L’annunciata “riforma” della scuola della ministra Gelmini sta suscitando forti preoccupazioni che ci sentiamo di condividere, in particolare come donne che hanno a cuore i principi di autodeterminazione, autonomia e libertà femminile, così come la giustizia sociale, la laicità e la libertà di scelta in ogni ambito della nostra società.
Sembra chiaro che dietro “nobili” intenti di “miglioramento” della scuola la Gelmini è oggi chiamata a nascondere l’ennesima e sicuramente più devastante operazione di taglio al patrimonio pubblico e che il “ritorno al maestro unico” ha essenzialmente l’obbiettivo di “far cassa” eliminando progressivamente migliaia di posti di lavoro, ovvero stipendi da pagare.
A quale prezzo per la collettività ? Incertezza occupazionale per tanti maestri/e, espulsione definitiva per tanti precari/e della scuola (in stragrande maggioranza donne, tanto per dare impulso all'occupazione femminile !), ma anche, nonostante le rassicurazioni, una sostanziale riduzione della “quantità” del tempo scolastico pubblico, gratuito e (magari…) laico offerto ai bambini e alle loro famiglie, con un nuovo assalto –nei fatti- al tempo pieno. Per non parlare della qualità dell’insegnamento, concetto avvilito da chi mostra di considerare la figura dell’insegnante una sorta di mamma-supplente o un replicante del maestro ottocentesco del libro Cuore o un servizio di baby-parking (come al centro commerciale ?)…
Quest’ ennesima mossa per scaricare sulle spalle delle famiglie o genitori singoli responsabilità che dovrebbero attenere a uno spazio collettivo, pubblico, statale, anche a garanzia di pari opportunità per tutti significherà nei fatti “meno scuola per tutti”, con la differenza che chi avrà i mezzi potrà supplire alle carenze quantitative e qualitative del sistema scolastico pubblico rivolgendosi alle offerte del mercato privato, chi non li avrà dovrà “arrangiarsi”…
Oltre alla portata evidentemente “classista” di un’operazione che penalizza come sempre i settori economicamente più deboli, ci viene il sospetto che all’interno di questi potrebbero dover essere le donne a fare i salti mortali o a dover magari rinunciare al lavoro e alla propria autonomia economica per badare ai figli (o tutto lo stipendio lo diamo alla baby-sitter)… O, nel caso delle più giovani, a rinunciare ad avere figli sapendo di non poter contare su servizi un tempo garantiti…
Per l’ennesima volta ci troviamo a riflettere su come oggi per una donna conciliare l’aspirazione all’autonomia economica e alla propria indipendenza con il desiderio di far nascere e crescere un figlio è reso sempre più spesso impossibile e su come siano tanti e subdoli i mezzi per limitare la libertà delle donne e la messa in discussione di un modello familiare che in tempi di precariato selvaggio, di riduzione del potere d’acquisto e compressione di diritti e tutele una volta garantiti, diventa sempre più necessità di sopravvivenza piuttosto che scelta libera e soddisfacente.
Ancor più cupa ci appare la situazione quando la Gelmini prova a fornire qualche giustificazione “pedagogica” della “riforma”, con ragionamenti che rivelano l’eterna tentazione della sua parte politico-sociale di esercitare un controllo subdolamente autoritario sui comportamenti e sulle scelte, imponendo modelli peraltro anacronistici e superati che tendono ad assecondare le spinte sociali più regressive e superficialmente perbenistiche, senza scalfire di un niente la radice delle tante problematiche dell’attuale condizione giovanile: il caro maestro dei “bei vecchi tempi”, il grembiulino, il voto in condotta, ma anche, per dire del clima più in generale, l’inno nazionale e le relative “parate”, la polizia che accoglie come delinquenti con i cani antidroga i ragazzi al primo giorno di scuola…
E quando si giustifica il ritorno al maestro unico con la necessità dei bambini di un’”unica figura di riferimento” perché la presenza di più figure potrebbe risultare “disorientante”, ci ricordiamo che in fin dei conti sono le stesse “menti” dei proclami del family day su idilliaci “modelli unici e indiscutibili” di famiglia e di affettività e degli anatemi contro possibili “deviazioni”… quando invece in generale la realtà concreta che anche i bambini vivono è sempre più complessa, plurale e dovrebbe più efficacemente essere affrontata con un approccio adeguato e innovativo senza cercare scorciatoie in “miti” falsamente rassicuranti buoni solo a costruire un consenso spicciolo fondato su paure e angosce, chissà perchè, in crescita vertiginosa.
Per tutti questi motivi vediamo con favore le mobilitazioni e le iniziative di insegnanti, genitori, cittadini, sindacati e studenti contro il "maestro unico" e i contenuti di questa riforma, alle quali, nel nostro piccolo, ci associamo.
COLLETTIVO LIBERETUTTE TRIESTE
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