Milano, 14/12/2003

Come ti cancello il Tempo Pieno dalle elementari facendo finta di conservarlo... per un anno.

di Retescuole


il 10 dicembre la Conferenza Stato-Regioni-Città ha approvato a maggioranza (solo 8 le regioni contrarie), emendandolo, lo schema del primo decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 settembre scorso. Dal testo licenziato e (sembra) fatto proprio dal Ministero, da alcuni commenti soddisfatti di molta stampa, dal commento di qualche esponente dell’opposizione, risulterebbe che il Tempo Pieno rimanga, con le 40 ore settimanali (mensa compresa). Sembrerebbe dunque che non vi siano sostanziali modifiche dell’attuale modello di tempo pieno e che la lotta in sua difesa abbia dato i suoi frutti positivi.

Purtroppo non è così: non è una vittoria.

  1. Innanzitutto nel decreto (art.17) rimane l’abrogazione dell’articolo 130 del Testo Unico che fino a ora ha permesso “la continuazione delle attività di tempo pieno” inteso come modello didattico e pedagogico (per intenderci quello che conosciamo), con i due maestre contitolari, strutturato secondo regole e prassi abbastanza omogenee a livello nazionale.
    Al suo posto viene definito un tempo scuola settimanale composto da:
    a) un orario base, “obbligatorio” per tutti gli alunni, di 27 ore;
    b) un orario “facoltativo” e opzionale per gli alunni ma obbligatorio per le scuole di ulteriori 3 ore settimanali
    (e si arriva a trenta ore);
    c) un ulteriore orario “aggiuntivo” che può oscillare dalle 5 alle 10 ore, per la mensa scolastica che non è ancora chiaro, in prospettiva, chi dovrà coprire.
    Dunque l’orario “eventualmente dedicato” alla mensa (e al gioco e alla socializzazione) non è parte integrante delle attività educative e didattiche (art.7 comma 3) anche se per il prossimo anno (e solo per il prossimo anno “in via di prima applicazione e compatibilmente con l’organico di fatto del 2003/2004 - art.14bis dell’emendamento) l’organico di istituto viene concesso sulle 40 ore. (NON SARANNO POSSIBILI PERO’ AUMENTI NUMERICI RISPETTO ALLA QUANTITA’ DI CLASSI ATTUALMENTE FUNZIONANTI A TEMPO PIENO). Ovviamente questo non vuol dire che le bambine/i pranzeranno con il LORO docente. Vuol dire che durante l’ora della mensa ci sarà UN docente. Vuol dire che non necessariamente pranzeranno con i LORO compagni ma che pranzeranno a scuola con chi ci sarà.
  2. Sarà obbligatoria la figura della maestra/o unica (Tutor) che svolgerà nella classe almeno 18 delle sue 22 ore e che si occuperà di tutto lasciando alle colleghe di serie B il compito di condurre laboratori abolendo di fatto il modello educativo e pedagogico dei due insegnanti per classe che gestiscono insieme la programmazione delle attività secondo un progetto unitario.

È chiaro dunque il trucco:

  1. Assicurare per il momento 40 ore frammentate ma gratuite per calmare le acque della protesta.
  2. Utilizzare la figura della maestra/o tutor per scardinare dall’interno il funzionamento del modello pedagogico di Tempo Pieno garantendo un risparmio sugli organici e regalando utenza alle scuole private.

Una maestra/o unica, gerarchicamente collocata all’interno del collegio docenti, che data la struttura in cui si troverà a lavorare, agirà in maniera isolata, senza compresenze, senza possibilità quindi di dare aiuto agli alunni/e che necessitano di tempi differenti.
Le 27 ore obbligatorie sono garantite dallo Stato, mentre le 3+10 verranno garantite dallo Stato solo per il prossimo anno; in futuro (un futuro molto prossimo) saranno a carico delle possibilità di spesa di ciascun istituto (cioè dei genitori ). 13 ore settimanali pronte per essere esternalizzate (art.7 comma 4) e portate sul mercato non appena l’attenzione e la mobilitazione delle migliaia di docenti e genitori darà segni di stanchezza.