelerare i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino, cosa ritenuta di per sé negativa e controproducente. Rileva inoltre, anche in questo caso, il dilettantismo e la non curanza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente ed emotivamente capaci di seguire i normali percorsi educativi, elaborati in decenni di esperienza magistrale, e altri che potrebbero rischiare invece di trovarsi in uno stato di grave disagio o incapacità;
condanna la cieca cesura con la quale si è voluto spazzare via il patrimonio di esperienza nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi decenni, (con enormi professionalità nei diversi ambiti disciplinari acquisite sul campo e spesso con formazione pagata in proprio dalle/dai docenti) ed imperniato sulla condivisione delle responsabilità e sulla collaborazione tra docenti del team, attraverso le quali si concretizza quella unitarietà dell’insegnamento e si promuove quell’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta dalla Riforma.
Rileva, inoltre, che l’imposizione di una figura culturalmente predominante, il tutor, e di figure ad essa subalterne, i docenti dei laboratori o diversamente impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e delle conoscenze, ed una loro autentica polverizzazione;
respinge, quindi, la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità dei docenti; gerarchia che l’ordinamento legislativo attuale peraltro non prevede, essendo la funzione docente tutelata non solo dal principio della libertà dell’insegnamento, ma anche dalla piena responsabilità e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione del lavoro, di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie dei discenti;
rigetta la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non-tutor, i cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”, sarebbero non vincolanti ma di tipo genericamente “consultivo”: anche in questo caso, oltre alla dignità del ruolo docente, a pagarne le conseguenze sarebbe l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, entrambe annientate in una scala gerarchica nella quale i percorsi didattici, le scelte educative e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di un unico insegnante, il tutor;
non condivide la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante tutor - previa “consultazione con i docenti altri” - il potere di decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, è degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori, ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale “gruppo di livello” dovrà appartenere, ritenendo che il democratico sistema di condivisione e di pari dignità tra docenti del team, che questa Riforma spazza via, fosse il più valido strumento per garantire uguale trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni;
rifiuta la sola ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli di accedere a determinate attività e taluni alunni no: si verrebbe così ad attuare una forma di discriminazione, o a gettare le basi perché tali forme di discriminazione possano impunemente compiersi, eventualità che oltre ad essere di per sé ignobile disconosce tanto i dettami della moderna scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi “superiori” per gli uni e a saperi “inferiori” per gli altri), quanto l’esperienza venutasi a costituire nel corso dei decenni nella scuola elementare italiana, sinora portata ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di assicurare lo stesso diritto all’istruzione;
stigmatizza l’arroganza, la violenza e la protervia con la quale i pareri espressi dai docenti nelle istituzioni deputate, quali gli organi collegiali, in questi ultimi due anni scolastici e fortemente critici nei confronti di una Riforma ritenuta nefasta, siano stati ignorati.
In particolare, riguardo all’articolo 7 comma 5 del D.L.vo n° 59/2004, in riferimento alla figura del docente “unico” responsabile delle attività educative e didattiche, e in relazione a quanto invece sancito nelle altre norme vigenti e nel contratto nazionale di lavoro

RILEVA

1. che la responsabilità delle attività educative e didattiche è parte irrinunciabile della funzione docente;
2. che il rapporto con le famiglie rientra tra le attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
3. che la compilazione degli atti relativi alla valutazione è un’attività che rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;

PERTANTO

il Collegio dei Docenti ribadisce che tutte/i le/gli insegnanti del Circolo Didattico hanno le medesime responsabilità e doveri relative alla funzione docente;

RILEVA, ALTRESI’

- che il DPR 275/1999, "Regolamento sull’autonomia", stabilisce (art. 1) che "il Piano dell’Offerta Formativa è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia (…)";

E CHE PERTANTO

- le nuove articolazioni orarie, didattiche ed organizzative che si verrebbero a determinare con l’istituzione del tutor e le modalità suggerite dal decreto 59-2004 stravolgerebbero il Piano dell’offerta formativa attualmente in vigore, approvato dal Collegio dei docenti ed adottato dal Consiglio di Circolo
Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà che in base alla normativa tuttora vigente spettano ancora al Collegio dei docenti (D.L.vo 297/94, art. 7, comma 2: "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 7. 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità e agli obiettivi previsti dai programmi).
Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà spettante in base alla normativa vigente alla contrattazione nazionale (in materia di profili professionali, mobilità, retribuzione, carriere) e d’Istituto che ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 del CCNL).

RILEVA ANCORA CHE

-esistono sostanziali contraddizioni tra le indicazioni sull’entrata in vigore del decreto disposte nei diversi articoli del decreto stesso;
-le iscrizioni alle classi prime, negli scorsi anni scolastici, sono state fatte con la normativa preesistente e sulla base di questa i genitori hanno formulato la loro scelta;
-tutte le nostre classi hanno iniziato e sviluppato un percorso pedagogico - didattico connaturato ad una precisa modalità organizzativa;
-i genitori al momento dell'iscrizione hanno scelto e ulteriormente confermato per i loro figli un dato modello organizzativo ed il percorso specifico che ne deriva;
-non è possibile né in alcun modo funzionale l'applicazione retroattiva di una disposizione di legge;
-costituirebbe comunque grave danno al percorso cognitivo e affettivo dei bambini la disgregazione e la destrutturazione di quell'insieme forte all'interno del quale questo percorso è nato e cresciuto, insieme costituito dal team modulare, dal gruppo classe, dalle modalità e dai tempi attuali di organizzazione della didattica;
-solo centrandosi sul proprio consolidato progetto la scuola ha gli strumenti per offrire ai bambini a partire dal primo anno la certezza di un percorso educativo d’apprendimento ricco e qualificato.

TUTTO CIO’ CONSIDERATO

il Collegio dei Docenti del 6° Circolo Didattico “Iqbal Masih” di Quartu Sant’Elena (Cagliari),

AVVALENDOSI:

- dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana;
- delle prerogative sancite dal D.L.vo 297/94 ("potere deliberante del collegio docenti in materia di funzionamento didattico... adeguamento dell'azione educativa alle specifiche esigenze ambientali, coordinamento interdisciplinare, collegialità");
o dei diritti sanciti dal DPR n° 275/99 (“Regolamento sull’autonomia") che attribuisce alle Istituzioni scolastiche "autonomia didattica" (ad esempio definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ecc.) e "autonomia organizzativa" (cioè: salvaguardia delle compresenze e della contemporaneità, impiego dei docenti, modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa" della scuola, ecc.), ed in particolare richiamandosi ai principi dell’art. 8 che consentono "l’adeguamento dell’organizzazione didattica alle effettive esigenze formative senza condizionamenti connessi a modelli predeterminati ed impartiti dall’esterno";
nel corrente anno scolastico HA DELIBERATO e sulla base delle verifiche effettuate conferma
-che le competenze delineate nell’art. 7 comma 5 del decreto legislativo in oggetto, spettano a tutti i docenti senza alcuna distinzione funzionale e/o gerarchica, poiché tutti i docenti hanno non solo pari dignità e libertà d’insegnamento, ma una formazione e un profilo professionale equivalente, attestati dalle leggi dello Stato (art. 3, art. 4, art. 5 del DPR n° 275/1999);
nel corrente anno scolastico ha, altresì, DELIBERATO e sulla base delle verifiche effettuate conferma
-di mantenere modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, ovvero con il documento su cui si fonda il patto tra scuola e famiglie, fondato sulla contitolarità, sulla collegialità e sulla conduzione paritaria delle classi, sulla migliore utilizzazione delle competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori della scuola, sui progetti educativi attivati;
-di mantenere modalità organizzative le quali, sempre in coerenza con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, corrispondano anche al dettato delle leggi dello Stato in materia di libertà d’insegnamento e di parità di potestà organizzativa, didattica e metodologica tra insegnanti, con l’organizzazione modulare.

RICHIEDE al nuovo Governo, al nuovo Parlamento ed al competente Ministro, per quanto di competenza

L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE 53/2003 ed il ritiro del Decreto Legislativo n° 59/2004, attuativo di quest’ultima e delle varie Circolari Ministeriali che hanno cercato illegittimamente per via amministrativa di applicare ciò che non era applicabile.
Agli stessi organi si porge un pressante invito affinché i futuri progetti di aggiornamento e riforma dell’ordinamento scolastico si indirizzino per la via maestra seguita in occasione delle grandi riforme, ancora in vigore, per le scuole elementari e dell’infanzia: DPR 104\85, Legge 148\90, Nuovi Orientamenti del 1991, che videro il coinvolgimento del mondo della scuola e una congrua sperimentazione prima della loro adozione definitiva.
Si delibera, infine, l’invio della presente delibera del Collegio dei Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo.

Deliberato all’UNANIMITA’
dal Collegio dei Docenti del 30 maggio 2006



II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari) COLLEGIO DEI DOCENTI
Corso Europa n.6 - Assemini

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA
ALL’ASSESSORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DELLA REGIONE SARDEGNA
ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

Il COLLEGIO DEI DOCENTI DEL II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari) riunitosi il giorno 23 maggio 06, a conclusione dei lavori, ha discusso e deliberato sugli effetti della “Riforma Moratti” sulla scuola elementare e dell’infanzia; l’organo collegiale ha evidenziato tutte le perplessità in merito alla stessa alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi tre anni scolastici, da quando- a partire dal marzo 03- tale “Riforma governativa” si è cercata di imporre alle scuole italiane.
Qui di seguito sonoriportate nei contenuti essenziali le motivazioni avversative verso tale processo che a tutt’oggi è ancora in atto e che si chiede di bloccare e rivedere:
Il Collegio dei Docenti

ESPRIME

la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma poiché essa:
- stravolge senza alcuna ponderata motivazione l’impianto organizzativo e didattico della scuola elementare;
- riduce le risorse per la scuola;
- produce un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i contenuti educativi e culturali di alcune discipline, introducendone altre in un confuso quadro normativo ed organizzativo e cassando nel contempo le ore d’insegnamento obbligatorie per ciascun alunno;
- istituisce la figura del tutor, nel consueto confuso quadro normativo, abolendo però di fatto la contitolarità e la collegialità tra docenti e creando una perniciosa gerarchizzazione dei ruoli;
- prevede un’astratta e inattuabile personalizzazione dei piani di studio;
- crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
- mira a ridurre pesantemente gli organici del personale docente e ata.

DENUNCIA

-l’opera gravemente fuorviante di disinformazione condotta capillarmente, in questi anni, nei confronti dell’opinione pubblica;
-i meccanismi attraverso i quali si è voluto da una parte dare avvio concreto alla riforma e dall’altra si è cercato in tutti i modi di impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.

Il Collegio dei Docenti
Dopo aver ESAMINATO e DISCUSSO a più riprese
il Decreto Legislativo n° 59/04, concernente la definizione delle “norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione”, ai sensi della Legge 53/03, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, la CM 29/04 e la Circolare n° 37 del 24 marzo 04 che accompagna la bozza di Decreto Interministeriale sugli organici;
Per quanto concerne il profondo mutamento In peius che tali provvedimentisi apprestano a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria:

condanna l’abolizione della finalità ”della formazione dell’uomo e del cittadino” secondo i principi della Costituzione, ritenendo che alla base di tale disconoscimento agisca l’intento di mortificare il valore ideale della stessa Costituzione Italiana e di negare il principio dell’insegnamento di qualità uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, sulla libertà d’espressione;
respinge l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni, ritenendo che tale riduzione vada a ledere gli essenziali diritti delle bambine e dei bambini. Rileva inoltre la sconcertante non curanza e il drammatico dilettantismo con i quali si sottace il problema- all’interno delle Indicazioni nazionali - dell’abnorme abbondanza di contenuti (a mo’ di elenco della spesa) in relazione alla contrazione dell’orario: cosa che di fatto imporrà tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando via per sempre l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta formativa;
non condivide la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
condanna la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta ai “desiderata” delle famiglie, e che in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire tali desiderata la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad esperti esterni e/o agenzie private;
giudica negativo il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di cinque anni e mezzo d’età, rilevando come, ancora una volta, alla base di tale scelta non esista alcuna logica, essendo del tutto estranea alla scienza psico-pedagogica moderna l’istanza di accelerare i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino, cosa ritenuta di per sé negativa e controproducente. Rileva inoltre, anche in questo caso, il dilettantismo e la non curanza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente ed emotivamente capaci di seguire i normali percorsi educativi, elaborati in decenni di esperienza magistrale, e altri che potrebbero rischiare invece di trovarsi in uno stato di grave disagio o incapacità;
condanna la cieca cesura con la quale si è voluto spazzare via il patrimonio di esperienza nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi decenni, (con enormi professionalità nei diversi ambiti disciplinari acquisite sul campo e spesso con formazione pagata in proprio dalle/dai docenti) ed imperniato sulla condivisione delle responsabilità e sulla collaborazione tra docenti del team, attraverso le quali si concretizza quella unitarietà dell’insegnamento e si promuove quell’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta dalla Riforma.
Rileva, inoltre, che l’imposizione di una figura culturalmente predominante, il tutor, e di figure ad essa subalterne, i docenti dei laboratori o diversamente impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e delle conoscenze, ed una loro autentica polverizzazione;
respinge, quindi, la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità dei docenti; gerarchia che l’ordinamento legislativo attuale peraltro non prevede, essendo la funzione docente tutelata non solo dal principio della libertà dell’insegnamento, ma anche dalla piena responsabilità e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione del lavoro, di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie dei discenti;
rigetta la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non-tutor, i cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”, sarebbero non vincolanti ma di tipo genericamente “consultivo”: anche in questo caso, oltre alla dignità del ruolo docente, a pagarne le conseguenze sarebbe l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, entrambe annientate in una scala gerarchica nella quale i percorsi didattici, le scelte educative e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di un unico insegnante, il tutor;
non condivide la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante tutor - previa “consultazione con i docenti altri” - il potere di decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, è degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori, ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale “gruppo di livello” dovrà appartenere, ritenendo che il democratico sistema di condivisione e di pari dignità tra docenti del team, che questa Riforma spazza via, fosse il più valido strumento per garantire uguale trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni;
rifiuta la sola ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli di accedere a determinate attività e taluni alunni no: si verrebbe così ad attuare una forma di discriminazione, o a gettare le basi perché tali forme di discriminazione possano impunemente compiersi, eventualità che oltre ad essere di per sé ignobile disconosce tanto i dettami della moderna scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi “superiori” per gli uni e a saperi “inferiori” per gli altri), quanto l’esperienza venutasi a costituire nel corso dei decenni nella scuola elementare italiana, sinora portata ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di assicurare lo stesso diritto all’istruzione;
stigmatizza l’arroganza, la violenza e la protervia con la quale i pareri espressi dai docenti nelle istituzioni deputate, quali gli organi collegiali, in questi ultimi due anni scolastici e fortemente critici nei confronti di una Riforma ritenuta nefasta, siano stati ignorati.
In particolare, riguardo all’articolo 7 comma 5 del D.L.vo n° 59/04, in riferimento alla figura del docente “unico” responsabile delle attività educative e didattiche, e in relazione a quanto invece sancito nelle altre norme vigenti e nel contratto nazionale di lavoro

RILEVA

1. che la responsabilità delle attività educative e didattiche è parte irrinunciabile della funzione docente;
2. che il rapporto con le famiglie rientra tra le attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
3. che la compilazione degli atti relativi alla valutazione è un’attività che rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
PERTANTO

il Collegio dei Docenti ribadisce che tutte/i le/gli insegnanti del Circolo Didattico hanno le medesime responsabilità e doveri relative alla funzione docente;

RILEVA, ALTRESI’

- che il DPR 275/1999, "Regolamento sull’autonomia", stabilisce (art. 1) che "il Piano dell’Offerta Formativa è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia(…)";

E CHE PERTANTO

- le nuove articolazioni orarie, didattiche ed organizzative che si verrebbero a determinare con l’istituzione del tutor e le modalità suggerite dal decreto 59-04 stravolgerebbero il Piano dell’offerta formativa attualmente in vigore, approvato dal Collegio dei docenti e dal Consiglio di Circolo
Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà che in base alla normativa tuttora vigente spettano ancora al Collegio dei docenti (D.L.vo 297/94, art. 7, comma 2: "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 7 . 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità e agli obiettivi previsti dai programmi).
Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà spettante in base alla normativa vigente alla contrattazione nazionale (in materia di profili professionali, mobilità, retribuzione, carriere) e d’Istituto che ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 del CCNL).

RILEVA ANCORA CHE

-esistono sostanziali contraddizioni tra le indicazioni sull’entrata in vigore del decreto disposte nei diversi articoli del decreto stesso;
-le iscrizioni alle classi prime, negli scorsi anni scolastici, sono state fatte con la normativa preesistente e sulla base di questa i genitori hanno formulato la loro scelta;
-diverse classi hanno iniziato e sviluppato un percorso pedagogico - didattico connaturato ad una precisa modalità organizzativa;
-i genitori al momento dell'iscrizione hanno scelto e ulteriormente confermato per i loro figli un dato modello organizzativo ed il percorso specifico che ne deriva;
-non è possibile né in alcun modo funzionale l'applicazione retroattiva di una disposizione di legge;
-costituirebbe comunque grave danno al percorso cognitivo e affettivo dei bambini la disgregazione e la destrutturazione di quell'insieme forte all'interno del quale questo percorso è nato e cresciuto, insieme costituito dal team modulare, dal gruppo classe, dalle modalità e dai tempi attuali di organizzazione della didattica;
-solo centrandosi sul proprio consolidato progetto la scuola ha gli strumenti per offrire ai bambinia partire dal primo anno la certezza di un percorso educativo d’apprendimento ricco e qualificato.
TUTTO CIO’ CONSIDERATO il Collegio dei Docenti del
II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari), AVVALENDOSI:
- dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana;
- delle prerogative sancite dal D.L.vo 297/94 ("potere deliberante del collegio docenti in materia di funzionamento didattico... adeguamento dell'azione educativa alle specifiche esigenze ambientali, coordinamento interdisciplinare, collegialità");
dei diritti sanciti dal DPR n° 275/99 (“Regolamento sull’autonomia") che attribuisce alle Istituzioni scolastiche "autonomia didattica" (ad esempio definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ecc.) e "autonomia organizzativa" (cioè: salvaguardia delle compresenze e della contemporaneità, impiego dei docenti, modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa" della scuola, ecc.), ed in particolare richiamandosi ai principi dell’art. 8 che consentono "l’adeguamento dell’organizzazione didattica alle effettive esigenze formative senza condizionamenti connessi a modelli predeterminati ed impartiti dall’esterno";

DELIBERA

-che le competenze delineate nell’art. 7 comma 5 del decreto legislativo in oggetto, spettano a tutti i docenti senza alcuna distinzione funzionale e/o gerarchica, poiché tutti i docenti hanno non solo pari dignità e libertà d’insegnamento, ma una formazione e un profilo professionale equivalente, attestati dalle leggi dello Stato (art. 3, art. 4, art. 5 del DPR n° 275/1999);

DELIBERA INOLTRE

-di mantenere modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, ovvero con il documento su cui si fonda il patto tra scuola e famiglie, fondato sulla contitolarità, sulla collegialità e sulla conduzione paritaria delle classi e delle sezioni, sulla migliore utilizzazione delle competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori della scuola, sui progetti educativi attivati;
-di mantenere modalità organizzative le quali, sempre in coerenza con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, corrispondano anche al dettato delle leggi dello Stato in materia di libertà d’insegnamento e di parità di potestà organizzativa, didattica e metodologica tra insegnanti;

E RICHIEDE

il ritiro del Decreto Legislativo n° 59/04, attuativo della Legge 53/03 e l’abrogazione di quest’ultima; l’invio della presente delibera del Collegio dei Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo, ai quali si porge un pressante invito affinché i futuri progetti di aggiornamento e riforma dell’ordinamento scolastico si indirizzino per la via maestra seguita in occasione delle grandi riforme, ancora in vigore, per le scuole elementari e dell’infanzia: DPR 104\85, Legge 148\90, Nuovi Orientamenti del 1991, che videro il coinvolgimento del mondo della scuola e una congrua sperimentazione prima della loro adozione definitiva.

deliberato all’unanimità dal Collegio dei Docenti del 23 maggio 06


IC San Giovanni Trieste

Il Collegio dei Docenti
ESPRIME
la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma Moratti poiché essa:

- stravolge senza alcuna ponderata motivazione l’impianto organizzativo e didattico della scuola elementare e media;
- riduce le risorse per la scuola;
- produce un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i contenuti educativi e culturali di alcune discipline attraverso le Indicazioni nazionali, introducendone altre in un confuso quadro normativo ed organizzativo e cassando nel contempo le ore d’insegnamento obbligatorie per ciascun alunno;
- istituisce la figura del tutor abolendo di fatto la contitolarità e la collegialità tra docenti e creando una dannosa gerarchizzazione dei ruoli;
- prevede un’astratta e inattuabile personalizzazione dei piani di studio;
- prevede l’istituzione del portfolio che oltre a ledere importanti elementi della privacy costituisce un elemento di potenziale discriminazione tra gli alunni;
- Istituisce l’anticipo che crea problemi organizzativi e solitamente produce un effetto negativo sulle psicologie dei bambini;
- crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
- mira a ridurre pesantemente gli organici del personale docente e ata.

RICHIEDE al nuovo Governo, al nuovo Parlamento ed al competente Ministro, per quanto di competenza

L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE 53/2003 ed il ritiro del Decreto Legislativo n° 59/2004, attuativo di quest’ultima e delle varie Circolari Ministeriali che hanno cercato illegittimamente per via amministrativa di applicare ciò che non era applicabile.

Agli stessi organi si porge un pressante invito affinché i futuri progetti di aggiornamento e riforma dell’ordinamento scolastico si indirizzino per la via maestra seguita in occasione delle grandi riforme, ancora in vigore, per le scuole elementari e dell’infanzia: DPR 104\85, Legge 148\90, Nuovi Orientamenti del 1991, che videro il coinvolgimento del mondo della scuola e una congrua sperimentazione prima della loro adozione definitiva.

Si delibera, infine, l’invio della presente delibera del Collegio dei Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo.