CLASSE (vista dall’insegnante)
Marta Gatti (Concorezzo, Mi)

Riduzione del tempo scuola - orario spezzettato - unità di apprendimento – piani di studio personalizzati : questi gli elementi strutturali previsti dalla applicazione della Legge Moratti che introducono un diverso modo di considerare l’organizzazione della didattica e del gruppo-classe.
Questa idea di scuola, oltre che avere primari intenti di riduzione dei finanziamenti e risorse alla scuola pubblica, è conseguente ad una logica di pensiero che considera il bambino/a come il risultato di un patrimonio genetico stabilito alla nascita e non come auto-costruttore della propria conoscenza.
Ciò che la legge prefigura è l’organizzazione del gruppo classe in un modulo orario di 18 ore gestito dalla/dal tutor per l’insegnamento disciplinare e poi la suddivisione per il restante orario in gruppi flessibili per compito, per livello, per merito (!).
La demolizione della classe, già avviata dal centro-sinistra ai tempi del min. Berlinguer, verrebbe così completata, giungendo finalmente in porto.
Perché noi non siamo d’accordo? Partiamo dalla nostra esperienza per dimostrarne l’assurdità e la pericolosità.
La classe, intesa come gruppo stabile di bambini/e e di maestre/i, è un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali, è un ambiente in continua trasformazione a causa della continua mobilità delle persone che la compongono, è uno spazio in cui adulti e bambini/e si confrontano giornalmente riconoscendosi e differenziandosi.
L’apprendimento nella fascia di età che noi curiamo, è permesso e favorito dalla fitta rete di relazioni positive che si instaurano all’interno del gruppo.
Abbiamo l’esperienza quotidiana di bambini/e in difficoltà di apprendimento che però riescono a fare progressi notevoli grazie al supporto motivazionale dei compagni/e con i quali hanno instaurato una relazione affettiva che permette il confronto e l’emulazione. Sarà uguale per quei bambini/e avere al loro fianco adulti e compagni/e di altre classi, che vedranno per poche ore la settimana o magari solo per un periodo di tempo ?
Siamo davvero convinti che un bambino/a è come un computer che può essere programmato a nostro piacimento, e che quindi impara a prescindere dall’ambiente che lo circonda ?
L’apprendimento tra pari eterogenei, in un ambiente cooperativo e non competitivo, permette la circolarità del sapere: ciò che la classe produce non è la somma dei saperi dei singoli…è qualcosa di più. Il sapere costruito dal gruppo, il linguaggio che si utilizza e che diventa famigliare, le relazioni di fiducia e di affidamento reciproco che si impara a instaurare, sono un elemento fondante senza il quale l’apprendimento diventa asettico e senza motivo.
I bambini/e sin da piccolissimi, imparano perché qualcuno/a (la mamma-il papà) esprime gioia e contentezza riguardo ai loro progressi favorendo indirettamente la motivazione a continuare la ricerca: l’applauso dopo il primo oggetto preso nelle mani o, più tardi, dopo il primo tentativo di passo vacillante. I bambini/e imparano per trasfert affettivo. Spesso quando in classe affrontiamo un argomento, anche difficile, i bambini/e portano materiale (libri, oggetti…) relativo a quello di cui si è discusso: lo portano a te e per te…perché hanno visto il tuo interesse , ti vogliono bene e ti fanno questo regalo.
Il nostro obiettivo come facilitatori dell’apprendimento di quelli che saranno studenti e poi adulti, è fare in modo che questa attenzione , questo tranfert culturale ognuno/a lo rivolga verso sé stesso/a : voglio imparare quella cosa perché mi interessa!
Ma per fare tutto questo è necessario un lungo lavoro di costituzione del gruppo classe e di cura costante e quotidiana che richiede tempo e attenzione.
La valenza pedagogica del gruppo classe è notevole : permette la formazione della persona nella relazione con sé, con gli altri e le altre, il superamento di insicurezze e blocchi emotivi. Nel confronto con gli altri/e, persone significative per lui/lei, i bambini/e apprendono la capacità di dialogare, di ascoltare, di ricercare equilibrio, di condividere emozioni, di formulare regole condivise e imparare a rispettarle.
La forza del gruppo classe, che noi difendiamo, è il suo farsi famiglia e il suo essere, come la famiglia, una sponda affettiva di importanza capitale nella costruzione dell’autostima dei singoli/e, raggiunta con il sostegno dei pari che si fanno fratelli e sorelle con cui litigare, discutere e al tempo stesso rappacificarsi trovando in essi la comprensione e la protezione. Non è poca cosa anche in situazione di apprendimento, purché si conservi la possibilità di non spezzettare il tempo in proposte didattiche avulse dal contesto in cui le bambine e i bambini “vivono” le loro relazioni e i loro apprendimenti.

Vedi anche: classe (vista da una studentessa), cooperazione, modularità, personalizzazione, ricreazione, studente (visto da uno studente)