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Campagna in difesa delle compresenze
per tutelare il diritto di fare una buona scuola, a partire dalla didattica cooperativa e dai diritti delle bambine e dei bambini
Il senso della compresenza
Compresenza e Tempo pieno
Campagna di difesa delle compresenze
Modelli di mozioni
Per un inquadramento più generale vedi: Tempo pieno, gruppo classe e compresenza

Il senso della compresenza
Nell’accezione comune la compresenza è l’atto di essere presente con altri nella stessa classe, funzione svolta da due o più docenti soprattutto nella scuola elementare e media e, in misura limitata, negli altri ordini di scuola.
La compresenza si attua in varie forme: sia con gli insegnanti impegnati insieme sulla classe, sia in azioni che coinvolgono piccoli gruppi di allievi. A questo primo livello di analisi si può dire che essa svolge una funzione puramente sommatoria di presenze all’interno della classe; quando ciò accade non aggiunge tanto alla qualità della scuola giacché la semplice presentia fisica non scalfisce la qualità dell’accoglienza-ascolto dell’altro. Quando invece la compresenza diviene cum-praesentia, cioè intenzione comune, o meglio strategia comune dell’agire, intesa non solo come stare nello stesso luogo, ma il farlo tendendo insieme ad un obiettivo, allora crescono forme e modalità didattiche ed educative virtuose che dovrebbe essere/divenire patrimonio comune di tutti docenti.
Quali sono gli elementi contenuti nella compresenza?
Innanzitutto l’essere presenti in carne, pensiero, azioni: una compresenza efficace agisce sulla classe in modo vario, esplicandosi (solitamente) in azioni didattiche di laboratorio sul campo vivo della ricerca-azione, articolandosi (raramente) in lezioni “frontali”.
Se analizziamo più in profondità cosa rende efficace l’azione contemporanea di più docenti ci accorgiamo che vi sono almeno sei elementi imprescindibili su cui siamo chiamati a riflettere:
La co-progettazione. Questa fase precede l’atto di essere compresenti. Senza questo elemento come si può efficacemente armonizzare l’azione dei diversi docenti? È evidente che l’insegnante di area deve dialetticamente confrontarsi con il/la collega di area differente e con eventuali insegnanti di laboratorio e di sostegno, pena l’inefficacia dell’intervento sul piano qualitativo.
La dimensione di ricerca laboratoriale. Essa è possibile solo attraverso l’azione di più soggetti docenti che insieme ricercano e concorrono a sviluppare il processo di apprendimento attraverso la ricerca da parte degli alunni. Con la compresenza si è riusciti, nelle migliori esperienze italiane, a svolgere quella ricerca-azione che rende possibile il superamento della didattica frontale, facilitando la comprensione del processo di formazione del pensiero, la formulazione e verifica di ipotesi, la sperimentazione in laboratorio delle idee che si sono elaborate precedentemente.
Il confronto metodologico e didattico. Essa è fonte di grandi esperienze didattiche e di grandi scontri ove “pòlemos” prevale a volte sull’equilibrio e sulla neutralità (possibile?) a causa della necessaria opera di confronto che viene indotta dall’essere compresenti nell’azione didattica. Il confronto è reso non solo possibile ma indispensabile attraverso la compresenza poiché i docenti che intervengono non sono “neutrali” e il loro approccio metodologico viene registrato dagli alunni con una attenzione troppo spesso sottovalutata. I bambini assimilano le diverse modalità, vi si rapportano, ne assorbono il metodo e arricchiscono il loro modo di interpretare le discipline in forma pluritematizzante. Non si dà una disciplina “scollata” dalle altre e dal resto del patrimonio culturale umano, così come non si possono isolare i metodi come se fossero pure entità strumentali. Anzi l’intreccio di metodologie, se correttamente gestite attraverso il confronto, determina un arricchimento generale degli alunni e dei docenti. Verso questi ultimi si potrebbe dire che l’azione in compresenza dovrebbe essere inclusa nella cultura professionale dei neodocenti fin dalla scuola di formazione. Quanta esperienza si acquisisce agendo in contemporaneità con un collega professionalmente più esperto?
Il confronto di diverse concezioni del mondo e punti di vista. Questa dimensione agisce tra i docenti, tra gli studenti e tra i diversi approcci dei docenti con cui tutti si misurano nel processo educativo. Va da sé che ciascun docente porta agli allievi “la propria concezione del mondo” in un confronto dialettico che si deve esplicare in modo assolutamente trasparente nella compresenza, nonostante tutte le mediazioni culturali e linguistiche possibili. Se la dialettica viene esercitata in modo corretto anche queste differenze divengono fonte di ricchezza per lo studente che in formazione.
L’uso del tempo e degli spazi. Nella compresenza si delinea un uso diverso delle ore di lezione (tempo disteso) e, attraverso la ricerca di laboratorio, un uso diverso degli spazi (laboratori e spazi didattici specifici). Si passa dalla scuola “seduta” alla dimensione del conoscere pratico, svolto in un processo comune, dove ciò che si scopre è spesso imprevisto. Questo passo è decisivo nella qualità della formazione scolastica ma troppo spesso viene ignorato, si cerca di ottimizzare risorse, si risparmia senza criterio, finendo per non affrontare il tema della scuola “seduta” ancora eccessiva nell’attuale sistema, ove gli allievi passano ore al banco ad ascoltare, senza interazione, anziché sperimentare le proprie capacità psicomotorie e teorico-pratiche.
L’attenzione ai soggetti più deboli. Ascolto, attenzione, individualizzazione del percorso formativo sono rese possibili nella/dalla compresenza. In assenza di questo apporto plurimo, difficilmente si trovano le energie per dare ascolto e voce a tutti gli alunni. Attraverso la compresenza è possibile svolgere le attività in piccolo gruppo, magari con l’intervento specifico dell’insegnante di sostegno (rarissimo esempio di integrazione nel panorama scolastico mondiale), offrendo pari opportunità a tutti gli alunni in situazione di disagio.
Negli ultimi anni si è assistito a vari tentativi di sospendere o eliminare l’istituto della compresenza. Prima l’accordo sindacale che destinava una parte cospicua delle ore di compresenza alle supplenze, operazione ignobile di autofinanziamento e di svuotamento della qualità del modello; in questi giorni la provocazione morattiana di abolire del tutto l’istitito lasciandolo solo laddove risultino organici in eccesso. Perché la si vuole eliminare a tutti i costi? La compresenza spaventa?
A volte crea fastidio anche in una parte del corpo docente, poiché richiede grandi capacità di mediazione e di lavoro collegiale. Urta contro le eventuali derive corporative, svolge un ruolo di democrazia quotidiana tra i soggetti e pone TUTTI i docenti sullo stesso piano. Ma ciò rappresenta solo una parte del problema. Più spesso, la compresenza è invisa alla parte dirigente del ministero dell’istruzione perché ai Loro occhi, rappresenta un costo economico e un elemento di forte democratizzazione del sistema scolastico. Ciò infastidisce parecchio. Soprattutto se si vuole instaurare un modello veriticistico-aziendale nel sistema di istruzione pubblica. Occorre però che sia chiaro a tutti: ricercatori, studiosi, governanti, semplici utenti, che questo particolare modello di scuola e di co-didattica è stato uno dei migliori investimenti di ampio respiro all’interno della scuola italiana.

Compresenza e Tempo pieno
Nella scuola elementare, e a maggior ragione nel Tempo Pieno, la compresenza è uno degli architravi su cui regge la qualità del modello pedagogico. Infatti la compresenza di qualità elevata in genere racchiude in sé gli altri elementi fondamentali (ricerca e laboratorio) che generano il Vero Tempo Pieno
Questo elemento di ricerca-azione insieme alla variabile Tempo disteso, rispettoso dei bisogni dell’alunno, determina ciò che possiamo chiamare Tempo Pieno.

Non è un caso che ogni volta che abbiamo assistito ad attacchi al TP questi sono sempre stati accompagnati dal tentativo di intaccare le ore di compresenza: dall’accordo sindacato - Aran detto “delle 110 ore” che destinava una parte cospicua delle ore di compresenza alle supplenze, operazione ignobile di autofinanziamento e di svuotamento della qualità del modello; alla provocazione morattiana di “lasciare” temporaneamente le “40 ore” prive di compresenza, svuotando di conseguenza il modello della sua peculiarità sostanziale.

Ma noi non ci stiamo. Il CoordTempoPieno lancia quest’anno la
CAMPAGNA IN DIFESA DELLE COMPRESENZE IN TUTTA LA SCUOLA ELEMENTARE.

Infatti il contratto in vigore (ccnl 2003) recita all’art. 26 che “nell’ambito delle 22 ore di insegnamento, la quota oraria eventualmente eccedente l’attività frontale […] viene destinata, previa programmazione, ad attività di arricchimento dell’offerta formativa e di recupero individualizzato o per gruppi ristretti di alunni con ritardo nei processi di apprendimento, anche con riferimento agli alunni stranieri, in particolare provenienti da Paesi extracomunitari”.
Solo nel caso in cui “il collegio dei docenti non abbia effettuato tale programmazione […] tali ore saranno destinate per supplenze in sostituzione di docenti assenti fino ad un massimo di 5 giorni nell’ambito del plesso di servizio”. È quindi fondamentale che gli insegnanti che vogliono difendere le compresenze e non fare le trottole tappabuchi programmino le attività da fare in compresenza (praticamente tutto ciò che facciamo è coerente, perché o è arricchimento dell’offerta formativa, o attività di recupero) e le facciano approvare fin dai primi collegi docenti. Ovviamente non si deve scegliere tra i due tipi di attività, possono essere programmate entrambe. In questo modo le compresenze non potranno essere intaccate per mere ragioni di risparmio di bilancio e altri insegnanti precari potranno coprire le classi dei colleghi assenti. È anche importante comunicare queste scelte di qualità ai genitori, che potranno così essere consapevoli dell’iniziativa ed appoggiarla in futuro.

Qui sotto proponiamo due facsimili da far approvare in Collegio Docenti: il primo è relativo a tutto l'Istituto, quando la condivisione di questi principi è esesa alla maggioranza dei colleghi. Il secondo è riservato a quei team che si trovassero in contesti e con colleghi particolarmente "aziendalisti" e ostili a tali principi e quindi dovranno rivendicare questo diritto come team (completando il modelo con la ricchezza didattica e progettuale del team). Buone compresenze a tutte/i

Modello per mozione di Istituto Modello per mozione di team