DISCUSSIONE
Sergio Viti, maestro a Pietrasanta (Lucca)

“TACI!”. Si tratta dell’espressione più ricorrente di un’insegnante si scuola media riferitami da una scolara. Il “silenzio è d’oro”: bisogna ascoltare le spiegazioni e riferire per ottenere la certificazione fiscale di quanto si è acquisito. Poi ci sono i quiz imperversanti in ogni ordine si scuola, con essi si richiede a soggetti atomizzati e soli con se stessi di azzeccare la casella giusta. Questa pratica imperante in molte scuole è il riflesso di una società che, per dirla con Castoriadis, “ha smesso di farsi domande”. La conseguenza è un processo di apprendimento eteronomo che mortifica l’amore per il sapere. Ma le bambine e i bambini hanno il coraggio e la volontà di sottrarsi all’omologazione e chiedono la parola. Da qui l’esigenza di ripudiare la classe morta, impotente nella promozione della propria esistenza, per aprirla alla discussione e al reciproco ascolto.
Alla parola autoritaria e unilaterale, al vuoto contagioso della chiacchiera televisiva, si oppone la parola dialogica che appartiene alla relazione. Con il dialogo si osserva la realtà e la si interroga, si riconosce ai parlanti la qualità di soggetti portatori di diritti, di conoscenze e di sentimenti. La discussione si nutre di parole vive e si esprime anche con un tono di voce, uno sguardo, un sorriso, una smorfia, un gesto della mano. Ecco allora la costruzione di autentici rapporti interpersonali, il mettersi in gioco per riconoscersi nel volto dell’altro e farlo interagire con il proprio. Durante un dibattito in classe uno scolaro di quinta elementare si è espresso in proposito: “…oggi si usa molto chiacchierare. Invece per conoscere con le parole si intende parlare, come stiamo facendo ora, per sviluppare la conoscenza, viaggiare nella mente e nei mari sconosciuti…”. Con le bambine e i bambini si può discutere di tutto, sia attraverso conversazioni informali e improvvisate, sia attraverso dibattiti organizzati e autogestiti. Essi sanno ancora porsi le domande che contano e “…scuoprono e vedono evidentemente delle somiglianze e affinità fra cose disparatissime, trovano rapporti astrusissimi dei quali converrebbe che il filosofo facesse gran caso…” (Leopardi, Zibaldone). Quante volte capita in classe di avviare una discussione partendo da un fatto banale e poi perdersi e ritrovarsi in percorsi che rimandano a questioni di fondo. Una volta una bambina di terza elementare ha detto: “Siamo partiti da una ‘cicca’ lasciata nella sabbia e abbiamo parlato di tutto il mondo!”. La classe che discute si costituisce come “comunità interpretante” (R. Luperini) e costruisce i propri saperi: c’è sempre qualcuno che scopre vie impreviste o legge in modo originale quelle note. La libera discussione favorisce lo sviluppo dell’autonomia e lo spirito critico. In attesa dell’incontro con il filosofo Alfonso M. Iacono alunne e alunni di classe quinta hanno scritto: “Noi non ci aspettiamo che il filosofo venga a darci delle risposte esatte e definitive sui temi che abbiamo affrontato, anche se ne sa più di noi in materia grazie alla sua esperienza e alla sua cultura. Pensiamo, invece, che possa darci delle indicazioni importanti per seguire in maniera cosciente i nostri percorsi nella vita; alla fine comunque saremo sempre noi a scegliere le nostre strade”. Discutere è anche organizzarsi in piccoli gruppi in vista di una poiesis collaborativa che crea, per esempio, un racconto o una poesia. Bisognerebbe vederli i bambini quando, con serietà e partecipazione, si confrontano sulla scelta di un termine per una poesia o sugli sviluppi di un racconto che stanno scrivendo insieme. Discutere non deve essere un’attività che si fa ogni tanto quando capita. Al contrario, si tratta di un metodo per apprendere che dà significanza intellettuale ed emozionale alla quotidiana vita scolastica e permette ad ognuno di esprimere al meglio le proprie potenzialità nelle attività di produzione e rielaborazione individuali. Coraggio insegnanti, diamo la parola a chi percorre con noi un importante tratto di vita, sicuramente ci farà bene e colorerà le nostre menti e i nostri cuori.

Vedi anche: comunicazione efficace, lentezza, silenzi