Da "il manifesto, 13 gennaio 2007
Scuola, porte aperte ai privati
Il progetto Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni presenta
a Caserta un nuovo programma di finanziamento per le scuole pubbliche: saranno
equiparate fiscalmente alle Fondazioni. I presidi saranno affiancati da «comitati
esecutivi» per gestire i fondi
di Cinzia Gubbini
Roma
In qualche modo è la quadratura del cerchio, un inesorabile pareggiamento
dei conti: se il primo governo di centrosinistra aveva concesso finanziamenti
pubblici alle scuole private, il secondo concede finanziamenti privati a quelle
pubbliche. E' questo il progetto che ha in mente il ministro Giuseppe Fioroni,
presentato ieri al seminario della reggia di Caserta, e fulgido esempio del
pensiero liberal- riformatore. Sistema misto pubblico-privato, dappertutto.
Anche nella scuola. Se si vuole, un'idea radicale per cercare di dare una risposta
alla cronica mancanza di soldi nelle scuole di ogni ordine e grado, figlia dei
tagli indiscriminati al settore. Se si vuole, il compimento di un disegno che
viene da lontano, quando si cominciò a parlare di autonomia scolastica,
che con l'ultima Finanziaria è diventata «piena», cioè
anche economica. Ora il ministero della pubblica istruzione traccia una strada
ben precisa: le scuole statali saranno parificate - dal punto di vista fiscale
- alle Fondazioni, il che permetterà di accedere a agevolazioni fiscali
sia l'istituto, sia chi deciderà di devolvere fondi alla scuola. Ma non
solo. I dirigenti scolastici potranno avvalersi dell'aiuto di un «comitato
esecutivo» per gestire i fondi (tanto pubblici che privati) del quale
potranno far parte, oltre ai rappresentanti della scuola, anche quelli del territorio.
Leggasi: imprese, autonomie locali, e terzo settore. Dunque: da un lato si prevede
un regime fiscale agevolato per cercare di attirare maggiori fondi privati a
favore del sistema dell'istruzione. Si ragiona a viale Trastevere: perché
mai un privato dovrebbe dare soldi alla scuola, se poi non può neanche
avere delle agevolazioni fiscali? Ma non si tratta soltanto di un micragnoso
conto della serva. L'idea è di più ampio respiro. Poiché
l'ultima legge Finanziaria ha stabilito che non sarà più il ministero
centrale a pagare i conti delle scuole (ad esempio, le spese per le pulizie)
ma che ogni anno ogni singolo istituto riceverà i soldi necessari al
suo sostentamento, ci sono tutte le premesse per sostenere che non si possono
mettere tanti soldi in mano al dirigente scolastico. Attualmente, l'unica figura
«di governo» nella scuola. Dovrà gestire non più poche
migliaia di euro, ma molte (sempre considerando i bassi finanziamenti, ovviamente).
Quindi: aprire al controllo esterno, allargare la partecipazione. Non bastano
più i professori e gli studenti del consiglio di istituto. Meglio chiamare
a «condividere le responsabilità» anche le imprese del territorio
- che così faranno qualche versamento - il sindaco - magari firmerà
un assegno anche il Comune - e poi il «terzo settore» - da cui non
ci si aspettano oboli, probabilmente, ma nominarlo è una specie di mantra
positivo.
Il progetto presentato dal ministro, prevede anche un rilancio delle scuole
tecniche e professionali, mortificate dal precedente governo, innamorato della
«liceizzazione». Fioroni ha promesso la creazione di poli tecnici-professionali
in ogni provincia, e la istituzione di un albo nazionale per le qualificazioni
tecniche triennali. Un cambiamento di 360 gradi rispetto alla riforma Moratti.
Ma se l'ex ministro avesse provato a ipotizzare un ingresso delle imprese nella
scuola pubblica, si sarebbe scatenata l'iradiddio. Ora, invece, tutti esaltano
solo la prima parte del programma: cioè la defiscalizzazione. Contenti
i sindacati confederali: Cgil, Cisl, Uil. Certo, Enrico Panini, della Flc-Cgil,
lo definisce «un pannicello caldo», e chiedi maggiori fondi statali.
Solo Francesco Scrima della Cisl esprime perplessità sull'introduzione
di un «comitato esecutivo» che, dice, «è una materia
riguardante gli organi collegiali». Voce fuori dal coro, quella dei Cobas:
«Fioroni - dice il portavoce Piero Bernocchi - ha superato sulla strada
del morattismo anche la Moratti, immaginando una "scuola-azienda"
in competizione con gli altri istituti e in dipendenza dai potentati economici
e politici».
Andrea Ranieri, responsabile Sapere dei Ds, sostiene invece che «bisogna
riportare le cose alla loro realtà». Cioè: «Defiscalizzare
è sacrosanto: le scuole, in questo modo, saranno trattate come le realtà
del terzo settore». Sul previsto ingresso delle imprese nella gestione
dei fondi, puntualizza: «Prima di tutto è facoltativo. dopodiché
ritengo che la direzione sia quella giusta, perché non si può
pensare che i fondi siano gestiti soltanto dal preside. Certo - concede - è
una proposta da discutere in modo serio e approfondito». «Perplesso»
si dice Piero Folena del Prc: «Non credo che Fioroni pensi a una privatizzazione
della scuola pubblica - spiega - tuttavia quando si parla di donazioni private,
di comitati di gestione e di privati nella scuola pubblica si imbocca la strada
sbagliata».