Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00406
presentata da TITTI DE SIMONE martedì 6 aprile 2004 nella seduta n.450


La VII Commissione,
premesso che:
nell'anno scolastico 2002-2003 sono state soppresse oltre 15 mila cattedre, nel successivo circa 7 mila e per il prossimo anno scolastico si annuncia una riduzione di circa 6 mila posti;
la riduzione non è affatto sostenuta dalla contrazione del numero degli studenti che ha, al contrario, registrato negli anni scolastici 2001/2002 e 2002/2003 un incremento rispettivamente di 63.146 e 44.044 studenti;
a fronte dell'aumento del numero degli studenti si registra una contrazione del numero delle classi con relativa diminuzione del numero dei posti (-22.435) e aumento degli alunni per classe;
anche per le cattedre del sostegno sono previsti tagli in numero di circa 800 nonostante negli ultimi due anni il numero degli alunni disabili inseriti nelle scuole sia aumentato del 14,3 per cento circa (19 mila unità) mentre i relativi posti di sostegno sono aumentati, in misura proporzionalmente inferiore, soltanto nella quota dell'organico di fatto così che circa un terzo del totale dei posti di sostegno risulta in deroga;
sulla riduzione degli organici incidono in maniera rilevante anche le disposizioni in materia di ricomposizione delle cattedre a 18 ore, di mantenimento della titolarità per i docenti con cattedre orario suddivise tra più scuole, completamento degli spezzoni su scuole diverse;
i numeri relativi alla natalità e la maggiore presenza degli alunni extracomunitari lascia prevedere un ulteriore aumento del numero degli studenti;
i tagli sugli organici continuano ad essere effettuati su base previsionale discostandosi costantemente dai dati effettivi;
è necessario sottolineare che, oltre ai tagli disposti con le scorse finanziarie e la riduzione dei fondi per la scuola statale - i fondi gestiti dagli istituti ai sensi della legge n. 440 del 1997 per l'ampliamento dell'offerta formativa si è consistentemente ridotto in questi ultimi anni - una rilevante parte di questi fondi sono stati utilizzati dal ministero per finanziare "le iniziative finalizzate alla comunicazione del processo di riforma" cioè per pagare i numerosi opuscoli, gadget, agende e simili predisposti dal ministero per pubblicizzare il prodotto riforma;
considerato che:
l'avvio della riforma nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sta avvenendo nella totale confusione e mancanza di chiarezza così che dirigenti scolastici e docenti non sanno che cosa succederà, cosa cambierà e che fine faranno in concreto;
la politica degli organici sta determinando di fatto una precarizzazione anche dei docenti già di ruolo con un ampliamento delle situazioni di soprannumerarietà e di perdita posto;
la politica del risparmio ha riguardato soltanto le scuole statali in quanto in questi ultimi anni è fortemente aumentato il finanziamento statale, in forme dirette e indirette, alle scuole paritarie nonostante le iscrizioni confermino che le famiglie italiane preferiscono le scuole statali e, per quanto riguarda le scuole per l'infanzia, le scuole degli enti locali dove esistono;
rilevato che:
risulta estremamente aumentata, sul territorio nazionale, la richiesta da parte delle famiglie di classi con orario a tempo pieno;
sulla base della sentenza n. 13 del 2004 della Corte Costituzionale è necessario considerare le competenze delle regioni in materia scolastica;
ilruolo degli enti locali è di rilevante importanza e non è possibile prescindere da una seria e profonda interazione con questi soggetti istituzionali;
si fa ogni giorno più difficile e complessa la situazione dei numerosissimi precari della scuola;
appare opportuno procedere alle immissioni in ruolo secondo criteri che valorizzino, tra l'altro, l'esperienza e il servizio -:

impegna il Governo

ad attuare una politica di valorizzazione e qualificazione della scuola pubblica statale, anche adottando opportune iniziative volte all'ampliamento del numero delle cattedre e del numero di insegnanti di sostegno, in modo da corrispondere alle effettive esigenze formative degli studenti nonché a quelle delle famiglie;
a prevedere e a promuovere la costituzione di tavoli con rappresentanti degli enti locali al fine di una determinazione delle necessità di organico e di interventi sulle scuole che tengano conto delle reali necessità del singolo territorio.
(7-00406) "Titti
De Simone, Sasso, Grignaffini".

 

 

ALLEGATO 2

 

7-00406 Titti De Simone: Valorizzazione della scuola pubblica statale e ampliamento del numero delle cattedre e degli insegnanti di sostegno.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO TITTI DE SIMONE

Abbiamo presentato questa risoluzione per avviare una discussione parlamentare sulla situazione grave che si è aperta in relazione agli organici scolastici a causa della drastica riduzione, dei tagli apportati dal Governo sulla spinta delle leggi finanziarie, prima, e dei decreto di riordino del ciclo dell'infanzia e della scuola elementare e media, in tempi più recenti. In premessa, desidero subito sottolineare che mi auguro fortemente che questa sede, come altre volte dimostrato, possa assumere, nel rapporto dialettico con il Governo, e in particolare la sottosegretaria Aprea, una iniziativa politico-istituzionale che garantisca una reale soluzione ai problemi che ci troviamo di fronte e che rischiano di compromettere il sereno svolgimento del prossimo anno scolastico, la qualità del servizio pubblico, le domande e le richieste di migliaia di genitori e alunni, Soluzione che può essere determinata soltanto da una analisi reale della situazione, regione per regione, da un attento esame dei dati provenienti dalle direzioni regionali, (i dati diffusi dal ministero non sono quelli oggettivi ma si basano su previsioni in gran parte sottostimate), da un confronto reale e urgente con gli enti locali e gli organismi scolastici territoriali. A noi sta a cuore la scuola pubblica, così come sancita dalla Carta costituzionale, ovvero la garanzia del diritto allo studio per tutti e su tutto il territorio nazionale. Per questa ragione, l'emergenza che si sta determinando, sottolineata dalle vertenze regionali apertesi contestualmente alla insufficiente determinazione degli organici, ci preoccupa molto e sollecita il Parlamento ad una assunzione di responsabilità. Siamo al punto nevralgico di un processo di disinvestimento delle politiche pubbliche, statali sul settore dell'istruzione. I tagli di risorse, di tempo scuola, di insegnanti, lo mettono in luce con grande evidenza. Nell'anno scolastico 2002-2003 sono state soppresse oltre 15 mila cattedre, nel successivo 7 mila, e per il prossimo anno scolastico si annuncia una ulteriore riduzione di circa 6 mila posti. Non è solo, come ritiene il sottosegretario Aprea, un, a suo avviso, secondario punto di vista occupazionale. Nella scuola l'impatto di questi tagli e della precarizzazione sempre più istituzionalizzata si proietta inevitabilmente sulla qualità sull'offerta formativa, sullo opportunità. I tagli si presentano solo come una mera operazione di risparmio a discapito della scuola pubblica. E infatti la riduzione non è affatto sostenuta dalla contrazione del numero, degli studenti, che ha al contrario registrato negli ultimi anni scolastici un incremento di 63.146 nel 2001-2002 e di 44.044 nel 2002-2003. A fronte dell'aumento del numero di studenti cala il numero delle classi con relativa diminuzione del numero dei posti, siamo già a meno 22.435, e conseguente aumento degli alunni per classe. Le cattedre di sostegno si riducono quest'anno di circa 800 unità, nonostante negli ultimi due anni il numero di alunni disabili inseriti nelle scuole sia aumentato del 14,3 per cento, circa 19 mila unità, mentre i relativi posti di sostegno sono aumentati,

 

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in misura proporzionalmente inferiore, soltanto nella quota dell'organico di fatto, così che circa un terzo del totale dei posti di sostegno risulta in deroga.
Sulla riduzione dagli organici incidono ovviamente in maniera rilevante anche le disposizioni in materia di ricomposizione delle cattedre a 18 ore, di mantenimento della titolarità dei docenti con cattedre orario divise fra più scuole, e di completamento degli spezzoni su diverse scuole.
La fotografia che ci troviamo di fronte non può essere oscurata. I tagli agli organici continuano ad essere effettuati su basi previsionali distanti dai dati effettivi. I numeri relativi alla natalità e alla maggiore presenza di alunni stranieri lasciano prevedere un ulteriore aumento del numero degli studenti nei prossimi anni.
Dopo l'approvazione del decreto attuativo della legge n. 53 del 2002, quello che in pratica abolisce il tempo pieno, il Governo aveva garantito il mantenimento della situazione di fatto, tanto da apparire in contraddizione con la spinta nuovista e riformista tanto decantata dai Ministro Moratti. I dati sugli organici smentiscono questo impegno. Perché il mero mantenimento degli organici attuali per l'anno scolastico 2004-2005 non garantisce le attività di tempo pieno o prolungato, la massima richiesta di tempo scuola proveniente dai genitori, la compresenza necessaria a svolgere queste attività.
Solo a Bologna, sono duemila le famiglie che resteranno senza tempo pieno e prolungato e la situazione è oggi generalizzata alla Lombardia, alla Liguria, al Piemonte in termini di forte impatto sulle direzioni regionali, ma concretamente esteso a tutto il territorio nazionale. Aumenta il numero degli iscritti e delle richieste di tempo pieno ovunque. Questo è il dato di realtà, mentre il Governo taglia il numero di insegnanti e di classi. Sulla base dei dati della direzione regionale dell'Emilia Romagna si può stimare un incremento medio del 14 per cento della richiesta di tempo pieno e potenziato. È dunque necessaria una quantità di insegnanti maggiore. I dati del Ministero sul numero degli alunni iscritti differiscono da quelli delle direzioni regionali. Come è possibile? Perché il Ministero continua a diffondere dati non reali per tagliare, quando poi la realtà dei fatti è destinata inevitabilmente ad esplodere? In quest'anno scolastico in Emilia-Romagna ci sono 11 mila studenti in più, in Friuli e in Liguria 2 mila in più, in Lombardia 15 mila in più, in Veneto 11 mila, per un totale di 48 mila alunni di cui non si tiene conto. La discordanza fra il numero di alunni funzionante oggi a tempo pieno e prolungato e i dati del decreto sugli organici è notevole. Soltanto Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli e Veneto hanno raggiunto un aumento di 41.246 alunni, di 40.403 richieste di tempo pieno, mentre diminuisce di 3.241 il numero degli insegnanti. Ciò significa fra l'altro portare il tempo-insegnanti allo stesso livello del tempo scuola di 27 ore, e quindi usare da 4 a 9 ore in meno di compresenza. Oltre che un danno di qualità per la scuola, ciò significa andare incontro ad una graduale sovranumerarietà dei docenti di ruolo.
Si abbassa quindi il rapporto insegnanti per ogni classe, all'1,3, aumenta il numero di alunni per classe oltre le leggi attualmente previste, e si taglia drasticamente il tempo pieno. Tornando all'Emilia Romagna, vorrei evidenziare che i tagli sono stati esercitati nella fase di costituzione delle classi, che sono state gonfiate in modo abnorme fino a 28 unità. Solo in Emilia Romagna dall'anno scolastico 2000-2001 ad oggi gli alunni sono aumentati di oltre 32 mila unità a fronte di un calo di 100 insegnanti. Il dato relativo all'aumento degli alunni implica che 1400 classi non sono state attivate. Vediamo per gradi: quest'anno nella scuola dell'infanzia mancano 225 insegnanti, per un totale di 90 classi. Restano esclusi quest'anno 2500 bambini. 46 classi di tempo pieno non istituite, a cui si aggiunga una trentina a tempo prolungato, scuola superiore a fronte di un aumento di 900 iscritti, mancano 200 insegnanti anche a causa della sottostima delle iscrizioni fatta dal Ministero. Per garantire realmente la scelta delle famiglie

 

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è necessario un aumento degli insegnanti proporzionale all'aumento del numero degli alunni e delle richieste di tempo pieno e prolungato. In totale mancano solo per l'Emilia Romagna 770 insegnanti e quest'anno si produce una perdita di posti nei diversi ordini di scuola circa 350 unità. Ora abbiamo posto l'accento sull'Emilia-Romagna, ma come il Ministero sa il problema è generalizzato. La risposta che abbiamo appreso in queste ore, ovvero di un aumento di 625 posti su scala nazionale, mi sembra del tutto evidente, non può essere risolutivo. Sono posti aggiuntivi da distribuire regione per regione entro i vari ordini di scuola e sono 5 le regioni che ne restano escluse (Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna, Umbria). L'aumento degli organici non può essere gestito in questo modo, aumentando il contingentamento in alcuni regioni a discapito di altre. E soprattutto non è chiaro il criterio con cui sono distribuiti nei singoli territori. 625 posti sono assolutamente insufficienti ad eliminare o almeno a ridurre le liste di attesa nella scuola dell'infanzia, né permettono di rispondere all'aumento di tempo scuola, pieno e prolungato richiesto. Così come decadono nei fatti tutti i progetti che hanno garantito la qualità del servizio scolastico (integrazione degli stranieri, dispersione, scuola di strada).
Noi crediamo che occorra intervenire. Rifondazione Comunista ha presentato questa risoluzione, sottoscritta da altri colleghi dell'opposizione, ma mi auguro che anche tra i colleghi della maggioranza emerga la necessità di un intervento. Noi precisiamo che occorre invertire la tendenza, garantire l'organico di diritto per il prossimo anno scolastico, approvare un piano pluriennale di immissioni in ruolo a fronte degli oltre 100 mila posti vacanti nella scuola pubblica.
Noi con questa risoluzione vogliamo impegnare il Governo ad ampliare per il prossimo anno scolastico il numero delle cattedre, garantendo il pieno accoglimento delle richieste di tempo pieno e prolungato e facendo fronte all'aumento del numero di iscritti ed aumentare il numero degli insegnanti di sostegno in modo da corrispondere alle esigenze reali e alle oggettive richieste dei territori. Per questo riteniamo utile che il Governo si impegni ad aprire subito la costituzione di un tavolo con gli enti locali, gli organismi scolastici, le direzioni regionali e provinciali, le forze sindacali per determinare le necessità di organico tenendo conto delle reali necessità di ogni singolo territorio.
Sappiamo che i tempi sono stretti. Se entro il 10 maggio questa verifica non sarà fatta e non si provvederà ad un nuovo contingentamento, le direzioni regionali non potranno più intervenire, pena il caos totale.
Quindi siamo in attesa di capire che cosa il Governo intende fare, se è realmente disposto a riaprire questa partita e in che termini.

 

 

 

Seguito discussione – 11 maggio 2004

 

 

7-00406 Titti De Simone: Valorizzazione della scuola pubblica statale e ampliamento del numero delle cattedre e degli insegnanti di sostegno.
(Seguito della discussione e rinvio).

La Commissione prosegue la discussione, rinviata il 5 maggio 2004.

Alba SASSO (DS-U), intervenendo in ordine alla risoluzione in titolo, di cui è firmataria, stigmatizza la politica scolastica del Governo, lamentando in particolare i ripetuti tagli alle dotazioni organiche, effettuati, a suo giudizio, basandosi esclusivamente su dati revisionali che si discostano significativamente dalla realtà del mondo della scuola, e sembrano non tenerne alcun conto. Al riguardo, sollecita in particolare il Governo a chiarire i parametri utilizzati per la rilevazione dei dati su cui si basano le previsioni relative alle esigenze di personale, e ad esplicitare quelle che a suo avviso sono le reali motivazioni politiche sottostanti alle scelte di riduzione del personale docente.
Sottolinea che negli ultimi anni si è registrato un significativo incremento del numero di studenti, pari a circa 63 mila unità nel 2001-2002 e a circa 44 mila unità nel 2002-2003, che renderebbe necessaria l'attivazione di circa 2.600 classi in più rispetto a quelle attualmente previste: a fronte di questa situazione, il Governo continua a perseguire una politica improntata ad una sensibile riduzione delle risorse finanziarie ed umane destinate al mondo della scuola, come testimoniato anche dalla normativa recentemente approvata in tema di ricomposizione delle cattedre a diciotto ore, misura quest'ultima destinata ad incidere, a suo avviso, in maniera fortemente negativa sulla qualità e sulla continuità della didattica. Le più grandi perplessità suscita poi, a suo giudizio, la riduzione degli insegnanti di sostegno, cui consegue un grave abbassamento del livello di tutela dei soggetti più deboli.

 

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Osserva quindi, più in particolare, che la forte contrazione degli organici interessa, oltre che alcune regioni del nord d'Italia, anche la Puglia, in cui si è assistito ad un taglio di 61 posti nelle scuole elementari, 156 nelle medie, 40 nelle secondarie, nonché alla soppressione di 71 cattedre di sostegno, a fronte dell'aumento di una sola unità docente nella scuola dell'infanzia.
Alla luce di tali preoccupanti dati di fatto, invita il Governo ad una ponderata e costruttiva riflessione sulle problematiche segnalate nella risoluzione in titolo, auspicando una radicale revisione delle linee politiche adottate in materia, al fine di garantire il reale perseguimento degli interessi degli studenti e delle famiglie.

Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U), dopo avere richiamato in termini generali l'esigenza di assicurare elevati standard di qualità dell'offerta formativa, sottolinea che, a suo avviso, la politica governativa in campo scolastico mette a rischio la stessa possibilità di garantire il soddisfacimento dei diritti minimi fondamentali delle famiglie e degli studenti, soprattutto a fronte delle crescenti richieste di servizi di tempo pieno e del considerevole aumento del numero degli studenti.
Richiama in particolare, tra le regioni in cui più pesanti sono le ricadute negative della riduzione degli organici, l'Emilia Romagna (in cui si registrano 9 mila nuove iscrizioni, mentre si assiste a una sensibile contrazione delle classi con orario a tempo pieno), la Lombardia e il Piemonte, oltre alla Puglia, cui ha già fatto riferimento il deputato Sasso.
Invita pertanto il Governo a farsi pienamente carico delle problematiche segnalate, fronteggiando la grave situazione emergenziale in atto nelle scuole italiane con modalità idonee a garantire un'effettiva valorizzazione e qualificazione della scuola pubblica statale.

Ferdinando ADORNATO, presidente, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

 

 

 

Seguito della discussione e conclusione 19 maggio 2004

 

7-00406 Titti De Simone: Valorizzazione della scuola pubblica statale e ampliamento del numero delle cattedre e degli insegnanti di sostegno.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione).

La Commissione prosegue la discussione, rinviata l'11 maggio 2004.

Il sottosegretario Valentina APREA rimette, preliminarmente, agli atti della Commissione una nota relativa ai temi oggetto della risoluzione - che chiede di essere autorizzata a depositare anche ai fini della sua pubblicazione nel resoconto della seduta odierna (vedi allegato) -, nonché ulteriore documentazione concernente le procedure per la determinazione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2004-2005.
Osserva quindi che tale documentazione illustra compiutamente, dal punto di vista tecnico, i criteri per la determinazione degli organici e gli esiti conseguenti alla loro applicazione, che ne determinano un significativo ampliamento, conformemente a quanto richiesto nella risoluzione in titolo e soddisfacendo le esigenze segnalate dalle organizzazioni sindacali nell'incontro svoltosi lo scorso 3 maggio. Precisa inoltre che la documentazione fornisce

 

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anche puntuali indicazioni in ordine alla situazione degli organici in Puglia, su cui si erano appuntate alcune considerazioni critiche del deputato Sasso nella precedente seduta.
Rinviando a tale documentazione ogni approfondimento relativo agli aspetti tecnici della materia, ritiene peraltro necessario soffermarsi più ampiamente sulle linee politiche cui si è conformato il Governo a tale proposito, volte a soddisfare in modo compiuto le esigenze degli alunni e delle famiglie.
Al proposito, osserva in particolare che si è registrato un notevole incremento delle richieste inerenti al potenziamento dell'organico nelle scuole dell'infanzia, atteso che da alcuni anni si verifica un costante aumento della natalità. A ciò si deve altresì aggiungere la presenza crescente nel territorio italiano di minori stranieri, nonché l'incapacità degli enti locali, che pure in passato avevano offerto servizi particolarmente qualificati al riguardo (si pensi a molti comuni dell'Emilia Romagna), di gestire e soddisfare le crescenti richieste. A fronte di tale situazione, si è pertanto ritenuto opportuno procedere ad un aumento degli organici nella scuola dell'infanzia.
Parimenti, rileva che il Governo si è fatto altresì carico della problematica inerente all'aumento di richieste di tempo pieno, fenomeno che si registra specialmente nelle aree metropolitane.
Dopo aver ribadito che, pertanto, le priorità del Governo in materia sono rappresentate dalla necessità di ampliare l'organico della scuola dell'infanzia e di soddisfare le richieste di tempo pieno, rileva che, al fine del perseguimento dei suddetti obiettivi, si è ritenuto opportuno procedere, anche in virtù di incontri con rappresentanti degli enti locali interessati, alla revisione di taluni parametri tecnici, concernenti l'assunzione di personale docente, rendendoli maggiormente flessibili, sì da venire incontro alle richieste delle famiglie.
Conclusivamente, segnala l'impegno del Governo al soddisfacimento e alla soluzione delle problematiche segnalate dalla risoluzione in titolo e precisa inoltre che è prevista l'assunzione di circa 1500 docenti per l'insegnamento della seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di primo grado.
Esprime quindi l'orientamento favorevole del Governo sulla risoluzione in titolo.

Titti DE SIMONE (RC) prende atto con favore della disponibilità del Governo a dare concreta soluzione alle problematiche oggetto della risoluzione ed auspica che siano effettivamente soddisfatte le esigenze delle famiglie e degli alunni e le crescenti richieste di tempo pieno.
Esprime altresì l'auspicio che l'atteggiamento di apertura del Governo sia confermato in occasione dell'ormai prossimo esame del decreto-legge n. 97 del 2004, attinente all'ordinato avvio dell'anno scolastico 2004-2005.
Ritiene comunque che gli interventi prospettati non siano in grado di dare una soluzione definitiva alla generalizzata e perdurante tendenza alla compressione e riduzione degli organici e del numero delle classi, come peraltro evidenziato ripetutamente dalle organizzazioni sindacali.

Alba SASSO (DS-U), pur esprimendo apprezzamento in ordine alla disponibilità del Governo alla soluzione dei problemi segnalati nella risoluzione, manifesta dubbi in ordine all'attendibilità dei dati previsionali illustrati dal rappresentante del Governo ed esprime forti perplessità in ordine alla politica adottata in materia, che appare improntata alla riduzione dell'organico di diritto, con corrispondente potenziamento dell'organico di fatto, cui consegue il deprecabile fenomeno del precariato.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la risoluzione in titolo.

 

La seduta termina alle 14.20.

 

ALLEGATO

 

7-00406 Titti De Simone: Valorizzazione della scuola pubblica statale e ampliamento del numero delle cattedre e degli insegnanti di sostegno.

NOTA DEPOSITATA DAL GOVERNO

Prima di tutto va ricordato il dato generale del decremento degli alunni nel nostro paese, decremento costante dai primi anni '80 ad oggi.
Infatti, gli alunni iscritti alle scuole statali sono passati da 9.573.376 nell'anno scolastico 1982-1983 a 7.669.484 nell'anno scolastico 2003/2004, con una diminuzione concentrata soprattutto nella scuola elementare (diminuzione di oltre 1.200.000 unità) e nella scuola media (diminuzione di oltre 1.000.000).
A fronte di questa complessiva diminuzione, pari al 20 per cento degli alunni, vi è stata negli anni una contrazione progressiva degli organici, ma molto più contenuta, dell'ordine del 10 per cento. Conseguentemente, il rapporto alunni/docenti nel nostro Paese è il più basso d'Europa (circa 1 a 10 a fronte di un rapporto medio europeo di 1 a 15).
Non si può quindi prendere quale riferimento gli ultimi due anni, nei quali tra l'altro le misure messe in opera dal Governo hanno compensato il decremento degli alunni, ma occorre considerare il dato complessivo del sovradimensionamento degli organici, determinatosi nell'arco degli ultimi vent'anni.
Di questo sovradimensionamento era consapevole già il precedente Governo, tant'è che la legge finanziaria del 1998 aveva previsto la riduzione del 3 per cento della consistenza di dette dotazioni rispetto a quelle del 1997, da realizzare nell'anno 1999, e la legge finanziaria 2000 aveva previsto la riduzione di un ulteriore 1 per cento rispetto ai dipendenti in servizio al 31 dicembre 1999. Tali riduzioni non sono state però realizzate, e ne è derivata una rilevante spesa non prevista e non coperta dalle suddette leggi finanziarie.
Tenendo conto di quanto sopra, le leggi 28 dicembre 2001, n. 448 (finanziaria 2002) e 27 dicembre 2002, n. 289 (finanziaria 2003) hanno previsto alcuni interventi di razionalizzazione del sistema scolastico che comportano, tra l'altro, il contenimento dei posti di insegnamento.
Non risponde comunque al vero l'affermazione secondo cui "nell'anno scolastico 2002/2003 sono state soppresse oltre 15 mila cattedre, nel successivo circa 7 mila e per il prossimo anno scolastico si annuncia una riduzione di circa 6 mila posti", in quanto:
1) Per l'anno scolastico 2002/2003, anno per il quale vi è stata la certificazione da parte del Ministero dell'Economia in ordine alle economie di spesa realizzate, la riduzione riconosciuta dal predetto Ministero si attesta su 3.800 unità, a fronte della contrazione di posti prevista dalla legge finanziaria per complessive 8.936 unità. Altre economie di spesa (equivalenti a circa 3.000 posti) sono state realizzate tramite interventi finalizzati ad un più razionale utilizzo dei docenti in posizione di soprannumero e dei docenti assegnati ad altri compiti.
2) Per l'anno scolastico 2003/2004, non sono state ancora definite le procedure intese a verificare le economie di spesa realizzate. Si può però affermare che, a fronte di una previsione di riduzione dell'organico di diritto di circa

 

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7.000 posti, vi è stato un incremento di 1.472 posti per far fronte all'aumento delle classi derivante dalle iscrizioni degli alunni anticipatari nella scuola primaria e di 1.651 posti per l'attivazione dello studio generalizzato della lingua comunitaria sempre nella scuola primaria. Mettendo a confronto la riduzione di 7.000 posti e l'incremento di 3.123 posti, l'effettiva diminuzione ammonta in totale a 3.877 posti.
3) Per l'anno scolastico 2004/2005, a fronte di una previsione di riduzione di circa 5.300 posti, si registra un aumento di 2.900 posti per far fronte sia alle esigenze derivanti dalle iscrizioni anticipate alla prima classe della scuola primaria che all'introduzione in forma generalizzata dell'insegnamento della lingua inglese. Circa 1.000 posti saranno poi attivati per l'introduzione dell'insegnamento della seconda lingua comunitaria nelle prime classi della scuola secondaria di I grado. Mettendo a confronto le riduzioni effettive (5.300) e gli aumenti (3.900) di posti, ne deriva una diminuzione di complessivi 1.400 posti.

Il Governo ha quindi messo in opera misure per compensare il calo di iscrizioni realizzando un ampliamento del servizio, e, di conseguenza, ha contenuto al minimo la necessaria razionalizzazione e contrazione destinando i risparmi relativi interamente alla valorizzazione dei docenti.
Quanto ai posti di sostegno, si sottolinea che la riduzione operata di circa 800 unità della quota aggiuntiva si è resa necessaria per adeguare il contingente di organico di diritto al rapporto 1/138 previsto dalla legge n. 449 del 1997. Tale riduzione in realtà è solo nominale, atteso che, come è noto, non condiziona in alcun modo le quantità occorrenti per soddisfare le richieste di sostegno agli alunni disabili effettivamente frequentanti, richieste che non si legano più al citato rapporto 1/138 ma soggiacciono ad una serie di deroghe che abbassano il rapporto medio docente/alunni a 1,9. In effetti a livello nazionale il numero dei posti di sostegno ha subito un incremento continuo e rilevante, passando da 74.000 unità nell'a.s. 2001/2002 a circa 77.000 unità nell'a.s. 2002/2003 e a oltre 79.000 unità nel corrente anno scolastico.
I dati previsionali utilizzati per la determinazione delle dotazioni organiche, in difformità di quanto affermato nella risoluzione parlamentare, si sono rivelati sempre attendibili, tant'è che il margine di scostamento registrato annualmente si è attestato su valori minimi, pari allo 0,04 per cento.
La lievitazione degli alunni, cui fa riferimento l'Onorevole interrogante, si riferisce in sostanza solo a talune zone del paese e viene largamente compensata dalle vistose riduzioni determinatesi in altri contesti territoriali.
Va evidenziato, infine, che i dirigenti scolastici hanno anche la possibilità di attivare nuove classi in organico di fatto, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 333 del 2001, per far fronte ad eventuali incrementi di alunni non previsti in sede di determinazione dell'organico di diritto o di attivare posti di sostegno in deroga a fronte di comprovate necessità.
Per quel che concerne i fondi tratti dalla legge n. 440 del 1997, che sarebbero stati utilizzati in parte rilevante per finanziare "le iniziative finalizzate alla comunicazione del processo di riforma", si ritiene di dover precisare che gli opuscoli per la comunicazione dei contenuti della riforma sono stati quasi totalmente riprodotti a cura del Poligrafico dello Stato, nell'ambito della convenzione con il Governo, e, pertanto, senza oneri per il MIUR.
Quanto alla confusione e mancanza di chiarezza nelle scuole, eccepita dall'Onorevole interrogante, sui contenuti della riforma, si fa rilevare che il Governo ha supportato il processo di riforma sin dal suo avvio attraverso concrete azioni (direttive, circolari, azioni di formazione del personale docente, ecc). Da ultimo, sono state impartite puntuali indicazioni e istruzioni agli Uffici e alle istituzioni sco

 

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lastiche con circolare n. 29 del 5 marzo 2004 e circolare n. 37 del 24 marzo 2004.
È destituito di fondamento l'assunto secondo cui si starebbe determinando una precarizzazione dei docenti di ruolo, con ampliamento delle situazioni di soprannumerarietà e di perdita di posto, tenuto conto della circostanza che questo Governo ha effettuato già 60.000 assunzioni e ne effettuerà entro luglio altre 15.000 già autorizzate.
Per quel che concerne il presunto aumento del finanziamento alle scuole paritarie, si eccepisce che i fondi destinati alle citate scuole non hanno subito alcuna variazione negli ultimi tre anni scolastici.
Quanto al tempo pieno, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004, è stato confermato il numero dei posti assegnati a livello regionale nel corrente anno scolastico.
La sentenza n. 13 del 2004 della Corte Costituzionale prevede che lo Stato continui a gestire le competenze assegnategli in materia scolastica sino a quando le Regioni non avranno creato le condizioni necessarie per poter subentrare nelle attribuzioni tuttora in capo allo Stato.
Proprio nella considerazione della rilevante importanza degli Enti Locali in materia di istruzione e formazione, l'interlocuzione e l'integrazione con i citati Enti è puntuale e proficua.
Infine, con il decreto-legge n. 97 del 7 aprile 2004 è stata prevista la realizzazione di corsi abilitanti riservati ai docenti specializzati al sostegno che abbiano effettuato 360 giorni di servizio.