... e allora prendete anche le nostre impronte
Roma, 26.06.2008
Oggetto: Comunicato in merito al disegno di legge sulla schedatura dei Rom e
Sinti
L’A.n.e.d. (Associazione nazionale ex deportati) di Roma esprime la più sentita riprovazione per il disegno di legge,che prevede la schedatura dei Rom e Sinti presenti sul territorio italiano, tramite la rilevazione delle impronte digitali come in uso per i criminali. Il provvedimento è particolarmente odioso e inaccettabile, perché rivolto anche ai bambini e a tutti i minori che, finora, anche se privi di documenti, hanno potuto frequentare la scuola pubblica del nostro paese. Il progetto di schedatura è, oltretutto, in totale contrasto con la Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo promulgata nel 1989 dall’O.N.U. e ratificata dallo Stato italiano.
Tale provvedimento richiama procedure di schedatura razzista utilizzate dai regimi nazifascisti durante il secolo scorso, per costruire archivi che miravano alla individuazione, emarginazione, concentrazione e conseguente deportazione di ogni minoranza e diversità.
Nel caso che questo provvedimento venisse approvato, l’intero Consiglio direttivo dell’Aned di Roma , chiede di essere schedato insieme ai Rom.
Aldo Pavia (Presidente)
Vera Michelin- Salomon (Vicepresidente)
Maurizio Ascoli
Stefano Batori
Sara Contardi
Grazia Di Veroli
Pupa Garribba
Eugenio Iafrate
Erminia Licitri
Rosa Melodia Scicchitano
Mirella Stanzione
Piero Terracina
Antonella Tiburzi
Claudia Zaccai
La banalità del male minore
Annamaria Rivera
il manifesto, 28 luglio 2008
Chissà quanti hanno potuto vedere il film di Eyal Sivan e Rony Brauman,
Un spécialiste. Portrait d’un criminel moderne, basato sulle immagini
realizzate durante il processo ad Eichmann. Più che dal libro famoso
di Hannah Arendt, al quale il film si ispira, è da queste immagini che
emerge in modo pregnante la mostruosa banalità del male: Eichmann, responsabile
dal 1941 al ’45 del rastrellamento, dell’evacuazione e del trasferimento
verso i lager di ebrei polacchi, sloveni e gitani d’Europa, ci è
restituito dalle sequenze del processo come un ometto normale, mediocre, ben
educato, che di eccessivo ha solo la fissazione burocratica e la propensione
conseguente a tradurre in eufemismi abomini e crimini sommi: il rastrellamento
è un “problema tecnico”, la deportazione è la “questione-trasporti”,
le morti nei vagoni blindati nient’altro che “deplorevoli inconvenienti”,
gli intoppi nella macchina della deportazione “inadeguatezze ed errori”
da correggere.
E’ a quelle immagini che ho pensato leggendo le dichiarazioni minimizzanti
del ministro dell’interno e dei suoi collaboratori a proposito della schedatura
e delle impronte digitali riservate ai Rom, bambini compresi, cioè di
un provvedimento che somiglia alle schedature razziste dei regimi nazifascisti,
finalizzate a costruire archivi per l’individuazione, segregazione, concentramento,
deportazione delle minoranze. "Vogliamo che i bambini vivano una vita normale,
in condizioni decenti, senza topi, senza essere obbligati all'accattonaggio
o a peggio ancora”, dichiara Maroni. E Mantovano, di rincalzo: “La
norma sulle impronte è finalizzata a identificare, se si perde un bambino,
chi siano i suoi genitori”. Tutto normale, no? Che c’è da
gridare allo scandalo? Perché l’Unicef, il Consiglio d’Europa,
il Garante della privacy, l’Aned, la Tavola valdese, Amos Luzzatto, qualche
esponente dell’opposizione, per fortuna raro e flebile, e i soliti scalmanati
difensori del “nomadi” s’indignano tanto? Certo, Maroni non
è Eichmann, non avendone neppure la meticolosità e l’aspirazione
al rigore amministrativo. Ma le misure che propone e l’ideologia con cui
le giustifica –esattamente quella del “male minore”, di cui
parlava Hannah Arendt- dovrebbero suscitare l’allarme corale dei cittadini
democratici. Non è così. E’ almeno dal 1991, cioè
dal trattamento alla cilena dei profughi albanesi nello stadio di Bari, che
governi di centro-destra e di centro-sinistra compiono atti e misure razziste
banalizzandoli e giustificandoli dietro formule burocratiche. E una buona parte
della società civile reagisce con l’indifferenza, la rimozione
o l’ideologia degli “italiani, brava gente”. Il razzismo è
un sistema che si costruisce cumulativamente, una “banalità”
dopo l’altra. Credo che oggi, con il governo di destra-destra e con la
saldatura fra razzismo “popolare” e razzismo istituzionale, siamo
giunti al suo compimento sistemico. La sinistra è indebolita dalla batosta
elettorale, si dice, non ce la fa a reagire. Che reagisca, allora, chiunque
ha a cuore la difesa dei diritti umani o la sorte dei bambini: che ognuno chieda
di essere schedato insieme ai Rom.