“TACI!”. Si tratta dell’espressione più
ricorrente di un’insegnante si scuola media riferitami da una scolara.
Il “silenzio è d’oro”: bisogna ascoltare le spiegazioni
e riferire per ottenere la certificazione fiscale di quanto si è acquisito.
Poi ci sono i quiz imperversanti in ogni ordine si scuola, con essi si richiede
a soggetti atomizzati e soli con se stessi di azzeccare la casella giusta. Questa
pratica imperante in molte scuole è il riflesso di una società
che, per dirla con Castoriadis, “ha smesso di farsi domande”. La
conseguenza è un processo di apprendimento eteronomo che mortifica l’amore
per il sapere. Ma le bambine e i bambini hanno il coraggio e la volontà
di sottrarsi all’omologazione e chiedono la parola. Da qui l’esigenza
di ripudiare la classe morta, impotente nella promozione della propria esistenza,
per aprirla alla discussione e al reciproco ascolto.
Alla parola autoritaria e unilaterale, al vuoto contagioso della chiacchiera
televisiva, si oppone la parola dialogica che appartiene alla relazione. Con
il dialogo si osserva la realtà e la si interroga, si riconosce ai parlanti
la qualità di soggetti portatori di diritti, di conoscenze e di sentimenti.
La discussione si nutre di parole vive e si esprime anche con un tono di voce,
uno sguardo, un sorriso, una smorfia, un gesto della mano. Ecco allora la costruzione
di autentici rapporti interpersonali, il mettersi in gioco per riconoscersi
nel volto dell’altro e farlo interagire con il proprio. Durante un dibattito
in classe uno scolaro di quinta elementare si è espresso in proposito:
“…oggi si usa molto chiacchierare. Invece per conoscere con le parole
si intende parlare, come stiamo facendo ora, per sviluppare la conoscenza, viaggiare
nella mente e nei mari sconosciuti…”. Con le bambine e i bambini
si può discutere di tutto, sia attraverso conversazioni informali e improvvisate,
sia attraverso dibattiti organizzati e autogestiti. Essi sanno ancora porsi
le domande che contano e “…scuoprono e vedono evidentemente delle
somiglianze e affinità fra cose disparatissime, trovano rapporti astrusissimi
dei quali converrebbe che il filosofo facesse gran caso…” (Leopardi,
Zibaldone). Quante volte capita in classe di avviare una discussione partendo
da un fatto banale e poi perdersi e ritrovarsi in percorsi che rimandano a questioni
di fondo. Una volta una bambina di terza elementare ha detto: “Siamo partiti
da una ‘cicca’ lasciata nella sabbia e abbiamo parlato di tutto
il mondo!”. La classe che discute si costituisce come “comunità
interpretante” (R. Luperini) e costruisce i propri saperi: c’è
sempre qualcuno che scopre vie impreviste o legge in modo originale quelle note.
La libera discussione favorisce lo sviluppo dell’autonomia e lo spirito
critico. In attesa dell’incontro con il filosofo Alfonso M. Iacono alunne
e alunni di classe quinta hanno scritto: “Noi non ci aspettiamo che il
filosofo venga a darci delle risposte esatte e definitive sui temi che abbiamo
affrontato, anche se ne sa più di noi in materia grazie alla sua esperienza
e alla sua cultura. Pensiamo, invece, che possa darci delle indicazioni importanti
per seguire in maniera cosciente i nostri percorsi nella vita; alla fine comunque
saremo sempre noi a scegliere le nostre strade”. Discutere è anche
organizzarsi in piccoli gruppi in vista di una poiesis collaborativa che crea,
per esempio, un racconto o una poesia. Bisognerebbe vederli i bambini quando,
con serietà e partecipazione, si confrontano sulla scelta di un termine
per una poesia o sugli sviluppi di un racconto che stanno scrivendo insieme.
Discutere non deve essere un’attività che si fa ogni tanto quando
capita. Al contrario, si tratta di un metodo per apprendere che dà significanza
intellettuale ed emozionale alla quotidiana vita scolastica e permette ad ognuno
di esprimere al meglio le proprie potenzialità nelle attività
di produzione e rielaborazione individuali. Coraggio insegnanti, diamo la parola
a chi percorre con noi un importante tratto di vita, sicuramente ci farà
bene e colorerà le nostre menti e i nostri cuori.
Vedi anche: comunicazione
efficace, lentezza,
silenzi