3 dicembre 2003
Questio time e relativa risposta del governo sul Tempo Pieno da parte della deputata Titti De Simone

(Sezione 4 - Abolizione del tempo pieno nella riforma della scuola)

 

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la riforma della scuola introdotta con la legge n. 53 del 2003 abolisce sostanzialmente il tempo pieno;
tale innovazione ha determinato numerose e trasversali prese di posizioni contrarie: in particolare, si sono costituiti in tutta Italia numerosi coordinamenti di genitori e docenti in difesa del tempo pieno come proposta pedagogica;
il tempo pieno rappresenta un modello pedagogico ed educativo che tiene conto dei tempi distesi dei bambini, in un'alternanza di momenti forti e momenti deboli, che è molto più rispettoso della loro modalità di apprendimento;
il tempo pieno risponde anche ad un'esigenza sociale, ma ha una forte radicalizzazione in progetti pedagogici;
la scelta del tempo pieno da parte delle famiglie è in crescita - in alcune città, come Milano, copre quasi la totalità della richiesta - nonostante in alcune città abbia apparentemente subito flessioni, a causa dell'atteggiamento tenuto dai centri servizi amministrativi (Csa) e alla non concessione di nuove classi da parte del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
a fronte di una domanda di qualità e di contenuti, l'alternativa che il Governo, come è noto, intende proporre si riduce ad una somma di ore, ritenendo di potere sostituire con una semplice operazione aritmetica la qualità del servizio scolastico richiesto ed attualmente erogato, con l'idea di un contenitore e di un parcheggio in cui sistemare i bambini e le bambine - come pacchi postali - in attesa che i propri genitori li vadano a "ritirare", confondendo la scelta del tempo pieno da parte dei genitori con una richiesta di istituzione di baby sitter di Stato, "opzionale e gratuita", in alternativa a quella privata e a pagamento -:
come intenda rispondere all'esigenza sociale espressa dalla gran parte delle famiglie italiane, che riconoscono nel tempo pieno un tassello fondamentale di un progetto pedagogico, per tutelare il bambino - in quanto risorsa per l'intero Paese - dando alla giornata educativa senso compiuto.(3-02849)
(11 novembre 2003)

 

 

 

 

(Abolizione del tempo pieno nella riforma della scuola - n. 3-02849)

PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02849 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo per la scuola dell'infanzia, il primo ciclo dell'istruzione, in attuazione della riforma Moratti. Adesso, su questo decreto il parere passa alle Commissioni e si tratta, tra l'altro, di un parere non vincolante. Tuttavia, ciò che sta fortemente preoccupando il mondo della scuola e le famiglie sta proprio nel merito di questo provvedimento che, fra i tanti guai che produce, abolisce sostanzialmente il tempo pieno, stravolgendo il ruolo ed il modello educativo della scuola pubblica che è già falcidiata pesantemente dalle vostre politiche dei tagli, della precarietà, della forte riduzione dell'investimento sulla scuola (come è confermato nella legge finanziaria), mentre, signori del Governo, continuate a regalare i soldi pubblici alle scuole private.
La scelta del tempo pieno è in crescita in tutto il paese ed esso è fortemente voluto dalle famiglie italiane, perché rappresenta un modello pedagogico ed educativo fondante della scuola pubblica e perché risponde anche ad una esigenza sociale che è posta dal rapporto con i tempi del lavoro dei genitori.
Chiediamo al Governo - a fronte di questo pericolosissimo provvedimento, che trova il dissenso della stragrande maggioranza del mondo della scuola, delle forze sindacali, delle associazioni, delle famiglie italiane - come intenda rispondere all'esigenza sociale espressa dalla gran parte delle famiglie che si riconoscono nel tempo pieno.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo risponde che tale preoccupazione è totalmente destituita di fondamento: non esiste, perché 40 ore è il tempo pieno oggi e le 40 ore rimangono. Infatti, all'orario obbligatorio la scuola dovrà aggiungere un orario ulteriore, obbligatorio per la scuola stessa e facoltativo per gli allievi, articolato sulla base delle richieste e dedicato alle attività formative corrispondenti alle prevalenti richieste dei genitori e degli allievi.
Con tale orario facoltativo, come lo è quello chiamato attualmente tempo pieno, si realizza il principio che riconosce la famiglia come soggetto che partecipa concretamente e fattivamente alla definizione del percorso formativo dei figli nel rispetto delle loro attitudini e delle loro inclinazioni. Le attività e gli insegnamenti facoltativi sono, tuttavia, obbligatori per le scuole che debbono presentare una specifica, differenziata, possibilmente ampia e qualificata offerta formativa che può essere assicurata anche mediante l'organizzazione in rete delle stesse. Su tale offerta ampia e qualificata le famiglie esercitano il diritto di opzione. Essa è, quindi, facoltativa, opzionale e gratuita per le famiglie, ma obbligatoria per le scuole e concorre alla definizione del piano di studio personalizzato.
L'orario complessivo, dunque, è di 27 ore obbligatorie, più altre 3, più 10 per chi ne fa richiesta: in tal modo si raggiungono le 40 ore attualmente previste per il tempo pieno. Quindi, non vi è assolutamente alcuna riduzione. Tali ore sono comprensive anche del tempo destinato alla mensa con l'assistenza educativa dei docenti, come già espressamente previsto nel contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola sottoscritto il 24 luglio 2003.
Il quadro orario, quindi, non viene ridotto, come erroneamente afferma l'interrogante, ma viene raccordato alle richieste delle famiglie ed alle esigenze espresse dai vari contesti sociali e territoriali. Naturalmente - come è già stato riferito in occasione dell'audizione recentemente svoltasi in Commissione cultura, visto che il Parlamento sta esaminando i decreti legislativi - l'orario facoltativo opzionale non deve e non può essere considerato una contrattazione privata, ma è la concreta attuazione sia dell'autonomia didattica ed organizzativa delle istituzioni scolastiche, sia della cooperazione tra scuola e genitori.
La riforma affida alle istituzioni scolastiche, nell'esplicazione della loro autonomia che viene rafforzata, le modalità di svolgimento dell'orario dell'attività didattica, avendo cura di salvaguardare soprattutto la qualità dell'insegnamento e dell'apprendimento a garanzia del successo formativo per gli studenti. Certo, se tutti facessero meno disinformazione, meno demagogia...

TITTI DE SIMONE. Voi!

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ...e spargessero in giro meno voci assolutamente infondate, forse sarebbe più semplice il rapporto costruttivo per migliorare la scuola. Del resto, nelle Commissioni parlamentari che si occupano del decreto legislativo tali aspetti sono già chiarissimi ed il Parlamento, se ritiene, può anche chiarirli meglio. Resta il principio che il tempo rimane per 40 ore settimanali così come è oggi.

PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone, alla quale ricordo che ha due minuti a disposizione, ha facoltà di replicare.

Question time sul tempo pieno

TITTI DE SIMONE. Sarebbe meglio che il Governo non facesse spot di carattere demagogico e che, invece di spendere milioni e milioni per opuscoli falsi e mistificatori sul contenuto della riforma, avesse il coraggio di dire la verità agli italiani. Questi la conoscono molto bene visto che quanto sta succedendo nella scuola si conta nel quotidiano e viene vissuto sulla pelle dei bambini, degli studenti e dei genitori.
Onorevole Giovanardi, voi non potete prendere in giro né noi dell'opposizione, né il paese. Il discorso è molto chiaro: il tempo pieno ha rappresentato un elemento fondante del ruolo e del modello pedagogico della scuola pubblica. Voi stravolgete tale modello e tale progetto didattico proponendo una somma di ore, una semplice operazione aritmetica (27 più 3 più 10), tra l'altro in modo assolutamente opinabile e mistificatorio. Infatti, delle dieci ore di mensa nel decreto non vi è traccia: non si capisce come devono essere organizzate e vengono poste fuori dal tempo scuola. Voi fate una somma aritmetica dei tempi e sostituite il tempo pieno - che nemmeno nominate nel decreto! - con un parcheggio, come se si trattasse di pacchi postali, di tre ore dove vengono posti i bambini. In tal modo snaturate completamente il modello pedagogico ed il progetto educativo che il tempo pieno ha rappresentato per le famiglie e per la scuola in questo paese. Di ciò si tratta, di tali questioni le famiglie italiane si stanno rendendo conto in queste ore.
Voi snaturate il modello pedagogico del tempo pieno! Noi ci opponiamo e vi chiediamo, insieme alla stragrande maggioranza del mondo della scuola, che anche nei giorni scorsi si è mobilitata e continuerà a farlo, di ritirare questo decreto. Ritirate questo pessimo decreto, che va contro il desiderio, la volontà, la scelta, della scuola e delle famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!