Cari studenti delle medie superiori
di Roma!
di Joe Pirjevec, già
professore di storia all'Università di Padova e Trieste
pubblicata sul Primorski Dnevnik il 12 febbraio 2009
La traduzione della lettera inviata dal prof. Pirjevec agli studenti romani che, accompagnati da Alemanno, sono giunti nella Venezia Giulia per celebrare la Giornata del ricordo.
Anche se mi trovo nel Kerala, nel sud del subcontinente indiano, mi è giunta comunque notizia del »viaggio di istruzione nella civiltà istriana, fiumana e dalmata« che effettuerete dal 12 al 15 febbraio. Il programma del viaggio mi informa che sarete ben 250 studenti, accompagnati dallo stesso sindaco Gianni Alemanno, da 50 docenti, da 30 giornalisti, dall'assessore alle politiche scolastiche e della famiglia, da alcuni funzionari del Comune di Roma e da dirigenti della Società di Studi Fiumani. Una vera e propria spedizione!
»Il viaggio ha un carattere prettamente culturale« recita ancora il comunicato »ed è rivolto alle giovani generazioni affinchè possano, attraverso la storia del confine orientale italiano, conoscere l'Europa del futuro«. Poichè non ho motivo di dubitare delle intenzioni degli organizzatori di perseguire con serietà gli obiettivi annunciati, sono certo che nel corso di questo viaggio avrete modo di scoprire molte cose riguardo alle culture slovena e croata, presenti sia in Istria che lungo la sponda orientale dell'Adriatico. Poichè, se così non fosse, il vostro viaggio risulterà ben lontano dallo spirito europeo e sarà piuttosto una riedizione delle vecchie tesi irredentiste e fasciste sulla totale assenza di una cultura e civiltà propri nei popoli slavi insediati da Trieste alle Bocche di Cattaro.
Sono inoltre convinto che durante la vostra prima tappa a Redipuglia sentirete narrare delle atrocità della prima guerra mondiale, in cui l'Italia entrò spinta da non celate ambizioni imperialistiche e senza aver subito minacce ne provocazioni di qualsiasi natura. Al Campo profughi di Padriciano verrà naturalmente sottolineato come il governo di Roma abbia sfruttato l'esodo degli italiani d'Istria per insediarli in territorio sloveno e creare così un corridoio etnicamente italiano fra la città di Trieste ed il Friuli, a danno ovviamente della popolazione slovena, che si ritrovò ridotta a minoranza sulla propria terra. Una riflessione in tal senso potrà farvi comprendere meglio come l'«esodo« non fu una tragedia esclusivamente italiana.
Quando poi proseguirete il viaggio alla »foiba« di Basovizza, sono certo che le vostre guide ricorderanno le atrocità della seconda guerra mondiale, richiamando la vostra attenzione sul regime fascista, che negli anni 20 e 30 del secolo scorso tracciò una ferita indelebile nella storia di questo nostro territorio, portando avanti in tutta la sua brutalità la politica di snazionalizzazione degli sloveni e dei croati. E vi racconteranno di come fu ancora una volta l'Italia ad aggredire il proprio vicino orientale, che questa volta era la Jugoslavia, sebbene essa non la stesse minacciando. Vi parleranno dei crimini commessi dall'esercito italiano nelle nostre terre, come anche del fatto, che una volta finita la guerra, il governo democratico di Roma, fondato sugli ideali della Resistenza, si rifiutò di consegnare i criminali di guerra italiani alle autorità jugoslave. Vi verrà indicata la stele commemorativa posta sulla “foiba” e evidenziato come lo spaccato della voragine ed il numero dei morti espresso in metri cubi presenti su di essa rispondano più ad esigenze di carattere propagandistico che non alla volontà di perseguire la verità storica. Vi racconteranno che alcuni ricercatori hanno fondati dubbi sul fatto che la »foiba« contenga oggi resti umani o altro, visti i recuperi effettuati dagli anglo-americani nel corso della seconda metà del 1945. E trovandovi a Basovizza sicuramente attraverserete la strada per porgere omaggio al monumento a Bidovec e compagni, primi combattenti antifascisti in Europa, fucilati da un manipolo di camicie nere nel settembre 1930.
Il giorno seguente farete visita alla comunità italiana di Pola e Fiume. I vostri ospiti richiameranno senz'altro la vostra attenzione sulla tragedia storica dell'Istria, dove per secoli avevano convissuto fianco a fianco due popoli che non si conoscevano reciprocamente. I »cappelli«, come avrebbe detto Niccolo' Tommaseo, non nutrivano per i »berretti«, cioè per gli »sc'iavi«, alcun rispetto, e questa è la ragione principale dell'uccisione di fascisti durante la seconda guerra mondiale e dell'esodo degli italiani dopo di essa. Provate ad immaginare il trauma subito da chi improvisamente si ritrovò governato da coloro che fino al giorno prima erano stati i suoi sudditi e servi, la cui lingua si era sempre rifiutato di conoscere.
L'ultimo giorno del vostro viaggio sarà dedicato a Trieste. Quando in città vi balzerà agli occhi la forte presenza di persone anziane, forse comprenderete il prezzo che la città fu costretta a pagare dopo il 1918, con l'annessione all'Italia. Quando poi, a fronte del manifesto bilinguismo presente in Istria, vi scontrerete con il monolinguismo di Trieste, capirete quanto la società locale rimanga bloccata in un vicolo cieco senza uscita. E quando vi soffermerete davanti al Narodni dom, la Casa di cultura slovena, per ricordare l'incendio che lo distrusse nel 1920, giungerete alla conclusione che con la politica del »sacro egoismo«, professata dagli irredentisti e dai fascisti, autori del rogo, sia impensabile poter costruire una patria europea comune.