Questo come forma di lotta contro lo sfascio della scuola pubblica, provocato dalla legge 133/2008 (piano programmatico del Ministero dell’Istruzione di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze), dalla legge 169/2008 (disposizioni urgenti in materia di istruzione e università) e dal decreto legge 78/2010 (misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica).
Contro il taglio di ore e materie, contro l’aumento del numero di alunni per classe, a scapito della didattica, ma anche della sicurezza.
I tagli in tre anni ridurranno di circa 150.000 unità gli organici del comparto scuola, saranno negati 8 milioni di Euro di finanziamento all’istruzione, saranno espulse definitivamente dalla scuola decine di migliaia di docenti e ATA precari.
La protesta è anche contro il generalizzato attacco al lavoro nel comparto, che si concreta nel mancato rinnovo del contratto di lavoro (gli stipendi sono già i più bassi in Europa), nella cancellazione di tre anni dalla progressione di carriera (scatti di anzianità), nello spostamento di un anno della pensione di anzianità e nel pensionamento a 65 anni per le donne. Questi provvedimenti assumono chiaro senso persecutorio, nei confronti di una categoria che ha per lungo tempo dimostrato senso di responsabilità, garantendo la funzione didattica nonostante i tagli occupazionali e di risorse.
Con delibere dei collegi docenti
o con mozioni di affollate assemblee sindacali indette dalle R.S.U. di istituto
il personale della scuola si astiene dalle attività non previste dal contratto di lavoro, in particolare deliberando:
- di non inserire i viaggi di istruzione, gli stage linguistici, le visite guidate nella programmazione di Istituto per l’anno scolastico 2010-2011;
- di limitare il proprio impegno essenzialmente alla didattica di aula, non effettuando tutte le attività non retribuite che si svolgono al di fuori dell’orario di servizio;
- di non svolgere lavoro straordinario (ore di supplenza o eccedenti l’obbligo contrattuale), colmando i vuoti creati dall’espulsione del personale precario;
- di studiare per il prossimo anno scolastico forme di non adozione dei libri di testo, proponendo lo scambio dei libri e l’adozione di dispense, per incidere sul business dell’editoria scolastica.
IL BLOCCO DELLE VISITE E DEI VIAGGI DI ISTRUZIONE (la manovra estiva di Tremonti ha abolito la diaria per le visite all’estero) sta già ottenendo grande riscontro. Vari operatori turistici – ad esempio il Consorzio Turistico della Carnia (UD) – lamentano le disdette per la tradizionale “settimana bianca” da parte delle scuole. Il turismo scolastico vale 375 milioni di Euro all’anno, di cui neppure uno scivola nelle tasche di quanti nella scuola organizzano le visite e accompagnano i ragazzi.
I lavoratori della scuola, docenti e ATA, si stanno attrezzando per una lunga stagione di protesta e di mobilitazione, individuando anche nuove e articolate forme di lotta che vadano oltre lo sciopero tradizionale – che resta strumento di agitazione imprescindibile -, ma che siano visibili ed efficaci.
Venezia, 25 ottobre 2010 La Rete di Scuole della Provincia di Venezia