Onorevole Ministro Gelmini,
sono una neo-pensionata di scuola elementare, non più nella situazione
di “vivere” i cambiamenti, ma ancora troppo coinvolta emotivamente
per sentirmene lontana.
Tale condizione, mi sembra evidente, garantisce la mia assoluta imparzialità
nel considerare gli ultimi eventi nel mondo della Scuola: non ho nulla da perdere
e nulla da guadagnare, perciò non posso che essere sincera e obiettiva.
Sento di doverLe comunicare il mio pensiero, perché la mia coscienza
non mi permette il silenzio. Non mi illudo di sortire qualche effetto, ma voglio
esserci anch’io in questo frangente, insieme ai miei colleghi di ieri,
ai quali esprimo la mia più profonda solidarietà.
Onorevole Ministro, non Le parlerò del disagio che si prova, come categoria,
nel sentirsi oggetto che subisce, invece che soggetto attivo, di qualsivoglia
cambiamento: Lei è convinta di agire per il nostro bene (meritocrazia,
stipendi più alti…).
Non Le parlerò dell’ennesimo “colpo di spugna” che
la Scuola riceve da un nuovo Ministro: ormai siamo abituati a vivere gli sconvolgimenti
che accompagnano i cambi di potere.
Non Le parlerò del metodo non proprio democratico da Lei usato per imporre
una riforma eludendo il confronto civile: la forza (in questo caso numerica)
ha dominato sulla ragione, la prepotenza l’ha avuta vinta sul dialogo.
Non Le parlerò dell’inopportunità di ridurre il tempo-scuola
per i bambini di oggi, già così provati dallo sgretolarsi della
famiglia e dei suoi valori: probabilmente, Lei pensa che il maestro unico supplirà
egregiamente (miracolo o bacchetta magica?).
Non Le parlerò dell’equivoco fuorviante contenuto nel messaggio
“perché pagare 3 docenti se ne basta 1 per classe?”: sono
3 per modulo (= 2 classi), perciò l’esubero sarebbe di ½
docente per classe… Ma detto così fa meno effetto sull’opinione
pubblica!
No, non Le parlerò di tutto questo: lo hanno già fatto in tanti,
ben più autorevoli, e Lei non si è lasciata scalfire…
Le parlerò, invece, di quanto di meglio 40 anni vissuti nella scuola
come maestra mi hanno insegnato.
Le parlerò, onorevole Ministro, della ricchezza umana e professionale
del confronto fra noi colleghi del modulo, del nostro imparare ad essere gruppo
per affrontare le sfide del fare scuola.
Le parlerò della vittoria sulla solitudine professionale, che è
sempre mortificante, specie quando si assapora un fallimento educativo.
Le parlerò della conquista dello strumento “dialogo” durante
le ore di programmazione che Lei vuole abolire, uno strumento prezioso che diventa
costume di vita contro l’arroganza e la presunzione dilaganti.
Le parlerò della ragazzina cinese, completamente digiuna di italiano,
che imparò la lingua in tempi brevi grazie alla riorganizzazione mirata
delle ore di contemporaneità.
Le parlerò dei bambini diversamente abili, il cui progetto educativo
era condiviso e sviluppato per 30 ore a settimana, per tutte le 33 settimane
di un anno scolastico: collaborazione e rinforzo di competenze fra adulti, alternanza
di figure corresponsabili per una vera integrazione. Come e quando potranno
ora concordare gli interventi il maestro unico e l’insegnante di sostegno?
Le parlerò dei tanti bambini culturalmente svantaggiati che hanno goduto
delle attenzioni dovute grazie alla nostra pluralità. Difficile la “discriminazione
positiva” (dare di più a chi ha di meno) se si è da soli…
Mi fermo, onorevole Ministro. Aggiungo solo un’ultima riflessione sul
concetto di trasparenza e onestà intellettuale: per favore, non facciamo
passare per pedagogicamente opportuno e scientificamente provato ciò
che di pedagogico e scientifico non ha nulla! Chiamiamo le cose col loro nome:
RIFORMA = RISPARMIO.
Saremo più credibili.
Distintamente
Ebe Anastasio – maestra in pensione
San Severo (FG), 13 ottobre 2008