Nuove Mozioni contro la Riforma

  1. 6° CIRCOLO DIDATTICO "IQBAL MASIH" DI QUARTU SANT'ELENA (Cagliari)

  2. Circolo Didattico di Cattolica (RN)

  3. IC "A. Ferri" Sala Bolognese

  4. COLLEGIO DOCENTI PRIMO CIRCOLO DI BOLOGNA

  5. DOCUMENTO dei LAVORATORI dell’I.C. N. 11 di BOLOGNA

  6. Istituto Comprensivo di Mondaino (RN)

  7. Circolo Didattico di Cattolica

  8. IV 4° CIRCOLO DIDATTICO “G.RODARI” DI SETTIMO TORINESE (TORINO)

  9. ISTITUTO COMPRENSIVO F.lli ROSSELLI ARTOGNE e PIAN CAMUNO (BRESCIA)

  10. Istituti Comprensivi di Adro, Capriolo, Corte Franca, Erbusco, Passirano (BS)

  11. Il Consiglio d’Istituto di Sala Bolognese

  12. Documento del Comitato genitori di S.Giuliano Terme  per la Difesa della scuola pubblica  

  13. Istituto Comprensivo "Andrea Ferri" di Sala Bolognese (BO)

  14. Assemblea genitori, insegnanti e cons comunali di Senago

 

 

Delibera del Collegio dei Docenti sul Decreto Ministeriale n° 61/2003 e la cosiddetta "innovazione"

COLLEGIO DEI DOCENTI 6° CIRCOLO DIDATTICO "IQBAL MASIH" DI QUARTU SANT'ELENA (Cagliari)

I docenti del 6° Circolo Didattico di Quartu S.E. nella seduta di venerdì 5 settembre 2003, esprimono soddisfazione per il palese fallimento di ogni  tentativo del Ministero di anticipare per via amministrativa la cosiddetta riforma, pur in assenza dei necessari decreti delegati previsti dalla Legge 53/2003, anche a seguito delle prese di posizione di centinaia di collegi dei docenti, alle cui specifiche prese di posizione si sono accompagnate le decine di migliaia di firme raccolte dagli operatori della scuola e dai genitori contro la politica scolastica del ministro Moratti.

Il Collegio peraltro, dopo aver preso visione del Decreto Ministeriale n° 61, della Circolare Ministeriale n° 62 del 22 luglio 2003 e della Circolare Ministeriale n° 68 dell’8 agosto 2003:

denuncia

-         il nuovo tentativo del Ministero di indurre le scuole autonome, in modo indiretto ma coattivo, ad anticipare “pezzi” di quella riforma contro la quale è ormai schierata la stragrande maggioranza del mondo della scuola;

-         le modalità, figlie di palese improvvisazione e caos istituzionale, con cui sono stati proposti il Decreto Ministeriale n° 61 e la Circolare Ministeriale accompagnatoria n°62;

-         la ripetuta e dilettantesca prassi di emettere un provvedimento per poi ritirarlo qualche giorno dopo, come è avvenuto con la singolare “retromarcia” cui è stato costretto il Ministero con la Circolare Ministeriale n° 68;

-         i tentativi di assegnare i fondi previsti dalla Legge 440/1997 alle sole scuole che deliberino di attuare la cosiddetta innovazione;

-         il contenuto del comma 3 della CM n° 58 del 9 luglio 2003 nel quale è prevista la prosecuzione del tempo pieno nelle scuole elementari e del tempo prolungato nella scuola media “solo” nei confronti degli alunni che ne hanno fruito nell’anno scolastico 2002-03, con ciò decidendo di dirigersi surrettiziamente verso l’esaurimento di queste essenziali esperienze didattiche.

Il collegio inoltre

ribadisce con fermezza la propria opposizione al progetto di riforma Moratti, sia nella sua complessità, sia rispetto ai maldestri tentativi di sua attuazione parziale, ritenendo:

-         che sia inaccettabile la frammentazione degli orari  e dei piani di studio, la dissoluzione del gruppo classe e la costruzione di qualsiasi percorso individualizzato che non assicuri a tutti le medesime opportunità di apprendimento e di crescita umana e culturale;

-         che sia inaccettabile la distinzione tra discipline di serie A e di serie B che frantuma l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, nonché la gerarchizzazione del corpo docente con l’istituzione delle figure dell’insegnante tutor e di insegnanti “altri” ad esso subalterni in termini di potestà decisionale, di programmazione del lavoro, di gestione del rapporto con le famiglie;

-     che allo stato delle cose l’unico legittimo documento normativo cui debbono fare riferimento i/le insegnanti sia il DPR n° 104 del 1985 (nuovi programmi della scuola elementare) e che le Indicazioni Nazionali non siano in alcun modo vigenti e rimangano esclusivamente un documento privo di qualsiasi valenza legale e formale;   

-         che l’eventuale adozione volontaria delle Indicazioni Nazionali, o di parti di esse, sarebbe di fatto un'apertura alla riforma, e che come tale verrebbe strumentalmente sbandierata dal ministero, anche nel caso in cui le scuole adottassero le indicazioni con modifiche e integrazioni;

-         che l’assegnazione alle scuole di alcune unità orarie che consentiranno l’insegnamento della lingua inglese in prima e seconda, per quanto non necessariamente negativa, denota una mortificazione di fatto delle altre opportunità previste dalla normativa vigente, in termini di oggettiva cassazione delle altre opzioni linguistiche comunitarie (spagnolo, francese etc.);

-         che qualsiasi serio progetto di alfabetizzazione informatica imporrebbe un adeguato stanziamento di finanziamenti, nonché l’assunzione di nuovo personale, e non  un esclusivo ed estemporaneo invito ad utilizzare mezzi e risorse di personale delle scuole autonome, notoriamente ancora carenti da ogni punto di vista.       

Tutto ciò premesso il collegio condanna e rigetta

il tentativo del Ministero con la CM n° 66 del 31 luglio 2003 di “scippare” alle scuole che non adottano l’innovazione di cui al DM n° 61 il 50% delle risorse della Legge 440/1997;

poiché

qualsiasi innovazione e/o sperimentazione deve essere una libera scelta delle scuole e non può essere sottoposta al “diktat” ministeriale dell’accettazione di quanto previsto nel DM n° 61;

e sottoscrive

il parere del C.U.N. (Consiglio Universitario Nazionale) il quale stigmatizza senza alcuna possibilità d’appello il documento definito “Indicazioni Nazionali”, riscontra in esso vistose lacune teoriche e culturali; sottolinea addirittura la presenza, in esso, di abbondanti e reiterati strafalcioni ortografici, grammaticali e sintattici; evidenzia l’assenza di nuclei forti di riflessione quali quelli relativi alle problematiche della multiculturalità e della multietnicità; critica l’impostazione precettistica più che di indirizzo ed infine sostiene senza mezzi termini che i contenuti della formazione scientifica risentono di un insufficiente inquadramento teorico e culturale.

Il Collegio dei Docenti, infine, stigmatizza il Decreto con il quale verranno elargiti 30 milioni di Euro alle scuole private, a fronte delle lacrime e sangue patite dalla scuola pubblica, dei tagli indiscriminati di classi e posti di lavoro e della precarizzazione forzata alla quale oggi sono sottoposti un sempre maggior numero di lavoratori della scuola.

il Collegio dei Docenti del 6° Circolo Didattico di Quartu Sant’Elena “Iqbal Masih” perciò

DELIBERA

- di NON ADERIRE ad alcuna delle cosiddette “innovazioni” previste dal Decreto Ministeriale n° 61 del 22 luglio 2003, ribadendo la propria ferma contrarietà al progetto di riforma previsto dalla Legge 53-2003 ed alle bozze di decreto delegato allo stato conosciute;

- l’ASTENSIONE da qualsiasi attività aggiuntiva, sia di insegnamento che di non insegnamento, con il BLOCCO della definizione delle figure strumentali e delle commissioni e gruppi di lavoro.

Gli/le insegnanti confermano lo stato di agitazione permanente già indetto nello scorso mese di maggio e fanno appello a tutti/e i/le colleghi/e delle altre realtà scolastiche regionali e nazionali, nonché alle famiglie degli alunni di ogni diversa realtà, affinché si pervenga al più presto alla massima mobilitazione contro la “riforma” Moratti.

Gli/le insegnanti aderiscono inoltre, con le forme che verranno successivamente concordate anche con i genitori, alla giornata di mobilitazione del 26 settembre 2003 indetta dal Coordinamento Nazionale in Difesa del Tempo Pieno e Prolungato.

la presente mozione è stata approvata

a maggioranza, con 35 voti favorevoli, 1 contrario e 0 astenuti.

Il Collegio delibera, altresì, che il presente documento venga trasmesso al Ministro della Pubblica Istruzione, al Direttore Scolastico Regionale, alle OO. SS. ed alla Stampa.


Circolo Didattico di Cattolica (RN)

Cattolica, 08-09-03

I sottoscritti insegnanti ed il personale ATA del Circolo Didattico di Cattolica

esprimono

la loro profonda indignazione nei confronti del Ministro Moratti che, con solerzia mai riscontrata, tramite delega interministeriale e in data 02-09-03 (per altro già firmata dal Ministro Tremonti), eroga 90 milioni di euro alle scuole private.

Sottolineano

il carattere incostituzionale dell’operazione (l’ART.33 della Costituzione recita che possono essere istituite scuole private senza oneri per lo Stato).

Denunciano

L’ingiusta sperequazione nei confronti della scuola pubblica, l’unica che dovrebbe stare al cuore di un Ministro della Repubblica, per la quale non viene stanziata una lira, tanto che:

Rilevano

la caparbietà con cui il Ministro lavora contro la scuola pubblica (che copre il fabbisogno dell’istruzione per il 93%) e ad esclusivo vantaggio di una scuola privata in debito dì ossigeno per mancanza di iscrizioni (viene scelta dal 7% delle famiglie).

Chiedono

-al Parlamento che si attivi, nelle sue rappresentanze più sensibili, per dare massimo rispetto e considerazione ad una scuola, quella pubblica, che garantisce pluralismo di idee e convivenza democratica tra uguali/diversi:

-ai colleghi, al personale ATA ed al personale ausiliario di mettere in atto ogni protesta democratica al fine di garantire Istruzione per tutti;

-seri investimenti ed aggiornamenti che migliorino la scuola pubblica ed incentivino le professionalità:

-a tutti i cittadini che si battano perché venga seriamente valutata la valenza educativa della scuola di tutti.

Gli Insegnanti ed il personale ATA del Circolo Didattico di Cattolica (RN)

seguono 56 firme su un totale di 59


IC "A. Ferri" Sala Bolognese

Il collegio docenti dell'Istituto Comprensivo "A.Ferri" di Sala bolognese con 39 voti contrari alla sperimentazione della Riforma (anche in piccola parte), 13 astenuti e 3 favorevoli ha optato, per il corrente anno scolastico e fin che può, di continuare il lavoro nella scuola elementare con i corsi a Tempo Pieno (non esistono nell'istituto classi a modulo)                                                                             VINCENZO GRANDI   (Docente elementare)


COLLEGIO DOCENTI PRIMO CIRCOLO DI BOLOGNA

Il Collegio presa visione del Decreto Ministeriale n° 61, della Circolare Ministeriale n° 62 del 22 luglio 2003 e della Circolare Ministeriale n° 68 dell’8 agosto 2003,

ha considerato

- il tentativo del Ministero di indurre le scuole autonome, in modo indiretto ma coattivo, ad anticipare "pezzi" di quella riforma utilizzando strumenti normativi palesemente scorretti, come dimostrato dalla C.M. 68;

-         i tentativi di assegnare i fondi previsti dalla Legge 440/1997 alle sole scuole che deliberino di attuare la cosiddetta innovazione;

-         il contenuto del comma 3 della CM n° 58 del 9 luglio 2003 nel quale è prevista la prosecuzione del tempo pieno nelle scuole elementari e del tempo prolungato nella scuola media "solo" nei confronti degli alunni che ne hanno fruito nell’anno scolastico 2002-03, con ciò decidendo di dirigersi surrettiziamente verso l’esaurimento di queste essenziali esperienze didattiche.

Il collegio inoltre ha ritenuto:

-         che sia inaccettabile la frammentazione degli orari  e dei piani di studio, la dissoluzione del gruppo classe e la costruzione di qualsiasi percorso individualizzato che non assicuri a tutti le medesime opportunità di apprendimento e di crescita umana e culturale;

-         che sia inaccettabile la distinzione tra discipline di serie A e di serie B che frantuma l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, nonché la gerarchizzazione del corpo docente con l’istituzione delle figure dell’insegnante tutor e di insegnanti "altri" ad esso subalterni in termini di potestà decisionale, di programmazione del lavoro, di gestione del rapporto con le famiglie;

-     che l’unico legittimo documento normativo cui debbono fare riferimento i/le insegnanti sia il DPR n° 104 del 1985 (nuovi programmi della scuola elementare) e che le Indicazioni Nazionali non siano in alcun modo vigenti e rimangano esclusivamente un documento privo di qualsiasi valenza formale;     -         che l’eventuale adozione volontaria delle Indicazioni Nazionali, o di parti di esse, sarebbe di fatto un'apertura alla riforma, e che come tale verrebbe presentata dal ministero, anche nel caso in cui le scuole adottassero le indicazioni con modifiche e integrazioni;

- che le predette Indicazioni Nazionali restano peraltro lacunose sul piano epistemologico e scientifico in modo particolare per quanto riguarda la scuola primaria, come evidenziato dal Consiglio Universitario Nazionale.

Pertanto il Collegio dei Docenti del primo Circolo di Bologna

DELIBERA

di NON ADERIRE alla cosiddetta "sperimentazione" di cui all’art. 1 del D.M. n° 61 del 22 luglio 2003.

a maggioranza, con 73 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti.


DOCUMENTO dei LAVORATORI dell’I.C. N. 11 di BOLOGNA

I lavoratori (ATA, docenti e precari) dell’I.C. N. 11, riuniti in assemblea sindacale il 18.9.2003, esprimono la loro vibrata protesta e la loro più ferma opposizione allo smantellamento e allo svuotamento di contenuti cui la Riforma Moratti sottopone la scuola pubblica.

DENUNCIANO

  1. l’attacco alla qualità dell’istruzione;
  2. il sovraccarico orario e di responsabilità che tale riforma fa gravare su tutti gli operatori scolastici;
  3. il danno e il disservizio che, già da oggi, ne conseguono a carico dei lavoratori e dell’utenza tutta.

Aderiscono alla giornata di mobilitazione indetta dal Coordinamento Nazionale in difesa del Tempo Pieno e Prolungato per il 26 Settembre 2003.

Invitano tutti i lavoratori, i genitori dei ragazzi e la cittadinanza a partecipare a questo primo momento di lotta in difesa del diritto a una istruzione degna di questo nome e a un lavoro dignitoso per tutti.

Propongono di tenere, il 25.9.2003, assemblee di plesso, aperte a tutti coloro che sono coinvolti ed interessati, nelle quali approfondire la discussione su questi temi e preparare la giornata di mobilitazione del 26 Settembre e pensare al proseguimento dell’agitazione, fino al ritiro della Riforma Moratti.

Assemblea Sindacale lavoratori I.C. N. 11


Il Collegio Docenti dell'Istituto Comprensivo di Mondaino (RN) ha votato CONTRO il finanziamento alle scuole private e CONTRO la riforma tutta con 40 voti su 44 (di cui due astenuti).


Il Circolo Didattico di Cattolica, durante il Collegio Docenti (25-09-03) ha respinto (con soli due voti favorevoli e due astensioni), le linee programmatiche della moratti e, in toto, la riforma.

Nell'assembea sindacale del 26-09-03, gli insegnanti partecipanti hanno prodotto un volantino che verrà affisso nella scuola e dato ai genitori.

Hanno richiesto, inoltre, un'assemblea pubblica e apriranno la prossima assemblea sindacale ai genitori..Daniela Franchini Rita Lazzari insegnanti RSU-Cattolica (RN)


DIREZIONE DIDATTICA IV 4° CIRCOLO DIDATTICO “G.RODARI”

DI SETTIMO TORINESE (TORINO)

 

Delibera del Collegio dei Docenti

sul Decreto Ministeriale n° 61/2003 e la cosiddetta “innovazione”

 

I docenti del 4° Circolo Didattico di SETTIMO T.SE, nella seduta di venerdì 5 settembre 2003, esprimono la loro contrarietà per il palese tentativo del Ministero di anticipare per via amministrativa la cosiddetta riforma (pur in assenza dei necessari decreti delegati previsti dalla Legge 53/2003), e per l’atteggiamento del Ministero che non ha voluto tenere in considerazione le prese di posizione di centinaia di collegi dei docenti e le decine di migliaia di firme raccolte dagli operatori della scuola e dai genitori contro le politiche scolastiche che impoveriscono e/o dequalificano la scuola pubblica.

 

Il Collegio peraltro, dopo aver preso visione del Decreto Ministeriale n. 61, delle Circolari Ministeriali n. 62,  n. 66 e 68 /2003, delle Circ. Reg. n.193 e n.199/2003:

denuncia

-         il nuovo tentativo del Ministero e della Direzione Regionale di indurre le scuole autonome, in modo indiretto ma coattivo, ad anticipare “pezzi” della  riforma;

-         le modalità che denotano l’improvvisazione con cui sono stati proposti il Decreto Ministeriale n° 61 e la Circolare Ministeriale accompagnatoria n°62;

-         la ripetuta prassi di emettere un provvedimento per poi ritirarlo qualche giorno dopo, come è avvenuto con la singolare “retromarcia” cui è stato costretto il Ministero con la Circolare Ministeriale n° 68 e con le circ. Reg. 193 e 199;

-         i tentativi di assegnare i fondi previsti dalla Legge 440/1997 alle sole scuole che deliberino di attuare la cosiddetta innovazione;

-         il contenuto del comma 3 della CM n° 58 del 9 luglio 2003 nel quale è prevista la prosecuzione del tempo pieno nelle scuole elementari e del tempo prolungato nella scuola media “solo” nei confronti degli alunni che ne hanno fruito nell’anno scolastico 2002-03, con ciò decidendo di dirigersi surrettiziamente verso l’esaurimento di queste essenziali esperienze didattiche.

 

Il Collegio inoltre

ribadisce con fermezza la propria opposizione al progetto di riforma Moratti, sia nella sua complessità, sia rispetto ai reiterati tentativi di sua attuazione parziale, ritenendo:

-         che sia inaccettabile la frammentazione degli orari  e dei piani di studio, la dissoluzione del gruppo classe e la costruzione di qualsiasi percorso individualizzato che non assicuri a tutti le medesime opportunità di apprendimento e di crescita umana e culturale;

-         che sia inaccettabile la distinzione tra discipline di serie A e di serie B che frantuma l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, nonché la gerarchizzazione del corpo docente con l’istituzione delle figure dell’insegnante tutor e di insegnanti “altri” ad esso subalterni in termini di potestà decisionale, di programmazione del lavoro, di gestione del rapporto con le famiglie;

-     che allo stato delle cose l’unico legittimo documento normativo cui debbono fare riferimento gli/le insegnanti sia il DPR n° 104 del 1985 (nuovi programmi della scuola elementare) e che le Indicazioni Nazionali non siano in alcun modo vigenti e rimangano esclusivamente un documento privo di qualsiasi valenza legale e formale;   

-         che i tagli del personale di sostegno denotino una totale mancanza di attenzione verso gli alunni diversamente abili e le loro famiglie, ledendo il loro diritto costituzionalmente sancito di una piena integrazione;

-         che la presunta innovazione che consentirà l’insegnamento della lingua inglese e dell’alfabetizzazione informatica in prima e seconda, non rappresenta, nella nostra realtà scolastica, un miglioramento dell’offerta formativa, in quanto tali insegnamenti erano già presenti da anni; inoltre denota una mortificazione di fatto delle altre opportunità previste dalla normativa vigente, in termini di oggettiva cassazione delle altre opzioni linguistiche comunitarie (spagnolo, francese etc.) e degli ampliamenti dell’offerta formativa propri di ciascuna scuola.

-         che qualsiasi serio progetto di alfabetizzazione informatica imporrebbe un adeguato stanziamento di finanziamenti e di nuovo personale. 

Tutto ciò premesso

il Collegio

condanna e rigetta

il tentativo del Ministero con la CM n° 66 del 31 luglio 2003 di impoverire il fondo di finanziamento alle scuole che non intendano adottare l’innovazione di cui al DM n° 61 togliendo il 50% delle risorse della Legge 440/1997;

poiché

qualsiasi innovazione e/o sperimentazione deve essere una libera scelta delle scuole e non può essere sottoposta al “diktat” ministeriale dell’accettazione di quanto previsto nel DM n° 61;

e sottoscrive

il parere del C.U.N. (Consiglio Universitario Nazionale) il quale stigmatizza senza alcuna possibilità d’appello il documento definito “Indicazioni Nazionali”, riscontra in esso vistose lacune teoriche e culturali; sottolinea addirittura la presenza, in esso, di reiterati errori. Evidenzia l’assenza di nuclei forti di riflessione quali quelli relativi alle problematiche della multiculturalità e della multietnicità; critica l’impostazione precettistica più che di indirizzo ed infine sostiene che i contenuti della formazione scientifica risentono di un insufficiente inquadramento teorico e culturale.

 

Il Collegio dei Docenti, infine, stigmatizza il Decreto con il quale verranno elargiti 30 milioni di Euro alle scuole private, a fronte delle decurtazioni finanziarie patite dalla scuola pubblica, dei tagli indiscriminati di classi e posti di lavoro e della precarizzazione forzata alla quale oggi sono sottoposti un sempre maggior numero di lavoratori della scuola.

 

il Collegio dei Docenti del 4° Circolo Didattico  di Settimo Torinese

perciò

DELIBERA

-         di NON ADERIRE ad alcuna delle cosiddette “innovazioni” previste dal Decreto Ministeriale n° 61 del 22 luglio 2003, ribadendo la propria ferma contrarietà al progetto di riforma previsto dalla Legge 53-2003 ed alle bozze di decreto delegato allo stato conosciute; 

-         di rivendicare la propria progettualità autonoma riguardo l’ampliamento dell’offerta formativa, nel rispetto delle esigenze e dei bisogni formativi dei propri alunni. 

La presente mozione viene  approvata all’unanimità

 

Il Collegio delibera, altresì, che il presente documento venga trasmesso al Ministro della Pubblica Istruzione, al Direttore Scolastico Regionale, alle OO. SS. ed alla Stampa.

 

Settimo Torinese, 5 settembre 2003


ISTITUTO COMPRENSIVO F.lli ROSSELLI ARTOGNE e PIAN CAMUNO (BRESCIA)

Anno scolastico 2003/ 2004

Al Ministro della Repubblica all’Istruzione, Università e Ricerca

Il Collegio dei Docenti firmatario del presente documento, dopo aver letto attentamente lo schema di Decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione, ai sensi della Legge 28 marzo 2003, n° 53, approvato il 12 settembre 2003 dal Consiglio dei Ministri,

INTENDE

promuovere le seguenti osservazioni.

Nonostante le molteplici dichiarazioni del Ministro della Repubblica all’Istruzione-Università-Ricerca rilasciate in convegni, in audizioni parlamentari, spot pubblicitari, … circa il coinvolgimento allargato delle categorie interessate al processo di Riforma del sistema di istruzione, si rileva

a - l’assoluta mancanza del primo livello necessario che è l’informazione;

b - il non coinvolgimento degli insegnanti, destinatari e protagonisti dei reali processi di riforma;

c - la totale assenza di attenzione per i rilievi critici espressi, in circostanze anche frammentarie, dalle diverse associazioni professionali;

d – l’ambiguità delle comunicazioni sul tema, rivolte a creare consenso fra i genitori, tacendo sulle reali situazioni di difficoltà di vario genere che le scuole stanno attraversando, già costrette in questo anno scolastico ad una riduzione dell’offerta formativa, per il venir meno di risorse e finanziamenti (vedi progetto lingue 2000 nella scuola materna, laboratori vari nella scuola elementare).

Il Decreto legislativo conferma nella sua stesura l’orientamento per una scuola selettiva e lo fa attraverso strumenti di carattere pedagogico ed organizzativo, configurando la Scuola come entità istituzionale in cui il fattore, la dimensione TEMPO (tempo-scuola e tempo dei bambini/ragazzi) risulta indifferente e l'offerta formativa viene ridotta.

Fin dalla scuola dell’infanzia, il tempo – scuola , che può variare da 875 ore a 1700 ore, è lasciato alla scelta in solitudine delle famiglie e non trova, inoltre, ragione l’anticipo dell’esperienza scolare. Questa scelta certamente influirà sulla natura e tipologia della Scuola dell’infanzia, riconsegnandola ad una semplice dimensione assistenziale, oltretutto senza strutture, personale, mezzi, attrezzature e strumenti chiari, necessari per un approccio di qualità ai primi anni di formazione dei bambini e delle bambine.

L’anticipo inoltre non soddisfa, in quanto non rispetta il tempo dei bambini, ma si sottomette ad una visione sociale che sembra puntare a bruciare i tempi e le tappe di sviluppo all’interno di un ritmo di vita sempre più frenetico.

L’eco della problematica evidenziata si ritrova anche all’avvio della scuola primaria con le difficoltà connesse ad un anticipo, che non trova alcuna motivazione neppure nel testo del decreto, ma certamente va a costituire classi molto disomogenee per età, maturazione logica ed esperienziale.

Assecondare in questo una presunta scelta delle famiglie serve solo a delegare ad altri la competenza specifica di ogni Stato.

La scelta di anticipare l’età di ingresso a scuola non segue certamente criteri pedagogico-didattici, mentre la contrazione del tempo scuola mette in evidenza che il tempo della scuola è considerato ininfluente sui processi di apprendimento. Ci si chiede anche come si potranno conciliare le 891 ore per realizzare tutte le unità didattiche previste dalle indicazioni nazionali. E’ chiaro che ciò evidenzia una mancanza di rapporto tra programmazione e progettazione.

Inoltre, il non considerare più la mensa come tempo educativo, ma come servizio con conseguente affidamento agli enti locali dei tempi di gestione, determina una disparità di trattamento dovuto alle differenti risorse economiche da parte degli enti locali ed un grave impoverimento per tutti gli alunni dell’offerta formativa.

Ancora i tempi opzionali della scuola primaria e secondaria di primo grado e la loro eventuale gestione esterna rappresentano la rinuncia all’interdisciplinarità, alla corresponsabilità e alla continuità educativa, segnando il disimpegno culturale e mortificando qualsiasi proposta venga dal POF.

Il decreto, con l’introduzione del "tutor", figura professionale diversa e gerarchicamente superiore, indica espressamente la volontà di ridurre il sistema scolastico ad un modello del passato, ignorando l’autorevole dibattito di questi anni e sopprimendo la sperimentazione già presente nelle scuole dove la riflessione sulle modalità organizzative aveva prodotto nuovi modelli adeguati ai bisogni formativi dei ragazzi (insegnante prevalente, team di progetto, ecc.).

Si profila invece la reintroduzione dell’insegnante unico e tuttologo, ormai inadeguato per una formazione rivolta a più ambiti, mentre verrebbero ridotti ad un rango inferiore gli altri docenti, con il rischio di demotivarli professionalmente. Se si considera che le esperienze didattiche degli ultimi trent’anni (dal tempo pieno alla attuazione della legge 148/90), hanno dimostrato la validità degli interventi educativi condotti dagli insegnanti corresponsabili e con pari dignità all’interno del gruppo docente e che la scuola elementare italiana ha raggiunto buoni risultati a livello internazionale, anche questa scelta pare dettata da esigenze di tipo economico, piuttosto che pedagogico-didattiche.

Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado, si registra una riduzione di orario settimanale per gli alunni (27 ore contro le 30 attuali), a scapito di non si sa quale apprendimento oggi in vigore. Per altro non é chiaro se l’insegnamento della seconda lingua straniera, tanto pubblicizzato nelle dichiarazioni relative alla riforma, rientri o no nell’orario di base obbligatorio.

Inoltre, i progetti delle scuole medie a Tempo Prolungato, come la nostra, che funziona con due rientri settimanali per tutti gli alunni da ormai una decina d’anni, non trovano garanzia di continuità nella proposta di riforma, che riduce i tempi di scuola, affida a personale esterno la realizzazione di attività opzionali e facoltative , estromette dall’offerta formativa percorsi di arricchimento e differenziazione, oggi parti integranti dell’intero progetto d’istituto, annulla le possibilità di compresenza e quindi di reale interdisciplinarità, sottrae risorse alle scuole, demandando mensa ed interscuola alla gestione comunale.

Ritornando su temi generali, é grave l’assenza, nel decreto, di qualsiasi riferimento al tema dei diversamente abili e al tema dell’integrazione degli alunni stranieri, mentre la loro presenza è ben visibile nelle scuole, richiedendo inevitabilmente risorse, diversificazioni di apprendimenti, formazione per i docenti. Tutto ciò conferma la distanza tra la proposta di riforma e la realtà attuale della nostra scuola.

E’ assente pure ogni riferimento agli Istituti Comprensivi, negando in tal modo il gran sforzo che i docenti di tali istituti hanno e stanno intraprendendo per rendere più fattibile quella continuità tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e secondaria di primo grado, che garantisce ad ogni alunno un percorso formativo-didattico graduale. Su questa direzione, anche il nostro istituto comprensivo si è impegnato nei suoi tre anni di storia, a cercare risorse, strategie, luoghi e tempi per tracciare le condizioni di una formazione unitaria e coerente per gli alunni dalla scuola materna alla scuola media. Il testo di legge, oltre ad ignorare ed abbandonare queste realtà, fa trasparire un’attenzione sbilanciata sulla funzione della scuola media, prevalentemente orientata alla preparazione alla scuola superiore.

Tutto quanto detto conferma la distanza tra la proposta di riforma e la realtà attuale della nostra scuola.
PERTANTO, IL COLLEGIO DOCENTI DI QUESTO ISTITUTO CHIEDE CHE SU UN TEMA COSI’ IMPORTANTE PER LA CRESCITA CIVILE-CULTURALE DEL PAESE  COM’ E’ QUELLO DELLA SCUOLA, VENGA ISTRUITO UN NUOVO CONFRONTO E RESTITUITO AI DOCENTI IL LORO PROTAGONISMO PROFESSIONALE.

Artogne, 14 ottobre 2003


Istituti Comprensivi di Adro, Capriolo, Corte Franca, Erbusco, Passirano

Documento unitario di pronunciamento sullo schema di Decreto legislativo

I Collegi dei Docenti firmatari del presente documento, dopo aver letto attentamente lo schema di Decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione, ai sensi della Legge 28 marzo 2003, n° 53, approvato il 12 settembre 2003 dal Consiglio dei Ministri,

INTENDONO

promuovere le seguenti osservazioni:

Nonostante le molteplici dichiarazioni del Ministro della Repubblica all’Istruzione-Università-Ricerca rilasciate in convegni, in audizioni parlamentari, spot pubblicitari, … circa il coinvolgimento allargato delle categorie interessate al processo di Riforma del sistema di istruzione, si rileva
a - l’assoluta mancanza del primo livello necessario che è l’informazione;
b - la totale assenza di attenzione per i rilievi critici espressi, in circostanze anche frammentarie, dalle diverse associazioni professionali.
Emblematico di questo modo di procedere è l’oscuramento degli stessi dati della "sperimentazione", impedendo in tal modo di conoscere le opportunità che le proposte della riforma suggerivano.

- Il Decreto legislativo conferma nella sua stesura l’orientamento per una scuola selettiva e lo fa attraverso strumenti di carattere pedagogico ed organizzativo, configurando la Scuola come entità istituzionale in cui il fattore, la dimensione TEMPO (tempo-scuola e tempo dei bambini/ragazzi) risulta indifferente e l'offerta formativa viene ridotta.
Fin dalla scuola dell’infanzia, il tempo – scuola (da 875 ore a 1700 ore), è lasciato alla scelta in solitudine delle famiglie e non trova, inoltre, ragione l’anticipo dell’esperienza scolare. Questa scelta certamente influirà sulla natura e tipologia della Scuola riconsegnandola ad una semplice dimensione assistenziale
L’eco della problematica evidenziata si ritrova anche all’avvio della scuola primaria con le difficoltà connesse ad un anticipo che non trova alcuna motivazione neppure nel testo del decreto.
Assecondare in questo una presunta scelta delle famiglie serve solo a delegare ad altri la competenza specifica di ogni Stato.
La scelta di anticipare l’età di ingresso a scuola non segue certamente criteri pedagogico-didattici, ma piuttosto criteri di risparmio economico, mentre la contrazione del tempo scuola mette in evidenza che il tempo della scuola è considerato ininfluente sui processi di apprendimento. Ci si chiede anche come si potranno conciliare le 891 ore per realizzare tutte le unità didattiche previste dalle indicazioni nazionali. E’ chiaro che ciò evidenzia una mancanza di rapporto tra programmazione e progettazione.
Inoltre, il non considerare più la mensa come tempo educativo, ma come servizio con conseguente affidamento agli enti locali dei tempi di gestione, determina una disparità di trattamento dovuto alle differenti risorse economiche da parte degli enti locali ed un grave impoverimento per tutti gli alunni dell’offerta formativa. Ciò soprattutto per quanto attiene il tempo pieno.
Ancora i tempi opzionali della scuola primaria e secondaria di primo grado e la loro eventuale gestione esterna rappresentano la rinuncia all’interdisciplinarietà, alla corresponsabilità e alla continuità educativa, segnando il disimpegno culturale e mortificando qualsiasi proposta venga dal POF.

- Il decreto, con l’introduzione del "tutor", figura professionale diversa e gerarchicamente superiore, indica espressamente la volontà di ridurre il sistema scolastico ad un modello del passato, ignorando l’autorevole dibattito di questi anni e sopprimendo la sperimentazione già presente nelle scuole dove la riflessione sulle modalità organizzative aveva prodotto nuovi modelli adeguati ai bisogni formativi dei ragazzi (insegnante prevalente, team di progetto, ecc.).

Se si considera che le esperienze didattiche degli ultimi trent’anni (dal tempo pieno, alla attuazione della legge 148/90), hanno dimostrato la validità degli interventi educativi condotti dagli insegnanti corresponsabili e con pari dignità all’interno del gruppo docente e che la scuola elementare italiana ha raggiunto risultati notevoli a livello internazionale, anche questa scelta pare dettata da esigenze di tipo economico, piuttosto che pedagogico-didattiche.

- E’ grave l’assenza, nel decreto, di qualsiasi riferimento al tema dei diversamente abili e al tema dell’integrazione degli stranieri. Ciò conferma la distanza tra la proposta di riforma e la realtà attuale della nostra scuola.
- E’ assente pure ogni riferimento agli Istituti Comprensivi negando in tal modo il gran sforzo che docenti di tali istituti hanno e stanno intraprendendo per rendere più fattibile quella continuità tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e secondaria di primo grado, che garantisce ad ogni alunno un percorso formativo-didattico graduale.

Tutto ciò conferma la distanza tra la proposta di riforma e la realtà attuale della nostra scuola.

PERTANTO, I COLLEGI DOCENTI CHIEDONO CHE SU UN TEMA COSI’ IMPORTANTE PER LA CRESCITA CIVILE-CULTURALE DEL PAESE COM’E’ QUELLO DELLA SCUOLA, VENGA ISTRUITO UN NUOVO CONFRONTO E RESTITUITO AI DOCENTI IL LORO PROTAGONISMO PROFESSIONALE.

Mercoledì 22 ottobre 2003


Il Consiglio d’Istituto di Sala Bolognese esprime la propria contrarietà al Decreto Legislativo di Riforma della scuola (L. 53/2003), evidenziando che questa riforma:

Per questi motivi tutti i genitori

Sala Bolognese, 6.11.2003


Documento del Comitato genitori di S.Giuliano Terme  per la Difesa della scuola pubblica 

Il Comitato genitori per la difesa della scuola pubblica , riunito il 10/11/2003 in assemblea pubblica autoconvocata, alla presenza di centinaia di genitori in rappresentanza di 19 scuole dell'obbligo del Comune di San Giuliano, ha esaminato e discusso la riforma Moratti nel suo complesso e, per i motivi elencati in dettaglio nel documento allegato, la ritiene un taglio netto al diritto all'istruzione che si eplicita con la sua   filosofia mercantile improntata contro i bisogni sociali dei bambini e delle bambine, dei cittadini e delle cittadine, dei lavoratori e delle lavoratrici , e contro lo stesso  futuro delle nuove generazioni.
Quindi dichiara la propia TOTALE  contrarietà al progetto di riforma nel suo complesso e si impegna a informare e promuovere iniziative di lotta sul territorio locale e nazionale per:

1-Ritiro dello schema di decreto legislativo relativo alla scuola dellinfanzia   e al primo ciclo dellistruzione.
2-Abrogazione della Legge delega di riforma della scuola  (L.53/2003)

 Si invitano i cittadini/e , i lavoratori/trici , gli studenti , le associazioni, i sindacati

A partecipare numerosi alla :

- Giornata di lotta-festa per la difesa del tempo pieno a Pisa in Logge di Banchi  alle 17.00 del giorno venerdì 21 Novembre.

- Manifestazione per la Difesa del tempo pieno e della scuola pubblica indetta dal Coordinamento Nazionale per la Difesa  del Tempo pieno e prolungato che si terrà il 29 Novembre a Bologna
.

Si invitano gli Enti Locali e i Parlamentari di circoscrizione ad riportare la contrarietà espressa nelle sedi opportune.

Si ricorda che i bambini, i genitori, le famiglie subiranno uno stravolgimento nell'organizzazione della propia vita con conseguenti notevoli danni sociali ed economici; per questo, come genitori, dichiariamo la determinazione a portare avanti questa lotta per la qualità della vita e dell'istruzione.

COMITATO dei GENITORI PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA

Allegato.
LA RIFORMA MORATTI: SE LA CONOSCI LA VUOI CANCELLARE
Il 12 settembre il governo ha approvato uno schema di Decreto Legislativo (attuativo della controriforma Moratti) che entro due o tre mesi potrebbe diventare definitivo. Al di la' degli slogan propagandistici sulla modernizzazione della scuola, questo e' quanto prevede per la scuola dell'obbligo:
1. ANTICIPO della scuola dell'infanzia (a 2 anni e mezzo) e della scuola elementare (a 5 anni). Si velocizzano i tempi scolastici costringendo insieme bambini di eta' e con potenzialita' di apprendimento molto diverse. Un disagio, anche grave, per bambine e bambini, aggravato dalla riduzione del personale, dai tagli economici alla scuola pubblica, dalla mancanza di spazi adeguati. Tra l'altro gia' ora, con l'ingresso a tre anni, ci sono liste d'attesa e bambini impossibilitati ad accedere alle materne pubbliche. Le scuole private ringraziano...
2. SOPPRESSIONE DEL TEMPO PIENO nella scuola elementare e del TEMPO PROLUNGATO nella scuola media. L'attuazione del tempo pieno ha costituito l'esito della lunga stagione di lotta degli anni '70 che aveva visto insieme movimento degli studenti, movimento operaio e scuola democratica. Il tempo pieno non e' solo un imprescindibile bisogno sociale ma anche un modello educativo rispettoso dei tempi di apprendimento, del protagonismo dei bambini, di accettazione e valorizzazione delle diversita'. Una ricchezza potenziale che va ulteriormente sostenuta e allargata, anche per soddisfare la richiesta sempre piu' diffusa di questo modello di scuola. Quello che vogliono imporci, invece, e' il ritorno ad un vecchio concetto di doposcuola - per di piu' oggi certamente a pagamento - dove parcheggiare i nostri figli, un tempo extrascolastico ed extracurricolare gestito da privati e non connesso all'attivita' formativa. Per le famiglie abbienti il governo indica la strategia anglosassone della scuola privata, quella si' strutturata e formativa. Per le categorie sociali cosi' deboli da non potersi permettere neanche il parcheggio, l'indicazione e' quella di arrangiarsi.
3. RIDUZIONE DEL TEMPO SCUOLA. Il decreto non solo elimina il tempo pieno ma riduce il tempo scuola per tutti, portandolo da 30 a 27 ore. La priorita' nella gestione della scuola pubblica e' evidentemente non la formazione dei bambini ma il risparmio: complessivamente la drastica riduzione del diritto all'apprendimento porterà al taglio di 57.000 posti di lavoro da insegnante e 12.000 posti tra il personale tecnico e amministrativo.
4. ISTITUZIONE DEL MAESTRO PREVALENTE che e' poi un modo "moderno" di riproporre il vecchio insegnante unico. Si cancellano anni di lavoro sull'insegnamento e si impone una gerarchizzazione tra gli insegnanti che, mentre deresponsabilizza una parte di essi condannati ad un'attività didattica frantumata, rende impossibile una gestione democratica, collegiale e cooperativa dei processi educativi.
5. PIANI PERSONALIZZATI. Non piu' una scuola ugualmente formativa per tutti, che fornisca saperi e strumenti funzionali alla crescita dei bambini, ma una scuola differenziata che rincorre quello che serve al mercato o cristallizza differenze tra i bambini ereditate dalla famiglia o dalla zona geografica di provenienza.
Se questo e' quanto avviene nella scuola dell'obbligo, dove la controriforma sembra marciare a passo di corsa, non meno grave e' quello che si prepara per quella secondaria. Le linee guida sono le medesime: risparmio economico per lo Stato, differenziazione del diritto d'accesso al sapere, dequalificazione del pubblico e svalutazione del percorso scolastico nel suo insieme. In particolare si prevede:
1. CANCELLAZIONE DELL'OBBLIGO SCOLASTICO. La "riforma" Moratti cancella l'obbligo scolastico e lo sostituisce con un vago diritto/dovere non esigibile. Questo mentre dall'Unesco e da altre istituzioni educative e culturali si avverte che i giovani che lasciano la scuola prima dei 18 anni sono destinati all'esclusione sociale. Si costruisce un serbatoio di manodopera dequalificata e ricattabile.
2. SCELTA E SELEZIONE PRECOCE. La finalità e' la medesima. I ragazzini di 12 anni dovranno scegliere se frequentare, dopo la media, un liceo (con conseguente percorso universitario) o una scuola di Formazione Professionale Regionale, degradata e degradante, modellata sulle necessità contingenti - valide oggi che ti iscrivi, domani che cerchi lavoro magari no - del mercato. Non e' difficile immaginare quali classi sociali saranno indirizzate verso l'ignoranza, la subalternita', la ricattabilita' a vita.
3. FORMAZIONE PROFESSIONALE REGIONALE. La Moratti vuole ridisegnare la scuola pubblica dirottando gli studenti iscritti agli istituti tecnici e professionali di stato verso la formazione professionale regionale di primo livello, fatiscente e ormai in via di estinzione. Non solo, quindi, una diversificazione senza ritorno tra licei e tecnici ma anche la regionalizzazione della scuola: ulteriore risparmio per lo Stato, ulteriore sperequazione tra studenti, ulteriore accelerazione alla creazione di giovani sottoqualificati da ricattare nelle agenzie interinali, nei lavori in affitto, nel precariato. Inoltre l'ennesima regalia ai privati che gestiranno questi "risorti" Centri di Formazione Professionale.
4. CANCELLAZIONE DEL VALORE LEGALE DEI TITOLI DI STUDIO
. Persino l'accesso all'Universita' sara' legato non al conseguimento della maturitai e dei diplomi ma a "prove di ammissione" sempre piu' "aziendali". Il percorso scolastico, insomma, non ha piu' senso ne' riconoscimento. E' la risposta ad un'antica richiesta di Confindustria che chiede una forza lavoro flessibile e che non possa far valere, ne' contrattualmente ne' sul posto di lavoro, i titoli acquisiti con lo studio. Viene rispolverata la medioevale cooptazione da parte degli ordini professionali con un salto all'indietro di qualche centinaio d'anni e ingentissimi costi per studenti e famiglie.


I sottoscritti insegnanti delle scuole elementari statali dell’Istituto Comprensivo "Andrea Ferri" di Sala Bolognese (BO) :

ESPRIMONO

il loro giudizio positivo relativamente alla creazione del Portfolio e dei Piani di Studio individualizzati quali strumenti utili per documentare il percorso svolto dai singoli alunni, ma non condividono alcuni punti presenti nella Bozza del Decreto Legislativo approvato il 12 settembre 2003;

sottolineano che nel loro Istituto (costituito da sezioni di scuola dell’infanzia, classi di scuola elementare a Tempo Pieno e sezioni di Scuola Media a Tempo Prolungato) le innovazioni relative alla lingua inglese, all’alfabetizzazione informatica e alle attività di laboratorio, non rappresentano una novità, ma fanno parte della didattica quotidiana ormai da decenni e garantiscono un’offerta formativa per gli alunni rispondente alle attuali esigenze di didattica tecnologica.

Premesso ciò dissentono in merito a:

    1. insegnante tutor, in quanto diventerà colui che accentrerà su di sé gli insegnamenti delle aree linguistiche, logico matematiche e antropologiche. Questo costituirà un pesante arretramento rispetto alle esperienze che si sono venute a maturare negli ultimi decenni e che hanno, al contrario, fortemente valorizzato le competenze dei singoli docenti nei vari ambiti disciplinari; competenze acquisite frequentando corsi di aggiornamento promossi dalle sedi universitarie locali , dagli IRRSAE o da Enti privati preposti alla formazione del personale docente, con una "ricaduta" didattica immediata sugli alunni ed una più ampia offerta formativa.
    2. La figura dell’insegnante tutor rappresenta un ritorno all’idea del maestro unico, che si occupava di tutto in modo generalizzato e che applicava un metodo forzatamente passivo per l’allievo.

      La figura del docente di laboratorio (nonostante il documento richiami la contitolarità e la corresponsabilità) porta alla creazione di insegnanti di serie A e serie B, perché utilizzati per svolgere attività indiscutibilmente formative sul piano pedagogico, ma solo integrative alle discipline affidate al docente tutor.

      Tutto ciò rappresenta un disconoscimento del principio di collegialità del team, fino ad oggi, corresponsabile dell’intervento educativo e didattico sia nei corsi a modulo, sia in quelli a tempo pieno.

    3. modello orario – monte ore ridotto a 27 più 3 facoltative da affidare anche a soggetti esterni; oppure 40 ore, che apparentemente simulano l’attuale tempo pieno, ma in realtà, svolgono solo un sostegno sociale alle famiglie senza aumentare, come invece attualmente accade, l’offerta formativa e didattica agli alunni; questa impostazione scolastica non riconosce il ruolo didattico del Tempo Pieno, basato sulla con - titolarità di due docenti per classe e legato all’attuazione di un progetto formativo realizzato dagli insegnanti della scuola e non da agenzie esterne, cui la scuola "appalta" la custodia degli alunni. Inoltre non si comprende come e perché il tempo mensa possa essere riconosciuto agli insegnanti del modulo su 40 ore e non a quelli del modulo su 27 ore, sembra un’ulteriore discriminazione fra gli insegnanti.
    4. mancanza di contemporaneità dei docenti : da sempre, la compresenza degli insegnanti è indispensabile e fondamentale per la vera realizzazione di interventi tesi a personalizzare il progetto educativo, favorisce la piena realizzazione di interventi individualizzati e/o individuali, finalizzati al recupero degli alunni in difficoltà d’apprendimento, degli alunni portatori di disabilità, degli alunni stranieri, nonché per svolgere uscite didattiche, attività formative di tipo laboratoriale, rispondenti alle esigenze reali dei singoli alunni.

Per questi motivi i sottoscritti insegnanti comunicano la loro piena contrarietà a provvedimenti che rischiano di attivare una regressione generale della scuola e la scomparsa dell'attuale Tempo Pieno, modello di scuola che è stato richiesto dalle famiglie del territorio, fin dal lontano 1978, e che in tutti questi anni è stato valutato come un’esperienza altamente positiva e molto valida sia pedagogicamente sia didatticamente.

A tal fine richiedono e auspicano che gli Organi Istituzionali deputati a formulare pareri, recependo quanto sopra esposto, emendino il testo del Decreto del 12 settembre 2003 e che il Governo, in sede di lettura definitiva, tenga conto delle presenti osservazioni prodotte dalla scuola reale.

Sala Bolognese, Novembre 2003

Si allegano le firme autografe dei docenti che sottoscrivono il documento.


 Senago 16 gennaio 2004

ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DALL’ASSEMBLEA DEI GENITORI, DEGLI INSEGNANTI E DEGLI AMMINISTRATORI COMUNALI RIUNITASI IN DATA ODIERNA PRESSO LA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SENAGO

 L’assemblea, dopo aver ascoltato le innovazioni apportate alla scuola dalla cosiddetta "RiformaMoratti"

deplora

La situazione di confusione, di incertezza e di disinformazione nella quale le famiglie sono costrette a scegliere il futuro scolastico dei propri figli.

Pur riconoscendo alle famiglie opzioni alternative al tempo pieno-prolungato ( tempo modulare o tempo normale),

 valuta

positivamente l’esperienza del tempo pieno- prolungato attuata in questi anni nella scuola, non solo come risposta organizzativa ad un’esigenza di custodia dei bambini-ragazzi, bensì come scelta didattica ed educativa irrinunciabile

aderisce

alla richiesta del Coordinamento Nazionale in difesa del tempo pieno di bloccare il primo Decreto attuativo della Riforma Moratti