SELEZIONE, ABBANDONO, DISPERSIONE
Remo Marcone, ex insegnante di scuola elementare, Roma

Patrizia ha dodici anni, gli occhi stanchi, una grande dolcezza.Vorrebbe fare la maestra, ma frequenta ancora la quarta elementare. Santina è sveglia, intelligente, sa cavarsela bene nella vita. Ha uno sguardo ironico e ribelle. Ha ripetuto la prima media. A Natascia piace suonare il pianoforte, ma tutto sembra andarle contro. E’ già invecchiata. Ha ripetuto. Ripeterà.Vincenzo è alto e robusto, ha l’aria da bullo. Non frequenta più la scuola media. Simone è amico di Vincenzo. E’ molto sveglio. Ha già problemi con la legge.Anche lui non ha terminato l’anno scolastico.E poi Manuel, Francesco... Tutti questi ragazzini e ragazzine hanno in comune un dato anagrafico: lo stesso indirizzo.
Ogni tanto ci si ricorda di loro se qualche fatto di cronaca fa ritenere opportuno al direttore di un giornale chiedere ad un esperto di scuola un commento con relativi dati statistici o se qualche istituzione educativa internazionale fornisce tabelle aggiornate comparate o studi di settore.
Sono la zona grigia, la linea d’ombra della scuola italiana. Sono le centinaia di migliaia di bambini e bambine, di ragazzi e ragazze che soffrono del “mal di scuola” e che fanno soffrire (più o meno) chi si occupa o si dovrebbe occupare di loro. Con “sofferenze” diverse sono italiani e stranieri, maschi e femmine, più concentrati nelle periferie delle grandi città, forse più al sud che al nord, più “poveri” che benestanti, anche se nel famoso e ricco nordest l’abbandono o il ridimensionamento del valore-scuola rappresenta un fenomeno particolare e particolarmente inquietante (e da capire meglio).
Tanti anni fa, più di 30, alcuni di questi/e ragazzi/e, insieme al loro priore Don Milani, scrissero una Lettera ad una professoressa per farsi conoscere, per parlare di sé e della scuola, com’era e come sarebbe dovuta essere, e di lì cominciò una nuova storia, con grandi discussioni, progetti, conflitti, esperienze, idee.E se prima si parlava in una dimensione nazionale di scuola di massa da costruire, anche nel senso della qualità, oggi, in questi primi anni del nuovo millennio, con la scuola italiana che fa discutere di crocefissi e di velo islamico, di intercultura e devolution, essa deve confrontarsi con le altre esperienze europee e con le politiche scolastiche decise da enti distanti, sovranazionali.E quell’idea forte e democratica di scuola di massa e di qualità, viene irrisa, banalizzata, distorta. A questi nuovi alunni delle Barbiana diffuse della nostra penisola, molti dei quali di idiomi diversi, viene proposto non più l’obbligo scolastico, ma il più “personalizzato” diritto-dovere, in pratica l’arrangiatevi, il si salvi chi può (nel senso del potere reale, di censo, di cultura, di opportunità). Ci troviamo ad una svolta importante, ad uno snodo delicato e decisivo della storia dell’istruzione del nostro paese e della sua memoria educativa, anche perché molti/e dei protagonisti/e di quell’idea e di quella pratica di scuola, nata con il movimento del ’68 e le riforme degli anni Settanta, stanno gradualmente andando in pensione.
E allora che fare, concretamente, qui ed ora per battere la filosofia dell’orrendo portfolio, precoce fedina penale dei ragazzi e delle ragazze destinati all’abbandono e alla dispersione scolastici?
In primo luogo parlare di loro quando parliamo di difesa della scuola pubblica, migliorandone la qualità, denunciandone, quando occorre e senza reticenze, lacune, inadeguatezze, meccanismi di selezione .

Vedi anche: crocefisso, diritto-dovere, personalizzazione, portfolio.