Macché Buona scuola!!!
Le mozioni bolognesi contro il progetto Renzi

Cresce la presa di parola dei docenti e dei genitori contro la Buona (!?!) scuola di Renzi, al di fuori dei format rigidi e pubblicitari del governo. In quasta pagina vorremmo raccogliere le prese di posizione del mondo della scuola bolognese che speriamo siano di stimolo a tutti per non rimanere silenti di fronte all'ennesimo attacco alla Scuola Pubblica

Documento Collegio Docenti IC 19

Documento Collegio Docenti IC 3

Documento docenti IC 9

Documento Collegio Docenti DD Castel San Pietro

Documento dell’assemblea sindacale del Liceo Copernico

Documento dell’assemblea sindacale dell ’I.C. 8

Delibera del Collegio dei docenti IC 10

Collegio dei Docenti dell'IC 19 di Bologna

Il Collegio dei Docenti dell'IC 19 di Bologna, riunito in data 13 novembre 2014, in relazione al documento "La buona scuola" su cui e' stato chiamato a riflettere da Governo, MIUR e USR, dopo un’analisi di tale documento, esprime disappunto per il tono e le parole usate nel documento in questione (grigiore, scelta della scuola per il posto fisso, ripetere per decenni lo stesso compito in classe…) per raccontare la scuola pubblica italiana e il lavoro dei docenti che l’hanno portata avanti mantenendone alta la qualità, e seguendo con impegno e determinazione tutti gli alunni e gli studenti,nessuno escluso, nonostante siano stati tagliati fondi per 8 miliardi di euro, ci siano classi sempre più affollate, ci siano alunni Dsa e Bes senza alcun sostegno, non ci siano risorse adeguate per coprire il lavoro accessorio, non ci siano aggiornamenti gratuiti per la formazione in servizio, il contratto sia bloccato da 7 anni. Esprime inoltre profonda preoccupazione per i seguenti aspetti della proposta di riforma, di cui giudica negativamente le ricadute culturali, didattiche e professionali:

  1. Il piano interviene unilateralmente su una serie di questioni che sono oggetto del CCNL e della Contrattazione Nazionale di 2° livello (progressioni stipendiali, mobilità del personale, attribuzione degli incarichi aggiuntivi);

  2. La proposta di riforma dequalifica la professione docente e peggiora le condizioni di insegnamento a causa

    • della mancanza di investimenti nella scuola pubblica. I soli fondi disponibili sono volti esclusivamente all'assunzione di 150.000 precari, atto dovuto in quanto il mantenimento del precariato nelle forme attuali è in contrasto con le norme europee. Per questo motivo e' in atto una procedura di infrazione, che con molta probabilità avrà come esito l'obbligo di assunzione;

    • della cancellazione degli scatti di anzianità;

    • del mantenimento del numero eccessivamente alto di alunni per classe;

    • del rischio dell'utilizzo di nuove/i docenti dell'organico funzionale per coprire le assenze brevi delle/dei loro collegh*;

    • di carichi di lavoro aggiuntivi (a parità di stipendio) che andranno a discapito della qualità dell’insegnamento

    la proposta di riforma, prevedendo i cosiddetti “scatti di competenza”, introduce una pericolosa competizione tra docenti, invece di rafforzare la cooperazione che è fondamentale dal punto di vista didattico ed educativo; i docenti infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti a competere tra di loro per accumulare “crediti” e quindi maggiori carichi di lavoro, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;

Anche se sottoposta a tagli continui, a carenza di risorse e al deterioramento del riconoscimento sociale della figura dell'insegnante, la scuola ha saputo mantenere nel tempo la capacità di far fronte a tutte le richieste che la società ha posto, rimanendo un'istituzione credibile per i cittadini e un ambiente dove è stato possibile trovare risposte alle esigenze culturali e sociali. Questo grazie e soprattutto alla cooperazione che è fondamentale nel lavoro tra i docenti: condivisone nelle scelte, nei carichi di lavoro, nei percorsi da intraprendere e condivisione di responsabilità.

Il principio pedagogico vincente della collaborazione tra pari che gli insegnanti praticano nelle aule, vale anche per i docenti: nella scuola le logiche di “vincitori e perdenti” non sono produttive, se si desidera diffondere l'eccellenza tra gli insegnanti li si dovrebbe incentivare a collaborare piuttosto che a competere.

Nella società del “tutti contro tutti”, la scuola pubblica deve rimanere il baluardo di valori come solidarietà, uguaglianza, collaborazione.

Non siamo favorevoli alla creazione di insegnanti di seria A e di serie B, con la conseguente creazione di scuole di serie A e di serie B su un modello anglosassone che ha ripercussioni negative sulla società e addirittura nei quartieri dove le singole scuole vengono a trovarsi, con la creazione di quartieri ghetto.

E come convincere i genitori ad accettare che i propri figli abbiamo insegnanti di categoria inferiore, il 33% dei docenti , cioè i “non meritevoli”?

  1. la proposta di riforma pregiudica – come il vecchio DDL Aprea – la collegialità delle istituzioni scolastiche, riducendo tra l'altro il peso della componente docenti negli OO.CC., a vantaggio del Dirigente e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso;

  2. la proposta di riforma introduce nelle scuole un nucleo di valutazione interno che, utilizzando prioritariamente i parametri dell’INVALSI, dovrà obbligatoriamente individuare tra i docenti un 66% di “meritevoli” e una restante percentuale di “non meritevoli”, con quote fisse che rispondono a criteri meramente contabili e prescindono dalla qualità reale della didattica per l’assegnazione degli scatti stipendiali;

  3. la proposta di riforma prevede un aumento dei poteri del dirigente scolastico, secondo un criterio proprio di una logica di concorrenza aziendalistica: potrà infatti chiamare nel corpo della scuola i docenti più graditi. Si configura quindi il rischio di creare tante scuole che discriminano sulla base dell'orientamento ideologico, appiattite sulla visione educativa della dirigenza, in palese violazione della libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione;

  4. la proposta di riforma comporta il fatto che lo stato abdica all'impegno sancito dalla Costituzione di garantire a tutti i cittadini una formazione adeguata, affermando che le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti. Questo apre ai finanziatori privati, che entrano nella scuola condizionando le scelte didattiche sulla base delle loro esigenze.

  5. La proposta di riforma prevede la perdita di titolarità nel proprio istituto: con l’organico funzionale, ogni docente diventerà titolare su una “rete di scuole” e i dirigenti di questi istituti potranno decidere dove lavoreranno i docenti.

Considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista culturale, didattico e professionale alla proposta di riforma del Governo denominata “La buona scuola”.

Per riformare la scuola pubblica statale il Collegio dei Docenti considera fondamentali i seguenti punti non citati nella proposta di riforma:

Aumento delle risorse: 6% del pil, come la media dei paesi europei

rinnovo del contratto di lavoro

Aumento del Tempo Pieno fino a soddisfare tutte le richieste delle famiglie, mantenendo 2 insegnanti per classe e tutte le ore di compresenza

Revisione del numero di alunni per classe a fronte di certificazioni DSA e BES. Non superare il limite dei 20 alunni con la presenza di alunni diversamente abili, per attuare una vera inclusione/integrazione

Abolizione della legge “GELMINI”: no al maestro unico, aumento delle ore per i “tempi a modulo”

Ripristino delle cattedre per gli insegnanti specialisti di inglese nella scuola primaria

Abolizione del voto in decimi nella scuola primaria

Prevedere il “ruolo unico” di tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado dal punto di vista salariale,ormai tutti i docenti hanno lo stesso titolo di studio

Abolizione “legge Fornero”: rivedere l’età pensionabile, sia considerando che questo tipo di lavoro è usurante, sia per rinnovare il corpo docente

Anzianità e professionalità: si migliora e si impara nel tempo, con l'esperienza giornaliera in classe: sblocco degli scatti di anzianità

Stipendi europei: dare agli insegnanti un giusto riconoscimento salariale e quindi sociale. Dare la possibilità di usufruire gratuitamente, o con riduzioni, di tutte le forme culturali necessarie all’aggiornamento e al lavoro del buon docente: acquisto di libri, ingresso a mostre, musei, teatri e cinema

Istituzione di un piano di aggiornamento di tutti i docenti, a spese dello Stato

Aumento adeguato e assegnazione tempestiva dei fondi MOF per poter programmare le attività aggiuntive

Assegnazione delle risorse umane necessarie (insegnanti supplenti e di sostegno) prima dell'avvio dell'anno scolastico, per evitare un cambio continuo di docenti, ad anno ed attività avviate.

Documento Collegio docenti IC3 Bologna Il Collegio dei Docenti dell’IC3 Lame nella sua seduta di martedì 28 ottobre 2014, in relazione al documento "La Buona Scuola" su cui è stato chiamato a riflettere, dopo un’analisi di tale documento, esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti della proposta di riforma, di cui giudica negativamente le ricadute culturali, didattiche e professionali:

1. La proposta di riforma dequalifica la professione docente e peggiora le condizioni di insegnamento a causa:

- della mancanza di investimenti nella scuola pubblica. I soli fondi disponibili sono volti esclusivamente all'assunzione di 150.000 precari, atto dovuto in quanto il mantenimento del precariato nelle forme attuali è in contrasto con le norme europee. Per questo motivo è in atto una procedura di infrazione, che con molta probabilità avrà come esito l'obbligo di assunzione;

− della cancellazione degli scatti di anzianità;

− del mantenimento del numero eccessivamente alto di alunni per classe;

− del rischio dell'utilizzo di nuove/i docenti dell'organico funzionale per coprire le assenze brevi delle/dei loro colleghi;

− di carichi di lavoro aggiuntivi (a parità di stipendio) che andranno a discapito della qualità dell’insegnamento.

2. La proposta di riforma, prevedendo i cosiddetti “scatti di competenza”, introduce una pericolosa competizione tra docenti, invece di rafforzare la cooperazione che invece è fondamentale dal punto di vista didattico ed educativo; i docenti infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti a competere tra di loro per accumulare “crediti” e quindi maggiori carichi di lavoro, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.

3. La proposta di riforma pregiudica la collegialità delle istituzioni scolastiche, riducendo tra l'altro il peso della componente docenti negli OO.CC., a vantaggio del Dirigente e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso.

4. La proposta di riforma introduce nelle scuole un nucleo di valutazione interno che, utilizzando prioritariamente i parametri dell’INVALSI, dovrà obbligatoriamente individuare tra i docenti un 66% di “meritevoli” e una restante percentuale di “non meritevoli”, con quote fisse che rispondono a criteri meramente contabili e prescindono dalla qualità reale della didattica per l’assegnazione degli scatti stipendiali.

5. La proposta di riforma prevede un aumento dei poteri del dirigente scolastico, proprio di una logica di concorrenza aziendalistica: potrà infatti chiamare nel corpo della scuola i docenti più graditi. Si configura quindi il rischio di creare tante scuole che discriminano sulla base dell'orientamento ideologico, appiattite sulla visione educativa della dirigenza, in violazione della libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione.

Considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista culturale, didattico e professionale alla proposta di riforma del Governo denominata “La Buona Scuola”.

Parere dei docenti firmatari dell’IC9 di Bologna sulla proposta di riforma “La buona scuola” I seguenti docenti dell’IC9 di Bologna, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La Buona Scuola”, dopo un’attenta analisi del documento, esprimono profonda preoccupazione per i seguenti aspetti:
1) L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”. Gli “scatti di competenza” introdurranno una forte competizione tra insegnanti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, magari senza alcuna retribuzione accessoria, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.
2) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.
3) Il rafforzamento dei poteri del Dirigente Scolastico, che potrà scegliere in modo discrezionale il personale della scuola e le mansioni da assegnare a ciascuno, trasforma la scuola a tutti gli effetti in un’azienda, annullando di fatto la dimensione collegiale ed esponendo il sistema a pericolosissime derive autoritarie e clientelari.
4) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica. L’ingresso nel finanziamento della scuola di fondazioni, imprese, associazioni, ecc., che si accompagna al ritiro dello Stato – non più tenuto a garantire un servizio scolastico uniforme attraverso la fiscalità generale – condiziona l’insegnamento ad interessi privati.
5) L’esposizione telematica di un portfolio dei singoli docenti, oltre a non offrire alle famiglie elementi per un giudizio ragionato sulla professionalità dei docenti, alimenta una concezione commerciale e pubblicitaria dell’insegnamento, che contrasta la funzione educativa della scuola e trasforma l’apprendimento in una merce da conformare alle richieste del mercato.

Esprimono inoltre la loro contrarietà nel merito, in quanto interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.
Infine, la riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero.

I docenti firmatari del documento chiedono inoltre:
• l’impegno del governo per un serio ed urgente piano di investimenti nella scuola statale;
• il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa in sicurezza;
• il ripristino del MOF in modo da retribuire adeguatamente quanti si impegnano nella scuola in funzioni non strettamente legate alle attività didattiche.
E rivendicano:
• il rinnovo del contratto e la restituzione degli scatti di anzianità;
• lo sbocco dei pensionamenti e l’abrogazione della Legge Fornero con particolare riguardo alla situazione dei docenti Quota96.

Inoltre i sottoscritti ritengono che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.

Sottoscritto da oltre 50 docenti dell’IC n.9 di Bologna

Collegio dei Docenti del Circolo Didattico di Castel S.PietroTerme

Il Collegio dei Docenti del Circolo Didattico di Castel San Pietro Terme (Bo), in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014) a discutere sulla proposta della “Buona scuola”, esprime profonda preoccupazione per ciò che si configura come un disegno atto a promuovere un’idea di “scuola-azienda” alternativa al concetto di scuola per l’uguaglianza così come concepita dalla nostra Carta Costituzionale.

Respingiamo, dunque, il piano scuola proposto dal presidente del Consiglio Renzi in quanto prevede:

  • l’aumento dei poteri del dirigente scolastico che scardina i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e sulla libertà d’insegnamento, ponendo il personale in un rapporto di sudditanza;

  • l’ingresso dei privati nella scuola che, a vantaggio delle logiche del mercato, radicalizza la sperequazione tra indirizzi, territori e destinatari, mina l’unitarietà del sistema scolastico statale e scardina il concetto di scuola come luogo di produzione di un sapere disinteressato;

  • l’introduzione di un sistema competitivo basato sul “merito” che, con la competizione di un insegnante contro l’altro nella corsa ai crediti e alla progressione stipendiale, si traduce in una rivalità permanente fra colleghi/e e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità, condivisione e cooperazione su cui si fonda la vita scolastica;

  • il potenziamento di un sistema di valutazione che genera un sapere standardizzato e impoverito e un abbassamento della qualità dell’istruzione;

  • l’equiparazione della scuola pubblica con la scuola privata che, in nome di un distorto concetto di pluralismo, contravviene ad un chiaro dettame costituzionale ed al principio di uguaglianza a cui la scuola statale si ispira.

Denunciamo l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali non viene altro che doverosamente riconosciuto un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto dall’Unione Europea.

Ci lascia perplessi/e, inoltre, l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.

Alla luce di tutto ciò, consideriamo necessario riproporre una discussione sulle politiche scolastiche sostenendo la Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica” recentemente presentata in Parlamento e che al momento rappresenta l’unica proposta organica alternativa al piano renziano.

Inoltre riteniamo che, per riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrano risorse economiche aggiuntive che portino la spesa dell’Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL, così come è espressamente previsto dalla Legge di iniziativa popolare. Pensiamo che un investimento consistente debba essere destinato alla formazione e allo sviluppo professionale dell’insegnante e al riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione didattica introdotte negli istituti.

Contestualmente giudichiamo di straordinaria gravità la dichiarazione contenuta nel piano di governo di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti adeguati alla scuola pubblica statale. Tale dichiarazione si pone, infatti, in netto contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.

Particolarmente preoccupante, infine, ci appare il metodo “plebiscitario” con cui il governo propone il piano scuola, attuando di fatto un attacco agli organi della rappresentanza istituzionale, ai sindacati e ai corpi intermedi. In questo contesto politico generale, l’attacco alla scuola della Costituzione rappresenta un ulteriore attacco alla democrazia del Paese. Non può esserci, infatti, una scuola democratica e pluralista se non è garantita la democrazia e il pluralismo dello stato e non può esserci uno stato democratico e pluralista se non vi è una scuola democratica fondata sui principi costituzionali.

Castel San Pietro Terme 13 novembre ’14

Documento dell’assemblea sindacale del Liceo Copernico di Bologna L’assemblea sindacale del Liceo Copernico di Bologna riunita in data 7 novembre 2014, assemblea alla quale hanno partecipato 51 lavoratori tra docenti e personale ATA, dopo un’attenta analisi della proposta “La Buona Scuola”, esprime profonda preoccupazione per i seguenti punti critici:
  1. ritiene che l’iniziativa così come proposta, aperta a tutti, sia demagogica e propagandistica in quanto la discussione non può essere svolta in rete ma in una sede opportuna e con i soggetti che la Scuola la fanno (docenti e studenti). Nessuno avvierebbe un’analoga iniziativa sul “Buon Sistema Sanitario”;

  2. Il piano “La Buona Scuola” rappresenta un’interferenza dell’esecutivo nel lavoro e nella dignità professionale del personale della scuola, perché interviene su materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi. Contratto Nazionale, il cui mancato rinnovo ha causato negli ultimi 5 anni la sottrazione di migliaia di euro ai lavoratori della scuola.;

  3. La proposta prevede come unico investimento nella scuola pubblica la spesa per l’assunzione dei precari, tra l’altro imposta dalla comunità europea e finanziata con tagli di spesa in altri settori (blocco contratti, taglio della progressione economica fino al 2018 almeno, taglio delle supplenze brevi);

  4. L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per una percentuale del personale stabilita a priori è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio, diversamente da altre categorie professionali e da quanto avviene per gli insegnanti nel resto d’Europa;

  5. Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nella percentuale dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;

  6. La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione;

  7. L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente soggetti a mobilità interregionale; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente;

  8. I riferimenti contenuti nel piano “La Buona Scuola” sulla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA;

  9. La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica, la definizione di forme di collaborazione con enti privati e la proposta a docenti, genitori e studenti di organizzare raccolte di fondi sono gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica e potrebbero compromettere la libertà culturale dei docenti;

  10. La riduzione del personale ATA di 2020 unità, esplicitamente prevista dalla Legge di Stabilità, e mascherata come naturale esito del processo di informatizzazione e digitalizzazione, al contrario di quanto dichiarato nel documento del Governo aumenterà il lavoro nelle segreterie didattiche.

L’Assemblea esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

Chiede

  • che la scuola pubblica sia finanziata con risorse pubbliche;

  • che l’autonomia e il governo delle scuole rimangano collegiali;

  • l’assunzione immediata di tutti gli insegnanti necessari al funzionamento della Scuola;

  • il rinnovo dei contratti e la restituzione degli scatti di anzianità;

  • il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa in sicurezza;

L’Assemblea ritiene, inoltre, che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6% del PIL, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, sottoscritta da centomila cittadini, diventata disegno di legge, attualmente depositato in Parlamento e pronto per essere discusso, se si volesse ascoltare chi nella scuola vive e lavora.

Documento approvato dall’Assemblea

DOCUMENTO REDATTO DALL’ASSEMBLEA SINDACALE DELL’I.C. 8 DI BOLOGNA L’assemblea dei docenti dell’I.C.8 di Bologna, in risposta all’invito del Governo, del MIUR, dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014) a discutere della proposta della “Buona scuola”, esprime totale dissenso per ciò che si configura come un disegno atto a promuovere un’idea di “scuola-azienda” alternativa al concetto di “scuola per l’uguaglianza” così come concepita dalla nostra Carta Costituzionale.
I docenti respingono il piano scuola proposto dal presidente del Consiglio Renzi per i seguenti motivi:

1. “Dare al paese una Buona Scuola…”, “All’Italia serve una Buona Scuola”… Il presupposto è che la scuola NON SIA BUONA. Il documento del governo parte dallo stesso errore di tutti i governi che lo hanno preceduto.
La Buona Scuola c’era e c’è, bisogna metterla in condizione di migliorare ancora; per farlo ci vogliono le risorse. Il documento del governo non prevede finanziamenti e dichiara esplicitamente che le risorse pubbliche non saranno sufficienti, che occorrerà attingere a finanziamenti privati, mettendo la scuola alla mercé di chi paga.

2. L’aumento dei poteri del dirigente scolastico scardina i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e sulla libertà d’insegnamento, ponendo il personale in un rapporto di sudditanza.

3. Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.

4. L’abolizione degli scatti di anzianità, previsti in tutti i contratti e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.

5. La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

6. L’equiparazione della scuola pubblica con la scuola privata, in nome di un distorto concetto di pluralismo, contravviene ad un chiaro dettame costituzionale ed al principio di uguaglianza a cui la scuola pubblica s’ispira, a differenza della scuola privata.

7. Nel documento si fa uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali non viene altro che doverosamente riconosciuto un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto dall’Unione Europea.

8. Ci lascia perplessi/e, inoltre, l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.

Alla luce di tutto questo, consideriamo necessario fare le seguenti proposte:

– riproporre una discussione sulle politiche scolastiche sostenendo la Legge d’iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica” recentemente presentata in Parlamento e che al momento rappresenta l’unica proposta organica alternativa al piano del governo;

– riteniamo che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrano risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, com’è espressamente richiesto dalla legge d’iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”;

– prioritaria è l’apertura di una nuova stagione contrattuale per superare la profonda sofferenza salariale di tutto il personale scolastico;

– noi docenti non temiamo la valutazione del nostro lavoro, ma riteniamo che occorra finanziare un sistema di valutazione statale, competente e super partes, in grado di rilevare l’efficacia didattica ed educativa dell’azione docente, nel rispetto della professionalità e della libertà d’insegnamento dei singoli;

– per quanto riguarda le assunzioni, riteniamo doveroso assegnare le numerose cattedre vacanti a chi le copre, di fatto, da anni. Richiediamo pertanto l’immissione in ruolo di tutti i precari di seconda fascia, abilitati all’insegnamento e dunque in possesso degli stessi requisiti di coloro che sono inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento (peraltro oramai esaurite in alcune province e in diverse classi di concorso). Richiediamo inoltre di riconoscere il lavoro e l’esperienza, accumulata negli anni, dei precari di terza fascia che sono stati determinanti per il funzionamento della scuola pubblica, da anni in carenza di organico.

L’assemblea sindacale, i docenti e il personale ATA firmatari
dell’I.C. 8 di Bologna.

Bologna 5 novembre 2014


Delibera del Collegio dei docenti IC 10, Bologna Il Collegio dei docenti dell’IC 10, Bologna, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del
3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti :
1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.
2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero, mantenendo riduzioni di finanziamenti che ormai da troppi anni sono attuati a scapito della scuola pubblica statale sia in termini di risorse umane, che finanziarie e strutturali. Inoltre, la stabilizzazione dei precari non considera gli insegnanti inseriti in seconda e terza fascia e non risolve il problema delle supplenze brevi.
3) L'abolizione degli scatti di anzianità e l'accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di
stipendio; problematica quanto all'individuazione di criteri di definizione di tale “merito”. Va pure considerato che il blocco dei contratti, così come quello degli scatti d'anzianità, ha determinato una notevole perdita del potere d'acquisto dei salari.
4) Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il
trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica; il cosiddetto merito confermerebbe e aggraverebbe il blocco degli stipendi e dei contratti sostituendoli con strumenti poco trasparenti e a discrezione dei dirigenti.
5) La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.
6) L'istituzione dell'organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.
7) I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” alla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell'utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA.
8) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.
9) La Buona Scuola mantiene le prove INVALSI come strumento di valutazione di ogni singola scuola senza tenere conto dell’utenza scolastica derivante dalla specificità del territorio (stranieri , N.A.I., B.E.S …).
Il collegio dei docenti dell’IC 10 di Bologna del 10 novembre 2014 esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo. Si ritiene inoltre che tale riforma non affronti in maniera adeguata le gravi problematiche che affliggono la scuola: gli organici del personale, la carenza di risorse finanziarie, le condizioni degli edifici scolastici che non garantiscono il rispetto delle norme di sicurezza e la conseguente revisione dei parametri
alunni/classe specie in presenza di alunni d.a.
Inoltre il Collegio dei Docenti ritiene che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell'Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.
Bologna, __ novembre, 2014
Il collegio dei docenti dell’IC 10, Bologna