Dalla scuola reale al nuovo governo:
  Chiediamo 
  l'abrogazione
  Le delibere, le petizioni, i rilievi 
  che dal mondo della scuola chiedono l'abrogazione della "riforma" 
  Moratti
  Un modello di delibera
| 6° Circolo Didattico Iqbal Masih, Quartu SE (Cagliari) | II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari) | IC San Giovanni (Trieste) | |
Le mozioni e i documenti:
6° Circolo Didattico “Iqbal Masih” Quartu S.E. (Cagliari) COLLEGIO DEI DOCENTI
 AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA 
  AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 
  AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
  AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA 
  ALL’ASSESSORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DELLA REGIONE SARDEGNA
  ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI 
Il COLLEGIO DEI DOCENTI 
  del 6° Circolo Didattico “Iqbal Masih” di Quartu Sant’Elena 
  (Cagliari)
  riunitosi il giorno 30 maggio 06, a conclusione dei lavori, ha discusso e deliberato 
  sugli effetti della “Riforma Moratti” sulla scuola elementare e 
  dell’infanzia; l’organo collegiale ha evidenziato tutte le perplessità 
  in merito alla stessa alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi 
  tre anni scolastici, da quando- a partire dal marzo 2003- tale “Riforma 
  governativa” si è cercata di imporre alle scuole italiane.
  Qui di seguito sono riportate nei contenuti essenziali le motivazioni avversative 
  verso tale processo che a tutt’oggi è ancora in atto e che si chiede 
  di bloccare e rivedere:
  Il Collegio dei Docenti
  ESPRIME 
  la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma poiché 
  essa:
  - stravolge senza alcuna ponderata motivazione l’impianto organizzativo 
  e didattico della scuola elementare;
  - riduce le risorse per la scuola;
  - produce un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i 
  contenuti educativi e culturali di alcune discipline, introducendone altre in 
  un confuso quadro normativo ed organizzativo e cassando nel contempo le ore 
  d’insegnamento obbligatorie per ciascun alunno;
  - istituisce la figura del tutor, nel consueto confuso quadro normativo, abolendo 
  però di fatto la contitolarità e la collegialità tra docenti 
  e creando una perniciosa gerarchizzazione dei ruoli;
  - prevede un’astratta e inattuabile personalizzazione dei piani di studio;
  - crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
  - mira a ridurre pesantemente gli organici del personale docente e ATA.
  DENUNCIA 
  -l’opera gravemente fuorviante di disinformazione condotta capillarmente, 
  in questi anni, nei confronti dell’opinione pubblica;
  -i meccanismi attraverso i quali si è voluto da una parte dare avvio 
  concreto alla riforma e dall’altra si è cercato in tutti i modi 
  di impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.
  Il Collegio dei Docenti
  Dopo aver ESAMINATO e DISCUSSO a più riprese
  il Decreto Legislativo n° 59/2004, concernente la definizione delle “norme 
  generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione”, 
  ai sensi della Legge 53/2003, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio 
  Personalizzati, la CM 29/2004 e la Circolare n° 37 del 24 marzo 2004 che 
  accompagna la bozza di Decreto Interministeriale sugli organici;
  Per quanto concerne il profondo mutamento In peius che tali provvedimenti si 
  apprestano a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria:
  
  condanna l’abolizione della finalità ”della formazione dell’uomo 
  e del cittadino” secondo i principi della Costituzione, ritenendo che 
  alla base di tale disconoscimento agisca l’intento di mortificare il valore 
  ideale della stessa Costituzione Italiana e di negare il principio dell’insegnamento 
  di qualità uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, 
  sulla libertà d’espressione;
  respinge l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione 
  dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni, ritenendo che tale 
  riduzione vada a ledere gli essenziali diritti delle bambine e dei bambini. 
  Rileva inoltre la sconcertante non curanza e il drammatico dilettantismo con 
  i quali si sottace il problema - all’interno delle Indicazioni nazionali 
  - dell’abnorme abbondanza di contenuti (a mo’ di elenco della spesa) 
  in relazione alla contrazione dell’orario: cosa che di fatto imporrà 
  tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando 
  via per sempre l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento 
  e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta 
  formativa;
  non condivide la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario 
  scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
  condanna la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta ai “desiderata” 
  delle famiglie, e che in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire 
  tali desiderata la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad esperti esterni 
  e/o agenzie private;
  giudica negativo il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe 
  di bambini di cinque anni e mezzo d’età, rilevando come, ancora 
  una volta, alla base di tale scelta non esista alcuna logica, essendo del tutto 
  estranea alla scienza psico-pedagogica moderna l’istanza di accelerare 
  i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino, cosa ritenuta di per sé 
  negativa e controproducente. Rileva inoltre, anche in questo caso, il dilettantismo 
  e la non curanza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente 
  disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente ed emotivamente capaci 
  di seguire i normali percorsi educativi, elaborati in decenni di esperienza 
  magistrale, e altri che potrebbero rischiare invece di trovarsi in uno stato 
  di grave disagio o incapacità;
  condanna la cieca cesura con la quale si è voluto spazzare via il patrimonio 
  di esperienza nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi decenni, 
  (con enormi professionalità nei diversi ambiti disciplinari acquisite 
  sul campo e spesso con formazione pagata in proprio dalle/dai docenti) ed imperniato 
  sulla condivisione delle responsabilità e sulla collaborazione tra docenti 
  del team, attraverso le quali si concretizza quella unitarietà dell’insegnamento 
  e si promuove quell’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta 
  dalla Riforma.
  Rileva, inoltre, che l’imposizione di una figura culturalmente predominante, 
  il tutor, e di figure ad essa subalterne, i docenti dei laboratori o diversamente 
  impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e 
  delle conoscenze, ed una loro autentica polverizzazione;
  respinge, quindi, la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, 
  quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità 
  dei docenti; gerarchia che l’ordinamento legislativo attuale peraltro 
  non prevede, essendo la funzione docente tutelata non solo dal principio della 
  libertà dell’insegnamento, ma anche dalla piena responsabilità 
  e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione del lavoro, 
  di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie dei discenti;
  rigetta la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non-tutor, i 
  cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione 
  dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”, sarebbero non vincolanti 
  ma di tipo genericamente “consultivo”: anche in questo caso, oltre 
  alla dignità del ruolo docente, a pagarne le conseguenze sarebbe l’unitarietà 
  dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, entrambe annientate 
  in una scala gerarchica nella quale i percorsi didattici, le scelte educative 
  e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di 
  un unico insegnante, il tutor;
  non condivide la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante 
  tutor - previa “consultazione con i docenti altri” - il potere di 
  decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, è 
  degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori, 
  ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale 
  “gruppo di livello” dovrà appartenere, ritenendo che il democratico 
  sistema di condivisione e di pari dignità tra docenti del team, che questa 
  Riforma spazza via, fosse il più valido strumento per garantire uguale 
  trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni;
  rifiuta la sola ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli 
  di accedere a determinate attività e taluni alunni no: si verrebbe così 
  ad attuare una forma di discriminazione, o a gettare le basi perché tali 
  forme di discriminazione possano impunemente compiersi, eventualità che 
  oltre ad essere di per sé ignobile disconosce tanto i dettami della moderna 
  scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, 
  approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi “superiori” 
  per gli uni e a saperi “inferiori” per gli altri), quanto l’esperienza 
  venutasi a costituire nel corso dei decenni nella scuola elementare italiana, 
  sinora portata ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di assicurare 
  lo stesso diritto all’istruzione;
  stigmatizza l’arroganza, la violenza e la protervia con la quale i pareri 
  espressi dai docenti nelle istituzioni deputate, quali gli organi collegiali, 
  in questi ultimi due anni scolastici e fortemente critici nei confronti di una 
  Riforma ritenuta nefasta, siano stati ignorati.
  In particolare, riguardo all’articolo 7 comma 5 del D.L.vo n° 59/2004, 
  in riferimento alla figura del docente “unico” responsabile delle 
  attività educative e didattiche, e in relazione a quanto invece sancito 
  nelle altre norme vigenti e nel contratto nazionale di lavoro
RILEVA
 1. che la responsabilità delle attività educative e didattiche 
  è parte irrinunciabile della funzione docente;
  2. che il rapporto con le famiglie rientra tra le attività funzionali 
  all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
  3. che la compilazione degli atti relativi alla valutazione è un’attività 
  che rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutte/i 
  le/i docenti;
PERTANTO
il Collegio dei Docenti ribadisce che tutte/i le/gli insegnanti del Circolo Didattico hanno le medesime responsabilità e doveri relative alla funzione docente;
RILEVA, ALTRESI’
- che il DPR 275/1999, "Regolamento sull’autonomia", stabilisce (art. 1) che "il Piano dell’Offerta Formativa è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia (…)";
E CHE PERTANTO
 - le nuove articolazioni orarie, didattiche ed organizzative che si verrebbero 
  a determinare con l’istituzione del tutor e le modalità suggerite 
  dal decreto 59-2004 stravolgerebbero il Piano dell’offerta formativa attualmente 
  in vigore, approvato dal Collegio dei docenti ed adottato dal Consiglio di Circolo
  Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà che in base alla normativa 
  tuttora vigente spettano ancora al Collegio dei docenti (D.L.vo 297/94, art. 
  7, comma 2: "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia 
  di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura 
  la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito 
  degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento 
  alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. 
  Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento 
  garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività 
  didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è 
  di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione 
  dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 
  7. 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento 
  degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione 
  didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento 
  degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà 
  dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare 
  all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità 
  e agli obiettivi previsti dai programmi).
  Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà spettante in base alla 
  normativa vigente alla contrattazione nazionale (in materia di profili professionali, 
  mobilità, retribuzione, carriere) e d’Istituto che ha competenze 
  esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 
  del CCNL).
RILEVA ANCORA CHE
-esistono sostanziali contraddizioni tra le indicazioni sull’entrata 
  in vigore del decreto disposte nei diversi articoli del decreto stesso;
  -le iscrizioni alle classi prime, negli scorsi anni scolastici, sono state fatte 
  con la normativa preesistente e sulla base di questa i genitori hanno formulato 
  la loro scelta;
  -tutte le nostre classi hanno iniziato e sviluppato un percorso pedagogico - 
  didattico connaturato ad una precisa modalità organizzativa;
  -i genitori al momento dell'iscrizione hanno scelto e ulteriormente confermato 
  per i loro figli un dato modello organizzativo ed il percorso specifico che 
  ne deriva;
  -non è possibile né in alcun modo funzionale l'applicazione retroattiva 
  di una disposizione di legge;
  -costituirebbe comunque grave danno al percorso cognitivo e affettivo dei bambini 
  la disgregazione e la destrutturazione di quell'insieme forte all'interno del 
  quale questo percorso è nato e cresciuto, insieme costituito dal team 
  modulare, dal gruppo classe, dalle modalità e dai tempi attuali di organizzazione 
  della didattica;
  -solo centrandosi sul proprio consolidato progetto la scuola ha gli strumenti 
  per offrire ai bambini a partire dal primo anno la certezza di un percorso educativo 
  d’apprendimento ricco e qualificato.
TUTTO CIO’ CONSIDERATO
il Collegio dei Docenti del 6° Circolo Didattico “Iqbal Masih” di Quartu Sant’Elena (Cagliari),
AVVALENDOSI:
- dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana;
  - delle prerogative sancite dal D.L.vo 297/94 ("potere deliberante del 
  collegio docenti in materia di funzionamento didattico... adeguamento dell'azione 
  educativa alle specifiche esigenze ambientali, coordinamento interdisciplinare, 
  collegialità"); 
  o dei diritti sanciti dal DPR n° 275/99 (“Regolamento sull’autonomia") 
  che attribuisce alle Istituzioni scolastiche "autonomia didattica" 
  (ad esempio definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento 
  delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in 
  aree e ambiti disciplinari, ecc.) e "autonomia organizzativa" (cioè: 
  salvaguardia delle compresenze e della contemporaneità, impiego dei docenti, 
  modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa" 
  della scuola, ecc.), ed in particolare richiamandosi ai principi dell’art. 
  8 che consentono "l’adeguamento dell’organizzazione didattica 
  alle effettive esigenze formative senza condizionamenti connessi a modelli predeterminati 
  ed impartiti dall’esterno";
  nel corrente anno scolastico HA DELIBERATO e sulla base delle verifiche effettuate 
  conferma
  -che le competenze delineate nell’art. 7 comma 5 del decreto legislativo 
  in oggetto, spettano a tutti i docenti senza alcuna distinzione funzionale e/o 
  gerarchica, poiché tutti i docenti hanno non solo pari dignità 
  e libertà d’insegnamento, ma una formazione e un profilo professionale 
  equivalente, attestati dalle leggi dello Stato (art. 3, art. 4, art. 5 del DPR 
  n° 275/1999);
  nel corrente anno scolastico ha, altresì, DELIBERATO e sulla base delle 
  verifiche effettuate conferma 
  -di mantenere modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta 
  Formativa in vigore, ovvero con il documento su cui si fonda il patto tra scuola 
  e famiglie, fondato sulla contitolarità, sulla collegialità e 
  sulla conduzione paritaria delle classi, sulla migliore utilizzazione delle 
  competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori della 
  scuola, sui progetti educativi attivati;
  -di mantenere modalità organizzative le quali, sempre in coerenza con 
  il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, corrispondano anche al dettato 
  delle leggi dello Stato in materia di libertà d’insegnamento e 
  di parità di potestà organizzativa, didattica e metodologica tra 
  insegnanti, con l’organizzazione modulare.
RICHIEDE al nuovo Governo, al nuovo Parlamento ed al competente Ministro, per quanto di competenza
 L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE 53/2003 ed il ritiro del Decreto 
  Legislativo n° 59/2004, attuativo di quest’ultima e delle varie Circolari 
  Ministeriali che hanno cercato illegittimamente per via amministrativa di applicare 
  ciò che non era applicabile.
  Agli stessi organi si porge un pressante invito affinché i futuri progetti 
  di aggiornamento e riforma dell’ordinamento scolastico si indirizzino 
  per la via maestra seguita in occasione delle grandi riforme, ancora in vigore, 
  per le scuole elementari e dell’infanzia: DPR 104\85, Legge 148\90, Nuovi 
  Orientamenti del 1991, che videro il coinvolgimento del mondo della scuola e 
  una congrua sperimentazione prima della loro adozione definitiva.
  Si delibera, infine, l’invio della presente delibera del Collegio dei 
  Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo.
Deliberato all’UNANIMITA’
  dal Collegio dei Docenti del 30 maggio 2006
 AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA 
  AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 
  AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
  AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA 
  ALL’ASSESSORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DELLA REGIONE SARDEGNA
  ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI 
Il COLLEGIO DEI DOCENTI DEL II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari) riunitosi 
  il giorno 23 maggio 06, a conclusione dei lavori, ha discusso e deliberato sugli 
  effetti della “Riforma Moratti” sulla scuola elementare e dell’infanzia; 
  l’organo collegiale ha evidenziato tutte le perplessità in merito 
  alla stessa alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi tre anni scolastici, 
  da quando- a partire dal marzo 03- tale “Riforma governativa” si 
  è cercata di imporre alle scuole italiane.
  Qui di seguito sonoriportate nei contenuti essenziali le motivazioni avversative 
  verso tale processo che a tutt’oggi è ancora in atto e che si chiede 
  di bloccare e rivedere:
  Il Collegio dei Docenti
ESPRIME
 la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma poiché 
  essa:
  - stravolge senza alcuna ponderata motivazione l’impianto organizzativo 
  e didattico della scuola elementare;
  - riduce le risorse per la scuola;
  - produce un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i 
  contenuti educativi e culturali di alcune discipline, introducendone altre in 
  un confuso quadro normativo ed organizzativo e cassando nel contempo le ore 
  d’insegnamento obbligatorie per ciascun alunno;
  - istituisce la figura del tutor, nel consueto confuso quadro normativo, abolendo 
  però di fatto la contitolarità e la collegialità tra docenti 
  e creando una perniciosa gerarchizzazione dei ruoli;
  - prevede un’astratta e inattuabile personalizzazione dei piani di studio;
  - crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
  - mira a ridurre pesantemente gli organici del personale docente e ata.
DENUNCIA
 -l’opera gravemente fuorviante di disinformazione condotta capillarmente, 
  in questi anni, nei confronti dell’opinione pubblica;
  -i meccanismi attraverso i quali si è voluto da una parte dare avvio 
  concreto alla riforma e dall’altra si è cercato in tutti i modi 
  di impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.
  
  Il Collegio dei Docenti 
  Dopo aver ESAMINATO e DISCUSSO a più riprese
  il Decreto Legislativo n° 59/04, concernente la definizione delle “norme 
  generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione”, 
  ai sensi della Legge 53/03, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, 
  la CM 29/04 e la Circolare n° 37 del 24 marzo 04 che accompagna la bozza 
  di Decreto Interministeriale sugli organici;
  Per quanto concerne il profondo mutamento In peius che tali provvedimentisi 
  apprestano a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria:
  
  condanna l’abolizione della finalità ”della formazione dell’uomo 
  e del cittadino” secondo i principi della Costituzione, ritenendo che 
  alla base di tale disconoscimento agisca l’intento di mortificare il valore 
  ideale della stessa Costituzione Italiana e di negare il principio dell’insegnamento 
  di qualità uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, 
  sulla libertà d’espressione;
  respinge l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione 
  dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni, ritenendo che tale 
  riduzione vada a ledere gli essenziali diritti delle bambine e dei bambini. 
  Rileva inoltre la sconcertante non curanza e il drammatico dilettantismo con 
  i quali si sottace il problema- all’interno delle Indicazioni nazionali 
  - dell’abnorme abbondanza di contenuti (a mo’ di elenco della spesa) 
  in relazione alla contrazione dell’orario: cosa che di fatto imporrà 
  tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando 
  via per sempre l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento 
  e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta 
  formativa;
  non condivide la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario 
  scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
  condanna la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta ai “desiderata” 
  delle famiglie, e che in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire 
  tali desiderata la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad esperti esterni 
  e/o agenzie private;
  giudica negativo il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe 
  di bambini di cinque anni e mezzo d’età, rilevando come, ancora 
  una volta, alla base di tale scelta non esista alcuna logica, essendo del tutto 
  estranea alla scienza psico-pedagogica moderna l’istanza di accelerare 
  i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino, cosa ritenuta di per sé 
  negativa e controproducente. Rileva inoltre, anche in questo caso, il dilettantismo 
  e la non curanza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente 
  disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente ed emotivamente capaci 
  di seguire i normali percorsi educativi, elaborati in decenni di esperienza 
  magistrale, e altri che potrebbero rischiare invece di trovarsi in uno stato 
  di grave disagio o incapacità;
  condanna la cieca cesura con la quale si è voluto spazzare via il patrimonio 
  di esperienza nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi decenni, 
  (con enormi professionalità nei diversi ambiti disciplinari acquisite 
  sul campo e spesso con formazione pagata in proprio dalle/dai docenti) ed imperniato 
  sulla condivisione delle responsabilità e sulla collaborazione tra docenti 
  del team, attraverso le quali si concretizza quella unitarietà dell’insegnamento 
  e si promuove quell’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta 
  dalla Riforma.
  Rileva, inoltre, che l’imposizione di una figura culturalmente predominante, 
  il tutor, e di figure ad essa subalterne, i docenti dei laboratori o diversamente 
  impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e 
  delle conoscenze, ed una loro autentica polverizzazione;
  respinge, quindi, la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, 
  quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità 
  dei docenti; gerarchia che l’ordinamento legislativo attuale peraltro 
  non prevede, essendo la funzione docente tutelata non solo dal principio della 
  libertà dell’insegnamento, ma anche dalla piena responsabilità 
  e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione del lavoro, 
  di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie dei discenti;
  rigetta la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non-tutor, i 
  cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione 
  dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”, sarebbero non vincolanti 
  ma di tipo genericamente “consultivo”: anche in questo caso, oltre 
  alla dignità del ruolo docente, a pagarne le conseguenze sarebbe l’unitarietà 
  dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, entrambe annientate 
  in una scala gerarchica nella quale i percorsi didattici, le scelte educative 
  e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di 
  un unico insegnante, il tutor;
  non condivide la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante 
  tutor - previa “consultazione con i docenti altri” - il potere di 
  decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, è 
  degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori, 
  ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale 
  “gruppo di livello” dovrà appartenere, ritenendo che il democratico 
  sistema di condivisione e di pari dignità tra docenti del team, che questa 
  Riforma spazza via, fosse il più valido strumento per garantire uguale 
  trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni;
  rifiuta la sola ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli 
  di accedere a determinate attività e taluni alunni no: si verrebbe così 
  ad attuare una forma di discriminazione, o a gettare le basi perché tali 
  forme di discriminazione possano impunemente compiersi, eventualità che 
  oltre ad essere di per sé ignobile disconosce tanto i dettami della moderna 
  scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, 
  approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi “superiori” 
  per gli uni e a saperi “inferiori” per gli altri), quanto l’esperienza 
  venutasi a costituire nel corso dei decenni nella scuola elementare italiana, 
  sinora portata ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di assicurare 
  lo stesso diritto all’istruzione;
  stigmatizza l’arroganza, la violenza e la protervia con la quale i pareri 
  espressi dai docenti nelle istituzioni deputate, quali gli organi collegiali, 
  in questi ultimi due anni scolastici e fortemente critici nei confronti di una 
  Riforma ritenuta nefasta, siano stati ignorati.
  In particolare, riguardo all’articolo 7 comma 5 del D.L.vo n° 59/04, 
  in riferimento alla figura del docente “unico” responsabile delle 
  attività educative e didattiche, e in relazione a quanto invece sancito 
  nelle altre norme vigenti e nel contratto nazionale di lavoro
RILEVA
 1. che la responsabilità delle attività educative e didattiche 
  è parte irrinunciabile della funzione docente;
  2. che il rapporto con le famiglie rientra tra le attività funzionali 
  all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
  3. che la compilazione degli atti relativi alla valutazione è un’attività 
  che rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutte/i 
  le/i docenti;
  PERTANTO 
  
  il Collegio dei Docenti ribadisce che tutte/i le/gli insegnanti del Circolo 
  Didattico hanno le medesime responsabilità e doveri relative alla funzione 
  docente;
RILEVA, ALTRESI’
- che il DPR 275/1999, "Regolamento sull’autonomia", stabilisce (art. 1) che "il Piano dell’Offerta Formativa è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia(…)";
E CHE PERTANTO
 - le nuove articolazioni orarie, didattiche ed organizzative che si verrebbero 
  a determinare con l’istituzione del tutor e le modalità suggerite 
  dal decreto 59-04 stravolgerebbero il Piano dell’offerta formativa attualmente 
  in vigore, approvato dal Collegio dei docenti e dal Consiglio di Circolo
  Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà che in base alla normativa 
  tuttora vigente spettano ancora al Collegio dei docenti (D.L.vo 297/94, art. 
  7, comma 2: "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia 
  di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura 
  la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito 
  degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento 
  alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. 
  Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento 
  garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività 
  didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è 
  di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione 
  dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 
  7 . 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento 
  degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione 
  didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento 
  degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà 
  dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare 
  all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità 
  e agli obiettivi previsti dai programmi).
  Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà spettante in base alla 
  normativa vigente alla contrattazione nazionale (in materia di profili professionali, 
  mobilità, retribuzione, carriere) e d’Istituto che ha competenze 
  esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 
  del CCNL).
RILEVA ANCORA CHE
 -esistono sostanziali contraddizioni tra le indicazioni sull’entrata 
  in vigore del decreto disposte nei diversi articoli del decreto stesso;
  -le iscrizioni alle classi prime, negli scorsi anni scolastici, sono state fatte 
  con la normativa preesistente e sulla base di questa i genitori hanno formulato 
  la loro scelta;
  -diverse classi hanno iniziato e sviluppato un percorso pedagogico - didattico 
  connaturato ad una precisa modalità organizzativa;
  -i genitori al momento dell'iscrizione hanno scelto e ulteriormente confermato 
  per i loro figli un dato modello organizzativo ed il percorso specifico che 
  ne deriva;
  -non è possibile né in alcun modo funzionale l'applicazione retroattiva 
  di una disposizione di legge;
  -costituirebbe comunque grave danno al percorso cognitivo e affettivo dei bambini 
  la disgregazione e la destrutturazione di quell'insieme forte all'interno del 
  quale questo percorso è nato e cresciuto, insieme costituito dal team 
  modulare, dal gruppo classe, dalle modalità e dai tempi attuali di organizzazione 
  della didattica;
  -solo centrandosi sul proprio consolidato progetto la scuola ha gli strumenti 
  per offrire ai bambinia partire dal primo anno la certezza di un percorso educativo 
  d’apprendimento ricco e qualificato.
  TUTTO CIO’ CONSIDERATO il Collegio dei Docenti del
  II Circolo Didattico di Assemini (Cagliari), AVVALENDOSI: 
  - dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana;
  - delle prerogative sancite dal D.L.vo 297/94 ("potere deliberante del 
  collegio docenti in materia di funzionamento didattico... adeguamento dell'azione 
  educativa alle specifiche esigenze ambientali, coordinamento interdisciplinare, 
  collegialità");
  dei diritti sanciti dal DPR n° 275/99 (“Regolamento sull’autonomia") 
  che attribuisce alle Istituzioni scolastiche "autonomia didattica" 
  (ad esempio definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento 
  delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in 
  aree e ambiti disciplinari, ecc.) e "autonomia organizzativa" (cioè: 
  salvaguardia delle compresenze e della contemporaneità, impiego dei docenti, 
  modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa" 
  della scuola, ecc.), ed in particolare richiamandosi ai principi dell’art. 
  8 che consentono "l’adeguamento dell’organizzazione didattica 
  alle effettive esigenze formative senza condizionamenti connessi a modelli predeterminati 
  ed impartiti dall’esterno";
DELIBERA
-che le competenze delineate nell’art. 7 comma 5 del decreto legislativo in oggetto, spettano a tutti i docenti senza alcuna distinzione funzionale e/o gerarchica, poiché tutti i docenti hanno non solo pari dignità e libertà d’insegnamento, ma una formazione e un profilo professionale equivalente, attestati dalle leggi dello Stato (art. 3, art. 4, art. 5 del DPR n° 275/1999);
DELIBERA INOLTRE
 -di mantenere modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta 
  Formativa in vigore, ovvero con il documento su cui si fonda il patto tra scuola 
  e famiglie, fondato sulla contitolarità, sulla collegialità e 
  sulla conduzione paritaria delle classi e delle sezioni, sulla migliore utilizzazione 
  delle competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori 
  della scuola, sui progetti educativi attivati; 
  -di mantenere modalità organizzative le quali, sempre in coerenza con 
  il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, corrispondano anche al dettato 
  delle leggi dello Stato in materia di libertà d’insegnamento e 
  di parità di potestà organizzativa, didattica e metodologica tra 
  insegnanti; 
E RICHIEDE
il ritiro del Decreto Legislativo n° 59/04, attuativo della Legge 53/03 e l’abrogazione di quest’ultima; l’invio della presente delibera del Collegio dei Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo, ai quali si porge un pressante invito affinché i futuri progetti di aggiornamento e riforma dell’ordinamento scolastico si indirizzino per la via maestra seguita in occasione delle grandi riforme, ancora in vigore, per le scuole elementari e dell’infanzia: DPR 104\85, Legge 148\90, Nuovi Orientamenti del 1991, che videro il coinvolgimento del mondo della scuola e una congrua sperimentazione prima della loro adozione definitiva.
deliberato all’unanimità dal Collegio dei Docenti del 23 maggio 06
Il Collegio dei Docenti
  ESPRIME
  la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma Moratti 
  poiché essa:
- stravolge senza alcuna ponderata motivazione l’impianto organizzativo 
  e didattico della scuola elementare e media; 
  - riduce le risorse per la scuola;
  - produce un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i 
  contenuti educativi e culturali di alcune discipline attraverso le Indicazioni 
  nazionali, introducendone altre in un confuso quadro normativo ed organizzativo 
  e cassando nel contempo le ore d’insegnamento obbligatorie per ciascun 
  alunno;
  - istituisce la figura del tutor abolendo di fatto la contitolarità e 
  la collegialità tra docenti e creando una dannosa gerarchizzazione dei 
  ruoli;
  - prevede un’astratta e inattuabile personalizzazione dei piani di studio;
  - prevede l’istituzione del portfolio che oltre a ledere importanti elementi 
  della privacy costituisce un elemento di potenziale discriminazione tra gli 
  alunni; 
  - Istituisce l’anticipo che crea problemi organizzativi e solitamente 
  produce un effetto negativo sulle psicologie dei bambini;
  - crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
  - mira a ridurre pesantemente gli organici del personale docente e ata.
RICHIEDE al nuovo Governo, al nuovo Parlamento ed al competente Ministro, per quanto di competenza
L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE 53/2003 ed il ritiro del Decreto Legislativo n° 59/2004, attuativo di quest’ultima e delle varie Circolari Ministeriali che hanno cercato illegittimamente per via amministrativa di applicare ciò che non era applicabile.
Agli stessi organi si porge un pressante invito affinché i futuri progetti di aggiornamento e riforma dell’ordinamento scolastico si indirizzino per la via maestra seguita in occasione delle grandi riforme, ancora in vigore, per le scuole elementari e dell’infanzia: DPR 104\85, Legge 148\90, Nuovi Orientamenti del 1991, che videro il coinvolgimento del mondo della scuola e una congrua sperimentazione prima della loro adozione definitiva.
Si delibera, infine, l’invio della presente delibera del Collegio dei Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo.