Al Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca
Alla Direttrice Generale dell’Ufficio Scolastico del Lazio
Ai consiglieri del Municipio XIX
A tutti gli organi di stampa interessati

Oggetto: circolare ministeriale Commemorazione dei sei soldati morti a Kabul

La prima reazione è stata di incredulità.
Ma veramente sta accadendo che un invito venga considerato obbligo? Che non si rifletta a fondo sul contenuto dell'invito stesso e, di conseguenza, su come calarlo nei diversi ordini di scuola? Che dalla nostra libera decisione di non accoglierlo in quanto docenti di scuola primaria e di scuola dell’Infanzia, sia seguito, nell'ordine: 1) un gran vociare di giornali; 2) un attacco gratuito ed infondato alla nostra Dirigente Scolastica da parte dei consiglieri del Municipio XIX; 3) l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti della nostra Dirigente Scolastica da parte del Ministero?
E allora non possiamo più pensare di trovarci di fronte ai soliti proclami di bassa qualità, aventi il semplice intento di curare l'immagine che si vuole dare di sé. Ci troviamo a che fare con azioni irrispettose della nostra professione, di noi che dedichiamo la nostra vita professionale a pensare veramente ai bambini, a guardarli e ascoltarli per cercare di capirli.
Di fronte all'ignoranza e alla rozzezza di pensiero è bene far conoscere per iscritto quelle che sono le nostre convinzioni, facendo qualche passo indietro, perché solo cercando di capire ciò che è successo, con libero sguardo e libera mente, si può costruire sul serio qualcosa di buono e sensato per questa povera scuola.
PERCHÉ ABBIAMO DETTO NO AL MINUTO DI SILENZIO
“Per onorare e ricordare i militari caduti ieri nella missione di pace, si invitano le SS.LL a promuovere nelle scuole occasioni di riflessioni e di solidale partecipazione, osservando alle ore 12,00 di lunedi p.v., in concomitanza con i funerali solenni, un minuto di silenzio.”
Lunedì 21 settembre 2009 noi, gli insegnanti del 1° Circolo di Roma, non abbiamo raccolto l’invito del Ministro Gelmini.
Non lo avremmo comunque raccolto nemmeno se la circolare fosse arrivata in tempo.
Nella nostra scuola siamo abituati a pensare, a riflettere, a prendere decisioni ponderate insieme, fra colleghi, con la nostra Dirigente.
Dietro la nostra decisione non si nasconde una volontà sovversiva, bensì una radicata consapevolezza del nostro ruolo educativo.
Siamo educatori, coscienti del fatto che ogni nostro intervento debba essere frutto di continue riflessioni e confronti. È questo che quotidianamente cerchiamo di fare, con la massima serietà e con il massimo rispetto nei confronti del mondo infantile.
Un mondo che conosciamo bene, non solo perché oggetto dei nostri studi , ma soprattutto perché è il mondo che ogni giorno incontriamo. Sappiamo interpretare gli sguardi dei nostri bambini.
Educare all’emotività significa aiutare i bambini a nominare, comprendere, accettare e condividere le proprie emozioni perché possano crescere nel rispetto dell’altro. E’ quello che facciamo costantemente nel nostro lavoro, utilizzando tutti gli strumenti che ci possono essere d'aiuto: gli strumenti della cultura. I nostri bambini vogliono sentire le nostre parole, le nostre spiegazioni, le nostre rassicurazioni ma, soprattutto, hanno bisogno di essere ascoltati, hanno bisogno di tirar fuori il loro mondo.
Per questo abbiamo detto No al minuto di silenzio!
Crediamo che per formare cittadini cooperativi , solidali e rispettosi siano necessarie ore e ore di parole. Per questo abbiamo preferito contrapporre alla politica del “minuto di silenzio” la pedagogia delle “ore di parole”.

Gli insegnanti
Il personale ATA
del 1° Circolo Didattico “Pietro Maffi” Roma