Il comma 4 dell’art. 33 della Costituzione prevede che
le scuole non statali possano chiedere la parità. Esso prescrive che
la legge “ nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali
che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà
e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni
di scuole statali”.
Tale comma è preceduto dal famoso comma 3 “Enti e privati hanno
il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
Stato.”
Il patto costituzionale garantisce pertanto la libertà di istituire scuole
di qualunque impostazione ideologica e religiosa, senza intromissioni o sostegni
da parte dello Stato, limitando il trattamento paritario al percorso scolastico
degli studenti.
L’equivalenza di trattamento degli studenti delle scuole paritarie ha
comportato per 50 anni la loro possibilità di seguire gli studi e sostenere
gli esami finali presso tali strutture, garantendo la parità dei titoli
di studio, previa verifica finale nei vari gradi da parte di una commissione
di docenti della scuola statale
Con la legge n. 10 del 2000 la allora maggioranza di centro sinistra stravolge
tale impostazione, istituendo un sistema nazionale di istruzione del quale fanno
parte le scuole statali e le scuole paritarie private e degli enti locali.
L’idea di fondo è quella di garantire alle scuole private i diritti
delle scuole statali, in cambio di regole. Le regole vanno dalla presenza di
personale abilitato, alla necessità di corsi completi, alla accettazione
di ogni studente lo chieda.
I diritti consistono nella possibilità di avere commissioni d’esame
proprie e nella previsione per gli alunni delle private di buoni scuola paritari
per il sostegno delle spese scolastiche.
La legge aumenta comunque in modo consistente le cifre previste a favore delle
scuole materne ed elementari private per la loro attività di supplenza
e assistenza e apre la strada ai finanziamenti alle scuole medie..
Formalmente non finanzia in conseguenza della parità, ma di fatto apre
la stagione dei finanziamenti statali, che si vanno ad aggiungere a quelli portati
avanti dalle Regioni e dagli Enti locali negli anni 90.
Oggi si può stimare nel complesso un’erogazione di fondi pubblici
attorno ai 2.500 miliardi di vecchie lire all’anno. Le scuole materne
private dell’Emilia Romagna ricevono ad esempio circa 50 milioni di fondi
pubblici per classe all’anno.
La legge apre un processo che tende a favorire la crescita di un consistente
settore privato, a scapito dello stravolgimento delle funzioni della scuola
pubblica statale.
Il processo di smantellamento del sistema scolastico costituzionale viene poi
portato avanti dal Governo di centro destra con alcune idee guida:
1. la privatizzazione dell’offerta scolastica pubblica, le cui finalità
non sono più istituzionali, ma vengono consegnate alla scelta delle famiglie,
del tessuto economico territoriale, delle Regioni;
2. l’eliminazione del valore legale del titolo di studio. La Costituzione
garantisce la presenza di scuole statali gratuite su tutto il territorio nazionale
in grado di assicurare una uguaglianza di fondo nell’offerta e nei risultati.
Il passaggio ad sistema “competitivo” e a pagamento produrrebbe
la diversificazione dell’offerta a scapito dei ceti più disagiati,
ribaltando l’impostazione costituzionale che ha affidato alla scuola il
compito “ di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di
tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economico e sociale del
Paese”. L’introduzione della commissione d’esame con membri
tutti interni è il primo passo in questa direzione. La ripresa dei diplomifici
il primo effetto.
Un sistema scolastico privatizzato non solo emarginerà ampi strati di
popolazione, ma condannerà il nostro paese alla subalternità culturale.
Il ritardo con cui solo nel 1948 viene istituita la scuola pubblica statale
ha comportato che ancora oggi il numero dei diplomati italiani si collochi decisamente
sotto la media dei paesi più sviluppati (nella fascia di età 25-64
la percentuale italiana è del 43% contro il 64%).
La scuola statale è stata in grado di triplicare in 30 anni tale numero,
portandolo dal 22% della fascia d’età 55-64 al 57% della fascia
25-34 e di ridurre in modo consistente la forbice.
I risultati raggiunti nelle prove internazionali dagli studenti delle scuole
statali, che sono nettamente migliori di quelli delle scuole private e in linea
con quelli dei paesi più sviluppati, dimostrano il buon livello del nostro
sistema pubblico.
La strada della parità si sta rivelando il cavallo di Troia per lo smantellamento
del sistema scolastico costituzionale.
Lo scambio regole-diritti si è rivelato impraticabile in considerazione
del nostro dettato costituzionale, che garantisce alle scuole private “piena
libertà”. Ciò ha di fatto reso impossibile fare i controlli
sulla qualità, che comunque sono sempre stati rifiutati dalle private.
Occorre allora rilanciare l’impostazione costituzionale, che prevede la
separazione fra il sistema statale e quello privato, che ha fini confessionali
o ideologici o di lucro.
Rifiutare questa “parità” non vuol dire solo rifiutare i
finanziamenti alle scuole private, vuol dire soprattutto difendere la centralità
della Scuola della Repubblica, la scuola di tutti e per tutti, ugualitaria,
laica e democratica.
Vedi anche: mercificazione
dell'insegnamento,