Il mercato del sapere - il sapere per il mercato
Piero Bernocchi [relazione tenuta a Bologna, estate 2003]

Da quando i Cobas, intorno alla metà del 1990, cominciarono a parlare di mercificazione dell'istruzione ad oggi, nella coscienza diffusa in Italia, nella nostra categoria e fuori, abbiamo fatto molti passi avanti, anche grazie agli avversari che hanno reso le cose più evidenti.
Allora potevano sembrare forzature cobas, cioé di un'area politico-sindacale anticapitalistica che vedeva la mercificazione dappertutto, non sembrava credibile che l'istruzione sarebbe diventata davvero una merce. In realtà oggi le espressioni "istruzione-merce", "scuola-azienda" che, almeno per l'Italia, abbiamo inventato, sono diffuse a livello europeo, non perché abbiano copiato noi ma perché la realtà mercificante si va unificando sul piano continentale.
Questi concetti, poi, in Italia hanno fatto un ulteriore salto di qualità nella coscienza generale da quando l'area di centro-sinistra è andata all'opposizione: i sindacati più o meno legati a tale area si sono trovati di fronte la Moratti e hanno cominciato ad usare questa terminologia e questa interpretazione delle cose.
Però bisogna onestamente ammettere che il processo in Italia è ancora molto lontano da giungere a quei punti drammatici di approdo che per esempio abbiamo, per quel che riguarda l'Europa, in Inghilterra, che certamente è di gran lunga il paese dove la mercificazione dell'istruzione e l'idea di scuola-azienda sono andate più avanti. Direi che a livello internazionale addirittura è il caso più emblematico perché negli Stati Uniti una scolarità di massa come noi la intendiamo non c'è mai stata, quindi il processo di trasformazione dalla scuola di massa alla scuola-azienda non è stato mai vissuto; la scuola-azienda c'è negli Stati Uniti fin dall'inizio.Il fenomeno inglese va assolutamente studiato, e oggi cercherò di fare dei paralleli tra il punto di arrivo nel Regno Unito e negli Stati Uniti e i passaggi italiani che vanno in quella direzione.
Bisogna dire che Blair è il più grande teorizzatore dell'istruzione-merce che esista oggi in Europa e forse uno dei più grandi al mondo: il processo di vendita dell'istruzione vede oggi l'Inghilterra al secondo posto a livello mondiale con un fatturato di 12.000 miliardi in vecchie lire annue nella vendita dell'istruzione all'estero.
Se guardiamo il caso inglese, insieme a quello statunitense, vediamo che i processi che portano la scuola-azienda e l'istruzione-merce non sono solo un processo, sono almeno quattro processi intrecciati che a volte vanno tutti nella stessa direzione, ma a volte collidono e, per fortuna, rallentano il meccanismo. Sicuramente tale rallentamento (rispetto ai punti di approdo statunitensi e britannici) c’è stato in Italia, sta accadendo in Francia dove il tentativo della riforma Allegre è abbastanza simile a quello italiano, succede in Spagna dove c'è questa "ley organica” anch’essa piuttosto simile ma con una particolarità perché in Spagna le scuole private cattoliche sono circa il 50%. E anche il processo della "nuova gestione pubblica dell'istruzione", così è stato chiamato il processo tedesco di trasformazione in senso aziendale della scuola, va in questa direzione: ma in nessun caso dei quattro citati la velocità del processo e la non-resistenza ad esso è stata pari a quella anglo-statunitense.
Però, dicevo, ci sono almeno quattro processi intrecciati. Il primo processo è quello della mercificazione vera e propria dell'istruzione, l'idea-guida che l'istruzione diventa una merce alla pari delle altre ma con un mercato enorme a disposizione, che possa divenire il grande business del XXI secolo, insieme alla salute.
Il secondo processo è la totale subordinazione dei meccanismi lavorativi nella scuola alle logiche aziendali e quindi il lavoro scolastico (per l'80 %, diceva Nico Hirtt) ha come fine la preparazione di forza lavoro totalmente flessibile e quindi non richiede più una vera conoscenza delle materie, bensì un'infarinatura generale e poi brevi corsi di 40-50 ore perché non serve nient'altro per quel tipo di lavoro, è assolutamente superfluo un impegno serio.
Il terzo processo consiste invece nel trarre profitto direttamente all’interno della struttura-scuola: cioè le aziende esterne all’istruzione entrano nella struttura complessiva della scuola e fanno profitto con la struttura in quanto tale.
Un quarto processo si basa sull'uso dello studente come cliente al di fuori del mercato dell'istruzione, come acquirente per tutti gli altri mercati: cioè l'idea che dentro la scuola si vendono altre merci. E’ un processo che negli Stati Uniti è avanzatissimo e che in Europa è ancora agli inizi. Entra l'azienda di scarpe dentro la scuola e vende le Nike agli studenti, entra la Coca cola e vende la Coca cola direttamente ai bambini, entra l'impresa di merendine e vende direttamente nella scuola con gli insegnanti che diventano rappresentanti, sono cointeressati. Molti insegnanti negli USA vendono il materiale aziendale dentro le scuole, e negli Stati Uniti ci sono sovente scontri tra i sindacati della scuola e gli altri sindacati perché chi ha i figli nella scuola e si vede vendere dai professori la coca cola, le caramelle, reagisce, spesso ci sono scontri tra sindacati che dicono: "state esagerando" e alcuni sindacati scuola che chiudono un occhio o colludono con le vendite.
Sono quattro processi diversi. Tutti questi quattro processi lavorano però sul fatto che l'ostacolo sono i docenti. Blair lo disse in maniera pesantissima tre anni fa, grossomodo disse: "il vero agente di conservazione e di resistenza sono i docenti, se leviamo di mezzo questi il processo va avanti". Negli Stati Uniti è successa la stessa cosa, cioè per fare queste quattro mercificazioni bisognava soprattutto eliminare la resistenza di parte dei docenti. E’ nata tutta una campagna ideologica per convincere l’insegnante che credeva nella funzione critica e formativa della scuola (vi ricordate quando in Italia Bottiglione sostenne che il guaio della scuola italiana erano i professori di storia e filosofia marxisti?), per piegare quel tipo di docente che non si rassegna al fatto che la merce è l'elemento decisivo e che fare profitto è la cosa che conta: e che conseguentemente rompe “le scatole” con la sua idea delle materie, della visione olistica, della preparazione complessiva, dell'uomo organico, di quello che sa leggere il mondo da solo: tutte queste baggianate – dice il sistema - vanno spazzate via e quindi vanno spazzati via dal professore liberale/crociano fino al professore marxista che analizza la realtà criticamente, con uno sguardo antimercificante.
Dal punto di vista analitico questi processi vanno visti differentemente e non tutti hanno la stessa forza. Secondo me ce n'è uno che ha una grande forza, ed è quello su cui si preme di più: è l'istruzione-merce. L'idea fondamentalmente è questa: il capitalismo non riesce a trovare merci nuove, non ha allargato il mercato oltre a 1 miliardo e mezzo di persone e a questo miliardo e mezzo di persone non può più vendere all'infinito le stesse merci. Ai nuovi compratori non arriva perché si è rivelato un bluff quello che diceva il capitalismo nell'89: "adesso leviamo di mezzo il socialismo e portiamo lo sviluppo e il mercato dappertutto"... No, quattro miliardi e mezzo di persone continueranno a non essere in grado di comprare niente, quindi non gli possiamo vendere niente, dobbiamo vendere al miliardo e mezzo di persone, che sono già clienti globali. Che gli vendiamo? Ancora macchine, ancora telefonini? Dobbiamo vendere delle merci nuove, deperibili, ma nello stesso tempo infinite, e l'istruzione è una di queste merci, deperisce ma non ce l'hai mai tutta, cosa che non puoi dire delle altre cose. Non c'è solo l'istruzione, c'è anche la salute, l'altro grande businnes del secolo sarà la salute; ma non la salute come cura, la salute da guadagnare in anticipo, nel senso che tu ti compri pezzi di corpo e pezzi di dna per riparare il tuo corpo a priori, cioè ti compri dei pezzi di dna che ti consentiranno di non avere quella malattia o quella disfunzione o quella bruttura lì, di essere più resistente, di non avere infarti o ripararli prima, di essere più difeso dal cancro, ecc.
Questi sono i due grandi business. Però uno dei due ha un impatto quantitativo superiore: l'istruzione. Detto in vecchie lire, stiamo parlando di 6 milioni di miliardi annui soltanto per l'istruzione obbligatoria nei paesi dell'OCSE (i 29 paesi più ricchi). Quindi partiamo da un business che supera tutti gli altri business. Naturalmente - diceva prima di me Hirtt - questo business non si può estendere a tutti, una parte della società in questo business non ci entrerà; però tutti gli altri ci vanno tirati dentro.
Dicevo appunto prima che l'Inghilterra da questo punto di vista è assolutamente avanti, nel senso che la vendita dell'istruzione, in Inghilterra, è partita dalle singole scuole. Ci sono alcune scuole-polo che costruiscono loro l'istruzione e la vendono, fanno i soldi e con i soldi acquistano altre scuole e costruiscono reti di scuole addirittura con un marchio, esattamente come la Nike. Il governo incentiva questo processo perché sperimenta in Inghilterra per poi vendere la merce-istruzione all'estero, e già oggi l'Inghilterra è al secondo posto nel mondo dopo l'Australia (però l'Australia ha un territorio enorme, con distanze enormi e il mercato dell'e-learning parte avvantaggiato). Però subito dopo arriva l'Inghilterra che è partita da alcune singole scuole, per esempio c'è la Thomas Telfort che è la leader del mercato e che da sola (stiamo parlando di una singola scuola) ha già un profitto annuo di 12 miliardi. Questa scuola sta acquistando e mettendo in rete altre scuole e il suo consiglio di Istituto ha scritto questa frase: "Il segreto è adottare un approccio affaristico e guardare alle crepe del mercato": questo è il modello su cui lavorano. Subito dopo ne sono arrivate varie altre che si stanno coordinando ed esistono vere catene di scuole che lavorano per produrre direttamente istruzione e venderla poi all'estero.
Sono poi in attesa alcune grandi strutture di servizi, per esempio c'é la Serco che contemporaneamente in Inghilterra gestisce il sistema di allarme dei missili balistici, l'edificio per le armi nucleari, le ferrovie scozzesi, il sistema di tram di Leichester e si sta preparando a divenire società leader nel sistema dell'istruzione, in attesa che il mercato cresca ancora. Ecco cosa dice questa Serco: " Siamo convinti che la nostra forza nel mercato educativo inglese sia una solida piattaforma per lanciarci nel mercato educativo globale" Ma Richard Hatcher che ha fatto questo ottimo studio che poi sarà bene far circolare (Richard Hatcher lavora in "Education and social justice", la rivista ove lavora anche Ken Jones e a cui abbiamo pubblicato delle cose noi, mentre loro hanno pubblicato cose nostre) e che segue molto attentamente questo processo, sostiene che però le grandi multinazionali stanno ancora aspettando che il mercato diventi davvero importante prima di gettarvisi a capofitto.
Comunque, l'intenzione di Blair è chiarissima: la centralità dell'istruzione merce e il sostegno ad essa passa attraverso l'idea che una grande impresa di servizi educativi che opera nel mercato globale sia per l'Inghilterra una grande occasione.
Da noi questo processo di vendita è ancora agli albori, non ha ancora il rilievo inglese, però da tale punto di vista per noi la sedicente autonomia scolastica è stato un elemento assolutamente velenoso. In Italia - Nico magari non lo sa - la parola "autonomia scolastica", che era una parola bella, positiva degli anni Settanta della sinistra che stava nella scuola, è stata utilizzata dal governo di centro-sinistra proprio per attivare questo processo di scuola-azienda che vende istruzione-merce. Si è cercato di far sì che la singola scuola entrasse in competizione con l'altra ponendosi il problema di cosa vendere: si comincia ognuno con il suo depliant per dire che la mia scuola è più bella dell'altra, poi si fa un corso più bello di quello dell'altra, poi lo si fa pagare, poi si decide che, visto che l'ha fatto bello e lo fa pagare, ci si fa sopra una cassetta, la si fa acquistare ad altre scuole o all’e-learning e parte il business.
Diciamo che noi siamo riusciti a stoppare in maniera abbastanza significativa tutta questa gamma di nefandezze; e non conoscendo il punto d'arrivo anglo-statunitense magari molti insegnanti pensano invece che abbiamo fatto poco perché non sopportano ad esempio la funzione mercificante del "fondo dell'Istituzione scolastica". Ma altrove non si sta parlando di fondo dell'istituzione, si sta parlando di una scuola come quella inglese citata che guadagna 12 miliardi l'anno vendendo cassette e materiali per l'istruzione.
Non siamo ancora al quarto processo, quello in cui le cassette sono sponsorizzate da una singola ditta la quale ti paga e contribuisce: ma tu quando fai vedere agli studenti il documentario sugli animali, devi ignorare che inizia con due minuti di pubblicità dei prodotti della ditta stessa. E’ questo il livello statunitense: per far circolare quella cassetta dentro la scuola compro tre insegnanti che si danno da fare perché passi quella cassetta e non un'altra. Questa è - diciamo - la fase terminale; noi stiamo ancora ai primi passi.
Il secondo blocco di questioni riguarda la preparazione gratuita di forza lavoro flessibile. Le industrie competono ormai a livello tale che non si possono più permettere di preparare apprendisti. Hanno bisogno che la scuola lo faccia gratis, e che lo faccia senza ostacoli. Il lavoro flessibile significa: "voi insegnanti toglietevi dalla testa che state preparando uomini globali che leggono il mondo da soli, ecc; voi dovete dargli un'infarinatura, un'alfabetizzazione, e poi attraverso corsi brevi - che farete sempre voi, non noi che al massimo collaboriamo – lo studente-apprendista entrerà in azienda, farà un breve periodo di lavoro, e quando a noi servirà ve lo rimanderemo per un’altra infarinatura”: e da questo punto di vista la questione dell'educazione permanente, che abbiamo sostenuto con ben altra significato, ci si è ritorta contro, come apprendistato e formazione all'apprendistato permanente e adesso viene utilizzato appunto in questa accezione.
Anche da questo punto di vista l'Inghilterra è andata molto avanti: nel giro di pochi anni Blair ha frammentato la scuola secondaria inglese, che era assolutamente unita, in almeno nove pezzi diversi. Quando dico nove pezzi diversi non intendo nove tipi di scuola, cioè il liceo classico, lo scientifico... no, intendo dire nove normative completamente diverse; ve le elenco brevemente. Esistono le scuole superiori selettive, le scuole confessionali, le scuole legate alle fondazioni, alle comunità e al volontariato, le scuole coeducative, scuole con i cicli 11-16 e 16-18, le scuole per il sesto anno e il college per il sesto anno, le scuole superiori del City accademy e le Scuole superiori speciali. Dentro questa frammentazione c'è stata addirittura la vendita e l'appalto di pezzi di queste scuole, alle quali è stato consentito di travolgere completamente le norme contrattuali, a cui è stato consentita l'assunzione diretta degli insegnanti senza contratto e senza sindacalizzazione.
Una parte di queste scuole erano scuole quasi fallite che sono state riciclate in mano a gruppi privati che non hanno niente a ché fare con la scuola e che le hanno riorganizzate con logica aziendale. Quest'opera di riorganizzazione è andata oltre e ha investito anche i Provveditorati (e questo è un processo che sta iniziando adesso in Italia): i Provveditorati sono stati prima ridotti a strutture di servizi scolastici e subito dopo sono entrati i privati (aziende che non avevano niente a che fare con la scuola) e che si sono messi ad organizzare i Provveditorati con gli stessi criteri aziendali. Questo ha provocato degli scontri perché comunque la struttura pubblica ha reagito, in alcune contee la cosa è andata avanti, in altre contee ancora i Provveditorati sono una cosa pubblica, in altre sono una cosa già privatizzata, in un'altra mezzo e mezzo.
Come è andato avanti questo processo di frammentazione? E’ interessante notarlo perché è esattamente quello che abbiamo verificato con Berlinguer (ci sono parallelismi strettissimi tra l'attività di Berlinguer-Moratti e quella di Blair) Per esempio Berlinguer è quello che scrisse nell'introduzione alla sua riforma dei Cicli frasi e termini quasi identici a quelle blairiane: la parola flessibilità era citata nove volte, quello che Nico Hirtt ha chiamato la adaptabilité avant toute chose, cioè l'adattabilità prima di ogni altra cosa. Berlinguer scrisse nove volte in quell'introduzione la parola "flessibilità" e disse sostanzialmente: "compito dei docenti è far capire allo studente che il mito del posto fisso è superato e che in luogo del posto fisso si dovrà preparare e abituare a cambiare ripetutamente lavoro nel corso della propria vita". Blair nei testi di preparazione di questa trasformazione scriveva le stesse cose, cioé l'elogio della flessibilità e della preparazione alla flessibilità, l'interiorizzazione della flessibilità. Bene, la stessa cosa è avvenuta sul binario autonomia-centralizzazione; nel momento in cui si dice "autonomia della singola scuola", il governo italiano con Berlinguer intendeva fissare, come il governo inglese, dei criteri centralistici assolutamente rigidi per la valutazione delle scuole, perché il passaggio aziendale necessita di criteri di valutazione aziendali.
In Inghilterra gli indici di performance hanno dei criteri molto duri. C'è un curricolo nazionale descrittivo e dettagliato che include tutte le strategie che tu devi seguire in tutto il primo ciclo scolastico, in tutta la prima parte che per noi sarebbero le elementari e le medie; cioè l'imposizione dell'ottenimento di obiettivi, le cosette che hanno cominciato a fare da noi con le schede (hai ottenuto questo, è aumentata la socialità, è aumentato il dialogo, parla di più, parla di meno, parla con i compagni...). Gli esami regolamentari nazionali, in Inghilterra, sono quattro: a 7, 11, 13 e 16 anni. I risultati di tutti i test e degli esami influiscono sia sul collegamento del salario dei lavoratori della scuola con questi risultati sia sull'avanzamento della “qualità” della scuola. Sta addirittura succedendo che in alcuni distretti il mercato immobiliare dipende dall'andamento di quella scuola; in altri termini: se quella scuola va su nei risultati scolastici, il mercato immobiliare di zona sale. Potete immaginare che business è questo per gli insegnanti. Potete immaginare che livello di corruzione potenziale e reale.
In Giappone, dove questo modello è avanzatissimo, i nostri compagni ex sessantottini scrissero un libro in cui spiegavano come truccavano i risultati. I test venivano dati direttamente agli studenti, i risultati venivano migliorati al massimo, i tassi di promozione e di trucco nei test erano legati al fatto che gli stipendi dei docenti dipendevano da quei risultati. Immaginate se oltre agli stipendi ci aggiungete anche le prebende delle agenzie immobiliari o delle ditte che vogliono vendere qualcosa nella scuola, perché se nel tal quartiere c'è la scuola meglio di tutte, i genitori cominceranno a dire "beh, andiamo ad abitare lì vicino" e le case aumenteranno di valore e così via...
Poi per valutare ci sono anche punitive ispezioni nelle scuole, perché nelle scuole inglesi a vedere e a valutare se le cose vanno o non vanno non giungono gli ispettori del ministero, ci vanno cooperative e strutture aziendali tra cui mini-imprese di ex insegnanti che fanno le cooperative per andare poi a valutare gli altri. Sono dunque strutture private che entrano e vanno a vedere se i criteri a, b e c sono rispettati.
In tutto questo emerge ovviamente la leadership dei manager scolastici (i manager scolastici in Inghilterra sono veri manager perché muovono business di decine di miliardi l'anno) e la gestione del rendimento degli insegnanti che è il punto di arrivo di tutto questo processo.
In Italia questo passaggio per la prima volta c'è nel nuovo contratto nazionale, dove è detto che la differenziazione della categoria, che si era tentata con il “concorsaccio” fallito di Berlinguer, ha bisogno (questa è la novità) del sistema di valutazione nazionale e entro la fine del 2003 i sindacati firmatari del contratto nazionale si sono impegnati a avviare l'uno e l'altro, il che significa che sono stati loro a chiedere il sistema di valutazione nazionale. Naturalmente nessuno sa ancora quali saranno i criteri di questo Sistema di valutazione ma siccome è evidente che saranno basati sui risultati, incentiveranno, se verranno avviati, tutto questo processo.
Il terzo meccanismo mercificante è quello legato al profitto della struttura. In Inghilterra la ristrutturazione degli edifici scolastici è legata alle imprese, non sono più i Provveditorati o il ministero a ristrutturare le singole unità scolastiche ma le singole aziende si prendono in carico la singola struttura scolastica e non pagano direttamente loro ma fanno dei mutui pagati dal governo e dai singoli Provveditorati in trent'anni. In questo modo il governo britannico ha fatto calare le spese, perché la spesa non risulta all'inizio, ma come pagamento annuale del mutuo, e quindi annualmente figura una spesa pubblica inferiore; in realtà è superiore perché gli studi mostrano che la cosa costa molto di più, che ci sono molti passaggi intermedi. Da notare che in quei trent'anni l'azienda - che non è scolastica - è proprietaria della struttura e la scuola è inquilina; di conseguenza tutte le regole di funzionamento dentro la struttura scolastica sono dettate dall'impresa che può dire: "alle due dovete uscire per permetterci di fare le pulizie, qui avete rovinato tutto, adesso vi mettiamo in conto... ecc". In Italia questo altro gigantesco business non è ancora cominciato, non c'è ancora niente del genere, ma c'è l'appalto alle imprese di pulizia che è il primo passo.
Il quarto processo mercificante è quello dello studente come consumatore. In Italia cominciamo ora a sentire delle cose in proposito: un primo accordo con la ditta di scarpe, per le merendine, per mettere un distributore di coca cola... piccole cose. Però attenzione! Negli Stati Uniti questo processo è diffusissimo, è un notevole businnes per gli insegnanti. Esempi: un’azienda offre un pulmino per riportare i bambini a casa però sulla fiancata del pulmino c'è la pubblicità della azienda e dentro la scuola c'è un grosso cartellone in ogni corridoio in cui si fa pubblicità a quella ditta. Oppure: io Nike ti regalo uno stock di scarpe per fare la ginnastica però tu dentro la scuola non solo obblighi tutti a usare le Nike ma mi fai la pubblicità dalla mattina alla sera. Oppure: ti regalo un documentario sugli elefanti però i primi 3 minuti sono la pubblicità della Mars. Negli Stati Uniti portano lo studente nel laboratorio audiovisivo, mettono la cassetta (e tra l'altro questo meccanismo delle cassette sta buttando fuori gli insegnanti e sta facendo avanzare gli assistenti di laboratorio che costano ovviamente la metà) e in partenza o a metà lo studente si becca minuti di pubblicità aziendale.
Questo processo è tanto avanzato che capitano spesso casi di mobilitazione di sindacalisti con i figli in quelle scuole che si incazzano perché la cosa è esagerata e che si trovano contro gruppi di insegnanti che hanno già fatto gli accordi con le aziende.
Da questo punto di vista quello che diceva Nico Hirtt a proposito del GATS (che vorrebbe includere nel processo di commercializzazione dei servizi la scuola e che dovrebbe - ma io credo che almeno per questa volta non ce la faranno - a Cancun provocare un salto di qualità nella mercificazione dell’istruzione) è vero: l’accordo GATS è un pericolo immane. Che cosa significa la liberalizzazione della scuola voluta dal GATS? Significa che in nessun paese che firmerà l'accordo GATS sulla scuola si potranno creare condizioni di miglior favore per la scuola pubblica; in altri termini: se la scuola pubblica ha un finanziamento lo deve avere analogo anche la scuola privata, anche il primo che decide di mettere in piedi una scuola, anche un'azienda come la Selco che fa i servizi dappertutto, devono avere le stesse cose, gli stessi soldi, le stesse condizioni. Non ci possono essere regimi di monopolio, quindi tutti uguali a concorrere.
Però guai a trascurare il fatto che, anche se le trattative di Cancun dovessero fallire come è molto probabile, l'Inghilterra dimostra che il processo sta andando avanti ugualmente, anche senza la sanzione generale; nel senso che si stanno creando le condizioni da parte di molti Stati perché la cosa sia già così, nel senso che è lo Stato stesso che di sua iniziativa smonta la struttura pubblica e mette a disposizione una buona parte dell’istruzione per la competizione mercificata... A parte quel 20-25 % di istruzione di base elementare che verrà garantita come negli Stati Uniti è garantita ad Harlem nel Bronx (dove però i professori devono pensare sopratutto a uscire incolumi), una scuola assolutamente dequalificata dove appunto non c'è alcuna regola, dove c'è il Far West vero e proprio.
L'Italia è ancora indietro, grazie anche alla forte resistenza dei lavoratori, degli studenti e di parti significative della società, in questo processo e in generale in Europa c'è una reazione piuttosto forte di ostilità alla mercificazione: la riforma Allegre ha avuto in Francia una risposta fortissima, contro la Ley spagnola c'è stata una mobilitazione molto grossa... Io credo che un aiuto consistente ci viene anche dalla mobilitazione internazionale antiliberista (no-global). Perchè la cosa grandiosa che sta succedendo in preparazione delle mobilitazioni contro il vertice WTO a Cancun (indipendentemente dal fatto che magari a Cancun il vertice fallirà perché sul WTO grava lo scontro interimperialistico tra gli Stati Uniti e gli altri paesi che dicono "se non ci sono più regole, se voi USA fate la guerra dove e come vi pare, e imponete sempre la vostra volontà, allora non firmo niente a Cancun perché tanto poi tu non rispetterai gli accordi", quindi potrà anche capitare che Cancun faccia la stessa fine di Seattle, cioé salti per aria) è che si sta unificando il fronte antimercificazione.
Nel terzo Forum mondiale a Porto Alegre noi ci siamo trovati accanto il contadino che non vuole che le sementi vengano mercificate, il pescatore cileno a cui le grandi multinazionali del pesce hanno messo la regola che può pescare soltanto nei primi 12 km da terra e che quindi dice: questa è una mercificazione globale! Eppure lui vendeva il pesce come merce. Oppure il contadino che vende il cibo che coltiva e dice: non voglio che il cibo sia merce! Il cibo è sempre stato venduto, ma lui vuole dire: non accetto l'idea che il cibo venga manipolato a tal punto che non è più cibo! Ecco, tutta questa protesta si sta saldando per la prima volta con la protesta di chi opera nella struttura pubblica e che difenderà la scuola pubblica, che difenderà la sanità pubblica, trovando un'alleanza trasversale anche con l'insegnante o infermiere liberale che non è marxista, che non è anticapitalista, ma che non accetta l'idea che la sua funzione venga distrutta e che l’istruzione e la salute diventino merce.
Perché punto d'arrivo di quel processo è che sparisce l'insegnante; rimane il precettore, rimane l'insegnante della grande scuola, ma gli altri non sono insegnanti, sono assistenti di laboratorio che mettono la cassetta, che leggono quattro fesserie... è un'altra cosa. Il docente subisce la trasformazione in intellettuale-massa, sottoposto allo stesso processo che l'operaio di fabbrica 150 anni fa ha dovuto subire quando arrivava come artigiano, entrava in fabbrica e diceva: "si, va beh, io ci sto un po', ma io sono un artigiano, sono possessore di un sapere, io ho una mia manualità" e non aveva capito che la sua manualità era travolta perché la macchina se ne era impossessata. L'insegnante ora comincia a capire, perché gli dicono: "Tu ché sei? Insegnante di storia? Va beh, ma puoi insegnare pure latino, oppure puoi fare l'assistenza all'handicap, oppure puoi andare nell'ufficio accanto a fare i cedolini...” Comincia a capire che c'è una macchina che ha incrementato e assorbito il suo sapere, c'è la macchina informatica, c'è già là dentro il programma per matematica, c'è già lì l'e-learning, tutta la tua lezione, è già lì dentro, basta mettere una cassetta e mandarla avanti... Certo, lo studente non capisce nello stesso modo, ma ci ricordava Nico, non c'è bisogno che capisca, lui è destinato al precariato flessibile, globale e permanente; un altro studente deve capire, per quell'altro studente un po' di insegnanti resteranno, esattamente come un po' d'artigiani sono rimasti... Ma la stragrande maggioranza sono diventati operai massa, oggi la stragrande maggioranza è destinata a diventare intellettuale-massa, cioè a mettere la propria testa a disposizione della catena informatica e, dentro la catena informatica, lavorare per la macchina informatica.
Mi dite che questo gli insegnanti lo capiscono troppo lentamente? Forse sì. Ma guardate che gli artigiani ci hanno messo sessant'anni; per decenni il povero Marx si è spaccato la testa perché gli operai non si riconoscevano e non si volevano organizzare in quanto tali; c'erano le leghe degli artigiani; lavoravano in fabbrica insieme, ma ognuno aveva la sua lega (ex-calzolaio, ex-fabbro, ex-tessitore ecc..) ed erano tutti convinti che sarebbero tornati ai fasti del passato, come parecchi insegnanti sono ancora convinti che prima o poi almeno un bel po’ di loro torneranno all'epoca di Cirino Pomicino, che prometteva gli stipendi universitari e le grandi carriere scolastiche. E invece no, l'insegnante è dentro la macchina triturante della mercificazione e della aziendalizzazione.. Ma se capisce e risponde come risposero gli operai (dopo parecchi anni però, forse troppi, magari se possibile in tempi più brevi) io credo che possiamo provocare molti danni a quella macchina.