In questi anni abbiamo assistito a grandi mutamenti nel contesto internazionale,
alla compravendita e alla divulgazione dei saperi e dell’istruzione, cui
in Italia si sono accompagnati vasti progetti di trasformazione della istituzione
scolastica.
Le tematiche sono note. Dalle discussioni sugli accordi Gats, dalla crescita
dell’insegnamento a distanza, alle grandi modifiche organizzative del
centrosinistra – autonomia, deregulation, dirigenza, parità –
contesto su cui si innesta in questi mesi la Riforma Moratti. Riforma che rischia
di sconvolgere l’articolazione delle discipline, degli orari, dei rapporti
tra docenti e contro cui ha preso forza un movimento inedito di insegnanti e
genitori. Nel corso delle trasformazioni il quotidiano fare scuola di quasi
un milione di insegnanti – tra impiegati a tempo indeterminato e precari
– di lavoratori ATA, di una decina di milioni di studentesse e di studenti,
si è modificato per alcuni aspetti, ha opposto fiera resistenza per altri.
Su questo scenario di cui si intravedono le grandi direttrici, ma che deve essere
ancora analizzato a fondo, perché rivela progressivamente le sue caratteristiche,
abbiamo pensato di discutere a più voci, mettendo a profitto le riflessioni
e le esperienze che molte e molti insegnanti e genitori hanno accumulato in
questi anni. Il canovaccio di un “lessico” ci è parso cornice
e stimolo interessante. Ci è sembrata questione di primaria importanza
politica quella che potrebbe sembrare solo una operazione “sovrastrutturale”,
meramente ideologica, ovvero fare ordine simbolico. Risemantizzare, riportare
i lemmi che abitualmente utilizziamo per parlare di scuola, in una cornice politico-culturale
che non rinneghi, o peggio, non modifichi strumentalmente la loro storia. Ridare
senso, vivificando un concetto, o una parola capace di contenerne molti, in
un piccolo tentativo di archeologia culturale.Ridare significato proprio, come
operazione di ripresa di significanti abusati, frusti, oppure usciti dall’uso
comune e sistemati con accezioni di comodo in modo da risultare funzionali al
“nuovo” che avanza. Ne sono un esempio “tempo pieno”,
ma anche altre voci impegnative su un piano antropologico, sociologico e politico
come “famiglie/famiglie” o “comunità educante”.
Le grandi narrazioni culturali, le ideologie del novecento, trasmessa la loro
capacità di spiegare e di innovare all’immaginario collettivo,
sembrano morte, sepolte dai processi in atto che genericamente chiamiamo col
prefisso post: post-fordismo, post-modernità, ecc. Ma, in una spirale
di continua obsolescenza, anche le voci della globalizzazione sembrano presto
diventare reperti archeologici. Eppure, come abbiamo forse spiegato, è
proprio la base storica, il sedimento dei saperi e delle pratiche che ci interessa
rimettere al lavoro. Senza questo impegno saremo tutti più poveri, più
ignoranti, condannati ad una giovinezza stuporale e impolitica.
Gli argomenti che abbiamo scelto possono, a maglie larghe, essere ricondotti
a tre polarità. La prima collegata alle trasformazioni della Riforma
Moratti ; la seconda a quelle della precedente operazione avviata dal centrosinistra,
collocata dentro il quadro delle modificazioni del sapere e dell’istruzione
a livello sopranazionale, connesse, come detto, al processo di globalizzazione;
la terza riconducibile alle pratiche del fare scuola quotidiano che spesso interseca
le riforme ma produce percorsi diversi. Ci è sembrato importante che
tante persone, con percorsi diversi e con esiti personali differenti di questi
percorsi, si siano riconosciute in questo progetto e abbiano deciso di collaborare
alla sua realizzazione.Diversa la loro provenienza geografica, l’ordine
di scuola, il luogo teorico di riflessione. In un paese tanto segnato dalle
differenze economico-culturali ci è sembrato molto significativo che
chi lavora a Milano fosse a fianco di chi sta a Palermo o a Pietrasanta. Così
come è significativo che abbiano desiderato scrivere persone provenienti
da campi lavorativi diversi. Maestre e professori; amministrativi e dirigenti;
famiglie e persone impegnate nel sociale. Un panorama vasto, variegato, proprio
per questo rappresentativo di quel desiderio di usare la parola a scopo politico,
in uno spazio pubblico.
Non a caso tutto il lavoro, e quello che si continuerà a produrre e a
raccogliere, è disponibile anche in internet, in uno stile di work in
progress aperto ai contributi, alle integrazioni critiche di chiunque. Chi
volesse contribuire alla crescita del dibattito può inviare nuove redazioni
delle voci (o nuove voci) in testi compresi tra le 4000 e le 8000 battute. I
testi devono essere inviati a cespbo@iperbole.bologna.it
e verranno messi in rete a fianco del testo della prima redazione.. Inoltre,
vorremmo che questa raccolta servisse da stimolo alla riflessione sulle modalità
di formazione e di aggiornamento che il personale della scuola metterà
in campo per l’anno scolastico che si apre, andando a costituire una sorta
di circolo virtuoso fra scuole e soggetti impegnati in questo lavoro di scrittura
[Campagna
per la riappropriazione dell'aggiornamento].
LA REDAZIONE
Renata Puleo, Piero Castello, Stefania Santuccio, Alessandro Palmi, Gianluca
Gabrielli
Comunicaz alle scuole 1 -- Comunicazione alle scuole 2