Riduzione del tempo scuola - orario spezzettato - unità
di apprendimento – piani di studio personalizzati : questi gli elementi
strutturali previsti dalla applicazione della Legge Moratti che introducono
un diverso modo di considerare l’organizzazione della didattica e del
gruppo-classe.
Questa idea di scuola, oltre che avere primari intenti di riduzione dei finanziamenti
e risorse alla scuola pubblica, è conseguente ad una logica di pensiero
che considera il bambino/a come il risultato di un patrimonio genetico stabilito
alla nascita e non come auto-costruttore della propria conoscenza.
Ciò che la legge prefigura è l’organizzazione del gruppo
classe in un modulo orario di 18 ore gestito dalla/dal tutor per l’insegnamento
disciplinare e poi la suddivisione per il restante orario in gruppi flessibili
per compito, per livello, per merito (!).
La demolizione della classe, già avviata dal centro-sinistra ai tempi
del min. Berlinguer, verrebbe così completata, giungendo finalmente in
porto.
Perché noi non siamo d’accordo? Partiamo dalla nostra esperienza
per dimostrarne l’assurdità e la pericolosità.
La classe, intesa come gruppo stabile di bambini/e e di maestre/i, è
un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali, è un ambiente in continua
trasformazione a causa della continua mobilità delle persone che la compongono,
è uno spazio in cui adulti e bambini/e si confrontano giornalmente riconoscendosi
e differenziandosi.
L’apprendimento nella fascia di età che noi curiamo, è permesso
e favorito dalla fitta rete di relazioni positive che si instaurano all’interno
del gruppo.
Abbiamo l’esperienza quotidiana di bambini/e in difficoltà di apprendimento
che però riescono a fare progressi notevoli grazie al supporto motivazionale
dei compagni/e con i quali hanno instaurato una relazione affettiva che permette
il confronto e l’emulazione. Sarà uguale per quei bambini/e avere
al loro fianco adulti e compagni/e di altre classi, che vedranno per poche ore
la settimana o magari solo per un periodo di tempo ?
Siamo davvero convinti che un bambino/a è come un computer che può
essere programmato a nostro piacimento, e che quindi impara a prescindere dall’ambiente
che lo circonda ?
L’apprendimento tra pari eterogenei, in un ambiente cooperativo e non
competitivo, permette la circolarità del sapere: ciò che la classe
produce non è la somma dei saperi dei singoli…è qualcosa
di più. Il sapere costruito dal gruppo, il linguaggio che si utilizza
e che diventa famigliare, le relazioni di fiducia e di affidamento reciproco
che si impara a instaurare, sono un elemento fondante senza il quale l’apprendimento
diventa asettico e senza motivo.
I bambini/e sin da piccolissimi, imparano perché qualcuno/a (la mamma-il
papà) esprime gioia e contentezza riguardo ai loro progressi favorendo
indirettamente la motivazione a continuare la ricerca: l’applauso dopo
il primo oggetto preso nelle mani o, più tardi, dopo il primo tentativo
di passo vacillante. I bambini/e imparano per trasfert affettivo. Spesso quando
in classe affrontiamo un argomento, anche difficile, i bambini/e portano materiale
(libri, oggetti…) relativo a quello di cui si è discusso: lo portano
a te e per te…perché hanno visto il tuo interesse , ti vogliono
bene e ti fanno questo regalo.
Il nostro obiettivo come facilitatori dell’apprendimento di quelli che
saranno studenti e poi adulti, è fare in modo che questa attenzione ,
questo tranfert culturale ognuno/a lo rivolga verso sé stesso/a : voglio
imparare quella cosa perché mi interessa!
Ma per fare tutto questo è necessario un lungo lavoro di costituzione
del gruppo classe e di cura costante e quotidiana che richiede tempo e attenzione.
La valenza pedagogica del gruppo classe è notevole : permette la formazione
della persona nella relazione con sé, con gli altri e le altre, il superamento
di insicurezze e blocchi emotivi. Nel confronto con gli altri/e, persone significative
per lui/lei, i bambini/e apprendono la capacità di dialogare, di ascoltare,
di ricercare equilibrio, di condividere emozioni, di formulare regole condivise
e imparare a rispettarle.
La forza del gruppo classe, che noi difendiamo, è il suo farsi famiglia
e il suo essere, come la famiglia, una sponda affettiva di importanza capitale
nella costruzione dell’autostima dei singoli/e, raggiunta con il sostegno
dei pari che si fanno fratelli e sorelle con cui litigare, discutere e al tempo
stesso rappacificarsi trovando in essi la comprensione e la protezione. Non
è poca cosa anche in situazione di apprendimento, purché si conservi
la possibilità di non spezzettare il tempo in proposte didattiche avulse
dal contesto in cui le bambine e i bambini “vivono” le loro relazioni
e i loro apprendimenti.
Vedi anche: classe
(vista da una studentessa), cooperazione,
modularità,
personalizzazione,
ricreazione,
studente
(visto da uno studente)