Una folta (200-300), allegra e colorata delegazione di bambini, genitori ed insegnanti (compresa la maestra dei figli di Prodi, che frequentarono il tempo pieno) delle scuole bolognesi ha oggi pomeriggio aspettato Prodi venuto a S.Lazzaro (a Bologna) per l’inaugurazione di una mediateca. Il Presidente del Consiglio, sceso dall’auto, si è avvicinato ad alcune bambine, ha letto i due cartellini colorati (col fumetto di Titti: “Mi è semblato di vedele la Molatti... o era Fioloni?), ha sorriso e le ha bonariamente accarezzate. La loro mamma: “Nonno Prodi, vogliamo il tempo pieno!”. Presto circondato dagli altri genitori che reclamavano in coro “Tempo pieno! Tempo pieno!”, “Non vogliamo più essere presi in giro!” e simili si è poi congedato dicendo “Adesso vado a parlare con la vostra delegazione” (che era stata fatta accomodare all’interno della mediateca pochi minuti prima, quando era stato comunicato che Prodi aveva acconsentito alla richiesta di avere un’incontro).
La delegazione, consegnando una lettera (il cui testo è leggibile in questo sito, alcuni interventi precedenti questo) ha sottolineato puntualmente la grande contraddizione tra quanto promesso nel programma elettorale (ripristino del tempo pieno, investimenti sulla scuola “futuro del nostro Paese”, ecc. ecc.) e quanto invece concretamente fin qui operato (avvallo dello spezzatino orario, tagli di organici e di fondi, drammaticità della situazione finanziaria delle scuole, supplenti non pagati, ecc. ecc. ecc.), la delusione e la rabbia per il contrasto abissale tra le parole ed i fatti, la pretesa di impegni precisi ed atti immediati e concreti.
Il Presidente ha replicato con alcune frasi già molte altre volte sentite, tipo “ci hanno lasciato una situazione disastrosa”, “occorreva mettere i conti a posto per far ripartire l’economia”, “bisogna saper fare un passettino alla volta”, “non abbiamo tagliato tanto, solo aumentato dello 0,4 il numero medio degli alunni per classe”, ecc. Poi, leggendo su un pro-memoria, ha ripetuto alcuni impegni già anticipati il giorno precedente dalla viceministro Bastico nella cronaca locale di “Repubblica”, così sintetizzabili:
1. Faremo un progetto di legge dal titolo “Norme urgenti...” (per
avere un canale preferenziale nel dibattito parlamentare) per il ripristino
del tempo pieno come progetto educativo a 40 ore con le compresenze, aggiungendo
che ritiene il tempo pieno come “un modello educatvo indispensabile”.
2. Nel frattempo (leggasi organico di fatto) daremo mille insegnanti in più
(ndr. la Bastico il giorno prima parlava di 700) destinandoli prioritariamente
per le materne e per aumentare, per quel che ora si può (“un passettino
alla volta”), il tempo pieno con particolare attenzione allo Zen e alla
Campania...
La delegazione, dopo aver ovviamente replicato alle affermazioni sulla reale entità dei tagli e su tutto il resto, dopo aver risottolineato l’indecenza di non pagare i supplenti e di tenere le scuole pubbliche in miseria, dopo aver invano cercato di ottenere una data per il ripristino del tempo pieno (“Scelga lei il mese e l’anno, entro cui questa urgenza si realizzerà, ma ci dia una data”; “Non dipende da me, ma dal Parlamento”; “Ma spetta a lei spingere...”), dopo aver affermato che i bimbi che hanno richiesto il tempo pieno cominciano la scuola tutti comunque il prossimo settembre senza poter aspettare il turno del loro passettino, ha riaffermato con forza il principio del diritto al tempo pieno, da Aosta a Lampedusa (ovviamente passando per lo Zen) e si è congedata dal Presidente con le parole “Noi l’aspettiamo sui fatti e su quelli la giudicheremo”.
C’è da aggiungere che nel corso del suo discorso inaugurale della mediateca - mentre i nostri bambini guardavano un clown, ascoltavano musica e facevano merenda - Prodi, facendo riferimento alla nostra presenza, ha riconosciuto che esprimevano un tema – quello del tempo pieno- “importante”, ripetendo l’impegno a fare un disegno di legge urgente per darlo in prospettiva a tutti, anche se nell’immediato “occorre fare un passo alla volta perché non abbiamo le risorse sufficienti”.
CONSIDERAZIONI
Credo che le scuole di Bologna siano riuscite, grazie alla mobilitazione di
queste settimane (ed al fatto che continueremo), a rimettere al centro almeno
un tema (quello del ripristino del tempo pieno e del suo riconoscimento come
diritto per tutti) che c’era nel promesso programma elettorale; tema che
si era volutamente cercato di “dimenticare” (non so se solo per
necessità economica...) o addirittura seppellire.
Credo che ora che siamo riusciti a costringere il capo del governo in persona
a ricordarlo pubblicamente, sarà più difficile rimetterlo nuovamente
nel dimenticatoio.
E poiché è vero che il tempo pieno costa molto, come ogni cosa
di grande qualità, il riuscire a difenderlo e ad assicurarlo come diritto
per tutti coloro che lo vogliano, sia una buona chiave per scardinare la logica
di tutti i tagli alla scuola pubblica ed arrivare anche fino all’abrogazione
della legge Moratti che (con il suo primo decreto attuativo) ha cominciato proprio,
e individuato non a caso come primo obiettivo, dal tempo pieno,.
Ma è anche vero che se Bologna rimarrà da sola a difendere un
diritto di tutti e ad aprire una prospettiva per tutti, alla fine avrà
solo un privilegio (e sempre revocabile) solo per sé.
Per questo è importante essere in tanti il 21 aprile a Bologna, per andare
avanti con la forza di essere tutti insieme in tutta Italia.
Giovanni