Da quando sono nati, abbiamo cominciato ad essere genitori.
Tra stupore, esitazione, stanchezza, euforia, preoccupazione, inventiva abbiamo
constatato giorno dopo giorno quante cose bisogna imparare per poter accudire
i nostri figli.
E mentre imparavamo abbiamo anche cominciato ad insegnare loro tante cose: a
mangiare, a camminare, a comunicare, a usare il vasino...
Dopo il loro primo anno di vita il nostro duplice ruolo di “apprendisti”
e di “maestri” è diventato sempre più complesso, perchè
questo tipo di apprendimento e di insegnamento non ha sosta, né fine.
In famiglia i figli imparano dai genitori e i genitori imparano dai figli e
si apprendono molte più cose di quante si possano esprimere a parole.
I bambini sono acuti osservatori: notano come guidiamo l’auto, il tono
di voce che usiamo, come reagiamo ad un imprevisto, come dimostriamo l’affetto,
come ci arrabbiamo, come sappiamo o non sappiamo prestar loro attenzione.
Ogni giorno silenziosamente osservano le nostre reazioni, valutano le nostre
decisioni, sanno decifrare le eventuali incoerenze tra come gli spieghiamo di
comportarsi e come effettivamente ci comportiamo noi.
In quanto genitori siamo dei “sorvegliati speciali” che insegnamo
ai nostri figli con il nostro modo di agire, con quello che facciamo o non facciamo,
molto più che con quello che gli diciamo.
La nostra influenza sui figli, consapevole ed inconsapevole, è dunque
talmente vasta che se ci si sofferma troppo a pensarci su è inevitabile
che si provi un certo sgomento...
Fortunatamente però, noi genitori non siamo i loro unici punti di riferimento.
Crescendo i nostri figli passano dalla casa ai giardini, dall’asilo alla
scuola e si relazionano con i nonni, con fratelli più grandi e più
piccoli, con la baby-sitter, con i loro coetanei, con parenti ed amici, con
maestre d’asilo, insegnanti della scuola elementare, professori.
Entrano in contatto con la società e l'ambiente in cui vivono.
Sperimentano diverse attività, atteggiamenti e punti di vista, crescono
e imparano a vivere con gli altri.
L’insieme delle loro esperienze familiari, scolastiche, sociali ed affettive
saranno la base della loro personalità.
Proprio perchè sappiamo quanta influenza hanno gli stimoli che ricevono,
noi genitori vogliamo che i nostri figli abbiano un’esperienza scolastica
positiva.
Al Ministero dell’Istruzione, dell’Univesità e della Ricerca
sanno che vogliamo essere tranquilli sulla scuola frequentata dai nostri figli,
perciò noi genitori e famiglie siamo i destinatari prediletti di svariate
pubblicazioni, trasmissioni, spot televisivi, manifesti, talkshow di “lancio”
della riforma Moratti.
Uno degli opuscoli sulla legge di riforma della scuola prodotti e largamente
diffusi dal MIUR per fornirci “informazioni utili circa le opportunità
che la scuola mette a disposizione dei vostri figli”, si rivolge ai “Cari
genitori, cari famigliari” e afferma che “Molte sono le novità
che verranno introdotte (...) tutte mirate ad innalzare la qualità della
scuola per i vostri figli (...) La scuola che intendiamo costruire è
una scuola che aiuti i vostri figli a crescere liberi e responsabili, formando
personalità pronte ad affrontare da cittadini, con professionalità
adeguate, un mondo che cambia continuamente”. Alla voce “Ruolo della
famiglia” leggiamo che “La scuola dell’infanzia e le scuole
del primo ciclo di istruzione, ponendo lo studente al centro dei percorsi formativi,
possono raggiungere le proprie finalità soltanto attraverso una condivisione
di responsabilità con le famiglie”.
(da “La scuola cambia così”, bizzarramente chiuso in redazione
il 10 dicembre 2003, a decreto non ancora approvato).
Agli esperti di comunicazione del MIUR, al Ministro Letizia Moratti, vorremmo
dire che se amano rivolgersi tanto spesso a noi genitori, dovrebbero farlo coscienziosamente,
con il dovuto rispetto per il nostro già complicato e faticoso ruolo
di “apprendisti maestri sorvegliati speciali”.
Perchè anche noi genitori, come i bambini, sappiamo essere acuti osservatori
e notiamo le gravi incoerenze tra quanto ci raccontano e ci promettono e quanto
effettivamente viene fatto.
Le famiglie, abituate ad essere responsabili quotidianamente dei loro figli,
si chiedono a che tipo di “condivisione di responsabilità”
vengano chiamate.
L’opuscolo sopra citato ci informa che “Le 99 ore nella scuola primaria
e le 198 ore nella scuola secondaria di primo grado per le famiglie e gli studenti
sono: facoltative (decidono se utilizzarle o meno, in tutto o in parte) opzionali
(decidono quali attività e insegnamenti, tra quelli offerti) gratuite
(lo Stato garantisce il personale anche per queste attività). All’atto
dell’iscrizione le famiglie, anche sulla base dell’offerta delle
scuole, singole o riunite in rete, scelgono se e quante di queste ore far frequentare
ai loro figli, e il tipo di attività”.
Le famiglie potranno inoltre “scegliere il momento più opportuno
per iscrivere i propri figli alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria,
anticipando l’età rispettivamente fino ai 2 anni e mezzo e 5 anni
e mezzo”.
Ragionando in un’ottica unicamente familistica ed individualistica, alcuni
genitori potrebbero apprezzare le nuove facoltà di cui disporranno con
la riforma Moratti. Ma dobbiamo essere consapevoli che le nostre scelte non
influiranno unicamente sull’esperienza individuale di nostro figlio: modificheranno
l’intero sistema scolastico.
Noi genitori siamo chiamati ad attuare, tramite le nostre scelte, la riduzione
del modello pedagogico di scuola a Tempo Pieno e Tempo Modulare a semplice conteggio
orario (27+3+10). Saranno le nostre scelte a rendere disomogenea la classe per
età, per attività, per orari di frequenza.
La nuova normativa abbassa il monte ore obbligatorio e legittima la scelta di
NON frequentare la “scuola secondaria” (ex scuola media) per 6 ore
settimanali. Cosa sceglieranno allora i genitori di un problematico ragazzino
tredicenne già scarsamente entusiasta della scuola?
Accettando questo “sconto”, la loro scelta non inciderà unicamente
sull’esperienza scolastica individuale del figlio che frequenterà
la scuola per sei ore di meno: inciderà sull’esperienza scolastica
della classe.
Noi genitori saremo responsabili, con le nostre scelte individuali, dell'impoverimento
dell'offerta formativa collettiva, della riduzione della frequenza scolastica,
dell’abbassamento degli obiettivi formativi e didattici.
Soffermiamoci poi a riflettere sulla frase “decidono quali attività
e insegnamenti, tra quelli offerti”.
Con quali competenze, con quali doti di preveggenza (o presunzione?) noi genitori,
noi famiglie, insieme all’illuminato tutor, potremo consigliare ai nostri
figli la frequenza di alcune materie piuttosto che altre?
Il ragazzino già bravo e attento, sostenuto da una famiglia colta, non
sarà facilmente indirizzato ai corsi più impegnativi, mentre a
quello distratto e svogliato, proveniente da una famiglia di basso livello socioculturale,
a quello che “non ce la fa”, quali corsi verranno consigliati?
E se gli verranno precluse delle strade già in partenza, come potrà
un bel giorno “farcela”?
Le famiglie vengono chiamate a condividere la responsabilità di orientare
precocemente i figli verso certe esperienze piuttosto che altre, in base a supposizioni,
a logiche di serrata valutazione razionale del loro profitto scolastico e disciplinare,
che poco o nulla tengono conto delle insondabili ed imprevedibili capacità
di sviluppo a tutto tondo di una persona in crescita.
Noi famiglie dovremo condividere, con le nostre scelte individuali, la responsabilità
della trasformazione della scuola pubblica in un luogo che alimenterà
le diseguaglianze sociali, anzichè garantire a chi la frequenta uguali
opportunità di crescita culturale e socio-affettiva.
Noi genitori pensiamo che i tempi di applicazione della riforma manchino di
gradualità: la normativa impone l’attuazione delle nuove norme
da parte di “tutte le istituzioni scolastiche in tutte le classi della
scuola primaria e nella prima classe della scuola secondaria di primo grado”.
Dunque, mentre alle medie si partirà dalle prime classi, alle elementari
la riforma dovrà essere applicata alle classi che hanno già iniziato
e sviluppato il loro percorso didattico.
Si vuole fare un “cavallo di battaglia” delle scelte dei genitori,
ci dicono “guardate quanta libertà di decisione avrete”,
mentre in realtà non verranno rispettate le scelte che già abbiamo
fatto all’atto dell’iscrizione dei nostri figli, non verrà
salvaguardato il cammino pedagogico e didattico che le classi dalla seconda
alla quinta elementare avevano già avviato.
Noi genitori, abituati a fare scelte economiche oculate per la nostra famiglia,
ci chiediamo quanto sia costata complessivamente la massiccia “campagna
promozionale” messa in atto dal MIUR per “informarci” in tema
di riforma della scuola. Ci domandiamo quali vantaggi ne abbiano ricavato le
famiglie, gli studenti, gli insegnanti e tutti i soggetti che concretamente
vivono la scuola.
Le famiglie medie italiane, che ogni giorno devono fare i conti con il caro
vita, faticano a comprendere come mai nella loro scuola mancano i fondi anche
per i materiali di consumo di prima necessità e l’autotassazione
è divenuta tacita norma alla quale non ci si può sottrarre.
Noi genitori ci chiediamo come mai, se leggiamo negli opuscoli che le ore opzionali
sono gratuite e lo Stato garantisce il personale, se è vero che la riforma
prevede “l’insegnamento di una seconda lingua europea dalla prima
classe della secondaria di primo grado”, nella realtà dobbiamo
pagare per avere l’insegnante di spagnolo alle medie.
Le “madri che lavorano”, appellativo utilizzato dallo stesso Ministro
Moratti nel rassicurarci circa il “mantenimento gratuito del tempo pieno
con facoltà di scelta per le famiglie” si domandano come mai invece,
di fatto, la loro domanda di tempo pieno non sia stata accolta.
E, al di là del mancato soddisfacimento del proprio bisogno individuale,
a parole garantito e nei fatti negato, le famiglie italiane si chiedono quante
sono complessivamente le richieste di tempo pieno che sono state disattese a
livello nazionale.
Spesso sarebbe più facile, più comodo, decidere semplicemente
di lasciarci abbindolare, decidere di credere alle "informazioni utili
circa le opportunità che la scuola mette a disposizione dei vostri figli".
Ma se ci parlano di figli, allora noi genitori attenti non facciamo MAI scelte
di comodo, cerchiamo di fare scelte di contenuto.
E pensiamo che un argomento tanto delicato come la legge di riforma della scuola
meriterebbe un'attenta valutazione delle azioni, delle parole e dei mezzi. Se
invece ci lusingano con promesse vuote di contenuto e ci blandiscono con la
storia delle inquietanti aziendalistiche “TRE I”, scendiamo in piazza
preoccupati a protestare.
Noi genitori ci chiediamo in che modo, concretamente, la nuova normativa potrebbe
innalzare la qualità della scuola.
La scuola vera, quella frequentata tutti i giorni dai nostri figli.
Tutto il resto è marketing, è demagogia, è adulazione da
piazzisti poco seri, è oltraggioso sperpero di mezzi e di parole al vento.
Vedi anche: anticipo,
personalizzazione