“Il Piccolo” 4 marzo 2009

Elementari, snobbato il ”modello Gelmini”

A Trieste solo per tre bambini su 1600 nuovi iscritti è stata scelta la soluzione da 24 ore
Oltre il 50 per cento ha preferito optare per le 40 ore del classico «tempo pieno» con due insegnanti

 di MATTEO UNTERWEGER
Il «modello Gelmini» per la scuola primaria non solo non sembra piacere in giro per l’Italia, ma a Trieste viene addirittura snobbato. Anche in città e provincia, infatti, l’opzione da 24 ore settimanali - cui si lega strettamente l’adozione del maestro unico - è stata quella meno selezionata dai genitori che hanno completato l’iscrizione dei propri figli alle classi prime di quella che, più comunemente, è conosciuta come scuola elementare.
E parlare in questo caso di «meno selezionata», può sembrare quasi un eufemismo, visto che su 1.600 iscritti, solamente tre hanno segnato la loro preferenza sulla modalità a 24 ore, cara al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Il tre per cento rilevato in ambito nazionale rappresenta, per il caso triestino, una quota di riferimento lontana. Il quadro emerge da un’indagine condotta dal nostro giornale su un campione rappresentativo degli istituti comprensivi della provincia di Trieste: i dati sono stati forniti direttamente da 14 dei 22 totali (17 più cinque con lingua d’insegnamento slovena). Ognuno conta su una o più scuole primarie.
«Si tratta ancora di numeri provvisori», specifica Marino Predonzani, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Valmaura. La stessa osservazione giunge da altri suoi colleghi, titolari del medesimo incarico per altre realtà e zone della città: sono in effetti in attesa di ricevere a breve gli ultimi nominativi provenienti dalle scuole d’infanzia (o asili). Il termine del 28 febbraio per la formalizzazione delle iscrizioni è scaduto, ma gli uffici stanno completando la raccolta degli incartamenti.
Di certo, si può dire che i triestini preferiscono in gran parte il tempo pieno, probabilmente in molti casi per motivi legati all’orario di lavoro dei genitori stessi. Su 1.600, le iscrizioni al modello didattico da 40 ore con due insegnanti sono state 822, oltre il 50 per cento. Quelle alla soluzione da 30 ore, invece, 738. Messe assieme, le due alternative hanno interessato il 97,5 per cento dei triestini: una percentuale che conferma e anzi amplifica la tendenza nazionale, attestatasi al 90% come messo in rilievo dai dati ufficializzati dallo stesso ministero dell’Istruzione. Solamente 37, sul campione rilevato a Trieste, le preferenze assicurate al modello da 27 ore.
Adesso, però, bisognerà vedere se le rispettive scuole saranno in grado di garantire a tutte le famiglie l’opzione prescelta. Non è questione di buona volontà o meno, ma di numeri, di insegnanti concretamente a disposizione secondo la riorganizzazione ministeriale dell’intera rete scolastica. «Roma decide un determinato organico d’istituto. Poi, al nostro interno, possiamo giostrarci in modo da coprire le varie scuole», spiega Maria Rosaria Cavalagli, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Italo Svevo. «Certo è che una riduzione d’organico c’è», aggiunge. Una questione che - è l’obiezione che viene mossa da più parti - determinerà non solo la cancellazione delle compresenze, ma metterà a forte rischio anche le uscite didattiche delle varie classi e pure le sostituzioni di colleghi assenti per malattia. «Il tutto, in un’ottica generale che mira al risparmio», sostiene più di qualcuno.
«Dalle iscrizioni abbiamo notato come la tendenza per il 2009-2010 sia simile a quella emersa lo scorso anno sulla scelta del tempo-scuola», è la riflessione di Alida Misso, dirigente scolastico dell’Ic Giancarlo Roli. «Probabilmente è stato preferito un modello collaudato», conclude.
Intanto, il Comitato triestino contro il Piano-Gelmini fa sapere come abbiano superato la quota di mille «le iscrizioni di garanzia per conservare le compresenze in classe» e quindi per «non mutare in corso d’opera per la classi avviate il modello didattico che prevede, in base al contratto d’iscrizione, le ore di compresenza». I documenti in questione sono stati fatti protocollare nelle segreterie delle scuole, venendo contestualmente inoltrati via fax all’Ufficio scolastico regionale, a quello provinciale e anche al ministero dell’Istruzione.