Siamo a fianco del prof. Coppoli
Il Vaticano colpisce la laicità
della scuola usando PD e sindacati
Comunicato stampa Cobas scuola
Ingiustizia è fatta, l’integralismo clericale fa un altro minaccioso passo avanti nella scuola, il Vaticano ne colpisce la laicità usando PD e sindacati: questo dice l’intollerabile “sentenza” del Consiglio di disciplina del CNPI (Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione), poi messa in opera dalla Direzione scolastica regionale umbra e dall’Ufficio scolastico provinciali di Terni, che sospende dal servizio per un mese il professor Franco Coppoli di Terni, esponente dei Cobas scuola, per aver rimosso il crocifisso in classe all’inizio delle proprie lezioni, riappendendolo alla fine. Con motivazioni sacrosante Coppoli rivendica il diritto di non fare lezione sotto il simbolo di una confessione religiosa, invocando la libertà di insegnamento e la laicità della scuola pubblica. L’ordine di Giuseppe Metastasio, dirigente scolastico dell’ Istituto “Casagrande” di Terni ove Coppoli insegna, di non rimuovere il crocifisso è un atto discriminatorio ai sensi del d.lgs.216/2003: costringere un docente ad insegnare sotto un crocifisso impone infatti una posizione di inferiorità del docente non cristiano o non credente. Non esiste alcun obbligo del crocifisso in aula, essendo abrogate le norme fasciste, che lo inserivano tra gli arredi nelle scuole elementari e medie, con la sentenza della Cassazione del 1 marzo 2000. Più o meno nelle stesse ore, la Cassazione dava ragione a tutti coloro che, nei posti di lavoro e di studio, esigono che si ponga fine all’imposizione a tutti/e di un simbolo di una religione. I giudici hanno riconosciuto giusto il comportamento di Luigi Tosti, di L’Aquila, che si era rifiutato di svolgere udienze con il crocefisso alla parete, valutandone la presenza un atto di “discriminazione religiosa”.
Ma il preside dell’istituto Casagrande, i componenti del Consiglio di disciplina del CNPI, i dirigenti della DSR umbra e dell’USP ternano sono andati nella direzione opposta, con una motivazione grottesca: il crocefisso doveva restare nella classe non perchè ci sia alcun obbligo ma solo perché la maggioranza degli studenti lo voleva. Cosicché, d’ora in poi se la maggioranza degli studenti lo volesse, gli insegnanti dovrebbero fare lezione alla presenza di statue del Budda o della Trimurti e magari di foto di Berlusconi o di Gelmini. Peraltro, per settimane nessuno studente aveva obiettato al comportamento di Coppoli: salvo, all’improvviso, probabilmente “imbeccati” da integralisti cattolici, scoprire di esserne “turbati”.
Un mese di sospensione era il massimo delle sanzioni possibili; e la sua gravità appare ancor più clamorosa quando si pensi che, fino a pochi anni fa, alcuni docenti ed Ata, condannati dalla magistratura ordinaria per violenza sessuale se la sono cavata con sospensioni fino a dieci giorni; e che per un mese negli ultimi tempi è stata sospesa solo una preside condannata dalla magistratura per peculato, truffa, abuso d’ufficio e falsità ideologica. Ma altrettanto clamorosa è l’impronta politica e sindacale dei protagonisti di questo assalto clericale. Giuseppe Metastasio, il preside che ha avviato il procedimento (e che spudoratamente, in una intervista con tanto di foto a “La Nazione”, dichiara “quando arriva una punizione come questa anch’io mi sento sconfitto”) è candidato del PD alle primarie per la carica di sindaco di Terni e magari pensa che questa pubblicità gli sarà utile per ottenere il sostegno di quell’elettorato “moderato” che il suo partito insegue inutilmente. Nella stessa area stanno le dirigenze umbre degli uffici scolastici, mentre i membri del Consiglio di disciplina CNPI coprono l’arco dei sindacati legati al PD. Insomma, una folgorante dimostrazione dei motivi che hanno portato la cosiddetta “sinistra” alla subordinazione totale ai valori clerico-reazionari del berlusconismo, alla disgregazione e all’inutilità sociale che è di fronte agli occhi di tutti. L’attacco a Coppoli si inserisce infatti in un quadro caratterizzato dalle sistematiche ingerenze della chiesa cattolica nella vita politica italiana, delle quali abbiamo avuto scandalosi esempi nella tragica vicenda Englaro, di cui sono complici o succubi sia il governo sia la sedicente opposizione, che rendono l’Italia uno Stato confessionale e finanche teocratico.
Lor signori però non si illudano: questa battaglia è appena iniziata. Sulla laicità della scuola, sulla libertà di insegnamento i Cobas non molleranno un centimetro. Useremo tutti gli strumenti democratici, sindacali, politici e giuridici a nostra disposizione per ricacciare indietro l’assalto integralista alla scuola pubblica e per annullare questo intollerabile provvedimento.
Piero Bernocchi portavoce nazionale Cobas della scuola
Il crocefisso è un simbolo religioso
non un simbolo da usare a fondamento dei valori civili.
Comunicato 19 febbraio “Per la Scuola della Repubblica”
Le ragioni addotte dal professor Franco Coppoli per giustificare il suo gesto
di rimuovere il crocifisso nell’aula durante la sua lezione non hanno
convinto i cinque componenti del Consiglio di disciplina del Cnpi (Consiglio
nazionale della pubblica istruzione), che hanno espresso parere favorevole alla
sua sospensione per un mese dal servizio. La sospensione è stata inflitta
dal Direttore dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria.
Il procedimento è stato attivato in seguito alla denuncia del dirigente
scolastico dell'istituto Giuseppe Metastasio di Terni dove il docente insegna.
Il dirigente scolastico ha sostenuto pubblicamente di avere il dovere di fare
"rispettare la volontà degli studenti", di coloro che si erano
lamentati e che durante un’assemblea studentesca avevano ottenuto l’approvazione
di una mozione che vuole il crocifisso alle pareti.
E’ l’ennesimo episodio di una lunga contesa sulla strumentalizzazione
del crocifisso sottratto al suo profondo significato religioso e diventato,
secondo una sentenza del Consiglio di Stato che contraddice clamorosamente il
principio della laicità dello Stato, un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato
fondamento dei valori civili, che sono poi i valori che delineano la laicità
nell’attuale ordinamento dello Stato.
L’Associazione Per la Scuola della Repubblica e il Comitato Nazionale
Scuola e Costituzione, nello schierarsi a difesa del professor Coppoli, riaffermano
la loro denuncia di tale strumentalizzazione. Le due Associazioni, nel ribadire
che la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche non può essere
decisa da maggioranze variabili, richiamano la sentenza n. 439 / 2000 della
IV sezione penale della Corte di Cassazione che afferma l’incompatibilità
dell’esposizione del crocifisso nelle sedi statali con i principi costituzionali
di laicità e uguaglianza e col diritto alla libertà di coscienza
in materia religiosa. Giova inoltre ricordare che proprio in data odierna la
Corte di Cassazione ha concluso con l’assoluzione l’annosa vicenda
del giudice Luigi Tosti denunciato e sospeso dal proprio ufficio per aver rifiutato
di esercitare la funzione di giudice in un’aula alle cui pareti fosse
appeso il crocefisso.
Tutto ciò rende ancora più grave e incomprensibile il provvedimento
emesso contro il professor Franco Coppoli.
Roma, 19 febbraio 2009
Comitato “Per la scuola della Repubblica”
Interrogazione
a risposta scritta al Ministro dell'Istruzione, università e ricerca
e al Ministro per le Pari opportunità
di Marco Perduca e Donatella Poretti
premesso che:
il professor Franco Coppoli si è presentato, in data 11 febbraio 2009 - assistito da un rappresentante del sindacato Cobas - davanti al Consiglio di disciplina del Consiglio nazionale pubblica istruzione (Cnpi) e ha ribadito che non "non esiste alcuna norma che imponga la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole superiori. Le norme che lo prevedevano per gli altri istituti risalgono al 1924 e al 1928";
il professor Coppoli ha inoltre ribadito come la maggioranza di un'assemblea studentesca non abbia valore dispositivo in queste materie e ha insistito sul rischio che risiede nel tutelare la permanenza di un simbolo religioso a scapito di altri;
Coppoli annunciato le presentazione di un ricorso "per discriminazione nei luoghi di lavoro con l'obiettivo di chiarire una volta per sempre la presenza del crocifisso nei luoghi di lavoro";
considerato che:
in data 17 febbraio la Sesta sezione penale della Cassazione "ha annullato senza rinvio perché il fatto non sussiste"la condanna pari a sette mesi di reclusione inflitta dalla Corte d'Appello dell'Aquila nel maggio 2007 al giudice Luigi Tosti del Tribunale di Camerino, che si era rifiutato di svolgere le sue funzioni in presenza del simbolo religioso del crocifisso in aula. L'accusa era quella di interruzione di pubblico servizio ed omissione di atti d'ufficio;
Si chiede ai Ministri se siano personalmente a conoscenza dei fatti;
se, come riportato dalla stampa, ci siano per il professore Coppoli, dei fondati presupposti che possano condurre ad un provvedimento di licenziamento;
se non ritenga opportuno indagare sulle modalità di comportamento adottate dal dirigente scolastico nei confronti del professore Coppoli.
No ai crocefissi, per una scuola laica, pubblica e multiculturaleCOMUNICATO STAMPA COBAS, COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA - TERNI
Il 16 di Febbraio 2009, quasi 400 anni dopo il rogo di Giordano Bruno, e’
stata resa esecutiva la sospensione, da parte dell’U.P.S. di Terni, del
prof. Franco Coppoli, dopo il parere del CNPI del MIUR, che ha tenuto la sua
adunanza l’11 febbraio, nell’80º anniversario dei Patti Lateranensi
tra “l’uomo della provvidenza”,il fascista Mussolini, e Pio
XIº.
Il “provocatore” Franco Coppoli, come amabilmente lo ha definito
il suo Dirigente Scolastico, è stato punito per il suo “eretico”
comportamento di togliere all'inizio delle lezioni il Crocifisso dalla parete
dell'aula per rendere la classe un ambiente neutrale da simboli religiosi, laico
ed inclusivo.
Così avrebbe “posto in essere un comportamento in contrasto con
la volonta’ degli studenti”, ma il compito di un docente non e’
sicuramente quello di avallare decisioni che calpestano i diritti e le minoranze
e si configurano come discriminatori, bensi’ quello di porre in atto pratiche
educative che servano ad intraprendere percorsi di attivazione di coscienza
critica con i propri alunni. Ci chiediamo se, la maggioranza di un’assemblea
di classe decidesse di affiggere una svastica, o un altro simbolo, come dovrebbe
comportarsi un docente.
La questione apre scenari pericolosi: richiamarsi alla volonta´’
(della maggioranza) di un assemblea studentesca, senza assumersi le responsabilita’
del proprio ruolo -come ha fatto il Dirigente Scolastico- apre scenari pericolosi
di conteggi e stigmate identitarie nelle nostre classi, che dovrebbero costruire
una societa’ multiculturale e inclusiva delle differenze e non creare
potenziali sitruazioni di scontro o di imposizione di simboli identitari in
posizioni dominanti. La dittatura della maggioranza e’ dietro l’angolo,
ricordiamo che democrazia e’ tutela delle minoranze, soprattutto nell’ambito
delle liberta’, altrimenti si rischia lo stato etico o clericale di fascista
memoria.
Ci pare grave per gli studenti la sospensione dalla docenza del prof. Coppoli,
tra i quali ci sono alunni di una Vª classe, che dovranno affrontare gli
esami di Stato. Piu’ che la scelta laica del docente e’ stato l’atteggiamento
del Dirigente e le sue conseguenze disciplinari che influiscono negativamente
sul profilo formativo dei ragazzi.
Invitiamo a tener conto della “volonta’” degli studenti non
quando fa comodo, per strumentalizzarla, ma quando si esprime per gestire in
piena autonomia formativi percorsi autorganizzati, di cogestione, autogestione
o occupazione, magari per protestare contro le pericolose riforme poste in atto
dai governi degli ultimi 15 anni, che stanno avendo la “soluzione finale”
nella devastazione della scuola pubblica prospettata dalla “riforma”
Gelmini. E’ sicuramente piu’ economico fare una “neocrociata”
confessionale che non impegnare fondi e personale nel sapere pubblico, critico
e per tutti. Ricordiamo che nei prossimi anni saranno oltre 180.000 i docenti
e gli ATA precari espulsi dalla scuola dal governo Berlusconi, lavoratori che
da anni garantiscono il funzionamento delle nostre scuole.
Inoltre visto che nel nostro paese non dovrebbe esistere una religione di Stato,
ne’ sussistono norme rispetto all’affissione del crocefisso nelle
scuole superiori -mentre sono stati abrogati i fascisti Regi Decreti, di stampo
albertino, che riguardavano scuole elementari e medie- ci sembra pericolosamente
populista appellarsi non alle norme ma alle maggioranze: chiediamo quali norme
avrebbe violato il prof. Franco Coppoli nel rendere laica e non confessionale
la sua classe togliendo il crocefisso.
Annunciamo il ricorso al Giudice del lavoro contro la sua sospensione e la presentazione
di un ricorso per discriminazione nei posti di lavoro, insieme all’U.A.A.R.,
al Tribunale di Terni, certi dell’affermazione del diritto ad una scuola
laica e non confessionale, come riconosciuto nelle settimane scorse dal tribunale
spagnolo di Valladolid che ha imposto la rimozione dei crocefissi dalle aule
scolastiche in quanto influenzano gli alunni in formazione e configurano il
pericolo di mettere in stretto rapporto lo Stato con la chiesa cattolica. Anche
la sentenza, del 16 febbraio…, che ha riconosciuto la validita’
della scelta del magistrato di Camerino Luigi Tosti di poter avere aule del
tribunale senza crocefissi ci fa ben sperare nell’affermazione di questo
principio di civilta’ laica riconosciuto ed affermato in tutta Europa.
Infine sembra che il Dirigente Scolastico si presentera’ alle prossime primarie del Partito Democratico e che siano state raccolte nei locali scolastici firme in supporto a tale candidatura. Se cio’ fosse vero, ci parrebbe, questa si, una grave violazione dei locali, delle relazioni e delle funzioni scolastichei, se non a livello legale, sicuramente etico ed educativo.
Al Casagrande di Terni Franco Coppola stacca
il simbolo durante le sue lezioni E' stato denunciato dal preside. I Cobas lo
difendono e protestano "Niente crocifisso nelle mie ore" E il prof
rischia il licenziamento
Articolo di Repubblica di SALVO
INTRAVAIA
CASAGRANDE (TERNI) - Rischia il licenziamento per avere tolto il crocifisso dal muro durante le sue lezioni. Domani mattina, il professore Franco Coppoli dovrà spiegare ai componenti dell'organo di disciplina del Cnpi (il Consiglio nazionale della pubblica istruzione) perché nel corso delle lezioni che tiene all'istituto professionale Casagrande di Terni preferisce staccare dal muro il crocifisso, riappendendolo alla parete a conclusione delle sue ore.
Per il suo comportamento il docente è stato denunciato dal preside dell'istituto, Giuseppe Metastasio, alla Procura della repubblica e adesso rischia un provvedimento disciplinare che può andare dalla semplice "censura" alla risoluzione del rapporto di lavoro: il licenziamento, appunto.
Il fatto, che risale all'inizio dell'anno scolastico, in principio non ha creato proteste tra gli studenti. Poi, alcuni di loro si sono lamentati e durante una assemblea studentesca è passata la mozione che vuole il crocifisso alle pareti. Ma il professore Coppoli non ha ceduto e il dirigente scolastico, che ha sostenuto pubblicamente di avere il dovere di fare "rispettare la volontà degli studenti", gli ha intimato di non rimuovere più il simbolo religioso dal muro minacciandolo di prendere provvedimenti disciplinari.
Coppoli è anche rappresentante sindacale "rivendica la libertà docente di non fare lezione sotto un simbolo appeso dietro la cattedra, di una specifica confessione religiosa, invocando la libertà di insegnamento, la libertà religiosa e la laicità dello Stato e della scuola pubblica previste dagli articoli costituzionali".
Secondo Piero Bernocchi dei Cobas "l'attacco discriminatorio a Coppoli
si inserisce in un quadro caratterizzato dalle sistematiche ingerenze della
chiesa cattolica nelle vita politica italiana, di cui abbiamo avuto eclatanti
dimostrazioni in questi giorni - continua Bernocchi - con la presentazione da
parte del governo prima di un decreto legge e poi di un disegno di legge, scritti
sotto la dettatura del Vaticano, che puntavano a invalidare una sentenza della
Corte di Cassazione e a violare pesantemente la tutela delle libertà
personale di una donna da 17 anni in stato vegetativo irreversibile". Per
i Cobas "essendo abrogate le norme fasciste che inserivano il crocifisso
tra gli arredi scolastici nelle scuole elementari e medie, non esiste alcuna
norma che preveda l'obbligo del crocifisso in aula".
(10 febbraio 2009)
Lancio Ansa 10 febbraio: SCUOLA:
PROF 'NO CROCIFISSO' RIVENDICA, AGITO CORRETTAMENTE
(ANSA) - PERUGIA, 11 FEB - Ha rivendicato la correttezza del proprio operato
da un punto di vista normativo ed etico il professor Franco Coppoli comparso
oggi pomeriggio davanti al Consiglio di disciplina del Consiglio nazionale pubblica
istruzione (Cnpi), a Roma, in seguito alla controversia legata alla sua decisione
di togliere il crocifisso dall'aula durante le lezioni di italiano e storia
all'istituto professionale per il commercio Alessandro Casagrande di Terni.
Erano stati gli studenti, riuniti in assemblea, a chiedere di lasciare al suo
posto l'immagine religiosa, rivolgendosi al preside. Ne e' nata una controversia
nell'ambito della quale l'Ufficio scolastico provinciale ha chiesto l'adozione
di un provvedimento disciplinare (che sara' eventualmente adottato sulla base
del parere del Cnpi) nei confronti di Coppoli per gli effetti del suo gesto
sugli alunni.
Oggi il docente - assistito da un rappresentante del sindacato Cobas - ha
rivendicato per oltre un'ora davanti al Cnpi la correttezza del proprio comportamento.
In particolare ha sostenuto che ''non esiste alcuna norma che imponga la presenza
del crocifisso nelle aule delle scuole superiori''. ''Le norme che lo prevedevano
per gli altri istituti risalgono al 1924 e al 1928 - ha detto Coppoli - e sono
state eliminate, o stanno per esserlo, in base alla semplificazione legislativa
introdotta dal ministro Calderoli''. Secondo il docente, poi, da un punto di
vista etico ''far decidere agli studenti a maggioranza sui simboli da tenere
il classe non e' un obiettivo della didattica''. ''Il rischio - ha aggiunto
- sarebbe infatti quello di creare una guerra civile tra ragazzi di religioni
o culture diverse. Le differenze devono essere motivo di inclusione e non di
esclusione''. Coppoli ha infine annunciato che si accinge a presentare un ricorso
al tribunale di Terni un ricorso ''per discriminazione nei luoghi di lavoro
con l'obiettivo di chiarire una volta per sempre la presenza del crocifisso
nei luoghi di
lavoro''. (ANSA).