Ciao Davide
Questa mattina ci ha lasciato il caro amico Davide Montino. L'improvviso
e inaspettato aggravarsi delle sue condizioni si è verificato quando
pensavamo che la lotta che stava combattendo contro la grave malattia avesse
superato il momento più critico e già speravamo e progettavamo
di rimetterci presto a ricostruire insieme, dietro la sua guida esperta, altri
periodi e aspetti cruciali della storia della scuola italiana.
Aveva solo 37 anni. Siamo vicini alla amica e sua cara compagna Paola.
Difficile in questo momento tristissimo rendere merito alla statura dello studioso
che è comunque attestata dalle numerose pubblicazioni. Vogliamo però
ricordare alcune caratteristiche del suo modo di intendere la ricerca storiografica
che ce lo hanno reso amico e hanno fatto sì che insieme si percorresse
un piccolo e avventuroso percorso di ricerca e aggiornamento sulla scuola fascista.
Lo contattai sei anni fa, su suggerimento di Quinto Antonelli, per partecipare
ad un convegno di aggiornamento del Cesp sulla scuola fascista: aderì
immediatamente con profondo entusiasmo. Aveva una grande disponibilità
e piacere nel lavorare a contatto con gli insegnanti; riteneva, a ragione, che
la propria ricerca acquistasse ancor più senso nel continuo confronto
con la scuola reale. Quando, al termine dell'iniziativa, gli prospettai di provare
a costruirvi attorno un volume mettendo insieme le competenze degli studiosi
e degli insegnanti che vi avevano partecipato, ne fu subito entusiasta e vi
lavorò poi con grande generosità; basti pensare a come si sia
sobbarcato il compito di dare completezza al volume, integrandolo di alcuni
temi che ritenevamo imprescindibili e che rischiavano di rimanere non adeguatamente
trattati. Il volume, ci teneva sempre a ribadirlo, doveva rimanere in equilibrio
tra la serietà storiografica e la necessaria utilizzabilità a
scuola, nelle mani di quegli insegnanti e studenti cui la sua idea di ricerca
sempre, in ultima istanza, si indirizzava.
Il suo sguardo sulla storia della scuola è sempre stato attento e capace
di ricostruire l'apparato ideologico rappresentato dall'istituzione e dagli
educatori; eppure Davide non si fermava qui. Forte dell'insegnamento dei suoi
maestri, nella ricerca cercava sempre di “aggirare” l'istituzione
per trovare, per quanto possibile, al di là di essa, le voci sommesse
di chi stava dietro i banchi, riportandole così alle nostre orecchie.
Questa sua attenzione alle fonti della soggettività, ai quaderni, alle
“scritture infantili”, arricchiva il suo sguardo sul passato e lo
metteva in continuo contatto con quelle cantine, quei solai, quei polverosi
archivi scolastici, insomma: quei luoghi della memoria individuale che lui cercava
di strappare alla lettura “curiosa” o semplicemente aneddotica ridando
loro dignità storiografica.
Infine, ogni sua ricerca sul passato era animata da un fortissimo investimento
sul presente e sulle sorti della scuola pubblica nazionale, martoriata dall'incompetenza
e dalla volontà di smobilitazione dei nostri recenti governi. Questo
sguardo engagé, “politico” in senso alto, ci ha resi una
volta di più compagni nelle quotidiane battaglie contro i tagli e le
ideologie deputate a mascherarli, dal maestro unico al grembiule.
Gianluca Gabrielli e il Cesp
5 dic 2010