QUALITA'
Stefano Borgarelli, insegnante d’italiano in un Itis, Mestre-Venezia
Com’è noto da tempo, la scuola, da sola, non 
    ce la fa ad affrontare le sfide del futuro (non quelle del presente, fronteggiate 
    dagli insegnanti ogni volta che suona la campanella, e loro entrano in classi 
    di 27, 28, magari 30 studenti, con dentro un po’ di stranieri, che alla 
    sfida, nel presente, non guastano). Al tramonto nella sua qualità d’istituzione 
    obsoleta, mera agenzia tra altre (mille) agenzie, la scuola entra 
    nel futuro solo se innova (investe) nella qualità. C’è 
    chi osserva che già dal 2003 (eravamo disinformati), nuovi orizzonti 
    si sono dischiusi: “La certificazione di qualità ISO 9001:2000 
    ha avuto recentemente nelle scuole un’impennata, prevalentemente dovuta 
    al fatto che dal 2003 gli istituti che fanno formazione, per accedere ai fondi 
    europei devono accreditarsi presso le Regioni che spesso richiedono la certificazione 
    di qualità come criteri [sic] di selezione.” (Rapparini M., ISO 
    9001:2000 nelle scuole) 
    Era l’uovo di Colombo, e a questo popolo di navigatori (non d’insegnanti), 
    è finalmente venuto in mente. Certo, qualche adattamento (come nel 
    caso del famoso uovo) c’è: “La principale differenza tra 
    il processo di certificazione di un’azienda e quello di una scuola risiede 
    nei soggetti che vengono coinvolti. […] durante il processo certificativo 
    occorre coinvolgere non solo il dirigente scolastico, ma l’intero corpo 
    docente con corsi di formazione che introducono alla normativa ISO 9001:2000.” 
    Ma il principio unificante è semplice, universale: “La norma 
    ISO 9001:2000 specifica i requisiti di un sistema di gestione per la qualità 
    quando un’organizzazione (ad es. scuola): ha l’esigenza di dimostrare 
    la sua capacità di fornire con regolarità prodotti/servizi che 
    ottemperino ai requisiti dei clienti […]; desidera accrescere la soddisfazione 
    dei clienti tramite l’applicazione efficace del sistema […].” 
    La scuola del futuro sarà (è già?) ISO-morfa ai desideri 
    del cliente. Vuole in sommo grado la customer satisfaction. Etichetta 
    sulla confezione di pollo, filiera nazionale; bollino blu per l’istituto 
    che alleva, non polli ma (omologamente) clienti. Soddisfatti. Tutto certificato, 
    dall’Ente Certificatore accreditato 
    di turno. 
    Ho fatto un sogno. Non c’era terra da gettare dentro le bramose canne 
    di Cerbero che potesse placarlo. D’insegnante le tre teste (una per 
    ordine scolastico). Le anime sommerse nel fango putente, graffiate, iscoiate 
    ed isquatrate (punite) dal mostro tricefalo, provenivano da qualche altra 
    agenzia (non so bene quale, era buio…). Tutti stavano sotto una piova 
    fredda e greve, di cui sapevo (per averlo letto, da qualche parte) che 
    regola e qualità mai non l’è nova. Una volta 
    sveglio, mi sono chiesto – con qualche apprensione – se la qualità 
    di quella piova per nulla innovativa fosse stata, a suo tempo, debitamente 
    certificata (in caso contrario, a lezione sarà meglio evitare citazioni 
    letterarie fuori dai parametri dello standard ISO 9001:2000). 
Vedi anche: aziendalizzazione della scuola, mercificazione dell'educazione, gats, mission