Delibere da febbraio 2004

Delibere scuole

Delibere amministrazioni

3 marzo COLLEGIO DOCENTI IV CIRCOLO, FIRENZE classi 1 aprile

Città di Torino - Consiglio di Circoscrizione n.4 - Campidoglio Parella San Donato

26 febbraio CONSIGLIO di CIRCOLO 1° Circolo Didattico "MAFFI" Roma 9 marzo

Ordine del giorno del Consiglio Comunale di Napoli

4 marzo Collegio dei Docenti 1° Circolo Didattico "Maffi" di Roma 10  aprile Venezia, Consiglio comunale
Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo A. Manzoni di Rescaldina (MI)
3 marzo COLLEGIO DOCENTI IV CIRCOLO, FIRENZE classi 2, 3, 4, 5

Assemblee genitori-insegnanti

18 marzo RODARI-JUSSI" S.Lazzaro (BO) contro l’istituzione del Docente-Tutor 19 aprile Assemblea   genitori  e insegnanti del Comitato spontaneo genitori e insegnanti Circoli Didattici Scuole elementari Kennedy, Duca d'Aosta e Manzoni (TO)
17 febbraio DD 1° circolo San Lazzaro di Savena (BO) COLLEGIO DEI DOCENTI 2 marzo COMITATO GENITORI dell'Istituto Comprensivo "Croce" di Casalecchio di Reno (BO), riunito in assemblea
25 febbraio Consiglio di Circolo Direzione didattica 1° circolo San Lazzaro di Savena (BO)
29 marzo Mozione del Collegio dei Docenti dell'I.T.I.S. "Severi" di Padova

Libri di testo

22 marzo Collegio Docenti della scuola media Caprin TS 19 maggio Interclasse scuola elementare "Vespucci" 1° Circolo di Mogliano Veneto
11 marzo Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo "G.Lucio" di Muggia TS
29 marzo Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Palazzolo dello Stella (UD)
9 marzo Mozione del C. d’ I. di Albano località Cecchina
25 marzo Collegio dei Docenti della dd 8 di Bologna
30 marzo Collegio dei docenti del 6° Circolo Didattico "Iqbal Masih" di Quartu S.E.(CA)
1 aprile Delibera del Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo M.L. KING - Torino
10 marzo Ass sindacale Scuola Media Statale Ricci Muratori di Ravenna
22 aprile COLLEGIO DEI DOCENTI DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO JESI – CENTRO
20 aprile

Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Sorbolo (PR)

13 febbraio

Il Consiglio d’Istituto del 2° Circolo Didattico di Pontecagnano Faiano (Sa)

28 aprile Collegio dei Docenti dell’ Istituto Comprensivo di Castello di Serravalle (Bo)
2 Aprile I lavoratori e le lavoratrici dell'ITIS Belluzzi sui tagli (Bo)
5 Maggio Collegio Docenti dell’I. C. "M. Valgimigli" di Mezzano (RA)
6 maggio Mozione del Collegio dei Docenti  della Scuola Media Statale “G. Mazzini” di Lanciano (CH)
27 maggio Collegio dei Docenti dell’Istituto San Giovanni di Trieste
10 giugno Il Collegio dei Docenti del 1° Circolo didattico “Don Pietro Pappagallo” di Terlizzi

DELIBERA IV CIRCOLO, Firenze sull'organizzazione delle classi 2, 3, 4, 5 as 2004-05

Il Collegio Docenti del Circolo IV di Firenze riunito nella seduta del 3 marzo 2004 discute le modalità applicative della L. 53 per le classi attualmente in corso e rispettivamente classi seconde, terze, quarte e quinte a.s. 2004-2005. Il Collegio, nell'ambito dell'Autonomia e in coerenza con il Piano dell'Offerta Formativa del Circolo,

RILEVA:

IL COLLEGIO DOCENTI DELIBERA QUINDI DI CONFERMARE PER L'A.S. 2004-2005 la struttura organizzativa attuale (Tempo Pieno, Moduli) per le classi seconde, terze, quarte e quinte con i relativi team, orari e strutture organizzative.

DELIBERA APPROVATA DAL COLLEGIO DOCENTI IV CIRCOLO, FIRENZE, 3/03/'04


DELIBERA IV CIRCOLO, FIRENZE SULL'ORGANIZZAZIONE DELLE CLASSI PRIME a.s. 2004-2005

Il Collegio Docenti del Circolo IV di Firenze riunito nella seduta del 3 marzo 2004, affronta le problematiche relative all'attuazione della Legge 53 di Riforma della Scuola e all'organizzazione delle classi prime per l'anno scolastico 2004-2005. Il Collegio, nell'ambito dell'Autonomia e in coerenza con il Piano dell'Offerta Formativa del Circolo, rileva quanto segue:

IL COLLEGIO DOCENTI DELIBERA QUINDI che l'organizzazione scolastica per le classi prime A.S. 2004/05 sarà a Tempo Pieno (due insegnanti contitolari su una classe, 40 ore settimanali, 4 ore compresenza) e Moduli (3 insegnanti contitolari su due classi, 30 ore) con suddivisione delle discipline secondo le competenze. Nelle ore di compresenza dei due modelli scolastici verranno effettuati laboratori a classi aperte, come del resto già previsto dalla legge 517/77

DELIBERA APPROVATA DAL COLLEGIO DOCENTI IV CIRCOLO, FIRENZE, 3/03/'04


CONSIGLIO di CIRCOLO 1° Circolo Didattico "MAFFI"

Il giorno 26 febbraio 2004 alle ore 17,05, nei locali del 1° Circolo Didattico "MAFFI" si è svolto su regolare convocazione della presidenza il CONSIGLIO di CIRCOLO con il seguente ordine del giorno:

  1. Legge 53/03 e Decreto Legislativo del 23/01/2004;
  2. omissis.

Sono presenti: omissis.

Viene letto e approvato all’unanimità il verbale della seduta precedente.

  1. Dopo ampia discussione in ordine alla legge 53/03 e al Decreto Legislativo del 23/01/2004, il Consiglio, considerato che ha già espresso il proprio dissenso circa gli effetti della Legge 53/03 e ha autorizzato e patrocinato iniziative di informazione alle famiglie concernenti i rischi dell’applicazione di tale normativa, DELIBERA:
  2. Il consiglio di Circolo delibera all’unanimità dei presenti (N.48).

    1. omissis.

    Conclusa la discussione dei punti all’ordine del giorno la seduta è sciolta alle ore 18,10.

    Il segretario Il Presidente


Collegio dei Docenti 1° Circolo Didattico di Roma

Il giorno 4 marzo 2004 alle ore 17.00 si riunisce su regolare convocazione il Collegio dei Docenti del 1° Circolo Didattico di Roma con il seguente ordine del giorno:

1) Legge 53/03

2)omissis

 Il Collegio dei Docenti del 1° Circolo Didattico di Roma, esaminata la Legge Delega di riforma della scuola (L/53 del 28/3/03) e il Decreto Legislativo n° 59 del 19/02/04

DELIBERA

1) di essere contrario all’istituzione della figura del docente TUTOR in quanto risulta estremamente limitativo e penalizzante, per l’autonomia didattica ed organizzativa delle istituzioni scolastiche, affidare ad un solo insegnante, anche in termini orari molto precisi, un ruolo così determinante. Inoltre, il Collegio ritiene che dopo anni di sperimentazione ed esperienza di Tempo Pieno e Tempo modulare, l’insegnante prevalente non rappresenti un’innovazione, bensì un regresso, un grave ritorno al docente "tuttologo" che comporterebbe, come conseguenza, una dequalificazione della didattica. Siamo abituati a considerare la metodologia didattica non come un problema del singolo docente, ma come frutto di sperimentazione e di confronto collettivo, tenendo conto della personalità dei bambini, delle bambine e delle questioni sociali sottese. Infine, l’istituzione del Tutor porta all’abolizione della compresenza, una grande ricchezza della scuola attuale

L’istituzione del Tutor destruttura il gruppo docente e innesca, nella scuola, pericolose derive di frammentazione e gerarchizzazione del tutto estranee alla filosofia della collegialità, di contitolarità, corresponsabilità e cooperazione educativa, a cui si ispira la legislazione vigente che sostiene il sistema scolastico nel nostro paese.

2) di essere contrario alla formula organizzativa 27+3+10. Se il tempo scuola di 27 ore di lezione, 3 ore facoltative ed eventuali 10 ore dedicate alla mensa e al dopo mensa, può consentire l’ uscita dei bambini e delle bambine alle ore 16,30, è pur vero che esso stravolge completamente tutto l’impianto pedagogico che sta dietro l’attuale modello organizzativo di tempo pieno. Il tempo scuola pomeridiano che si profila con la riforma sarà, infatti, "pieno", sì, ma di interventi su gruppi di bambini provenienti da classi diverse. Al contrario, si intende ribadire che ogni bambino e bambina debba avere pari opportunità e che, per garantire ciò, queste non debbano essere vincolate al grado di disponibilità economica presente nel territorio o alla maggiore o minore capacità di ogni istituzione scolastica di trasformarsi in procacciatore d’affari. Inoltre, creare una differenziazione tra i tempi di apprendimento dell’allievo reintroduce un'evidente gerarchia tra i saperi, le aree disciplinari e le attività, con serio pregiudizio per un percorso educativo complessivamente unitario nelle sue componenti, offerto a tutti indistintamente e non segmentato come parte di servizio a domanda individuale. Tale orientamento viene ulteriormente confermato dalla previsione di collaborazioni e di operatori esterni.

L’attuale tempo pieno, al contrario, si rifà ad un modello in cui le esperienze formative sono condivise da tutti i bambini e le bambine che frequentano la scuola, all’interno di un gruppo classe che è riferimento affettivo, psicologico e relazionale stabile, con l’idea di fondo di offrire a tutti uguali opportunità di crescita socio- affettiva e culturale, dove la condivisione e la rielaborazione di ogni esperienza significativa stimola il rispetto reciproco verso le diverse strategie che ognuno utilizza per arrivare alla conoscenza e alla comprensione. Il Collegio ritiene che solo un tempo disteso, definito da ogni singola istituzione scolastica secondo il progetto educativo che si è dato, possa realmente contribuire ad uno sviluppo quanto più armonico ed equilibrato possibile di bambini e bambine.

Il Collegio chiede pertanto la conferma dei seguenti modelli di scuola:

  1. Tempo Pieno (2 insegnanti su una classe, con titolarità, 40 ore settimanali con 4 ore di compresenza);
  2. Tempo Modulare (3 insegnanti su due classi, con titolarità, 30 ore settimanali con 6 ore di compresenza).

3) di non condividere l’ inserimento di bambini di cinque anni e mezzo nella Scuola Primaria. Classi pensate sempre più numerose e frequentate da bambini di età così diverse (sino a 20 mesi) impediscono un’effettiva eguaglianza di opportunità e i giusti tempi di maturazione emotiva ed affettiva della personalità dell’individuo. L’anticipo delle iscrizioni è tanto più nefasto se proiettato al momento delle importanti scelte di indirizzo che attendono i ragazzi alla fine del primo ciclo di scuola. La possibile anticipazione dell’età scolare, peraltro "rimessa all’esclusiva decisione delle famiglie", porta inevitabilmente ad una compressione delle esperienze ludiformi, utili ad un positivo sviluppo psico-fisico del bambino.

Non ultimo, l’art.4 comma 2, articolando la scuola primaria in un primo anno e due bienni, pretende il raggiungimento di una strumentalità di base alla fine del primo anno, obiettivo difficilmente perseguibile in una classe prima frequentata da bambini di età molto diversa.

4) di essere contrario all’elaborazione del Portfolio delle Competenze Individuali il quale, oltre ad appesantire a dismisura le incombenze burocratiche degli insegnanti, corre il rischio di rappresentare una precoce "schedatura" dei bambini con un conseguente condizionamento della carriera scolastica, nonché di generare confusione di ruoli tra famiglia e docenti in merito alla valutazione. Né ci sembra utile determinare, e proprio sul terreno delicato della valutazione, conflitti fra soggetti con responsabilità educative diverse, quali sono gli insegnanti e i genitori, attribuendo a questi ultimi il compito di formulare osservazioni sugli "stili di apprendimento" utilizzati dai loro figli. Non si tratta di mettere in discussione la collaborazione educativa tra scuola e famiglia, patrimonio condiviso da molti anni ma, di evitare che l’interferenza di soggetti con ruoli diversi possa determinare delle discriminazioni e disorientamenti in processi di insegnamento-apprendimento lungo e complesso che vede la valutazione come momento finale e di stretta competenza della professione docente.

5) di essere contrario all’elaborazione dei Piani di Studio personalizzati perché ciò incrementerebbe le differenze tra bambini di diverse origini socio-culturali e di diverse capacità a seguito della personalizzazione dell’insegnamento. Inoltre, c’è il rischio che i gruppi che inevitabilmente si andrebbero a configurare, possano essere l’anticamera di percorsi scolastici precocemente "differenziati".

6) di rifiutare che il monte ore da dedicare alla lingua straniera, contrariamente a quanto accade ora, sia compreso all’interno delle 27 ore, riducendo di fatto i tempi dedicati alle altre discipline e obbligando i bambini a dei ritmi molto più forzati, con ricadute negative sul processo di apprendimento. Inoltre, l’inserimento della lingua straniera già dall’inizio della prima elementare non rappresenta una novità bensì rientra nell’ambito di una sperimentazione diffusa da tempo e in stretta dipendenza con l’effettiva disponibilità di personale accordata alle scuole dal Ministero. La riforma, pur enfatizzando, sin dall’articolo 1, l’importanza dell’alfabetizzazione in lingua inglese, inserendo la stessa sin dalla prima elementare, non ha previsto un aumento del monte ore totale rispetto alla situazione attuale.

Il Collegio ritiene che il Decreto invada settori al di fuori delle proprie competenze che riguardano il CONTRATTO NAZIONALE DEL LAVORO, in merito alla funzione docente, e la CONTRATTAZIONE D’ISTITUTO, che ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti. Il Collegio respinge qualsiasi operazione di riduzione dell’organico in applicazione del Decreto Legislativo e chiede di assicurare il mantenimento dei posti di lavoro attuali o il loro eventuale incremento.

Il Collegio ribadisce che qualora le scelte del Ministro fossero in contrasto con i principi Costituzionali, si riserverà ulteriori iniziative sia giuridiche che di lotta.

Il Collegio ritiene che questo Decreto sia portatore di frammentazione e svilimento della scuola pubblica e che, per gli elementi contraddittori e ambigui in esso contenuti, esso produca nelle scuole confusione e disorientamento. Ciò desta viva preoccupazione tra gli insegnanti, avvalorata anche dalla non condivisione di autorevoli organismi quali il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, Pedagogisti, Associazioni professionali.

Il Collegio, consapevole del tentativo di far diventare la scuola un ulteriore spazio per il mercato, è più che mai intenzionato ad osteggiare tali intenti anche attraverso la conservazione delle buone pratiche che ha saputo negli anni costruire, consolidare, rinnovare: pratiche di accoglienza, di ascolto, di rispetto dei tempi e degli stili, di valorizzazione delle esperienze e delle conoscenze di cui ciascuno/a è portatore.

La presente delibera viene approvata all’unanimità dei presenti.


Il Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo A. Manzoni di Rescaldina (MI) si esprime contro il I° Decreto attuativo della L.53/03 riguardante la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e secondaria di I° grado per i seguenti motivi:

*LA SCUOLA DELL’INFANZIA

Viene cancellata dal sistema di istruzione ; non ne garantisce la generalizzazione ed introduce l’anticipo senza regole ; prevede un tempo di funzionamento annuale che può andare indifferentemente da 875 ore a 1700 ; non prevede il doppio organico per sezione ; non assicura la compresenza ; assegna alle famiglie la possibilità di scegliere l’orario che più si confà rinunciando ad ogni progetto.

*LA SCUOLA ELEMENTARE

Ritorna al maestro unico degli anni ’50; riduce l’orario a 891 ore (27 ore settimanali); cancella il modello del tempo pieno : reintroduce il vecchio doposcuola (3 ore settimanali); cancella l’organico funzionale di circolo ; non garantisce tempi di contemporaneità per i docenti; prevede l’affidamento all’esterno di alcune attività. 

*LA SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO

Non la finalizza a realizzare integrazione ed uguaglianza; riduce il tempo scuola obbligatorio ed introduce il tempo facoltativo per pochi ; riduce le cattedre e crea gerarchie fra gli insegnamenti ; prevede l’affidamento all’esterno di parti dell’offerta formativa; abolisce il tempo prolungato e rende impossibile la mensa ; gerarchizza i docenti , abolisce collegialità e cooperazione; mortifica il concetto di orientamento scolastico e di continuità educativa.

Quindi il Collegio Docenti si dichiara a favore del mantenimento degli attuali assetti organizzativi , didattico /educativi.


DELIBERA APPROVATA DAL COLLEGIO DEI DOCENTI DELLA SCUOLA MEDIA STATALE "RODARI-JUSSI" CONTRO L’ISTITUZIONE DEL DOCENTE-TUTOR

Il Collegio dei docenti, dopo aver preso in esame il testo del D.Lvo n.59/04e della Circolare ministeriale n.29 del 5 marzo 2004 che introducono la figura del tutor a cui è affidata l’assistenza tutoriale degli alunni, la cura del rapporto con le famiglie, l’orientamento nella scelta delle attività opzionali, la cura della documentazione del percorso formativo e il coordinamento delle attività didattiche ed educative DELIBERA DI ESSERE CONTRARIO all’istituzione di tale funzione per i seguenti motivi:

  1. L’autonomia didattica ed educativa delle scuole risulta fortemente limitata e penalizzata dalla scelta di attribuire ad un unico docente per classe un ruolo così oneroso e determinante
  2. Il docente-tutor tende ad assumerealcune delle funzioni proprie del Consiglio di classe e ad accentrare compiti che costituiscono un diritto-dovere di ogni insegnante. Risultano così di indeboliti fortemente i principi di collegialità su cui si fonda il lavoro dei docenti
  3. L’istituzione di questo nuovo profilo docente, per cui si richiede una formazione specifica, è in palese contraddizione con la normativa vigente che definisce lo stato giuridico dei docenti e in partcolare con l’art.395 del D. Lvo 297/94 e con gli artt 24 –25 del CCNL;
  4. Si rischierebbe di determinare in questo modo una differenziazione e gerarchizzazione tra gli insegnanti del tutto estranea alla filosofia della collegialità, contitolarità, corresponsabilità e cooperazione educativa a cui si ispira la legislazione vigente e che sostiene il sistema scolastico nel nostro paese.

La delibera viene approvata all’unanimità

S.Lazzaro di Savena, 18 marzo 2004


Direzione didattica 1° circolo di San Lazzaro di Savena (BO)

MOZIONE DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEGLI INSEGNANTI DI SCUOLA ELEMENTARE

Approvata in data 17.02.2004 a maggioranza.

OGGETTO: LEGGE 53/03 E DECRETO APPLICATIVO SUL

PRIMO CICLO D’ISTRUZIONE

Il decreto applicativo della legge 53/03, riguardante il primo ciclo d’istruzione, approvato dal Consiglio dei Ministri del 23 gennaio u.s., ma non ancora pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale, quindi attualmente non operativo, sta creando una situazione estremamente difficile nelle scuole di Bologna e provincia dove il locale CSA preme indebitamente sui Dirigenti e sui Collegi dei Docenti, cercando di anticipare i contenuti del suddetto decreto.

Il Collcgio dei Docenti della Scuola Elementare, riunito in data 17 febbraio 2004

dichiara

di essere intenzionato a lavorare secondo le norme attualmente in vigore,

ribadisce

la sua responsabilità nella elaborazione del POF della scuola, come indicato nella legge sull’Autonomia,

rifiuta

condizionamenti sulle scelte del Collegio tramite richieste burocratico-amministrative, fumose proposte collaborativistiche, pressioni individuali e/o collettive,

esprime

la sua solidarietà a tutti i genitori impegnati a contrastare l’applicazione di una legge che non riforma la scuola pubblica pensando al futuro ma la impoverisce di risorse umane ed economiche, cancellando almeno trent’anni di esperienze

qualificanti, di impegno individuale e collettivo di scelte per l’integrazione e la solidarietà.

Gli Insegnanti del Collegio di Scuola

Elementare del 1° Circolo di San Lazzaro

La RSU del 1° Circolo di San Lazzaro sostiene la mozione votata a maggioranza dal Collegio Docenti della Scuola Elementare sulla Riforma Moratti in data 17.02.2004, e il documento approvato all’unanimità dal Consiglio di Circolo in data 25.02.2004.

Condivide e appoggia la loro scelta di riaffermare la validità dei modelli scolastici attualmente esistenti, e cancellati dalla Legge 53/03.

Ritiene fondamentale ribadire l’autonomia del Collegio Docenti sul progetto educativo definito dal P.O.F. e sulle scelte educative e didattiche che ne derivano, messe in discussione, da un C.S.A. un po’ troppo "solerte", sulla base di un decreto applicativo non ancora operativo.

Esprime forte preoccupazione per le ricadute che l’attuazione di tale decreto avrà sull’organico di tutto il personale della scuola, sia dal punto di vista qualitativo (con la creazione di una nuova figura professionale come quella del "tutor") e sia dal punto di vista quantitativo con una ulteriore riduzione di personale, già sottoposto negli ultimi anni a considerevoli tagli.

Si augura inoltre che analoghe iniziative vengano prese da tutti gli organi collegiali della scuola, come richiesto peraltro dal Comitato Genitori della Scuola Pezzani.

Esprime solidarietà ai genitori e ai lavoratori della scuola in lotta contro questa legge che peggiora e impoverisce tutto l’ordinamento scolastico, e invita le RSU di tutti gli Istituti Scolastici a sostenere simili iniziative.

La RSU del 1° Circolo Didatticodi San Lazzaro di Savena (BO)


Consiglio di Circolo Direzione didattica 1° circolo San Lazzaro di Savena (BO)


Il Consiglio del 1° Circolo di San Lazzaro di Savena (BO), riunito il giorno 25.02.2004, in relazione all’attuazione di quanto disposto dal primo decreto legislativo della L. 53, approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 gennaio, delibera quanto segue:

VISTO l’art.3 della Legge Costituzionale n.3 del 18 ottobre 2001, modifiche al Titolo V della seconda parte della Costituzione, che RICONOSCE L’AUTONOMIA DIDATTICA ED ORGANIZZATIVA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE;
VISTI gli articoli 1, 3 e 5 del DPR 275 del 1999;
VISTA la L. 59 del 15/3/97
VISTO il P.O.F. dell’istituto approvato dal Consiglio d’Istituto e dal Collegio Docenti e tuttora in vigore,

RITIENE

IMPEGNA PERTANTO L’ISTITUZIONE SCOLASTICA
a perseguire in modo fattivo:

    1. un’informazione e consultazione di tutti i genitori, al fine di garantire alle famiglie un effettivo diritto di scelta sull’organizzazione scolastica e sul modello di scuola che si intende scegliere per il proprio figlio;
    2. la libera scelta dei docenti in merito al modello di professionalità docente che si delinerebbe con l’introduzione del docente tutor;

DELIBERA

pertanto, di confermare anche per il prossimo anno scolastico i modelli organizzativi di scuola previsti dal POF dell’a.s. 2003/4.

Approvato all’unanimità.


Mozione del Collegio dei Docenti dell'I.T.I.S. "Severi" di Padova

Il Collegio dei Docenti dell'I.T.I.S. "Severi" di Padova, nella seduta del 29/03/2004 esprime il proprio parere in merito ai cambiamenti che si vanno profilando per la Scuola Italiana a seguito della legge n° 53 del 28/03/03 e del successivo decreto legislativo n° 59 del 19/02/2004, sottolineando come la mancanza di trasparenza e la comunicazione inadeguata abbiano causato incertezza e disorientamento nel mondo della scuola e rilevando quanto segue:


1) l'abolizione dell'obbligo scolastico (abrogazione prevista dalla legge 53/03), con l'introduzione di un diritto-dovere all'istruzione ancora da definirsi, porterà ad un sostanziale abbandono della scuola, penalizzando soprattutto i ragazzi più a rischio nella delicata fascia di età tra i 14 e i 18 anni. Tale trasformazione non va nella direzione delle indicazioni dell'Unione Europea, la quale insiste sulla necessità di elevare a 18 anni l'obbligo di istruzione e formazione (si veda, ad esempio, il C.E. di Lisbona del 23-24/3/2000);

 2) la netta divisione in due canali, prevista per il secondo ciclo, impone una scelta a 13 anni tra un percorso scolastico fortemente incentrato sul lavoro (Formazione Professionale), ed un altro fortemente incentrato su un'acquisizione di conoscenze astratte e generiche; a tale divisione si aggiunge un abbassamento degli obbiettivi minimi culturali, come risulta dalle prime bozze di programma presentate. Un impianto di questo tipo renderebbe, di fatto, non attuabile il passaggio in entrambi i sensi tra i due canali;

3) la riduzione dell'orario curricolare (non ancora precisata per le superiori), lascerebbe solo in apparenza una libertà di scelta alle famiglie rispetto al completamento delle competenze didattiche, non potendo fornire alcuna garanzia circa l'effettiva parità di condizioni nelle quali tale scelta sarebbe effettuata;


4) in modo particolare il Collegio dei Docenti esprime forte preoccupazione per l'intenzione dichiarata di eliminare la realtà degli Istituti Tecnici, definita recentemente, anche da Confindustria (27/2/04), una delle "perle" della scuola italiana. Ritiene infatti che tale esperienza sia radicata in modo dinamico e positivo nella società italiana, riuscendo a mantenere sia una formazione alta sulla cultura scientifica e tecnologica, sia una offerta formativa efficace per quei giovani che avrebbero altrimenti, come unica prospettiva, l'avviamento a una professione. Ritiene inoltre che la riduzione dell'istruzione e formazione tecnica a percorsi professionali triennali di qualifica, con eventuale successiva integrazione superiore, cancelli una esperienza consolidata, non andando nella direzione delle altre esperienze europee nel campo dell'istruzione tecnica.

Per questi motivi il Collegio dei Docenti esprime la propria forte contrarietà ad un progetto di riforma che, nelle premesse, prefigura un cambiamento in peggio dell'intero sistema scolastico italiano, specificamente per quanto riguarda la soppressione della particolare offerta culturale fino ad oggi fornita dagli Istituti Tecnici.

Padova, 29 marzo 2004


Il Collegio Docenti della scuola media Caprin nella seduta del 22/3/04 per discutere delle sull’adozione dei criteri per l’individuzione dei tutor e sull’ organizzazione dei tempi scuola

CONSIDERATO

. Che non sono chiarite né le procedure né il soggetto che ha la titolarità dell’assegnazione ai docenti dei compiti di cui al comma 5 dell’art.7
. Che la figura del tutor va individuata tra quanti hanno già frequentato specifici corsi di formazione
Che detti corsi non sono stati realizzati né sono stati indicati alcuni criteri per la partecipazione a detti corsi
. Che i compiti affidati al tutor non trovano riscontro in alcuna figura professionale prevista nel CCNL

PROPONE al collegio dei docenti unitario DI NON INDICARE ALCUN CRITERIO PER L’INDIVIDUAZIONE del docente cui assegnare i compiti sopra richiamati.

Per quanto riguarda l’organizzazione didattica e il tempo scuola Considerato

. Che il collegio dei Docenti ha elaborato la propria proposta formativa nel POF
. Che non sono venute meno le motivazioni di ordine pedagogico e didattico contenute nel POF
. Che il DPR 275/99 garantisce alle istituzioni scolastiche l’esercizio dell’autonomia didattica (art. 4)
. Che l’art. 5 dello stesso DPR 275/99 garantisce alle istituzioni scolastiche l’esercizio dell’autonomia organizzativa

PROPONE al Collegio dei docenti unitario di confermare per l’anno scolastico 2004/05 la formulazione oraria e la proposta formativa stabilite nel POF e adottate nell’anno scolastico 2003/04.

Votanti 35; Favorevoli 31; Contrari 1; Astenuti 3


Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo "G.Lucio" di Muggia riunito in seduta ordinaria il 11.3.2004

Preso atto del Decreto Legislativo N°59 d.d. 19 febbraio 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N° 51 in data 2.03.2004
esprime
la propria opposizione al progetto complessivo della Legge, al modo in cui si è proceduto alla sua formulazione, senza un effettivo e tempestivo coinvolgimento del mondo della scuola, ed al modo in cui si pretende di farla applicare, in tempi ridotti, senza il necessario approfondimento ed a iscri-zioni già avvenute, con scarso rispetto delle famiglie e dei docenti;
si oppone
- alle misure di taglio del tempo scuola con conseguente stravolgimento delle positive espe-rienze di tempo pieno / tempo prolungato in atto nel nostro come in altri istituti;
- alla volontà di rendere opzionale una quota dell’orario scolastico, affidandosi anche a figure professionali esterne, riducendo così l’esperienza formativa del gruppo classe;
- all’istituzione dei docenti con funzione di tutor ed alla conseguente progressiva cancellazione del patrimonio di esperienze e competenze costruito sulla collegialità e sulla condivisione delle esperienze didattiche;
- all’ingresso nella scuola dell’infanzia dei bambini di due anni e mezzo ed in prima elementare di quelli di 5 anni e mezzo, scelte che costituiscono un anticipo che forza i tempi del naturale sviluppo cognitivo e che creano classi fortemente disomogenee per livello di età e che in particolare nella scuola dell’infanzia compromettono la qualità dell’insegnamento;
- alla mancata valorizzazione, nella scuola elementare, delle competenze disciplinari acquisite dai docenti con le esperienze degli anni passati;
- alla contrazione oraria proposta per la scuola media e ritiene il monte ore assolutamente insufficiente per l’effettivo raggiungimento degli obiettivi formativi e didattici proposti nelle indicazioni ministeriali. In particolare deplora la riduzione dell’insegnamento delle lingue straniere e dell’educazione tecnica e ritiene che in tale modo non sarà possibile inserire ef-fettivamente nei linguaggi a cui la scuola abilita quello dell’informatica;
- alla mancanza di contemporaneità dei docenti, ritenendo che la copresenza degli stessi sia indispensabile e fondamentale per l’effettiva realizzazione di interventi tesi a personalizzare il rapporto educativo, a favorire la piena realizzazione di interventi finalizzati al recupero degli alunni con difficoltà di apprendimento, degli alunni portatori di disabilità, già pesantemente colpiti dalla riduzione degli interventi dei docenti di sostegno, degli alunni stranieri, nonché per svolgere uscite didattiche e progetti di tipo laboratoriale, rispondenti alle esigenzedegli alunni e che sono essenziali per la realizzazione di un’offerta formativa di qualità.
Fa rilevare
la contraddizione fra la scelta di affidare alle famiglie il compito di scegliere le ore opzionali e l’imposizione di un nuovo modello organizzativo e didattico alle famiglie che avevano già espresso delle scelte al momento dell’iscrizione, in particolare per la scuola elementare per la quale non è prevista alcuna gradualità nell’introduzione della riforma;
la contraddizione fra l’introduzione della riforma in tutte le classi di scuola elementare e la graduali-tà che invece viene applicata nella scuola media.
Sottolinea
che il modello organizzativo proposto dalla Legge di riforma costituirà in effetti un regresso rispetto all’attuale offerta formativa dell’istituto, in particolare riguardo all’alfabetizzazione informatica, al-lo studio delle lingue straniere (inglese e tedesco) ed alle attività laboratoriali che fanno da tempo parte delle scelte di fondo delle scuole di Muggia e per la cui introduzione aveva lavorato il Preside Giovanni Lucio cui è intitolato l’Istituto stesso.
Esprime
la propria preoccupazione per il taglio degli organici che l’applicazione della riforma progressiva-mente causerà, taglio che si ripercuoterà sulla qualità dell’offerta formativa.
Per questi motivi il Collegio esprime la sua contrarietà a provvedimenti che ritiene contrari ad un reale miglioramento delle proposte formative e invita la Dirigente Scolastica a comunicare quanto sopra al Consiglio di Istituto, al Comitato Genitori, alla Direzione Regionale del MIUR per il Friuli Venezia Giulia ed alle Organizzazioni Sindacali.
Presenti: 88; Votanti: 88; Favorevoli: 84; Contrari: 0; Astenuti 4


CITTA’ DI TORINO - Consiglio di Circoscrizione n.4

CAMPIDOGLIO PARELLA SAN DONATO

MOZIONE: avente ad oggetto "Riforma del sistema educativo e adeguamenti organici futuri"

Il Consiglio della IV Circoscrizione

ESAMINATA

La proposta di Legge Delega di Riforma della scuola del Ministro Moratti Legge n. 53-2003 e lo schema del Decreto Legislativo sulla definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia ed al primo ciclo dell’istruzione

RITENENDO

Che l’abolizione della finalità "della formazione dell’uomo e del cittadino" secondo i principi della Costituzione, negando il principio dell’insegnamento uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, sulla libertà di espressione, così come richiamato dalla nostra Costituzione, renda la scuola un servizio a domanda individuale.

Che l’abolizione del modello didattico del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni sia da respingere perché tale riduzione implicherebbe il superamento del riferimento al lavoro in classi, ledendo gli essenziali diritti degli studenti stessi.

Che si debba rigettare sia la scelta di rendere opzionale una quota dell’orario scolastico sia l’aumento del carico delle famiglie senza adeguate garanzie di qualità.

Che sia inaccettabile che la scuola deleghi dei suoi compiti didattici ed educativi ad agenzie private esterne al di fuori di una logica di integrazione e formazione professionale.

Che vadano respinti sia l’istituzione dell’insegnante unico denominato "prevalente", sia l’arbitrario invito di individuare criteri interno al Collegio dei Docenti per l’assegnazione di incarichi di "prevalenza e tutor".

Che sia da condannare e respingere il tentativo di annullare il patrimonio di esperienza formativa nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi quindici anni, imperniato sulla condivisione e sulla collaborazione dei docenti del team.

Che le modalità di organizzazione didattica, le attività didattiche, l’organizzazione degli orari, i tagli sull’organico e sostegno prefigurati da codesta riforma e dalle leggi finanziarie, pregiudicheranno un processo di integrazione degli alunni disabili, ledendo un loro diritto, vanificando ogni serio tentativo di inserimento di qualità.

Che sia da ridefinire il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di cinque anni e mezzo di età, rilevando che la logica di tale provvedimento è del tutto estraneo alla scienza psico-pedagogica moderna come l’istanza di accelerare i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino.

Che siano da respingere le avviate modifiche dell’organizzazione egli organici, degli orari, (con l’estensione di "ore buche" e di rientri) difficili da gestire.

Che sia inaccettabile il tentativo di dividere i lavoratori della scuola attraverso l’istituzione di corso di formazione sulla riforma che, arbitrariamente, ne anticipano l’attuazione in assenza dei Decreti attuativi.

Che sia infine da respingere una eventuale estensione della sperimentazione che deve essere approvata dai collegi dei docenti e non imposta a livello ministeriale.

IMPEGNA

Il Presidente e la Giunta Circoscrizionale:

VOTAZIONE PALESE PRESENTI: 19; VOTANTI: 19; VOTI FAVOREVOLI:15; VOTI CONTRARI:4; ASTENUTI:0


9 marzo 2004 - Ordine del giorno del Consiglio Comunale di Napoli

II Consiglio Comunale di Napoli,

PREMESSO CHE

Da tempo il coordinamento genitori-insegnanti di Napoli è attivo in un’ampio ed articolata disatnina della Legge 53/2003 e successivo Decreto Attuativo del 23/1/2004

ATTESO

Che essi sono presenti nei momenti di confronto e di lotta che hanno visto una sempre maggiore mobilitazione del paese su queste tematiche,

PREOCCUPATI

Degli effetti lesivi della normativa fin qui citata per le ampie limitazioni e lo stravolgimento der fondamenti della Scuola Pubblica Italiana attraverso,

a) La cancellazione dell’obbligo scolastico sostituito da un ipotetico diritto-dovere che nei fatti potrebbe deresponsabilizzare lo Stato,

b) Con la riduzione dell’orario obbligatorio e quindi l’inevitabile abbassamento della qualità dell’istruzione, la distruzione del sistema di insegnamento di equipe, sostituito da indefiniti tutor

c) Dei forti rischi di svuotamento del significato pedagogico del tempo pieno svilito, nel migliore dei casi, a tempo di intrattenimento,

d) L’avvio precoce (12 anni) dello studente alla scelta tra studi professionali e liceali, dimenticando che le scelte, LIBERE sono un un lusso riservato a pochi,

e) La mancanza di un’adeguata copertura finanziaria e la delega dei percorsi formativi a imprese private e sponsor con uno stravolgimento strutturale dell’istruzione ridotta a mera formazione,

f) La inevitabile messa in discussione della Legge 447/97 sull’inclusione degli alunni diversamente abili. Nella nostra città si è già assistito per le patologie particolarmente gravi, ad una drastica riduzione delle ore di sostegno di circa il 25%.

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

A rappresentare al governo Nazionale le forti preoccupazioni ,che lo riforma Moratti ha ingenerato, recependo casi la forte voce che in città si è levata a difesa della SCUOLA PUBBLICA e dei principi Costituzionali su cui essa è fondata.


Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Palazzolo dello Stella (UD), dopo un’attenta lettura del Decreto attuativo della Legge 53/03 e preso atto che, con l’introduzione della figura del tutor come unico responsabile educativo all’interno della classe, vengono posti in discussione:

• la dimensione collegiale e cooperativa del lavoro dei docenti

• la possibilità per ciascun docente di acquisire una specializzazione didattica nei vari ambiti disciplinari, nell’ottica dell’arricchimento del percorso formativo

• la pari dignità professionale dei docenti, con l’articolazione della funzione docente in ruoli sovraordinati e subordinati

• la pluralità relazionale che deriva dalla varietà di modelli di riferimento garantita da un gruppo docente dalle pari competenze e responsabilità

• l’esistenza di tempi di compresenza, fondamentale per l’attuazione di percorsi individualizzati per gli alunni

ESPRIME

il forte dissenso in merito al modello organizzativo previsto dall’art. 7, conìma 6, del Decreto Legislativo 59 del 19.02.2004 e

INVITA

il M.I.U.R. a rivederlo sostanzialmente.

Delibera approvata con n. 94 voti favorevoli, n. O voti contrari e n. 8 astenuti. Palazzolo dello Stella, 29 marzo 2004


Mozione del C. d’ I. di Albano località Cecchina, sul Decreto Legislativo 23/0 1/2004 di riforma della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione.

Il C. di I., dopo averne preso visione, esprime la propria contranetà al decreto legislativo di riforma della scuola nel suo complesso.

In particolare denuncia:

- La riduzione generalizzata dell’orario scolastico obbligatorio a 27 ore settimanali elimina, di fatto, oltre al sistema modulare, anche il Tempo Pieno, che rappresenta la risposta più adeguata alle esigenze formative di bambini/e ed alle necessità organizzative delle famiglie, sempre più impegnate nel lavoro.

Tale riduzione, oltre a ledere gli essenziali diritti degli utenti e la possibilità di scelta delle famiglie, comporta la compressione dei contenuti disciplinari e la riduzione dell’approfondimento culturale, strumento irrinunciabile per l’esercizio del diritto di cittadinanza

- L’introduzione dell’insegnante ~tutor" avrà ripercussioni negative sia per gli alunni sia per gli insegnanti.

I bambini saranno privati del diritto ad essere osservati da più occhi che ne possano cogliere i molteplici caratteri ed intelligenze e gli sarà preclusa la possibilità di un rapporto personale, di reciproca stima ed affetto, all’interno del quale mettersi in gioco.

Gli insegnanti vedranno ridotta o cancellata la contitolarità e sminuito il proprio ruolo e la pan dignità professionale; sarà vanificato il patrimonio di esperienze consolidate negli ultimi decenni, imperniato sulla cooperazione e la collegialità nella gestione di programmazione, valutazione, orientamento e rapporto con i genitori

Si creerà un’inaccettabile gerarchizzazione tra gli insegnanti che avrà ripercussioni anche su discipline e conoscenze, inoltre, il carattere prescrittivo e l’esasperazione dei ritmi, pregiudicheranno la libertà di insegnamento dei singoli insegnanti.

- L’anticipo a 2 anni e ~/2 dell’iscrizione alla scuola dell’infanzia ed il conseguente ingresso alla scuola elementare a 5 anni e ½, comportano una forzatura dei tempi del normale sviluppo cognitivo e relazionale del bambino, ritenuta controproducente ed inutile dalle più moderne ed accreditate teorie psico-pedagogiche.

Tale provvedimento non trova inoltre riscontro nell’adeguamento delle strutture e negli organici delle scuole.

- Il ruolo dei genitori, chiamati a scegliere sull’anticipo ed a valutare i propri figli, a compilare il portfolio ed a costruire un percorso formativo mediante la scelta delle attività facoltative, considerando la delicatezza e l’importanza che le scelte fatte per quest’età avranno nella vita non solo scolastica di ragazzi/e, rappresenta una responsabilità che i genitori non possono, non devono e non vogliono assumersi.

- Il "portfolio", potrebbe fissare, con un "effetto alone" fuorviante, l’immagine dell’alunno/a che è invece, una realtà in continua evoluzione.

- Il voto di condotta, inaccettabile tentativo di far pagare a ragazzi/e gli effetti della deprivazione affettiva e culturale, del disinteresse sociale e politico nonché, degli eventuali limiti della scuola stessa in tema di risorse e valutazione.

- I piani personalizzati delle attività educative, in contrasto con l’ari. 3 della Costituzione, porteranno ad un incremento del divario culturale tra gli alunni, aumentando la dispersione e la selezione scolastica.

- La scelta precoce, in una scuola media che, di fatto, con il terzo anno finalizzato all’orientamento pone gli alunni, già a 12 anni e ½, nella necessità di scegliere tra gli studi liceali e l’alternanza scuola/lavoro: in una scuola che vede ridotti i tempi, i contenuti culturali e l’attenzione per i ragazzi; in un contesto socio-culturale che antepone i valori materiali a quelli etici, dove prevale il desiderio di avere ed apparire sulla capacità di essere, dove spesso le necessità economiche divengono pressanti, dove, infine, il disagio giovanile è in costante aumento; in un simile contesto, tale scelta rischia di avere un esito scontato e quanto mai negativo per i ragazzi/e e pericoloso per la società.

- La scomparsa di migliaia di posti di lavoro sia per gli insegnanti sia per il personale ATA, unica certezza della riforma, avrà come effetto sia la mancata assunzione dei precari sia la flessibilità e mobilità per gli insegnanti a tempo indeterminato divenuti soprannumerari.

Esistono inoltre molti interrogativi legati all’applicazione del decreto, che di seguito vengono elencati.

- Come si può conciliare l’aumento delle discipline con la riduzione dell’orario?

- Quali discipline vedranno ridotto il proprio orario e di quanto?

- Quali discipline scompariranno, verranno accorpate o vedranno modificato il proprio contenuto epistemologico?

- Considerando la carenza generaiizzata di spazi e risorse, quali possibilità hanno le scuole di ailestire i laboratori?

- E’ stata valutata l’estensione della gamma di richieste che le famiglie potrebbero formulare, in merito alle attività facoltative?

- Considerando il dato oggettivo dell’impegno già richiesto agli insegnanti dei moduli (3 insegnanti su 2 classi), quali caratteristiche professionali ed umane dovrebbe avere l’insegnante tutor per potersi occupare di tutto?

- L’articolo 19 comma 3, lascia intuire un’introduzione graduale della riforma. Come può questo conciliarsi con la programmazione organizzativa e didattica e con la gestione degli spazi?

- Quali criteri verranno assunti per la nomina degli insegnanti tutor?

- Se l’introduzione della riforma interesserà solo le classi prime è possibile che tra gli insegnanti di queste classi non vi sia nessuno con i requisiti previsti per essere nominato tutor; come si procederebbe in questo caso?

Per quanto esposto; vista la totale mancanza di chiarezza che ha caratterizzato questa riforma sin dalla sua origine; nel rispetto dell’impegno professionale degli insegnanti che negli ultimi decenni hanno contribuito alla qualificazione della scuola pubblica; in considerazione della richiesta dei genitori, formulata con lettera sottoscritta, di mantenere inalterato il P.O.F. presentato alle famiglie al momento dell’iscrizione; il C.di I. dell’istituto comprensivo Albano località Cecchina, delibera di approvare la presente mozione con voto unanime.

Il consiglio delibera, altresì, che la presente mozione sia trasmessa agli organi in indirizzo.

Cecchina, 9 marzo 2004


Il Collegio dei Docenti della dd 8 di Bologna in data 25 marzo 2004 in riferimento al primo decreto legislativo applicativo della Legge 53/2003

CONSIDERATO CHE

1. L’istituzione del docente tutor, al quale il decreto affida il primato nelle "funzioni di orientamento, di la cura delle relazioni con le famiglie e del percorso formativo compiuto dall’allievo" è in contrasto con la normativa vigente sulla funzione dei docenti che affida tali compiti in egual misura a tutti i docenti senza alcuna distinzione. (Il D.L.vo 297/94, al comma due dell'art.395 recita: "I docenti(…) curano i rapporti con i genitori degli alunni delle rispettive classi" e al comma 3 dell’art. 144 afferma che: "Dagli elementi rilevati e registrati(…) viene desunta (…) dai docenti della classe una valutazione adeguatamente informativa sul livello globale di maturazione, il cui contenuto viene illustrato ai genitori dell’alunno dai docenti, i quali illustrano altresì eventuali iniziative programmate in favore dell’alunno ai sensi dell’art 126 (cioè attività integrative e di sostegno, individualizzate e per gruppi). Il tutor, come delineato dal primo decreto legislativo diverrebbe dunque impropriamente detentore primo se non unico dei rapporti con i genitori e di una serie di attività che, anche ai sensi dell’art.27 del CCNL, rientrano fra gli "adempimenti individuali dovuti" paritariamente da ciascun docente (comma 2: "Tra gli adempimenti individuali dovuti rientrano le attività relative: (…) ai rapporti individuali con le famiglie (…); comma 3 (…) la compilazione degli atti relativi alla valutazione").

2. L’istituzione del docente tutor al quale il decreto affida "nei primi tre anni della scuola primaria un’attività di insegnamento agli alunni non inferiore alle 18 ore settimanali" viola la normativa contrattuale vigente sul profilo professionale docente. (L'art.25 del CCNL recita: "Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca, tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell’esperienza didattica, l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica (…)"). Anche l'art.128 del D.L.vo 297/94, al comma 6 richiama ad una "pluralità degli interventi articolata per ambiti disciplinari, anche in riferimento allo sviluppo delle più ampie opportunità formative". Nella scuola elementare gli insegnanti, in questi decenni, hanno approfondito gli aspetti metodologici di precise discipline, frequentando centinaia di corsi di aggiornamento (anche ministeriali ed obbligatori) per perseguire una migliore professionalità e specializzazione che non sono disposti a veder sminuita e negata per decreto, intendendo continuare a svolgere con serietà, competenza e dignità il loro compito educativo e professionale. Rifiutano di essere relegati, come potrebbe accadere, al prevalente o addirittura unico insegnamento in "attività facoltative" o di "assistenza mensa.

3. L'istituzione del tutor finirebbe per minare la collegialità (CCNL, art 27, comma 1: "L’attività funzionale all’insegnamento(…) comprende tutte le attività, anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, aggiornamento e formazione(…)") e rischierebbe di innescare pericolose conseguenze di frammentazione, gerarchizzazione e deresponsabilizzazione del corpo docente.

 4. Il Dpr 275/99, "Regolamento sull’autonomia", stabilisce (art. 1) che "Il Piano dell’Offerta Formativa è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia(…)".

Le nuove articolazioni orarie, didattiche ed organizzative che si verrebbero a determinare con l’istituzione del tutor e le modalità previste dal primo decreto stravolgerebbero il Piano dell’offerta formativa attualmente in vigore, approvato dal Collegio dei docenti e dal Consiglio di Istituto e, come prescritto dallo sopracitato articolo "reso pubblico e consegnato agli alunni e alle famiglie all'atto dell'iscrizione" avvenuta - sia per gli alunni già iscritti negli anni passati, sia per i nuovi iscritti - prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto in oggetto. Le iscrizioni (e le conferme) sono state fatte in base all’ordinamento vigente e sulla base dell’offerta formativa in corso. Se si modificasse "in corsa"- e così sostanzialmente- tale Pof , sulla garanzia del quale i genitori hanno operato le loro scelte, verrebbe meno il presupposto della libera scelta delle famiglie ed il "patto" al quale l’Istituto si è "vincolato" nei loro confronti.

5. Il Decreto legislativo invade compiti che spettano al Collegio dei docenti (D.L.vo 297/94, Art. 7 , comma 2: "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 7 . 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità e agli obiettivi previsti dai programmi).

5. Il Decreto legislativo invade compiti che spettano alla contrattazione nazionale (in materia di profili professionali, mobilità, retribuzione, carriere) e d’Istituto che ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 del CCNL).

Tutto ciò considerato, il Collegio dei docenti, AVVALENDOSI:

- dei diritti sanciti dal nuovo Titolo V della Costituzione che ha reso l’autonomia scolastica una risorsa costituzionale

- delle prerogative già precedentemente richiamate sancite dall’art. 7 del D.L.vo 297/94 ("potere deliberante del collegio docenti in materia di funzionamento didattico... adeguamento dell'azione educativa alle specifiche esigenze ambientali, coordinamento interdisciplinare")

- dei diritti sanciti dal Dpr 275/99 (Regolamento sull’autonomia") che attribuisce alle Istituzioni scolastiche "autonomia didattica" (ad esempio definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ecc.) e "autonomia organizzativa" (cioè: impiego dei docenti, modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa" della scuola, ecc.), ed in particolare richiamandosi ai principi dell’art.8 che consentono "l’adeguamento dell’organizzazione didattica alle effettive esigenze formative senza condizionamenti connessi a modelli predeterminati ed impartiti dall’esterno"

 DELIBERA

Di mantenere l’attuale modalità organizzativa e didattica (coerente con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore), fondata sulla contitolarità e sulla conduzione paritaria delle classi, sulla migliore utilizzazione delle competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori interni ed esterni alla scuola, sui progetti educativi attivati, in modo che tutte le ore, dalle attuali 27/30 alle 40, abbiano pari e qualificata valenza educativa e didattica.

 CONSEGUENTEMENTE

 - Ribadisce che la figura del tutor, tramite la quale si trasferiscono competenze oggi condivise in capo ad un unico insegnante, non può essere introdotta per Decreto, perché è questione di organizzazione didattica che attiene alla competenza dei Collegi ed è questione di organizzazione del lavoro che attiene alla competenza della contrattazione sindacale.

- Rifiuta di individuare criteri che dovrebbero istituire la figura del docente tutor che rompe una consolidata e proficua dimensione collegiale e/o accomodamenti interni che pregiudichino la qualità e le caratteristiche del servizio scolastico esplicitato nel Pof e la dignità e la specificità della propria funzione docente.

- Respinge qualsiasi ipotesi di modifica dell’organizzazione degli organici prima ancora che essi vengano assegnati.


COLLEGIO DEI DOCENTI 6° Circolo Didattico Quartu Sant’Elena (Cagliari) "IQBAL MASIH"

Il COLLEGIO DEI DOCENTI DEL 6° CIRCOLO DIDATTICO "Iqbal Masih" DI QUARTU S.E. riunitosi il giorno 30 Marzo 2004 per discutere e deliberare sulla riforma della scuola

ESPRIME ANCORA UNA VOLTA

la propria contrarietà all’impianto complessivo di Riforma poiché essa:

DENUNCIA

Il Collegio dei Docenti

ESAMINATO

il Decreto Legislativo n° 59/2004, concernente la definizione delle "norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione", ai sensi della Legge 53/2003, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, la CM 29/2004 e la Circolare n° 37 del 24 marzo 2004 che accompagna la bozza di Decreto Interministeriale sugli organici;

Per quanto concerne il profondo mutamento che ci si appresta a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria: 

In particolare, riguardo all’articolo 7 comma 5 del D.L.vo n° 59/2004, in riferimento alla figura del docente "unico" responsabile delle attività educative e didattiche, e in relazione a quanto invece sancito nelle altre norme vigenti e nel contratto nazionale di lavoro

RILEVA

  1. che la responsabilità delle attività educative e didattiche è parte irrinunciabile della funzione docente;
  2. che il rapporto con le famiglie rientra tra le attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
  3. che la compilazione degli atti relativi alla valutazione è un’attività che rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;

PERTANTO

il Collegio dei Docenti ribadisce che tutte/i le/gli insegnanti del Circolo Didattico hanno le medesime responsabilità e doveri relative alla funzione docente;

RILEVA, ALTRESI’

che il DPR 275/1999, "Regolamento sull’autonomia", stabilisce (art. 1) che "il Piano dell’Offerta Formativa è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia(…)";

E CHE PERTANTO

le nuove articolazioni orarie, didattiche ed organizzative che si verrebbero a determinare con l’istituzione del tutor e le modalità suggerite dal decreto 59-2004 stravolgerebbero il Piano dell’offerta formativa attualmente in vigore, approvato dal Collegio dei docenti e dal Consiglio di Circolo, sia per i bambini e le bambine del primo anno le cui famiglie hanno effettuato l’iscrizione per il prossimo anno scolastico che per gli alunni già iscritti negli anni passati. Infatti,le iscrizioni (e le conferme) sono state fatte in base all’ordinamento vigente e sulla base dell’offerta formativa in corso e ben prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto in oggetto. Se si modificasse "in corsa" - e così sostanzialmente -l’organizzazione didattica, sulla garanzia della quale i genitori hanno operato le loro scelte, verrebbe meno il presupposto della libera scelta delle famiglie ed il "patto" al quale l’Istituto si è "vincolato" nei loro confronti.

Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà che in base alla normativa tuttora vigente spettano ancora al Collegio dei docenti (D.L.vo 297/94, art. 7, comma 2: "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 7 . 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità e agli obiettivi previsti dai programmi).

Il Decreto legislativo invade la sfera di potestà spettante in base alla normativa vigente alla contrattazione nazionale (in materia di profili professionali, mobilità, retribuzione, carriere) e d’Istituto che ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 del CCNL).

RILEVA ANCORA CHE

TUTTO CIO’ CONSIDERATO il Collegio dei Docenti del 6° Circolo Didattico "IQBAL MASIH" di Quartu S.E. (Cagliari), AVVALENDOSI:

- dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana;

- delle prerogative sancite dal D.L.vo 297/94 ("potere deliberante del collegio docenti in materia di funzionamento didattico... adeguamento dell'azione educativa alle specifiche esigenze ambientali, coordinamento interdisciplinare, collegialità");

- dei diritti sanciti dal Dpr 275/99 ("Regolamento sull’autonomia") che attribuisce alle Istituzioni scolastiche "autonomia didattica" (ad esempio definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ecc.) e "autonomia organizzativa" (cioè: salvaguardia delle compresenze e della contemporaneità, impiego dei docenti, modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa" della scuola, ecc.), ed in particolare richiamandosi ai principi dell’art. 8 che consentono "l’adeguamento dell’organizzazione didattica alle effettive esigenze formative senza condizionamenti connessi a modelli predeterminati ed impartiti dall’esterno";

DELIBERA

che le competenze delineate nell’art. 7 comma 5 del decreto legislativo in oggetto, spettano a tutti i docenti senza alcuna distinzione funzionale e/o gerarchica, poiché tutti i docenti hanno non solo pari dignità e libertà d’insegnamento, ma una formazione e un profilo professionale equivalente, attestati dalle leggi dello Stato (art. 3, art. 4, art. 5 del DPR n° 275/1999);

che pertanto non saranno individuati criteri per la proposta di designazione dei tutor, e che le/i docenti del Circolo non accetteranno comunque alcun specifico incarico di tutor che si sovrapponga o si contrapponga a quanto stabilito dalle leggi dello Stato sulla funzione docente;

che di conseguenza non si ritiene di dover partecipare ad alcun corso di formazione della nuova figura di tutor;

DELIBERA INOLTRE

di mantenere modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, ovvero con il documento su cui si fonda il patto tra scuola e famiglie, fondato sulla contitolarità, sulla collegialità e sulla conduzione paritaria delle classi e delle sezioni, sulla migliore utilizzazione delle competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori della scuola, sui progetti educativi attivati;

di mantenere modalità organizzative le quali, sempre in coerenza con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, corrispondano anche al dettato delle leggi dello Stato in materia di libertà d’insegnamento e di parità di potestà organizzativa, didattica e metodologica tra insegnanti;

che l’organizzazione scolastica per le classi prime A.S. 2004/2005 sarà modulare (tre insegnanti su due classi, 30 ore) e/o di tempo pieno (2 insegnanti contitolari su due classi, 40 ore) con suddivisione delle discipline secondo le competenze.

Nelle ore di compresenza saranno attuate attività di recupero e di arricchimento dell’offerta formativa sulla base della programmazione delle/degli insegnanti e delle delibere del Collegio dei Docenti;

E RICHIEDE

il ritiro del Decreto Legislativo n° 59/2004, attuativo della Legge 53/03; la riconferma dell’organico di Circolo e l’invio della presente delibera del Collegio dei Docenti e delle suindicate richieste agli organi in indirizzo.

documento approvato con voti

39 favorevoli

1 contrario

1 astenuto


Delibera del Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo M.L. KING - Torino.

Il Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo M.L. King, riunitosi il 9/3/04, esaminato il Decreto legislativo applicativo Legge 53/03

Denuncia lo smantellamento dell’attuale modello scolastico

Il suddetto decreto, infatti:

  1. introduce una differenziazione di ruolo tra i docenti;
  2. riduce il ruolo del team e il valore della programmazione e della valutazione collegiali;
  3. riporta indietro di trent’anni la figura dell’insegnante, che ritorna ad essere, in sostanza, un "tuttologo";
  4. cancella la professionalità raggiunta attraverso anni di esperienza e di aggiornamenti continui e mirati;
  5. riduce il tempo da dedicare all’attività didattiche, ai lavori di ricerca e approfondimento;
  6. prevede attività opzionali che, in nome di una "personalizzazione" del percorso educativo, introducono differenziazioni tra gli alunni già dai primi anni di scuola;
  7. svuota il momento della mensa del suo valore pedagogico, definendo il compito dei docenti "assistenza educativa" e rendendolo facoltativo.

Ribadisce

la scelta pedagogica e didattica che contraddistingue il P.O.F. d’Istituto, riconfermando i modelli scolastici organizzativi attualmente in essere.

In particolare, per la scuola dell’infanzia, si riconfermano:

  1. la NON DISPONIBILITA’ ad aderire alla sperimentazione prevista dall’art.12 del Decreto attuativo della L.53/03, non sussistendo nella nostra scuola le condizioni previste dal succitato articolo;
  2. un tempo scuola "ordinario" di 40 ore settimanali, potenziabili con servizio di pre e post scuola, sentite le esigenze delle famiglie, e nel quale siano previsti tempi di contemporaneita’, indispensabili per l’attuazione di attivati’ diversificate e/o per gruppi omogenei.

Per la scuola elementare si riconfermano:

  1. il Tempo Pieno, con 40 ore di attività didattica, in cui l’insegnamento curricolare, quello extracurriculare, i laboratori, la mensa, le attività ludiche, concorrono, con pari dignità, alla crescita complessiva ed armonica degli alunni. Una scuola che permette il rispetto dei tempi e dei ritmi di apprendimento di ciascuno e dà ampio spazio a momenti di approfondimento, di riflessione, di socializzazione. Un modello che garantisce, all’interno dell’orario scolastico, l’intero percorso di apprendimento, dalla spiegazione all’esercitazione e risponde, in modo qualitativamente valido, a precise richieste sociali delle famiglie e del territorio;
  2. il Tempo Modulare, con 30/27 ore di attività didattica, con cui si garantisce l’istruzione di base, salvaguardando le esigenze di quelle famiglie che desiderano un minore impegno temporale per l’istruzione dei figli;
  3. la presenza del team di due (o più) insegnanti per classe, contitolari e corresponsabili, di fronte alle famiglie a agli alunni, delle scelte pedagogiche e didattiche;
  4. la suddivisione dell’insegnamento per ambiti, che da una parte garantisce una maggiore competenza disciplinare dei docenti e dall’altra permette, grazie a momenti di programmazione comune, una sintesi tra " pluralità dei saperi" e "unitarietà dell’insegnamento", che dà vita ad una reale interdisciplinarietà;
  5. la programmazione comune tra insegnanti di classe e interclasse;
  6. la valutazione collegiale;
  7. l’organizzazione oraria che permette ore di compresenza degli insegnanti di classe, garantendo attività per gruppi, individuali, di recupero, di sostegno per gli alunni diversamente abili e di arricchimento dell’offerta formativa;
  8. l’ampliamento dell’offerta scolastica grazie all’interazione con il territorio e alla collaborazione con altri soggetti educativi.

Rifiuta

la differenziazione di ruolo tra i docenti, introdotta affidando ad un unico insegnante, con una specifica formazione, il compito di svolgere funzioni di orientamento in ordine alla scelta delle attività opzionali, di tutorato degli allievi, di coordinamento delle attività educative e didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e di cura della documentazione del percorso formativo compiuto dall’allievo.

Anche se viene ribadita la contitolarità dei docenti, quella del "tutor" è, di fatto, una nuova figura professionale, destinataria di una specifica formazione, che contrasta con l’organizzazione del lavoro per team e con la corresponsabilità educativa, caratterizzanti l’attuale modello di Tempo Pieno e del Tempo Modulare.

Pertanto il Collegio invita tutti i docenti a non accettare tale incarico.

Conferma

il proprio dissenso nei riguardi dell’iscrizione anticipata alla scuola materna ed elementare.

Chiede

che nella scuola materna non si accettino iscrizioni anticipate fino a quando non sussistano tutte le condizioni previste dalla legge.

Invita

i genitori degli alunni che già frequentano la scuola elementare a sostenere l’impegno dei docenti per il mantenimento dei modelli organizzativi già scelti in precedenza.

Aderisce

al progetto di costituzione di una rete di sostegno alle scuole a Tempo pieno, al fine di proseguire questo modello scolastico, ribadendone le scelte didattiche e pedagogiche, e di arricchirlo attraverso il contributo di altre realtà e esperienze.

Chiede pertanto

Per la scuola media ribadisce quanto segue

Per quanto riguarda il Pof della scuola media si rileva che da diversi anni è in adozione un "tempo flessibile" il quale contempla:

  1. attività curriculari
  2. attività opzionali (non facoltative)
  3. attività integrative
  4. attività di recupero
  5. attività di potenziamento.

Tali attività costituiscono un modello organico ed unitario che non distingue fra segmento mattutino e pomeridiano, concorrendo in modo integrato e paritario alla formazione dei ragazzi.

Le compresenze fra più docenti consentono di individualizzare "realmente" l’apprendimento con possibilità di reale recupero di situazioni di svantaggio e potenziamento dell’eccellenza.

All’individualizzazione dell’insegnamento concorrono inoltre le attività laboratoriali per piccoli gruppi.

Nel momento in cui si conferma la volontà di continuare a proporre alle famiglie tale modello, nel quale i docenti credono, e per l’attuazione del quale hanno perfezionato ed ampliato la loro professionalità, si esprime la preoccupazione che questo modello unitario venga vanificato dalla riforma in atto e che la successiva riduzione di organico (solo momentaneamente rinviata) non ne consenta in futuro l’attuazione.

Si rileva inoltre quanto sia significativo per il nostro modello il contributo dei docenti di Educazione Tecnica che dalla riforma vengono "annullati".

Si esprime quindi, sorvolando su molti altri punti, netta contrarietà:

  1. alla riduzione del tempo scuola;
  2. alla separazione (reale) fra attività antimeridiane e pomeridiane;
  3. alla futura riduzione di organico (che peggiorerà l’offerta formativa);
  4. alla scomparsa dell’insegnante di Educazione Tecnica.

Il Collegio Docenti, riunito in seduta plenaria, approva all’unanimità.

La presente delibera è stata successivamente assunta come propria ed approvata all’unanimità anche dal CONSIGLIO D’ISTITUTO DELL’I.C. KING DI TORINO, nella seduta dell’1 aprile 2004.


I Docenti e il Personale A.T.A. della Scuola Media Statale Ricci Muratori di Ravenna che sottoscrivono il presente documento, riuniti in assemblea sindacale il 10 marzo 2004, esprimono vivissima preoccupazione per i rischi connessi alla attuazione della riforma Moratti ( legge 53 del 28-3-2003),

IN PARTICOLARE PER

  1. l’istituzione del monte ore obbligatorio ridotto a 27 ore, che significa una lingua in più, ma
  2. -MENO INGLESE

    -MENO ITALIANO

    -MENO FORMAZIONE TECNICO SCIENTIFICA (vedi documento allegato)

  3. La scomparsa del tempo prolungato, che permetteva, attraverso le 6 ore di compresenza, di attuare nel piccolo gruppo percorsi individualizzati.
  4. Cosa ben diversa sono i piani di studio personalizzati che portano alla divaricazione degli obiettivi e dei livelli di formazione raggiungibili dai ragazzi.

  5. L’appesantimento dei problemi legati a una struttura organizzativa caratterizzata da classi di 25-28 alunni, in presenza di situazioni di disabilità, immigrazione, disagio giovanile.
  6. L’introduzione del TUTOR, figura predominante nella scelta dei piani di studio personalizzati, nei rapporti con le famiglie e il territorio, nella valutazione ( portfolio) e nell’orientamento che di fatto svuota la collegialità del lavoro degli insegnanti.
  7. La precoce canalizzazione nel sistema di istruzione e formazione professionale e quindi nel sistema dei licei o nel mondo del lavoro.
  8. La crescente limitazione delle risorse statali che effettivamente giungono ai bilanci delle scuole.
  9. La diminuzione graduale e costante del personale ATA, che svolge un ruolo fondamentale nella realizzazione dell’offerta formativa della scuola e nel rispondere anche alle esigenze personali dei ragazzi.

Tutto ciò rende più difficile "la rimozione degli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, limitandone di fatto la libertà", funzione essenziale che la Costituzione attribuisce alla scuola pubblica.

Lo stillicidio di disposizioni diluite nel tempo per attuare la riforma impedisce una visione globale della nuova organizzazione della scuola e porta difficoltà organizzative e disorientamento tra il personale della scuola e le famiglie.

Documento allegato degli insegnanti di Educazione Tecnica

La riforma Moratti, per quello che attualmente si conosce dai documenti ufficiali, vede la cancellazione della disciplina di Educazione Tecnica. Ne prevede l’accorpamento a Scienze e matematica per un’ora settimanale di Tecnologia.

Il Ministro Moratti con questa riforma volta soprattutto al taglio delle spese, ha penalizzato ancora una volta noi insegnanti di Educazione tecnica mediante:

Il Ministro Moratti non tiene conto che scienze e tecnologia sono discipline affini ma non uguali.

La tecnologia studia:

La scienza:

Sottolineiamo che ancora una volta siamo noi insegnanti di Ed. Tecnica e, i colleghi ce ne possono dare atto, che dobbiamo modificare la nostra professione e la nostra professionalità. Più volte siamo stati costretti a ricoprire svariati ruoli e incarichi (sostegno, operatori tecnologici e riconversioni varie) in sedi disagiate e tutto con adeguamenti culturali (cioè aggiornamenti) molto spesso a nostro carico.

Questa riforma ci costringe a cambiare ancora una volta ruolo e cattedra, perché la nostra professionalità non è stata riconosciuta per mera scelta politica.

Quello che sconcerta però, è il fatto che nessun Sindacato, sia Autonomo sia Confederale, si è interessato a questo problema. Nessuno si sente in obbligo morale e professionale di tutelare il posto di lavoro e gli spazi culturali di questa disciplina.


IL COLLEGIO DEI DOCENTI DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO JESI – CENTRO, riunito in seduta straordinaria il giorno 22 aprile 2004 alle ore 16.30 per discutere e deliberare in merito alla Riforma della scuola,

SENTE L’ESIGENZA DI ESPRIMERE

LA CONVINZIONE CHE LA SCUOLA DEBBA CAMBIARE PERCHÉ IL MONDO IN CUI SI COLLOCA È PROFONDAMENTE MUTATO ED È IN COSTANTE E RAPIDA TRASFORMAZIONE. L’ISTRUZIONE E L’EDUCAZIONE SI CONFRONTANO OGNI GIORNO CON COMPITI BEN PIÙ VASTI E COMPLESSI DI QUELLI DI UN TEMPO.

È NECESSARIO PERTANTO CHE LA SCUOLA SI RI-INNOVI E AL CONTEMPO RESTI L’ORGANIZZAZIONE EDUCATIVA E SOCIALE CHE PIÙ DI OGNI ALTRA PONGA AL CENTRO LA CRESCITA CULTURALE E UMANA DELLA PERSONA E DEL CITTADINO, MANIFESTANDO QUELLA AUTOREVOLEZZA CHE LE DERIVA DAL SENSO DI CIÒ CHE PROPONE E DALLE BUONE PRATICHE EDUCATIVE SVILUPPATE IN DECENNI DI ESPERIENZA.

IL COLLEGIO PROPONE UN PERCORSO DI TRASFORMAZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA CHE PREVEDA DI:

  1. includere l’ultimo anno della scuola dell’Infanzia nell’obbligo scolastico;
  2. consentire tempi distesi di insegnamento/apprendimento, salvaguardando 30 ore curriculari, il tempo pieno alla Primaria, il tempo prolungato alla Secondaria;
  3. ampliare e sviluppare i percorsi di didattica curricolare verticale avviati in questi ultimi anni negli Istituti comprensivi, evitando la ripetitività dei contenuti all’interno dei tre segmenti della scuola di base;
  4. favorire l’unità del sapere (mani/mente, pensiero/azione, conoscenze/applicazioni) potenziando tra i docenti le occasioni di cooperazione progettuale e di realizzazione delle attività con gli alunni;
  5. strutturare fin dal primo segmento scolastico percorsi formativi aperti che consentano di allenare ma anche di suscitare e scoprire le attitudini dei bambini/ragazzi, superando la netta divaricazione che si prospetta nella scuola italiana nel suo complesso tra formazione professionale e liceale;
  6. mantenere le possibilità di compresenza per consentire l’individualizzazione dell’insegnamento al fine di rafforzare e potenziare le abilità di ciascun alunno;
  7. garantire un adeguato rapporto numerico alunno/insegnante,
  8. consentire una più adeguata accoglienza e valorizzazione di tutte le differenze;
  9. salvaguardare la contitolarità tra i docenti accrescendone la condivisione progettuale e nella pratica quotidiana del Piano dell’Offerta Formativa;
  10. potenziare la formazione di tutto il personale della scuola, poiché docenti e non docenti costituiscono la principale risorsa del cambiamento;
  11. frenare la fretta e la concitazione con cui si vuole imporre alle Istituzioni scolastiche l’applicazione di una legge e di una serie di norme in modo sincronico "a regime" indipendentemente dall’esperienza viva di ciascuna scuola;
  12. rafforzare la collaborazione tra famiglia e scuola nel rispetto dei reciproci ruoli;
  13. assegnare adeguate risorse finanziarie alla Scuola Pubblica perché essa sia considerata ancora una risorsa civile indispensabile per lo sviluppo umano, culturale, sociale ed anche economico del Paese.

IL COLLEGIO DEI DOCENTI

ESPRIME DISSENSO ALL’IMPIANTO COMPLESSIVO DI RIFORMA poiché essa:

  1. non è affatto una riforma "dal basso", come si afferma in uno dei tanti spot governativi. Appare invece uno stravolgimento imposto a tutte le componenti dell’Istituzione scolastica, nonostante pareri fortemente critici siano stati espressi in questi due anni da più parti: dai docenti, dai genitori, da autorevoli organismi quali il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, da Pedagogisti e Associazioni professionali;
  2. è animata da motivazioni che non giustificano lo stravolgimento di un intero impianto organizzativo e didattico e appaiono, a chi lavora da anni nella scuola, poco rispettose di quel patrimonio di esperienze e professionalità costruito nel tempo nei diversi ambiti educativi e disciplinari.
  3. riduce le risorse umane per la scuola e non è accompagnato da alcun piano finanziario;
  4. realizza un marcato abbassamento dell’offerta educativa, riducendo i contenuti educativi e culturali di alcune discipline, introducendone altre in un poco chiaro quadro normativo ed organizzativo;
  5. istituisce la funzione tutoriale in un contraddittorio quadro normativo, abolendo di fatto la contitolarità e la collegialità tra docenti e creando una dannosa gerarchizzazione e un’ingerenza nell’organizzazione didattica, materia riservata all’autonomia scolastica;
  6. sostituisce l’opportunità di un apprendimento individualizzato - offerta a tutti gli alunni secondo le proprie potenzialità - con un’astratta e discutibile personalizzazione dei piani di studio;
  7. crea confusione nei ruoli specifici dei docenti e dei genitori;
  8. trasforma la scuola pubblica - funzione imprescindibile dello Stato - da agenzia educativa unica e inconfondibile a servizio a domanda individuale: non più un progetto unitario forte e condiviso, ma una serie di servizi da elargire sulla base di richieste che potrebbero essere dettate anche da esigenze o contingenze che nulla hanno a che vedere con la crescita armonica e consapevole del bambino/ragazzo;
  9. invade settori al di fuori delle proprie competenze che riguardano il CONTRATTO NAZIONALE DEL LAVORO e la CONTRATTAZIONE D’ISTITUTO, in merito ad esempio alla funzione docente e alla mobilità del personale;
  10. entra in conflitto con le recenti revisioni del Titolo V della Costituzione, per cui allo Stato spetta il compito di legiferare sulle norme generali e i principi fondamentali dell’Istruzione. E proprio per evitare invasioni di campo, l’art. 117 introduce una specifica tutela dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.

ESAMINATI pertanto

il Decreto Legislativo n° 59/2004, concernente la definizione delle "norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione",  ai sensi della Legge 53/2003, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, la CM 29/2004 e la Circolare n° 37 del 24 marzo 2004 che accompagna la bozza di Decreto Interministeriale sugli organici;

per quanto concerne il profondo mutamento che ci si appresta a concretizzare nella Scuola dall’Infanzia alla Secondaria di primo grado:

IL COLLEGIO DEI DOCENTI ESPRIME PARERE CONTRARIO

A) alla possibilità di iscrizione anticipata dei bambini di due anni e mezzo nella Scuola dell’Infanzia e all’inserimento di bambini di cinque anni e mezzo nella Scuola Primaria. Per la Scuola dell’Infanzia la riforma prevede un anticipo che ne snatura la storia e un impianto culturale, pedagogico e didattico riconosciuto in tutto il mondo. Si prospetta inoltre una scuola senza regole priva di strutture idonee alla presenza dei bambini più piccoli, senza un numero adeguato di operatori, privi di formazione specifica. Per la Primaria, classi sempre più numerose e frequentate da bambini di età così diverse (sino a 20 mesi) impediscono un’effettiva eguaglianza di opportunità e i giusti tempi di maturazione emotiva ed affettiva della personalità di ciascun individuo. L’anticipo delle iscrizioni è tanto più nefasto se proiettato al momento delle importanti scelte di indirizzo che attendono i ragazzi alla fine del primo ciclo di scuola. Preoccupa molto il fatto che a classi più numerose corrispondono – secondo la nuova politica scolastica – organici ridotti.

B) Alla riduzione del tempo scuola curricolare e all’offerta del pacchetto di ore aggiuntive variabile a frequenza non obbligatoria, previste dal Decreto, con le seguenti motivazioni:

C) All’istituzione della funzione tutoriale in quanto contrastante non solo con il patrimonio fin qui accumulato, fatto di esperienze di condivisione delle responsabilità e di collaborazione tra tutto il personale della scuola pubblica, ma è in chiara antitesi con lo stesso ordinamento legislativo vigente, il quale tutela la funzione docente dal principio della libertà dell’insegnamento, dalla piena responsabilità e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione di lavoro, di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie degli alunni. Si esprime totale dissenso riguardo alla scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non - tutor, i cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione dei cosiddetti "piani di studio personalizzati", sarebbero non vincolanti ma di tipo genericamente "consultivo". Le scelte educative e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di un unico insegnante, il tutor. Sarà l’insegnante con funzione tutoriale a decidere a quali specifiche attività nei laboratori un bambino, piuttosto che un altro, è degno e meritevole di partecipare, ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale "gruppo di livello" dovrà appartenere. Si ritiene che il sistema democratico di condivisione e di pari dignità tra docenti sia lo strumento più valido per garantire uguale trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni. Tale tesi è conforta non solo dall’esperienza, ma anche dai dettami della moderna scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi "superiori" per gli uni e a saperi "inferiori" per gli altri).

D) All’elaborazione del Portfolio delle Competenze Individuali. In sé il portfolio può essere uno strumento utile per il docente e per il bambino, ma così come è previsto dalla legge rischia di diventare un documento di aggravio per i docenti poiché ne appesantisce a dismisura le incombenze burocratiche e corre il rischio di rappresentare una "schedatura" dei bambini delineandone precocemente tutto il percorso scolastico fin dalla scuola dell’Infanzia. Si generano, inoltre, confusione di ruoli tra le famiglie e i docenti in merito alla valutazione. Non ci sembra utile determinare, e proprio sul terreno delicato della valutazione, conflitti fra soggetti con responsabilità educative diverse, quali sono gli insegnanti e i genitori, attribuendo a questi ultimi il compito di formulare osservazioni sugli "stili di apprendimento" utilizzati dai loro figli. La collaborazione educativa tra scuola e famiglia è un patrimonio condiviso da molti anni, essa va rafforzata costantemente evitando che la confusione tra soggetti con ruoli diversi possa determinare discriminazioni e disorientamenti nel processo di insegnamento-apprendimento lungo e complesso che vede la valutazione come momento finale e di stretta competenza della professione docente. Ci sembra inoltre che il portfolio sia presentato dalle Indicazioni nazionali come uno strumento di valutazione e contemporaneamente di orientamento, funzioni che vanno tenute distinte.

E) All’elaborazione dei Piani di Studio personalizzati. Fino ad ora, a partire dalla 517/77, l’individualizzazione dell’insegnamento era una strategia dell’insegnamento-apprendimento nelle migliori pratiche didattiche. Individualizzare significa adeguare le strategie e le metodologie d’insegnamento ai diversi stili di apprendimento, per raggiungere un’uguaglianza di esiti formativi considerati indispensabili per la scuola di base. Tutto ciò è stato possibile soprattutto laddove gli insegnanti hanno potuto operare in compresenza e condivisione di intenti. Nella personalizzazione dei piani di studio si va alla ricerca di un metodo di lavoro che si adatti alle propensioni, ai "talenti", alle eccellenze non tenendo presente che nel nostro segmento di scuola abbiamo a che fare con bambini/ragazzi in formazione e pertanto bisogna preoccuparsi di garantire a chi ha di meno il di più necessario per assicurare le pari opportunità formative. Ciò che si intende privilegiare è l’esito dell’azione didattica piuttosto che dare valore al percorso formativo. Inoltre, c’è il rischio che i gruppi che inevitabilmente si andrebbero a configurare, possano essere l’anticamera di percorsi scolastici precocemente "differenziati".In ogni caso la scuola che si prefigura rende impraticabile la fattibilità di tali proposte, dal momento che aumenterà il rapporto numerico alunni/insegnanti e diminuirà il tempo da dedicare alle singole discipline.

F) Alla contrazione di fatto delle ore di inglese sia alla Primaria sia alla Secondaria . Si rileva infatti che, nonostante la Riforma enfatizzi, sin dall’articolo 1, l’importanza dell’alfabetizzazione in lingua inglese, inserendo la stessa sin dalla prima classe della Primaria, non solo non ha previsto un aumento del monte ore totale rispetto alla situazione attuale, ma ha ridotto le ore di inglese in tutti i segmenti scolastici. Ad esempio nella Secondaria di 1° grado si passa dalle 3 ore attuali ad una e mezza all’interno delle 27 ore, obbligando gli alunni a dei ritmi molto più forzati, con ricadute negative sul processo di apprendimento. Inoltre, si vuole sottolineare che l’inserimento della lingua straniera già dall’inizio della prima elementare non rappresenta una novità, bensì rientra nell’ambito di una sperimentazione diffusa da tempo e in stretta dipendenza con l’effettiva disponibilità di personale accordata alle scuole dal Ministero.

G) alla frammentazione dello specifico di Educazione Tecnica (scuola Secondaria) in altre discipline, in evidente contraddizione con la scuola del "saper fare e saper essere" . L’abolizione di tale disciplina sottrae al progetto educativo e didattico comune un apporto essenziale e specifico all’acquisizione di competenze tecnologiche, operative, progettuali e creative in adolescenti alla ricerca di identità, orientamento e capacità di interagire significativamente con la realtà quotidiana.

IL COLLEGIO RILEVA

  1. che la responsabilità delle attività educative e didattiche è parte irrinunciabile della funzione docente;
  2. che il rapporto con le famiglie rientra tra le attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
  3. che la compilazione degli atti relativi alla valutazione rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutte/i le/i docenti;
  4. che tutte/i le/gli insegnanti hanno le medesime responsabilità e doveri relative alla funzione docente.

PERTANTO, AVVALENDOSI

NOTA 1 Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente" e art. 126: "1. La programmazione dell'attività didattica, nella salvaguardia della libertà di insegnamento, è di competenza dei docenti che vi provvedono sulla base della programmazione dell'azione educativa approvata dal collegio dei docenti in attuazione dell'articolo 7 . 2. La programmazione dell'attività didattica si propone: a) il perseguimento degli obiettivi stabiliti dai programmi vigenti predisponendo un'organizzazione didattica adeguata alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento degli alunni; b) la verifica e la valutazione dei risultati; c) l'unitarietà dell'insegnamento; d) il rispetto di un'adeguata ripartizione del tempo da dedicare all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, in relazione alle finalità e agli obiettivi previsti dai programmi);

DELIBERA

  1. di non accettare domande di anticipo scolastico né per la Scuola dell’Infanzia né per la Primaria, laddove non ci siano le condizioni strutturali, le risorse umane e finanziarie idonee;
  2. che le competenze delineate negli articoli 7 e 10 comma 5 del decreto legislativo in oggetto, spettano a tutti i docenti senza alcuna distinzione funzionale e/o gerarchica, poiché tutti i docenti hanno non solo pari dignità e libertà d’insegnamento, ma una formazione e un profilo professionale equivalente, attestati dalle leggi dello Stato (art. 3, art. 4, art. 5 del DPR n° 275/1999);
  3. che pertanto non saranno individuati criteri per la designazione di insegnanti con funzione tutoriale, e che le/i docenti dell’Istituto non accetteranno alcun specifico incarico che si sovrapponga o si contrapponga a quanto stabilito dalle leggi dello Stato sulla funzione docente;
  4. di mantenere modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa in vigore, ovvero con il documento su cui si fonda il patto tra scuola e famiglie, basato sulla contitolarità, sulla collegialità e sulla conduzione paritaria delle classi e delle sezioni, sulla migliore utilizzazione delle competenze ed esperienze professionali, sull’uso dei laboratori della scuola, sui progetti educativi attivati. Ovvero 2 insegnanti per ogni sezione della scuola dell’Infanzia per 40 ore settimanali; per la scuola Primaria 40 ore per il tempo pieno con 2 insegnanti contitolari per ogni classe; 3 insegnanti per ogni 2 classi a modulo con 29/30 ore settimanali; 36 ore per il tempo prolungato alla Secondaria di primo grado;
  5. di fondare il curricolo sull’unitarietà dell’offerta formativa, senza divisioni interne tra quote orarie obbligatorie e facoltative/opzionali, mediante l’applicazione di modelli temporali organici e strutturati (tempo pieno, t. prolungato, modulo, bilinguismo), la contitolarità effettiva, la corresponsabilità dei percorsi formativi;
  6. di utilizzare la contemporaneità dei docenti per attività di recupero e di arricchimento dell’offerta formativa sulla base della programmazione delle/degli insegnanti e delle delibere del Collegio dei Docenti;
  7. di chiedere alle famiglie – anche in forza delle iscrizioni degli alunni ai moduli orari preesistenti all’entrata in vigore del decreto – la conferma di tali scelte attraverso un’offerta formativa unitaria di almeno 30 ore curricolare o mantenendo gli attuali modelli di tempo pieno e tempo prolungato.

IL COLLEGIO DEI DOCENTI SI IMPEGNA

  1. a creare occasioni di informazione sulle prospettive della riforma Moratti
  2. e a diffondere la presente al Consiglio di Istituto, ad altri Collegi dei docenti, alla stampa locale e nazionale, alle Organizzazioni Sindacali e alle associazioni di categoria, agli Organi istituzionali competenti e alle massime cariche istituzionali dello Stato.

    Mozione su  riforma Moratti approvata nel corso dell'assemblea informativa per genitori  e insegnanti svoltasi in data 19/04/04 presso sala consigliare IV Circoscrizione di Torino e organizzata dal Comitato spontaneo genitori e insegnanti Circoli Didattici Scuole elementari Kennedy, Duca d'Aosta e Manzoni

    Genitori ed insegnanti delle scuole elementari dei Circoli Kennedy, Duca d’Aosta, Manzoni, (Torino) si sono riuniti il giorno 19 aprile 2004 presso la Sala Consigliare della IV Circoscrizione, per discutere rispetto alle conseguenze che il Decreto applicativo della legge 53/2003 avra’ sulla scuola pubblica.

    Di fronte agli effetti dell’introduzione dell’insegnante "tutor", della frammentazione degli orari e delle classi, della personalizzazione dei programmi, dello svuotamento dei contenuti didattici e organizzativi del tempo pieno, dei moduli e del tempo prolungato per la scuola elementare e media, noi tutti presenti all’assemblea esprimiamo un deciso rifiuto verso un provvedimento che, invece di assegnare nuove risorse alla scuola pubblica , sembra aprire la strada alla sua disgregazione.

    Ci rivolgiamo a tutte le scuole ed invitiamo i genitori ad esigere il tempo pieno ed il tempo prolungato, mantenendo l’attuale organizzazione e programmazione didattica; ad esigere di mantenere il POF attuale, compresi i libri di testo, così come il numero degli insegnanti attualmente in servizio in ogni classe.

    Inoltre chiediamo a tutti i componenti dei Consigli di Circolo che nel dare indicazioni sulle linee generali del POF tengano in considerazione questa mozione.


    Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Sorbolo (PR)

    Il giorno 20 aprile 2004 alle ore 16,30 si riunisce il Collegio dei Docenti. Esaminata la Legge Delega di riforma della scuola (L/53 del 28/3/03) e il Decreto Legislativo n° 59 del 19/02/04 e la Circolare applicativa n°29 del 5 marzo 2004

    DELIBERA

    1. Di essere contrario alla cancellazione della scuola dell'infanzia dal sistema di istruzione; la riforma,infatti, non ne garantisce la generalizzazione ed introduce l’anticipo senza regole ; prevede un tempo di funzionamento annuale che può andare indifferentemente da 875 ore a 1700; non prevede il doppio organico per sezione ; non assicura la compresenza, impedendo la realizzazione di progetti di qualificazione; assegna alle famiglie la possibilità di scegliere l’orario che più si confà, indipendentemente dalla qualità della scuola.
    2. Di ritenere che una scuola di qualità, garanzia effettiva del diritto allo studio dei bambini e delle bambine dai tre ai sei anni, non possa prescindere, all’interno di un sistema formativo integrato, dalla ricerca di adeguati standard di qualità.
    3. In particolare:

      • la definizione del tempo del curricolo indipendente dal tempo di frequenza e di funzionamento dell’istituzione scolastica;
      • la salvaguardia di un tempo di contemporaneità, come risorsa didattica per attività laboratoriali e /o di piccolo gruppo;
      • la definizione del numero massimo di bambini per sezione;
      • l’individuazione di criteri di assegnazione dell’organico, realmente funzionali all’offerta formativa;
      • il riconoscimento di un tempo professionale non coincidente con l’attività d’insegnamento finalizzato alla progettazione, verifica e documentazione delle esperienze didattiche;
      • la riconsiderazione del rapporto personale Ata/sezioni, per la valorizzazione di tutte le risorse della scuola;
      • la promozione di attività di sostegno allo sviluppo di una professionalità competente da perseguire con una sistematica formazione in servizio.
    4. Di essere contrario all’istituzione della figura del docente TUTOR in quanto risulta estremamente limitativo e penalizzante, per l’autonomia didattica ed organizzativa delle istituzioni scolastiche, affidare ad un solo insegnante, anche in termini orari molto precisi, un ruolo così determinante. Inoltre, il Collegio ritiene che dopo anni di sperimentazione ed esperienza di Tempo Pieno e Tempo modulare, l’insegnante prevalente non rappresenti un’innovazione, bensì un regresso, un grave ritorno al docente "tuttologo" che comporterebbe, come conseguenza, una dequalificazione della didattica. Siamo abituati a considerare la metodologia didattica non come un problema del singolo docente, ma come frutto di sperimentazione e di confronto collettivo, tenendo conto della personalità dei bambini, delle bambine e delle questioni sociali sottese. Infine, l’istituzione del Tutor porta all’abolizione della compresenza, una grande ricchezza della scuola attuale
    5. L’istituzione del Tutor destruttura il gruppo docente e innesca, nella scuola, pericolose derive di frammentazione e gerarchizzazione del tutto estranee alla filosofia della collegialità, di contitolarità, corresponsabilità e cooperazione educativa, a cui si ispira la legislazione vigente che sostiene il sistema scolastico nel nostro paese.

    6. Di essere contrario alla formula organizzativa 27+3+10. Se il tempo scuola di 27 ore di lezione, 3 ore facoltative ed eventuali 10 ore dedicate alla mensa e al dopo mensa, può consentire l’ uscita dei bambini e delle bambine alle ore 16,30, è pur vero che esso stravolge completamente tutto l’impianto pedagogico che sta dietro l’attuale modello organizzativo di tempo pieno. Il tempo scuola pomeridiano che si profila con la riforma sarà, infatti, "pieno", sì, ma di interventi su gruppi di bambini provenienti da classi diverse. Al contrario, si intende ribadire che ogni bambino e bambina debba avere pari opportunità e che, per garantire ciò, queste non debbano essere vincolate al grado di disponibilità economica presente nel territorio o alla maggiore o minore capacità di ogni istituzione scolastica di trasformarsi in procacciatore d’affari. Inoltre, creare una differenziazione tra i tempi di apprendimento dell’allievo reintroduce un'evidente gerarchia tra i saperi, le aree disciplinari e le attività, con serio pregiudizio per un percorso educativo complessivamente unitario nelle sue componenti, offerto a tutti indistintamente e non segmentato come parte di servizio a domanda individuale. Tale orientamento viene ulteriormente confermato dalla previsione di collaborazioni e di operatori esterni.
    7. L’attuale tempo pieno, al contrario, si rifà ad un modello in cui le esperienze formative sono condivise da tutti i bambini e le bambine che frequentano la scuola, all’interno di un gruppo classe che è riferimento affettivo, psicologico e relazionale stabile, con l’idea di fondo di offrire a tutti uguali opportunità di crescita socio- affettiva e culturale, dove la condivisione e la rielaborazione di ogni esperienza significativa stimola il rispetto reciproco verso le diverse strategie che ognuno utilizza per arrivare alla conoscenza e alla comprensione. Il Collegio ritiene che solo un tempo disteso, definito da ogni singola istituzione scolastica secondo il progetto educativo che si è dato, possa realmente contribuire ad uno sviluppo quanto più armonico ed equilibrato possibile di bambini e bambine.

      Il Collegio chiede pertanto la conferma dei seguenti modelli di scuola:

      Tempo Pieno (2 insegnanti su una classe, con titolarità, 40 ore settimanali con diverse ore di compresenza);

      Tempo Modulare (3 insegnanti su due classi, con titolarità, 30 ore settimanali con alcune ore di compresenza).

    8. Di non condividere l’ inserimento di bambini di cinque anni e mezzo nella Scuola Primaria. Classi pensate sempre più numerose e frequentate da bambini di età così diverse (sino a 20 mesi) impediscono un’effettiva eguaglianza di opportunità e i giusti tempi di maturazione emotiva ed affettiva della personalità dell’individuo. L’anticipo delle iscrizioni è tanto più nefasto se proiettato al momento delle importanti scelte di indirizzo che attendono i ragazzi alla fine del primo ciclo di scuola. La possibile anticipazione dell’età scolare, peraltro "rimessa all’esclusiva decisione delle famiglie", porta inevitabilmente ad una compressione delle esperienze ludiformi, utili ad un positivo sviluppo psico-fisico del bambino.
    9. Non ultimo, l’art.4 comma 2, articolando la scuola primaria in un primo anno e due bienni, pretende il raggiungimento di una strumentalità di base alla fine del primo anno, obiettivo difficilmente perseguibile in una classe prima frequentata da bambini di età molto diversa.

    10. Di essere contrario all’elaborazione del Portfolio delle Competenze Individuali il quale, oltre ad appesantire a dismisura le incombenze burocratiche degli insegnanti, corre il rischio di rappresentare una precoce "schedatura" dei bambini con un conseguente condizionamento della carriera scolastica, nonché di generare confusione di ruoli tra famiglia e docenti in merito alla valutazione. Né ci sembra utile determinare, e proprio sul terreno delicato della valutazione, conflitti fra soggetti con responsabilità educative diverse, quali sono gli insegnanti e i genitori, attribuendo a questi ultimi il compito di formulare osservazioni sugli "stili di apprendimento" utilizzati dai loro figli. Non si tratta di mettere in discussione la collaborazione educativa tra scuola e famiglia, patrimonio condiviso da molti anni ma, di evitare che l’interferenza di soggetti con ruoli diversi possa determinare delle discriminazioni e disorientamenti in processi di insegnamento-apprendimento lungo e complesso che vede la valutazione come momento finale e di stretta competenza della professione docente.
    11. Di essere contrario all’elaborazione dei Piani di Studio personalizzati perché ciò incrementerebbe le differenze tra bambini di diverse origini socio-culturali e di diverse capacità a seguito della personalizzazione dell’insegnamento. Inoltre, c’è il rischio che i gruppi che inevitabilmente si andrebbero a configurare, possano essere l’anticamera di percorsi scolastici precocemente "differenziati".
    12. Di rifiutare che il monte ore da dedicare alla lingua straniera, contrariamente a quanto accade ora, sia compreso all’interno delle 27 ore, riducendo di fatto i tempi dedicati alle altre discipline e obbligando i bambini a dei ritmi molto più forzati, con ricadute negative sul processo di apprendimento. Inoltre, l’inserimento della lingua straniera già dall’inizio della prima elementare non rappresenta una novità bensì rientra nell’ambito di una sperimentazione diffusa da tempo e in stretta dipendenza con l’effettiva disponibilità di personale accordata alle scuole dal Ministero. La riforma, pur enfatizzando, sin dall’articolo 1, l’importanza dell’alfabetizzazione in lingua inglese, inserendo la stessa sin dalla prima elementare, non ha previsto un aumento del monte ore totale rispetto alla situazione attuale
    13. Di essere contrario alla contrazione oraria proposta per la scuola media a sole 27 ore obbligatorie.
    14. In particolare deplora

      • La riduzione dell’orario delle due lingue che sono penalizzate rispetto alle sperimentazioni attuali in quanto passano da sei ore settimanale a tre/quattro
      • La riduzione dell’orario dell’educazione tecnica che passa da tre ad una di tecnologia inglobata nella disciplina Scienza e Tecnologie (insegnata da chi?)
      • La riduzione dell’orario di italiano, storia e geografia che passa da undici ore settimanali a nove.
      • Lo scarso spazio dato all’informatica, che è invece un linguaggio base della cultura di questo secolo che ha bisogno di un curriculum specifico.
      • La diversa gestione del tempo prolungato.
      • L’introduzione di una nuova figura professionale (il tutor) dai compiti non del tutto chiari che crea una gerarchizzazione tra gli insegnanti.
      • Il fatto che la riforma preveda fino ad un massimo di sei ore settimanali in attività opzionali scelte dai genitori tra le proposte che la scuola offre, il personale è attribuito in base alle richieste. Tutto ciò comporta incertezza dell'organico collegato non al numero di classi ma alle richieste opzionali e conseguente sconvolgimento dei quadri orari e delle cattedre.  Ciò determina perdita di posti di lavoro e instabilità del personale.
    15. Di ritenere grave l’assenza, nel decreto, di qualsiasi riferimento al tema dei diversamente abili e al tema dell’integrazione degli stranieri. Ciò conferma la distanza tra la proposta di riforma e la realtà attuale della nostra scuola.

    Il Collegio ritiene che il Decreto invada settori al di fuori delle proprie competenze che riguardano il CONTRATTO NAZIONALE DEL LAVORO, in merito alla funzione docente, e la CONTRATTAZIONE D’ISTITUTO, che ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti.

    Il Collegio respinge qualsiasi operazione di riduzione dell’organico in applicazione del Decreto Legislativo e chiede di assicurare il mantenimento dei posti di lavoro attuali o il loro eventuale incremento.

    Il Collegio ribadisce che qualora le scelte del Ministro fossero in contrasto con i principi Costituzionali, si riserverà ulteriori iniziative sia giuridiche che di lotta.

    Il Collegio ritiene che questo Decreto sia portatore di frammentazione e svilimento della scuola pubblica e che, per gli elementi contraddittori e ambigui in esso contenuti, esso produca nelle scuole confusione e disorientamento. Ciò desta viva preoccupazione tra gli insegnanti, avvalorata anche dalla non condivisione di autorevoli organismi quali il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, Pedagogisti, Associazioni professionali.

    Il Collegio, consapevole del tentativo di far diventare la scuola un ulteriore spazio per il mercato, è più che mai intenzionato ad osteggiare tali intenti anche attraverso la conservazione delle buone pratiche che ha saputo negli anni costruire, consolidare, rinnovare: pratiche di accoglienza, di ascolto, di rispetto dei tempi e degli stili, di valorizzazione delle esperienze e delle conoscenze di cui ciascuno/a è portatore.

    La presente delibera viene approvata con 62 voti favorevoli e 11 contrari.

    Sorbolo, 20 aprile 2004


Il Consiglio d’Istituto del 2° Circolo Didattico di Pontecagnano Faiano, nella seduta del 13 febbraio 2004

 PREMESSO CHE

 CONSIDERATO CHE

ESPRIME

INOLTRE, SOTTOLINEATO CHE

RITIENE

PERTANTO IMPEGNA L’ISTITUTO

Il Consiglio di Circolo delibera di approvare la seguente mozione con 9 voti a favore, 0 voti contrari, 0 astenuti.

Il Consiglio di Circolo delibera altresì che il presente documento venga trasmesso al ministro dell’Istruzione, al Direttore dell’ufficio scolastico Regionale, al C.S.A., alle OO.SS nonché all’assessore alla scuola del comune, della provincia e della Regione.


Il Collegio dei Docenti dell’ Istituto Comprensivo di Castello di Serravalle (Bologna), riunito il 28 aprile 2004, dopo aver esaminato la Legge 53/2003 e il decreto legislativo applicativo della suddetta legge (DL 59/2004), ha approvato la seguente mozione con n. ….. a favore, n. 3 contrari e n. 0 astenuti.

VISTA L’ATTUALE NORMATIVA E IN PARTICOLARE CHE

  1. Il DPR 275/99 (Regolamento sull’autonomia), stabilisce che:
    • le istituzioni scolastiche hanno autonomia organizzativa e didattica (art. 1 – 5);
    • "Il Piano( dell’offerta formativa) è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia" (art. 3);
    • il Piano dell’offerta formativa è elaborato dal Collegio dei Docenti, sulla base degli indirizzi dati da Consiglio d’Istituto, ed è adottato dal Consiglio di Istituto(art. 3);
    • spetta alle istituzioni scolastiche la definizione del curricolo comprendente la quota nazionale e quella riservata alle scuole. Nella definizione di tale curricolo si deve tener conto del contesto territoriale in cui la scuola è inserita. "L'adozione di nuove scelte curricolari o la variazione di scelte già effettuate deve tenere conto delle attese degli studenti e delle famiglie in rapporto alla conclusione del corso di studi prescelto". (art. 8).
    1. La Legge Costituzionale n. 3 del 2001, modifiche al TITOLO V della seconda parte della Costituzione, riconosce l’autonomia delle istituzioni scolastiche.
    2. Il DL 297/94 stabilisce che:
      • "Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente" (art. 7);
      • la programmazione dell’attività didattica deve predisporre un’organizzazione adeguata alle effettive capacità e alle esigenze di apprendimento degli alunni (art. 128);
      • "I docenti(…) curano i rapporti con i genitori degli alunni delle rispettive classi" (art. 395)
      • "Dagli elementi rilevati e registrati(…) viene desunta (…) dai docenti della classe una valutazione adeguatamente informativa sul livello globale di maturazione, il cui contenuto viene illustrato ai genitori dell’alunno dai docenti, i quali illustrano altresì eventuali iniziative programmate in favore dell’alunno ai sensi dell’art 126. (art. 144)
      • Il CCNL 2002/2005 stabilisce che:
        • "Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca, tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell’esperienza didattica, l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica." (art. 25);
        • per ciascun docente "Tra gli adempimenti individuali dovuti rientrano le attività relative: (…) ai rapporti individuali con le famiglie (…)la compilazione degli atti relativi alla valutazione" (art. 27);
        • l’attività funzionale all’insegnamento è caratterizzata anche dalla collegialità della programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, aggiornamento e formazione (art. 27).
      • il PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA 2003-2004 del nostro Istituto prevede che:

"La scuola dell’infanzia funziona su 8 ore giornaliere";
"Tutta la scuola elementare funziona a tempo pieno";
"La scuola media di Savigno funziona tutta a tempo prolungato; la scuola media di Castello funziona con un corso a tempo normale (30 ore settimanali) e un corso più una classe a tempo prolungato (37 ore settimanali)";
la progettazione dell’Istituto valorizzi le esperienze più significative maturate dalla scuola e fornisca agli alunni una vasta gamma di esperienze;
oltre ai progetti curricolari vi siano progetti extracurricolari.

RITIENE CHE
Le nuove articolazioni orarie e organizzative, previste dal decreto attuativo, costituiscono un impedimento alla realizzazione del Piano dell’offerta formativa adottato dal nostro Istituto, reso pubblico e consegnato alle famiglie (DPR 275/99). Nello specifico mettono in discussione le scelte organizzative e didattiche del nostro POF perché interferiscono sull’organizzazione delle singole scuole (orari alunni e docenti). Le nuove articolazioni orarie, che diminuiscono le ore di compresenza e il numero di ore delle singole discipline, in particolare nella scuola media, mettono fortemente in discussione la realizzazione di progetti che hanno costituito elemento di qualità del nostro Istituto (es.: madrelinguista per le scuole elementari e medie, laboratorio di informatica per la scuola media, laboratori, ….)

Il Consiglio d’Istituto ha adottato tale piano, elaborato dal Collegio dei Docenti, (DPR 275/99) e le iscrizioni sono state presentate in base all’offerta formativa proposta e sulla base dell’ordinamento vigente in quel momento. Eventuali variazioni e modifiche al Piano dell’offerta formativa devono essere approvate dagli organi collegiali competenti (Collegio dei Docenti e Consiglio d’Istituto) come prescrive la normativa (DPR 275/99).

Le competenze in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti spettano alla contrattazione d’Istituto, come previsto dal CCNL.

Il tutor, come delineato dal primo decreto legislativo diverrebbe detentore primo, se non unico dei rapporti con i genitori e di una serie di attività (tra cui la valutazione degli alunni) che, anche ai sensi dell’art.27 del CCNL, rientrano fra gli "adempimenti individuali dovuti" paritariamente da ciascun docente.

L'istituzione del tutor mette in discussione, e di fatto non tiene conto, della collegialità dell’azione educativa e didattica stabilita anche dall’art. 27 del CCNL.

La figura del tutor, tramite la quale si trasferiscono competenze, oggi condivise, in capo ad un unico insegnante è questione di organizzazione didattica che attiene alla competenza dei Collegi ed è questione di organizzazione del lavoro che attiene alla competenza della contrattazione sindacale.

Riteniamo che le indicazioni dei piani di studio previsti dagli allegati della circolare 29 del 5 marzo 2004 e il portoflio siano da sottoporre ad una seria riflessione ed a una forte revisione in relazione a quanto la scuola ha fin qui prodotto.

Dichiara la volontà di:

  • mantenere l’attuale organizzazione oraria prevista dal Piano dell’offerta formativa:
    • Scuola materna funzionante su 8 ore giornaliere
    • Scuola elementare Savigno e Castello di Serravalle tutte le classi a tempo pieno e cioè funzionanti su 5 giorni settimanali per 8 ore, con 2 insegnanti per ciascuna classe e n. 4 ore di compresenza settimanale, più gli insegnanti di Lingua2 e di Religione
    • Scuola media Savigno tutta a tempo prolungato
    • Scuola media Castello di Serravalle tempo normale e tempo prolungato garantito in continuità con la situazione attuale
  • mantenere una consolidata e proficua dimensione collegiale che permette e garantisce la qualità e le caratteristiche del servizio scolastico esplicitato nel POF e la dignità e la specificità della funzione docente.
  • di non dover individuare criteri per l’assegnazione del ruolo di tutor ai docenti, anche in virtù del fatto che ad ogni docente sono già attribuite le funzioni dovute in base al DL 297/94 e ne è regolamentata la retribuzione dovuta in base al CCNL 2002/2005.

Di seguito la mozione dell'assemblea del Belluzzi sui tagli alle classi (e di conseguenza agli organici) approvata lo scorso 2 aprile. Dopoquella data abbiamo visitato Marcheselli come lavoratori/trici del Belluzzi e martedì 11 maggio alle ore 12 saremo mobilitati in piazza XX settembre sotto la direzione regionale. Siete tutti invitati, tutte le rsu devono vigilare e denunciare eventuali problemi agli organici... trasformiamo la mattina dell'11 in una mobilitazione in difesa degli organici.

Alle RSU degli istituti in indirizzo, p.c. al Dirigente Scolastico, p.c. alle OO.SS.

Carissimi/e colleghi/e RSU.

Allegata alla presente trovate il documento prodotto dall’assemblea dei dipendenti dell’ITIS "O Belluzzi" riunitisi in assemblea il giorno 2 aprile 2004.

Come potete leggere denunciamo la gravissima situazione che i tagli, stanno creando nella nostra scuola mettendoci, di fatto, nell’impossibilità di svolgere il nostro compito degnamente.

Quindi ci rivolgiamo a voi, consapevoli che il nostro sia un problema comune, per tentare di costruire una rete di relazioni tra istituti superiori che ci permetta di cominciare a confrontarci, di raccogliere una serie di informazioni relative ai tagli ed in prospettiva di organizzare le mobilitazioni che si renderanno necessarie per cercare di opporci a questo ennesimo attacco alla scuola pubblica ed alle nostre condizioni lavorative.

Mandateci le situazioni relative alle vostra scuole.

Raccordiamoci per dare vita ad un coordinamento di RSU che possa opporsi a questa deriva

Mettiamoci in contatto con tutti gli altri soggetti ed associazioni che si stanno muovendo in difesa della scuola pubblica ed anche delle condizioni di chi vi lavora.

Ci potrete contattare presso il nostro istituto inviando comunicazioni all’attenzione delle RSU al fax n° 563636, oppure inviando mail a superiori@fastwebnet.it

I dipendenti dell’Oddone Belluzzi riuniti in assemblea il 2 aprile 2004

Le RSU dell’Odone Belluzzi

Mozione

I lavoratori e le lavoratrici dell'ITIS Belluzzi (insegnanti e personale A.T.A.) si sono riuniti in assemblea straordinaria il 2/4 per valutare il da farsi vista la mancata approvazione da parte dell'Amministrazione Scolastica della proposta di formazione delle prime classi avanzata dal Dirigente Scolastico del Belluzzi.

Dopo aver rilevato che

  • a fronte di una stima di 205 alunni iscritti, di cui 9 portatori di handicap certificati e una ventina di stranieri, il Dirigente del Belluzzi aveva richiesto la formazione di 9 classi prime di 22/23 alunni ciascuna;
  • considerando una distribuzione uniforme degli alunni in difficoltà (un alunno diversamente abile e due o tre stranieri per classe), già questo numero di alunni per classe viene da molti considerato eccessivo per una didattica che possa essere veramente attenta alle esigenze di tutti;
  • l'Amministrazione Scolastica ha invece giudicato eccessivo il numero di classi prime richieste e ha concesso soltanto 8 prime di 25/26 alunni ciascuna, in una delle quali dovranno essere collocati due alunni diversamente abili;
  • il Consiglio di Istituto ha già espresso all'unanimità il proprio dissenso e la propria preoccupazione a proposito di questa scelta.

Affermato unanimemente che

  • è comune la volontà di accogliere tutti gli alunni e accompagnarli con una didattica e con servizi adeguati e attenti alle loro esigenze;
  • questi numeri non consentono questo tipo di servizio e spostano sempre di più il ruolo dell'insegnante verso quello di badante, vanificando nei fatti tutti i pronunciamenti ministeriali verso una migliore qualità della scuola;
  • questa situazione è particolarmente grave perché si presenta nelle classi prime: quelle più critiche e più difficili, nelle quali si gettano le basi del lavoro degli anni successivi e nelle quali si registra il maggior numero di insuccessi;
  • l'istituto viene messo di fatto nella condizione di rifiutare eventuali altre richieste di iscrizione che dovessero nel frattempo presentarsi.

I partecipanti fanno proprio il documento con cui il Consiglio di Istituto ha criticato il provvedimento e decidono di dare mandato alle Rappresentanze Sindacali Unitarie di

  • richiedere in tempi brevissimi un incontro con il dirigente del CSA inteso a rivedere la decisione contestata;
  • contattare il Comitato dei Genitori e proporre di dedicare parte del ricevimento generale del 16 aprile ad un'assemblea congiunta tra genitori e personale della scuola;
  • indire una nuova assemblea dopo la risposta del CSA, o comunque in caso di mancato ricevimento, per valutare la necessità di intraprendere forme di lotta;
  • contattare le RSU di altre scuole che si trovino in situazione analoga per individuare azioni comuni informandone le OO. SS.

L’assemblea dell’ITIS O. Belluzzi   


Documento dell’Istituto Comprensivo Valgimigli Mezzano – Ravenna

Il Collegio Docenti dell’I. C. "M. Valgimigli" di Mezzano, in data 5/5/’04, esprime la sua disapprovazione nei confronti della Legge 53 di riforma della scuola e dei decreti attuativi. Propone di non adottare nuovi libri di testo, confermando quelli già in utilizzo, come forma di protesta contro provvedimenti che rappresentano un attacco frontale nei confronti della scuola pubblica.

Il Collegio ritiene infatti la scelta dei libri di testo, o dei materiali alternativi, elemento fondante della libertà i insegnamento e dell’autonomia delle scuole.

Le indicazioni transitorie sono state definite e proposte senza alcun dibattito pluralista e senza il coinvolgimento dei docenti. Ora si tratta di imporle attraverso lo strumento dei libri di testo, prontamente adeguati ai contenuti delle indicazioni dalle case editrici, ancor prima che i docenti fossero informati sui contenuti.

Pertanto i docenti, in base alla libertà di insegnamento (art. 33 della Costituzione) e in base all’art. 117 del Titolo V della Costituzione e al DPR 275/99 sull’Autonomia Scolastica,

CONFERMANO

i libri di testo adottati ed esigono l’edizione effettivamente scelta.

In caso contrario, cioè di fronte a testi modificati in funzione del decreto, chiedono di poter applicare il diritto di recesso.

I docenti

SI IMPEGNANO

a promuovere l’informazione dettagliata e capillare alle famiglie e agli studenti di come e quanto cambierà la qualità della scuola a partire dall’a. s. 2004/05.


IL  CONSIGLIO  COMUNALE  di Venezia VOTA  LA  MOZIONE  PER  IL  RITIRO  DELLA  LEGGE  53/03  ³ MORATTI² E  DEL  DECRETO APPLICATIVO

Il coordinamento Veneziano per la difesa della Scuola Pubblica considera l¹approvazione di questa mozione una vittoria di tutti i genitori, di tutti gli insegnanti e di tutti i cittadini che in questi mesi hanno cercato di difendere il presente della scuola per costruirne il futuro. Questa è una ³riforma²che non ha consenso, e nessun governo può pensare di riuscire a governare senza il consenso dei cittadini più interessati ai suoi provvedimenti.
Consapevoli che le competenze dell¹amministrazione comunale sulla scuola sono limitate, il Coordinamento intende valorizzare l¹importante presa di posizione del Comune sulla scuola, traducendola in atti concreti e garanzie di massima qualità della scuola pubblica.

Coordinamento veneziano per la difesa della scuola pubblica

MOZIONE

Il Consiglio comunale di Venezia
Nel rilevare che:
-L¹amministrazione comunale veneziana ha sempre riconosciuto il valore centrale della scuola pubblica per la crescita culturale delle nuove generazioni e lo sviluppo della democrazia;

-La città di Venezia è stata luogo di esperienze didattiche avanzate, riconosciute a livello nazionale,anche per quanto riguarda la scuola dell¹infanzia, della scuola elementare a tempo pieno, delle biblioteche alternative al libro di testo, delle sperimentazioni nelle scuole medie e medie superiori;

-La ³riforma² della scuola proposta dal governo mette in discussione la qualità della scuola pubblica, facendo venir meno la con titolarità degli insegnanti nella scuola dell¹infanzia ed elementare, riducendo il numero delle ore di inglese, italiano, matematica, ed abolendo l¹educazione tecnica nella scuola media, creando condizioni per riduzioni significative del tempo scuola e dell¹organico del personale ausiliario, tecnico e amministrativo;

Il Consiglio Comunale di Venezia

-Chiede al Governo il ritiro dei provvedimenti applicativi e della legge 53/2003, e l¹apertura di un dibattito nel  Parlamento e nel Paese;

-Dichiara l¹adesione propria e dell¹Amministrazione alle iniziative proposte dai genitori e dagli insegnanti, impegnando in tal senso la Giunta e il Sindaco;

-Dà mandato ai propri rappresentanti nell¹Associazione Nazionale dei Comuni Italiani affinché si estenda agli altri Enti Locali la posizione assunta dalla città di Venezia.

Venezia 10 maggio 2004


Mozione del Collegio dei Docenti  della Scuola Media Statale “G. Mazzini” di Lanciano (CH)

Il Collegio dei Docenti della  Scuola Media Statale “G. Mazzini” di Lanciano, nella seduta del 06/05/2004  con all’o.d.g. la definizione dell’offerta formativa per il prossimo anno scolastico,

Visti gli articoli 76, 87 e 117 della Costituzione della Repubblica Italiana;

Visti gli artt. 3,4,5,6 del DPR 275/ 99, Regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, che attribuisce alle istituzioni scolastiche autonomia nella definizione dei tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, nell’impiego dei docenti e nelle modalità organizzative coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa;

Vista la legge 28 marzo 2003 n°53, recante: Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”;

Viste le disposizioni contenute nel Decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, concernente la “Definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’Istruzione, a norma dell’art. 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53”, approvato nel Consiglio dei Ministri il 23 gennaio 2004 e pubblicato nel Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2004, ad iscrizioni già ampiamente concluse;

Viste le “Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1° grado” – Allegato C al Decreto legislativo suddetto che “esplicitano i livelli essenziali di prestazione a cui tutte le scuole secondarie di 1° grado del Sistema Nazionale di Istruzione sono tenute per garantire il diritto personale, sociale e civile all’istruzione e alla formazione di qualità”;

Vista la Circolare n. 2, Prot. n. 257 del 13 gennaio 2004, “Iscrizioni nelle scuole dell’infanzia e alle classi delle scuole di ogni ordine e grado per l’a.s. 2004/2005” che anticipava, con procedura legalmente scorretta,  i contenuti del decreto suddetto;

Vista la CM n.29 del 5 marzo 2004, prot. n. 464 del MIUR: “Decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 – Indicazioni ed Istruzioni”;

Considerati i bisogni formativi degli alunni che frequentano la scuola;  

                                            RITENENDO CHE

Ø sia compito della scuola pubblica dare risposte adeguate, in termini pedagogici, culturali ed organizzativi ai bisogni formativi dei propri allievi;

Ø l’abbassamento del tempo scuola  previsto nel decreto applicativo possa produrre un peggioramento dei risultati scolastici e finirà  per accrescere le disuguaglianze tra gli studenti rompendo la fondamentale unitarietà della scuola dell’obbligo;

Ø non sia possibile non attribuire pari dignità culturale a tutte le discipline, che concorrono in modo complementare alla formazione della persona;

Ø non sia possibile, nel mondo di oggi,  ridurre ad un ruolo così marginale  (una sola ora settimanale per classe a confronto delle attuali 3 ore settimanali) e povero di contenuti e di obiettivi, lo studio del mondo tecnologico;

Ø non sia possibile ridurre il numero di ore di insegnamento della lingua inglese in una società che ne fa un uso sempre più capillare;

Ø ridurre di numero le ore di lingua italiana e di storia-geografia arrechi un impoverimento grave sul piano formativo in un mondo sempre più interattivo e globalizzato che necessita di affinati mezzi di conoscenza, comunicazione, rispetto reciproco e collaborazione fra tutti i popoli della Terra;

SOTTOLINEA  l’evidente contraddizione tra l’abbondanza dei contenuti dei nuovi Piani di studio, che comprendono, oltre alle discipline, anche le attività di Informatica e di Educazione alla convivenza civile (articolata in Educazione alla cittadinanza, Educazione stradale, educazione ambientale, educazione alla salute, educazione alimentare, educazione all’affettività  da svolgere entro il triennio) e la stessa riduzione della quota obbligatoria del tempo scuola (27 ore settimanali) che renderà impossibile assicurare a tutti il raggiungimento degli obiettivi previsti.

ESPRIME parere contrario alla riduzione del tempo scuola obbligatorio curricolare, previsto dal Decreto n. 59/2004;

CHIEDE IL RITIRO DEL DECRETO 19/2/2004  n. 59, approvato nel Consiglio dei Ministri il 23 gennaio 2004 e pubblicato nel Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2004,  comprese le “Indicazioni Nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1° grado” allegate al Decreto stesso.

Lanciano 06/05/2004 

Approvato con n. 47 voti favorevoli, n. 5 voti contrari.


Il COMITATO GENITORI dell'Istituto Comprensivo "Croce" di Casalecchio di Reno (BO), riunito in assemblea il 02-03-2004, in riferimento alla legge 53/2003 (c.d. riforma Morattì) ed ai seguenti atti regolamentari e normativi

RILEVATO DALLA LETTURA DELL'INTERO PROGETTO DI RIFORMA

  • che a tutt'oggi non è chiaro quali saranno le offerte formative per la scuola dell’infanzia, per la scuola elementare e per la scuola media a partire dall'anno scolastico 2004-2005, poiché viene indicato solo il monte-ore annuo per le attività didattiche obbligatorie, per le attività didattiche facoltative e per le attività accessorie; che non viene dichiarato il valore formativo delle attività scolastiche accessorie;
  • che il tempo-scuola viene ridotto da 30 ore minime/settimana a 27, ma che contemporaneamente vengono introdotte nuove materie (informatica e inglese alle elementari, seconda lingua comunitaria alle medie), senza indicare quante ore le nuove discipline dovranno occupare, né quali saranno le materie che da esse verranno sostituite;
  • che la possibilità di fare iniziare la scuola a settembre ad alunni che compiono 3, 6 e 11 anni entro il 28 febbraio dell'anno successivo potrà comportare classi composte da bambini con oltre un anno di differenza d'età; che nelle sezioni unificate delle Materne, chi ha 2 anni e mezzo potrebbe trovarsi insieme a chi ne ha già compiuti 5; che ciò causerà disagi per i più piccoli e problemi agli insegnanti;
  • che nel tempo pieno alle elementari e nel tempo prolungato alle medie non è confermata l'attuale compresenza tra insegnanti, vengono ridotte le ore di attività didattica ed aumentate le ore di mensa; che i posti di lavoro degli insegnanti per il tempo pieno e prolungato sono confermati solo per il 2004-2005: insomma, che due progetti educativi qualificati, efficaci, graditi dagli alunni, sostenuti dalle famiglie e consolidati nella nostra realtà locale sono ridotti a una vuota somma di ore, senza certezza di continuità didattica;
  • che scompare il modulo a 30 ore settimanali nelle scuole medie; che sono ignorate le scuole ad indirizzo specifico, come l'indirizzo musicale, di consolidata tradizione a Casalecchio;
  • che l'introduzione del "tutor" rischia di compromettere sia la collegialità tra gli insegnanti, sia la responsabilità di ogni insegnante nella programmazione del lavoro e nei rapporti con le famiglie; che il tutor, nella scuola elementare, comporterà il ritorno al maestro unico, con un innegabile passo indietro in campo didattico;
  • che il "diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni" indicato dal progetto di riforma non coincide con l'obbligo scolastico sancito dalla Costituzione italiana; che questa differenza può intaccare l'uguaglianza e le pari opportunità tra gli alunni, futuri cittadini;

CONSTATATO

  • che il Ministero ha iniziato ad applicare la riforma prima del completamento del normale iter legislativo, ovvero senza la pubblicazione del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 23-01 e senza l'intervenuta copertura finanziaria;
  • che le famiglie hanno iscritto i loro figli a scuola per l'anno scolastico 2004-2005 sulla base di informazioni incomplete e in un quadro di incertezze che ha riguardato persino la modulistica da compilare;
  • che, nonostante questo, il numero degli insegnanti per l'anno scolastico 2004-2005 è stato determinato in base alle opzioni espresse dalle famiglie su un assetto scolastico non ancora completamente definito;

INVITA IL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE

  • a visitare le scuole dell'Istituto comprensivo "Croce" di Casalecchio perché constati di persona che il progetto di riforma impoverisce o compromette l'offerta formativa dell'Istituto e le attività di ciascuna delle Scuole, sezioni e classi che ne fanno parte;
  • ad incontrare questo Comitato dei Genitori eletti nei consigli di classe e di istituto, per dar vita ad un confronto sereno e propositivo sul tema del consolidamento e del miglioramento della qualità dell'offerta formativa nella scuola pubblica;

CHIEDE

  • il ritiro degli atti normativi, regolamentari ed amministrativi che compongono il progetto di riforma;
  • in ogni caso,
  • la conferma del numero di sezioni e classi di tutte le scuole dell'Istituto comprensivo "Croce" di Casalecchio,
  • la conferma del tempo-scuola scelto dalle famiglie in base ai Piani dell'Offerta Formativa dell'Istituto comprensivo "Croce" degli anni scolastici fino al 2003-2004; ad esempio:
    • il tempo pieno alle Elementari con 2 insegnanti per classe, 40 ore la settimana, con mensa, compresenze, supporti;
    • il tempo prolungato alle Medie di 36 ore la settimana, con compresenze e supporti più la mensa;
  • la conferma e, all'occorrenza, l'incremento del numero degli insegnanti dell'Istituto comprensivo "Croce" di Casalecchio;

ESPRIME SOLIDARIETA'

agli insegnanti, che il progetto di riforma espone al duplice rischio di perdere la professionalità acquisita e di perdere il posto di lavoro;

SI IMPEGNA A SOSTENERE INIZIATIVE PER DIFENDERE E PROMUOVERE LA QUALITA' DELLA SCUOLA PUBBLICA


Il Collegio dei Docenti del 1° Circolo didattico “Don Pietro Pappagallo” di Terlizzi, nella seduta del 10 giugno 2004

Visto:

- La Legge n° 53 del 28 marzo 2003;
- Il Decreto legislativo del 19 febbraio 2004
- La C.M. 29 del 5 marzo 2004.
- Il D.P.R. 275/99 - Regolamento in materia di autonomia delle istituzioni Scolastiche

- Il C.C.N.L. 2002/05

in relazione all’attuazione del Decreto legislativo sulla definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’Istruzione,

 considerato  che:

1.  le funzioni tutoriali affidate ad un solo docente sono in palese contraddizione con il principio dell’autonomia didattica.organizzativa della scuola (principio al quale è stato riconosciuto valore costituzionale con la recente riforma del Titolo V della Costituzione);

 2. il “docente incaricato di funzioni tutoriali” (CM 29/04) deve essere “in possesso di specifica formazione” (Dlgs 59/04 art.7 comma 5), non ancora attivata  dal MIUR

 3. le funzioni affidate alla predetta figura rientrano nel profilo professionale docente come stabilito dal C.C.N.L. Scuola 2002/05 (art. 24-27) e come precisato dalla stessa C.M. 29/04 che si riporta testualmente: “L'attività tutoriale non comporta l'istituzione di una nuova figura professionale, concretizzandosi invece in una funzione rientrante nel profilo professionale del docente”;

4. il decreto legislativo, al comma 5 dell'articolo 7, enuncia espressamente la contitolarità educativa e didattica di tutti i docenti, sottolineando espressamente che la citata funzione del docente incaricato non si estrinseca in un rapporto di sovraordinazione sugli altri docenti;

 5. le modalità di svolgimento della funzione tutoriale costituiranno oggetto di appositi approfondimenti e confronti nelle sedi competenti – come del resto esplicitamente previsto all’art.43 del C.C.N.L. 2002-2005 - in esito ai quali saranno impartite ulteriori indicazioni e precisazioni;

 6. la C.M. 29/04 recita, alla fine del punto 2.4: Funzione tutoriale, che “per l'anno scolastico 2004/2005, in attesa della compiuta definizione degli ambiti di applicazione della funzione tutoriale e della realizzazione dei previsti interventi di formazione, le singole scuole, nell'ambito delle propria autonomia, provvederanno al conferimento dell'incarico in questione, sulla base di criteri di flessibilità individuati dagli stessi organi, e in particolare il collegio dei docenti, competente a fornire al dirigente scolastico i criteri generali per l'assegnazione dei docenti alle classi;

 ritiene:

-
insostenibile l’introduzione della figura del docente unico responsabile di tutte le funzioni tutoriali (C.M. 29 del 5/03/04 art.2 comma 2.4) essendo incompatibile con il profilo docente delineato dal C.C.N.L. 2002/05 che stabilisce che: la responsabilità delle attività educative e didattiche è parte irrinunciabile della funzione docente (art. 24);

 - il rapporto con le famiglie, definito come adempimento individuale dovuto, rientra tra le attività funzionali all’insegnamento di tutti i docenti (art.27);

 - la compilazione degli atti relativi alla valutazione è una attività che rientra nelle attività funzionali all’insegnamento di tutti i docenti (art.27).

 non si dichiara disponibile all’assegnazione della funzione del tutor a una parte dei docenti e delibera : 

  1. che fino ad una ridefinizione del C.C.N.L. 2002/2005 le funzioni tutoriali siano svolte da tutti i docenti  del Circolo che estrinsecheranno “un’attività di insegnamento non inferiore alle 18 ore settimanali” (Dlgs 59/04 art.7 comma 5);
  1. a ciascun docente tutor sarà assegnato un gruppo di alunni per i quali il docente in parola svolgerà le seguenti funzioni:

· assistenza tutoriale a ciascun alunno;
· rapporto con le famiglie;
· orientamento per le scelte delle attività opzionali;
· coordinamento delle attività didattiche ed educative assieme agli altri  docenti dell’équipe pedagogica;
· cura della documentazione del percorso formativo.

 Letto, sottoscritto e approvato all’unanimità

 Terlizzi, 10 giugno 2004