COOPERAZIONE
Marco Scanavini, maestro elementare, Genova

Cooperare significa operare con, agire insieme ad altri, spesso con intenzionalità.
Nell’ambito scolastico agiscono insieme, cooperano nelle classi insegnanti e alunni, nel gruppo dei coetanei gli alunni, nelle attività collegiali e di programmazione gli insegnanti e più in generale scuola e famiglie.
Casualmente, e non intenzionalmente, tali soggetti si trovano nella condizione di frequentare nello stesso arco di tempo l’istituzione scuola, soltanto che facendo questo contribuiscono al compiersi di una “piccola” cosa: la formazione di persone dotate di senso critico e capaci di agire in seno alla società responsabilmente, consapevolmente.
Persone che, casualmente si trovano ad agire insieme, perché cooperano?
Secondo una definizione comunemente accettata dai sociologi, le relazioni cooperative costituiscono la base degli schemi di interazione all’interno di ogni gruppo sociale, in altre parole la cooperazione è insita nel concetto stesso di gruppo; infatti essi concludono affermando che una relazione puramente conflittuale non dà luogo alla costituzione di un gruppo.
La consapevolezza dell’importanza della cooperazione ha permesso la diffusione, soprattutto dagli anni ’70 in poi, di pratiche educative e didattiche basate sulle relazioni cooperative, frutto di precedenti sperimentazioni e sintesi di vaste elaborazioni teoriche, promosse anche in antitesi all’individualismo.
Il principio di fondo delle esperienze educative e didattiche basate sulla cooperazione, è che, la crescita nel gruppo e del gruppo, costituisce l’indispensabile premessa affinché i singoli acquisiscano le competenze sociali, accettino il confronto con gli altri ed esprimano le proprie potenzialità mettendosi in gioco nel gruppo, collaborando per la realizzazione di scopi comuni, partecipando alla costruzione collettiva dei saperi.
Ogni processo di crescita avviene attraverso la soluzione dei conflitti, sia che si tratti della crescita individuale, sia della crescita dei gruppi.
Le pratiche educative e didattiche basate sulla cooperazione promuovono la soluzione dei conflitti attraverso un lavoro comune, finalizzato al raggiungimento di obiettivi conseguibili solo cooperando come un’unica squadra. Così facendo si opera per la riduzione dell’antagonismo e della competizione per il possesso delle risorse materiali e sociali.
Cooperativa è stata anche la tensione ideale che ha motivato molti docenti a proporre nuovi percorsi didattici ed educativi, a percorrere nuove strade che hanno prodotto dei cambiamenti positivi nella scuola, attraverso l’agire in gruppo.
Cooperazione, infine, c’è stata tra genitori e insegnanti per avviare un processo di apertura e di democratizzazione delle scuole, sfociato nel parziale risultato costituito dai decreti delegati del 1974.
Sul finire degli anni ’80 nella società si è affermata l’immagine dell’individuo capace, di successo, spesso rapace nel raggiungere per sé il possesso di risorse materiali, che non aveva bisogno di operare con gli altri.
La scuola pur continuando a costituire un baluardo verso tale modello imperante, promuovendo con costanza microazioni cooperative, ha visto diminuire la dirompente carica iniziale, ha visto sfumare in prassi comune le esperienze che avevano costituito elementi di rottura con il passato.
Oggi ci troviamo a contrastare una riforma della scuola che contiene pericolosi elementi di individualismo: l’idea del successo personale, la personalizzazione dei percorsi, la valutazione espressa dalle famiglie contenente il rischio di fissare nel tempo le differenze socioculturali, la scelta anticipata del sistema liceale o della formazione.
Gli insegnanti hanno reagito, ponendo nuovamente al centro delle loro riflessioni il senso dell’agire all’interno delle comunità educanti.
Fondamentale è stato riscoprire la possibilità di cooperare con i genitori, dapprima i più avveduti e sensibili a questi temi, per ridare senso comune e condiviso al modello ideale di persona responsabile, consapevole, dotata di senso critico, da proporre in antitesi al modello familistico morattiano.
Fondamentale per gli insegnanti è stato cooperare con nuove energie e consapevolezza negli organi collegiali e nei coordinamenti territoriali e cittadini. Fondamentale è la voglia di rispondere dal basso alla domanda “Quale scuola vogliamo?”, in opposizione all’imposizione dall’alto di una riforma assai poco gradita e condivisa.

Vedi anche: comunità educante, gruppo di livello, occupare la scuola, spazio pubblico, volantini (informazione).