Il giudice ha annullato il decreto di citazione in giudizio
in base al quale, stamattina, il Tribunale di Bologna avrebbe dovuto giudicare
i due docenti, attivisti dei Cobas, accusati di aver promosso un presidio contro
i tagli alla scuola nel 2010. Il loro avvocato, Mario Marcuz, ha sollevato una
questione di nullità per il decreto riguardante entrambi gli accusati.
In un caso perche’ non era stata indicata in concreto la condotta per
cui al docente veniva contestato il capo d’accusa, nell’altro perche’
al prof veniva imputato di aver preso la parola durante la manifestazione con
un megafono, ma, ribadisceMarcuz, “ci sono due sentenze della Corte costituzionale
in cui si chiarisce che questa condotta non e’ un reato”. Il giudice
ha accolto la richiesta di annullamento, chiedendo al pm titolare del fascicolo
di riformulare il decreto di citazione in giudizio. Cosa che, precisa Marcuz,
non e’ obbligatoria: l’accusa potrebbe anche decidere di lasciar
cadere il caso prima che intervenga, fra due anni, la prescrizione.
Prima dell’udienza, sulla vicenda si era espresso il Cesp: “E’
significativa la coincidenza dell’udienza del processo di chi ha manifestato
contro i tagli alla scuola pubblica con l’ultima settimana di campagna
sul referendum bolognese in cui la difesa della scuola pubblica è nelle
mani sei singoli cittadini e associazioni contro tutte le forze politiche e
la curia, vergognosamente unite nel difendere i finanziamenti incostituzionali
alle scuole private [da www.zic.it]