L’attuale riforma della scuola è tutta giocata
sulla privatizzazione del sapere. La stessa privatizzazione delle strutture
scolastiche è una coerente conseguenza di questo nodo fondamentale di
carattere culturale. Per la signora Moratti non esiste un sapere condiviso.
E’ la vecchia storia della conoscenza e della verità come assoluti.
E l’assoluto, come si sa già fin da Aristotele, non è condivisibile
ma solo trasmissibile, travasabile. Un assoluto condiviso non è più
“absolutus”, sciolto dai condizionamenti delle relazioni. La condivisione
sottopone la verità e la conoscenza alla creatività e ai limiti
delle re-lazioni.
Il sapere va liberato dal mito della condivisione. Chi possiede il sapere insegna
chi non sa impara. Questi sono i dogmatismi che stanno alla base della riforma.
La ministra dell’Istruzione però non se li leva dalla propria testa.
La sua riforma è semmai una sorta di estremizzazione di una cultura che
tutt’ora domina la conoscenza e la sua comunicazione. “Dopo Aristotele
il mondo occidentale ha seguito i principi logici della filosofia aristotelica.
Il punto di vista aristotelico porta al dogma e alla scienza, alla Chiesa cattolica
e alla scoperta dell’energia atomica” (E. Fromm, L’arte
di amare).
Prendiamo ad esempio il dibattito su "evoluzionismo o creazionismo?",
risuscitato da una improvvida esclusione, poi rientrata, della teoria evoluzionistica
dai programmi scolastici della scuola dell’obbligo. Ha disatteso la complementarietà
e non-contrapposizione delle varie tappe della ricerca umana e ha eluso inoltre
i problemi pedagogici. Si è creata una sollevazione, a mio avviso molto
opportuna, contro l’esclusione. Ma non si è affrontato il nodo
del rapporto fra scienza e vita, scienza e relazioni, scienza-storia-cultura-religioni
e non si è parlato del grosso problema delle metodologie pedagogiche
di trasmissione o meglio di condivisione della cultura. La nostra cultura è
settoriale, parcellizzata, carente di una visione complessiva. Ed è così
frantumata che viene trasmessa ai giovani. Le esperienze e le sperimentazioni
che tentano di uscire da un tale incasellamento sono frammentate e oscurate.
Avvertiamo sempre più l’urgenza di superare la cultura contrappositiva,
ereditata da una “modernità dimezzata”, per far avanzare
la cultura della convergenza e complemetarietà fra i poli della esistenza
umana: mente/corpo, razionalità/sentimenti, miti/scienza/religione, ecc.
Ci sono sperimentazioni che osano sfidare la contrapposizione aprendo sentieri
di ricerca molto arditi. Ad esempio i tentativi fatti da alcuni insegnanti di
introdurre nella scuola esperienze di interiorità o se si vuole di spiritualità
laica, al di là dei confessionalismi, a contatto con l’esperienza
sia dello Yoga sia del Vangelo. Conoscere la realtà immedesimandosi in
essa, diventare in qualche modo, come suggerisce la pratica yoga, un uccello,
un cane, un serpente, una montagna, la luna e il sole, un arco che si tende
per scoccare la freccia della conoscenza, oppure sentirsi partecipi, come indicano
alcune esperienze religiose fra cui il Vangelo, di tutte le gioie e le pene
del mondo, sentirsi vivi dentro il grande inno di liberazione e di beatitudine
che anima e avvolge l’umanità a cominciare dall’umanità
dei bambini e dei più deboli. Percepirsi non più una persona separata,
una solitudine spersa nello spazio infinito, avida di dominare e di possedere
tutto, ma “essere” l'universo intero: in una parola divenire creatori.
E’ solo un esempio tratto da una molteplicità di piste di ricerca.
Purtroppo però le sperimentazioni, che sono l’anima della trasformazione,
soffrono di isolamento e di frammentazione. Sono ridotte a cisti o al massimo
ad isole felici. E soprattutto sono disattese da molti maestri del pensiero
e dai dottori dell’anima, innamorati delle proprie assolutizzazioni mentali.
Non basta invocare a gran voce Darwin o per altro verso la rivelazione divina.
Bisogna invocare anche ad esempio un Giordano Bruno, il filosofo della convergenza
e della fusione degli opposti, e richiamare le streghe, detentrici della saggezza
naturale. I roghi ci hanno regalato una religione imbalsamata nelle proprie
certezze assolute senza speranza terrena e una modernità dimezzata, dominata
da una mente che impazzisce sotto il peso distruttivo della propria insostenibile
onnipotenza. Forse occorre far rivivere le ceneri dei roghi, riaprire i sentieri
della ricerca bloccati dagli opposti esclusivismi, sia a livello culturale che
educativo.
Vedi anche: crocefisso, darwin, discussione , laicità