La notizia è ancora da confermare, ma se fosse vera andrebbe a colpire
ancora una volta i bambini. Dal meeting antirazzista di Cecina, l’Arci
lancia la notizia che i prefetti, su disposizione del ministero dell’interno,
avrebbero chiesto ai dirigenti scolastici l’elenco degli alunni frequentanti,
ma anche dei nuovi iscritti, stranieri e rom. La persecuzione dunque continua,
nonostante la condanna dell’europarlamento e le iniziative organizzate
in tutta Italia. Una disposizione ancora più odiosa, e altrettanto inutile,
visto che il ministero della pubblica istruzione rende noto ogni anno un rapporto
sugli alunni stranieri che frequentano gli istituti scolastici.
«L’elenco che Maroni, attraverso i prefetti, chiede alle scuole–dice
l’Arci–non si giustifica dunque se non con una volontà intimidatoria
nei confronti delle famiglie di ragazzi stranieri. Chiediamo ai dirigenti scolastici
di boicottare questa misura, disubbidendo all’imposizione dei Prefetti
in nome del diritto universale alla formazione scolastica, così come
previsto anche dalla nostra Costituzione». Parole dure anche da parte
della consigliera regionale Anna Pizzo, prima firmataria della nuova legge sull’immigrazione
del Lazio: «Se la notizia fosse confermata, sarebbe ad dir poco intollerabile
– afferma–si tratterebbe di una schedatura etnica ancora più
vergognosa, funzionale solo alle politiche di discriminazione e razzismo, che
rischia di disincentivare la scolarizzazione dei bimbi rom».
Nel frattempo, iniziano a trapelare le prime notizie sul censimento dei campi, che a Roma dovrebbe iniziare tra domani e giovedì «in gran segreto». Così ha voluto il prefetto, Carlo Mosca, che ha chiesto di blindare qualsiasi informazione sulla scaletta degli interventi, sulla date e sul luogo. Probabilmente inizierà da uno dei cinquanta campi abusivi e i primi risultati saranno resi noti non prima di venerdì. Per il momento manca ancora il via libera da parte del garante della privacy circa la legittimità delle schede da compilare: il «foglio notizie», realizzato per ciascun rom, sarà consegnato alla Croce Rossa e conterrà i dati anagrafici, quelli biomedici [fotografia, data e luogo di nascita, occupazione provenienza] e sanitari. A ciascun nomade sarà invece consegnata una tessera sanitaria. In attesa di notizie più certe, proseguono le iniziative organizzate in tutta Roma per contestare l’ordinanza del ministro dell’Interno. Gli scrittori per l’infanzia hanno scritto una lettera-appello «Gli altri noi», dove affermano che una misura come quella delle impronte digitali rende molto più complicato un aspetto essenziale della loro missione: «Proporre ai nostri piccoli lettori testi che parlano di solidarietà, di incontro tra i popoli, o narrano violenze e prevaricazioni subite dai loro coetanei come se fossero accadute nel passato e non potessero ripetersi mai più». Una mattinata trascorsa tra giochi, canti e balli di gruppo per dire «no alla rilevazione delle impronte digitali ai bambini rom e sinti», ha invece caratterizzato la giornata di ieri nel municipio V, che ha aperto le porte del suo giardino ai bambini rom residenti nel campo di via Candoni alla Magliana. Decine di bambini rom e sinti, accompagnati dai loro genitori, hanno preso parte a giochi di gruppo organizzati nel giardino antistante la sede municipale, a Villa Bonelli, ad animare la giornata all’insegna dello slogan «i bambini non si toccano» sono stati i volontari di numerose associazioni ed alcune sigle sindacali.
Nel campo di via Candoni, che nei giorni scorsi è stato indicato da alcune voci come la prima possibile tappa del censimento delle popolazioni rom e sinti della capitale, vivono oltre 600 persone, la maggior parte di loro sono alloggiate in dei container attrezzati. Gli abitanti del campo sono suddivisi in due nazionalità: 450 sono romeni mentre i restanti 150 provengono dalla Bosnia Erzegovina, dal 2002 i residenti di via Candoni si sono dotati anche di un codice etico che regolamenta le relazioni tra le due comunita’ nazionali. Alla manifestazione hanno partecipato anche il presidente del Municipio XV Gianni Paris, il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni e l’imam della moschea della Magliana Sami Salemail. «Questa giornata vuole essere un modo leggero per riportare i bambini rom a quella che dovrebbe essere la loro preoccupazione principale a questa età: giocare» ha commentato Gianni Paris, accompagnato a Villa Bonelli dalla figlia di 4 anni. «Tutta l’Europa ci sta guardando negativamente per questa vicenda – ha proseguito–il vero antidoto contro la violenza è proprio quello di fare conoscere le persone tra di loro. Il nostro territorio municipale ha una grande tradizione di senso civico e credo che anche oggi lo stiamo nuovamente dimostrando». Mentre Mirsal, rappresentante della comunità bosniaca residente nel campo di via Candoni, ha aggiunto che: «la comunità è contraria a questo provvedimento. Non capiamo perché i nostri bambini, solo perché rom, debbano essere schedati».