RELAZIONE DEL COORDINAMENTO NAZIONALE IN DIFESA DEL TEMPO PIENO E PROLUNGATO ALLA VII COMMISSIONE Camera dei Deputati SUL DECRETO LEGISLATIVO della L. 53
audizione 12 gennaio 2004

Il decreto, come la Legge 53, è da ritirare, non è possibile emendamento alcuno, ogni parola in ogni articolo affossa la scuola pubblica, ha al centro non l’interesse e la crescita del bambino ma solo il soldo da risparmiare ed addirittura elimina il Tempo Pieno. Il Coordinamento Nazionale in difesa del Tempo Pieno e Prolungato ha già raccolto 120.000 firme (di cui si consegnano le fotocopie) di cittadini che chiedono non solo la conferma delle sezioni esistenti, ma la sua estensione anche in scuole e città in cui non esiste e se ne fa richiesta.

La legge 53 è una legge decisamente perniciosa che non mette al centro della scuola il bambino, la sua crescita armonica, felice e responsabile, la sua istruzione, bensì il denaro da risparmiare. Una legge che nella sua organizzazione è strettamente legata ad una finanziaria che prevede una riduzione di organico di circa 50.000 lavoratori.

Molti sono i pericoli e le contraddizioni insiti evidenti già ad una prima lettura, ma tanti sono quelli che si leggono fra le righe.

La pericolosità della Legge 53 si percepisce già dai primi articoli. L’art. 2, lett. c del comma 1 art. 2 elimina l’"obbligo scolastico" dichiarando che l’istruzione è un diritto-dovere. Come conciliare questo diritto con l’evasione scolastica? Un diritto un cittadino lo sfrutta se vuole, quindi se un cittadino non vuole avvalersene, può non farlo! E’ questo il modo migliore per aumentare la dispersione scolastica e creare menti asservite a chi detiene il potere della parola anziché garantire una popolazione resistente all’omologazione e che non si adegua alla cultura dominante, che abbia un atteggiamento critico, l’abitudine a chiedersi sempre il perché delle cose, stimoli la curiosità e il gusto per la rielaborazione personale delle conoscenze e ribadisca il diritto alla felicità che si ha solo attraverso la piena consapevolezza della propria cultura e i propri valori nel rispetto di ogni diversità. Cosa succederà ai cittadini che non si avvarranno del diritto all’istruzione: la bocciatura per non aver maturato i 2/3 di presenza scolastica? Non sarebbe stato più opportuno estendere l’obbligo anche alla scuola dell’infanzia e non vendere fumo con l’anticipo ai 2 anni e mezzo e 5 anni. Che tipo di programmazione attuare in un classe in cui l’età varia dai 5 ai 7 anni?

Si vuole mistificare il ruolo delle famiglie, illudendoli di poter decidere il percorso di studi del proprio figlio, quando, invece è molto chiaro ed evidente che chi potrà decidere che tipo di istruzione dare ad uno studente è solo il tutor! Questa figura "seguirà" il bambino dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore!!!

E, a questo proposito, è opportuno sottolineare l’altro grande pericolo della Legge 53. Come garantire la pari dignità e contitolarità dei docenti del team se uno solo di essi deve avere maggiori funzioni, responsabilità e monte ore superiore al totale delle ore effettuate dai docenti "satelliti"? Il tutor è tenuto per legge ad effettuare un monte ore che va da un minimo di 18ore ad un massimo di 21. I docenti satelliti (quanti saranno? quante ore faranno a testa?) che dovranno gestire ognuno il proprio laboratorio lavoreranno in una classe per circa 2 ore settimanali. E’ ovvio che avendo un docente maggior numero di discipline e maggior carico di lavoro e dovendo tenere i rapporti con le famiglie, le istituzioni del territorio, compilare il portfolio ed altra documentazione, si sentirà in diritto di "pretendere" un riconoscimento salariale superiore. Viene a crearsi, gioco-forza, una gerarchizzazione tra i docenti, una lotta tra poveri, generando sicuramente disarmonia e frustrazioni nel team che non garantiscono la cooperazione e coordinazione tra i docenti.

Il Coordinamento Nazionale in difesa del Tempo Pieno e Prolungato si rifiuta di considerare Tempo Pieno quello spezzettamento di ore proposte dal decreto (27 + 3 + 10), come il ministro (Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti) e i vari dirigenti dei CSA e Direzioni Regionali vogliono far credere, illudendosi di aver a che fare solo con cittadini sprovveduti e storditi dal martellamento dei mass media.

Innanzitutto la presenza di un tutor con il suo monte ore superiore depotenzia la pari dignità dei docenti, inoltre, dopo le 27 ore obbligatorie la classe viene smembrata dando alle famiglie la possibilità di scegliere se far frequentare al proprio figlio le 3 ore "facoltative e opzionali" e le (forse) 10 ore di mensa.

Il Tempo Pieno invece implica una programmazione delle attività educative predisposta in modo unitario e articolato in rapporto a finalità sul piano della formazione culturale e sociale dei singoli alunni, tra cui la mensa e le attività ludiche libere come qualità intrinsecamente valide anche sul piano educativo didattico, sociale e psicopedagogico. Questo grazie anche al continuo aggiornamento dei docenti che nel corso degli anni si sono arricchiti di una specifica specializzazione. Nel Tempo Pieno è importante la compresenza di quattro ore settimanale dei docenti in cui svolgere attività diverse programmate unitariamente a seconda del piano annuale di lavoro, anche a piccoli gruppi in modo da far raggiungere a tutti gli alunni gli stessi obiettivi.

Il modulo orario proposto dal decreto è spezzettato e comporta una differenziazione e diversificazione a seconda delle scelte dei genitori che non necessariamente corrispondono a quelle dei bambini che vivono la realtà della classe.

La nuova organizzazione creerà comportamenti operativi di ordine metodologico-didattico disarmonici soprattutto se ci saranno classi solo con alunni selezionati in base a condizioni di bisogno diverse con programmazioni non elaborate dal collegio dei docenti.

Inoltre la non inclusione nell’orario annuale delle lezioni del tempo dedicato alla mensa viene a vanificare la continuità didattica e l’educazione permanente già all’interno dello stesso spazio-scuola non essendo esso affidato al docente di classe tutor che progetta la programmazione curriculare, tra cui l’educazione alimentare, alla salute e le attività ludiche.

Poi ancora un altro pericolo: l’integrazione e l’intercultura. L’attenzione verso questi aspetti è carente già nella Legge 53 quando afferma nell’art. 2 che garantisce "attraverso adeguati interventi, l’integrazione delle persone in situazione di handicap a norma della legge 5 febbraio 1992, n. 104": è vendere fumo poiché le ultime finanziarie hanno sempre previsto tagli in ogni campo (Regioni, Comuni….), anche nella scuola e nei confronti dei docenti di sostegno, e la stessa Legge 104 all’art. 10 recita "…possono realizzare con le proprie ordinarie risorse di bilancio…..". Tra l’altro si prevede una certificazione solo a casi con lesioni psicosensoriali, escludendo bambini con problematiche relazionali che con un sostegno sono tranquillamente in grado di superare le loro difficoltà. In questo modo si emarginano le persone più deboli e si va contro l’art. 3 della Costituzione che dà alla Repubblica il compito di "… rimuovere gli ostacoli…". Nessuno, neppure un ministro può avere il potere di calpestare la dignità delle persone, tanto meno quella delle persone handicappate.

L’eliminazione di un anno per l’apprendimento e l’acquisizione delle strumentalità di base (ora c’è il primo ciclo [1a e 2a elementare]) e la possibilità di poter far ripetere l’anno (per intendersi la bocciatura) aumenterà la frustrazione, l’ansia e la sfiducia in se stessi nei bimbi timidi, insicuri, più lenti che hanno semplicemente bisogno di calma e serenità. "Fretta e bene non vanno mai insieme" si insegna ai bimbi! Come raggiungere con serenità gli obiettivi della classe?

Non si può equiparare una scuola, luogo di crescita e formazione di persone all’interno di una collettività, ad una azienda, introducendone addirittura la terminologia: portfolio, imprenditore, inglese, informatica, personalizzazione, valorizzazione di talenti, facendo rimanere ogni bimbo strettamente legato al proprio strato sociale, (un pastore non può avere una figlia intelligente). Si mercifica un valore prezioso come l’istruzione e la formazione e si incanalano sin dalla tenera età persone in serie A, B, C…

E che dire dell’assurda pretesa che un adolescente di 12 anni sia in grado di scegliere un suo indirizzo di vita? Ma la scelta in realtà da chi verrà effettuata, dallo studente o dall’adulto (genitore o tutor)?

La legge 53 ed il Decreto vanno combattuti su più fronti: lavoratori che devono lottare per mantenere il proprio posto di lavoro e salvaguardare la sua qualità e la soddisfazione che ne poò derivare, e i genitori e gli studenti che hanno diritto ad una scuola che li aiuti a crearsi un pensiero critico divergente che li metta in grado di scegliere una vita dignitosa e felice.