Test I.N.Val.S.I. ? |
I
test Invalsi. Contributi a una lettura critica.
Indice
del volume |
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Per dire no: |
Collegio dei Docenti del Circolo San Girolamo di Venezia
Il Collegio dei Docenti del Circolo San Girolamo di Venezia riunitosi in data
6 dicembre 2004
Preso atto che il MIUR ha disposto che l'INVALSI programmi, per l'anno scolastico
2004/05, attività di valutazione sul funzionamento delle istituzioni
scolastiche, sui piani dell'offerta formativa, sulla quota nazionale del curricolo,
sulle attività obbligatorie e facoltative, sull'attivazione della funzione
tutoriale, sugli apprendimenti nelle scuole pubbliche e paritarie dell'italiano,
della matematica e delle scienze con riferimento alla II e IV classe della scuola
primaria.
Considerato che il POF per l'anno scolastico 2004/05 di questo Circolo fa riferimento
ai Programmi Didattici Nazionali del 1985, che non sono state introdotte attività
facoltative o opzionali, che non è stata attivata la funzione tutoriale.
Delibera l'impossibilità di somministrare prove di valutazione non coerenti
con il Piano dell'Offerta Formativa e di astenersi dall'indicare un coordinatore
referente presso questo Circolo per gli adempimenti previsti.
Contrari 1
Astenuti 9
Comunicato RSU D’ISTITUTO Scuola Media Centurione (SV) sulla “obbligatorietà” del prove INValSI
Come noto sulla questione delle “prove INValSI, è in corso un dibattito allargato che il Ministero, com’è nello stile, avrebbe voluto evitare.
Nel nostro piccolo –come già fatto con un primo documento- siamo
intenzionati a rendere tale discussione il più ampia, razionale e produttiva
possibile per le implicazioni che essa ha rispetto alla libertà d’insegnamento
e sul piano sindacale, oltre che sotto il profilo pedagogico.
Per il momento, vista l’imminenza delle “somministrazioni”
decise dall’Amministrazione in un quadro di obbligatorietà asserita
(ma ben poco documentata, come rimarcato da diverse organizzazioni sindacali,
si veda ad esempio il comunicato FLC-CGIL del 26.3.05 e le posizioni dei Cobas)
ci pare doveroso sottoporre a tutti i colleghi due riflessioni ed una provvisoria
conclusione:
a- O le procedure invalsi ineriscono pratiche e finalità didattiche
ed educative oppure no.
Nel primo caso esse devono essere esplicitamente e correttamente integrate nel
Piano dell’Offerta Formativa elaborato in autonomia professionale ed organizzativa
dal Collegio Docenti. Ciò non è avvenuto.
Viceversa, se tali procedure non ineriscono finalità didattiche, ma piuttosto
di tipo statistico-amministrativo, in tal caso non ricadono sotto la competenza
diretta e gli obblighi del Collegio Docenti.
Questi -pur avendo sempre interesse ad esprimere il proprio parere educativo
e professionale- non potrebbe opporsi ad una procedura che, avendo metodi e
finalità d’altra natura, dovrà anche essere gestita in tempi
diversi e con personale esterno o appositamente comandato e remunerato.
b- La forzatura in corso da parte dell’Amministrazione è pertanto,
a parere di molti soggetti della Scuola, lesiva delle prerogative del Collegio
(delle quali, visti i tempi, dovremmo essere più che mai gelosi), dell’Autonomia
Scolastica, degli obblighi contrattuali.
Saranno tra breve buoni giudici tutti i docenti dei benefici all’organizzazione
della didattica, della qualità scientifica, dell’efficacia educativa
della “somministrazione”.
In assenza di una delibera del Collegio (resa tecnicamente impossibile appunto dall’asserita obbligatorietà della somministrazione), cui per principio ci saremmo rimessi, come delegati RSU abbiamo per il momento richiesto alla Dirigente Scolastica di procedere ad Ordini di Servizio individuali scritti per tutto il personale coinvolto nelle procedure. Ciò allo scopo sia di manlevare i singoli da ogni responsabilità per una operazione tanto opaca e discussa, sia di evitare dannose spaccature su questo punto tra docenti favorevoli o meno ad essa.
Esiste infine una proposta di contenzioso circa il pagamento delle ore dedicate
alle procedure in oggetto. Proponiamo di inserire la questione tra altre nell’ordine
del giorno della prossima Assemblea Sindacale d’Istituto che è
indetta mercoledì 13 aprile 2005 dalle ore alle ore .
L’ordine del giorno dell’Assemblea -di prossima circolazione- sarà
integrato dalle proposte dei presenti.
I delegati RSU
I.C. Plinio il Vecchio- Bacoli (NA)
Il collegio dei docenti dell'I.C. Plinio il Vecchio, riunito in seduta ordinaria il 16/03/2005, in relazione al 4° punto all'o.d.g.esprime un giudizio fortemente negativo su tale sistema di valutazione tramite test, per i motivi di seguito esplicitati.
-Una corretta valutazione può essere formulata solo tenendo conto degli
elementi fondanti la programmazione attuata all'interno della classe (metodologie,
strategie, percorsi, scelte di contenuti) .
Questi test sono quindi uno strumento solo apparentemente oggettivo: uguali
in tutta Italia e completamente decontestualizzati dalle peculiarità
linguistiche e socio-culturali proprie dei singoli territori e dei singoli allievi,
non possono far altro che rilevare parzialità inficianti, in quanto si
riferiscono soltanto a pochi, singoli e scollegati elementi, tra i tanti che
costituiscono il complesso delle capacità che la scuola pubblica persegue
negli alunni che le vengono affidati.
- Gli strumenti valutativi devono essere coerenti e conseguenti al contesto
nel quale gli alunni hanno appreso (linguaggio, clima di apprendimento, strumenti
conosciuti). Questo sistema di valutazione è invece discriminante:
il percorso scolastico didattico ed educativo della singola scuola e dei suoi
singoli allievi non può essere valutato attraverso un semplice test,
riduttivo, parziale ed improntato ad un rigido nozionismo, in contrasto con
il carattere interdisciplinare proprio della scuola dell'obbligo, con lo stesso
mandato costituzionale al quale essa si ispira ed addirittura con le stesse,
recenti indicazioni ministeriali relative alla personalizzazione dei piani di
studio. Una scuola con una forte presenza di alunni provenienti da situazioni
socioculturali disagiate, quando non deprivate e/o con una forte
presenza di alunni extracomunitari (che certamente necessitano di tempo per
apprendere se non altro l'uso dei fondamenti della lingua italiana) non può
essere classificata secondo gli stessi parametri di un'altra scuola frequentata
da alunni di media o elevata provenienza linguistica e culturale.
- La standardizzazione delle prove di verifica non tiene conto degli aspetti
psicologici, affettivi e di contesto che caratterizzano l'esperienza di crescita
e apprendimento .Questi test e le rigide indicazioni sulla loro somministrazione
provocano ansia negli alunni ed agevolano solo alcuni, penalizzando i più
abituati a contestualizzare, chiarire, approfondire.
Tra l'altro questi test, già sperimentati lo scorso a.s., non hanno neanche
evidenziato buoni indici di "leggibilità". Anche sotto questo
profilo, risultano quindi inefficaci.
- Questo modello valutativo viene importato dai paesi anglosassoni e viene implementato in modo parziale e decontestualizzato; le capacità di osservazione, analisi, sintesi, collegamento, laboratoriali, la base stessa di un apprendimento consapevole vengono in questo modo ignorate e successivamente potrebbero essere minate dai test in questione: nei paesi che hanno adottato questo sistema, le scuole si sono orientate nel tempo a lavorare in funzione del test, e non in funzione di un apprendimento globale, il più possibile ricco, articolato e consapevole.
-Non è quindi attendibile che una valutazione globale e formativa sia misurabile con batterie di test e, men che meno, con singole e riduttive prove, avulse dalla realtà socioculturale propria del territorio di appartenenza e dei singoli alunni e scollegate dalla scansione progettuale propria della singola scuola, calibrata sulla reale situazione di partenza e qundi su obiettivi concreti, perseguibili, progressivi.
-I test si riferiscono solo a poche discipline, non a caso quelle che vedrebbero
l'Italia agli ultimi posti nei dati OCSE; queste classifiche andrebbero però
lette con maggior attenzione alle loro variabili. Appurato che, rispetto ad
uno studente standard, uno studente povero ha mediamente il doppio delle probabilità
di essere anche uno studente con basse performance scolastiche, andrebbe ricordato
ed evidenziato che per quanto riguarda l'Italia tale rapporto è più
basso della media OCDE (1999); si tratta di un dato positivo, a favore del sistema
italiano.
A conferma di ciò, tra i più recenti grafici del P.I.S.A. ce n'è
uno che mette in relazione il rendimento scolastico degli alunni con lo status
sociale delle famiglie: da esso si evince che la scuola italiana sembra funzionare
meglio in relazione ai bisogni di uno status sociale medio basso che a quelli
di uno status medio alto. Ha dunque un valore compensativo.
Valore compensativo che verrebbe oggi annullato dai decontestualizzati test
Invalsi, valore compensativo, in ossequio al mandato costituzionale, che la
scuola italiana potrebbe perdere, se la pratica dei test venisse confermata
in futuro, con il ritorno di una impostazione mnemonica, frammentata e nozionistica
del sapere, cosa che comunque non agevolerà certo neanche la preparazione
degli alunni provenienti da realtà economiche e socioculturali favorevoli.
Non si migliorererebbe in alto, si peggiorerebbe in modo drammatico in basso.
Quanto di buono c'era e c'è nella scuola italiana corre quindi il rischio
di essere vanificato. Questi test parziali potranno invece segnare la posizione
delle scuole italiane nelle classifiche internazionali, ma su dati inattendibili
ed a scapito della reale qualità della stessa
istruzione pubblica.
-Tramite questi test verrà classificato a livello nazionale il servizio
reso dalle scuole, senza tener conto dei veri progressi registrati nel processo
di alfabetizzazione e di acculturamento vero, trasversale, operativo. Una scuola
di periferia, o di zone rurali o situata in aree a forte flusso immigratorio,
anche se ottima, totalizzerà giocoforza un punteggio inferiore ad una
scuola del centro, caratterizzata da un' utenza più favorita dalle proprie
origini sociali.
La posizione in graduatoria, oltre a costituire un rientro pubblicitario per
chi sta avanti ed un giudizio di esclusione per chi sta in fondo, potrà
in futuro produrre gradualmente un flusso di finanziamenti pubblici e privati,
in proporzione al livello raggiunto. Il tutto tenderebbe facilmente a promuovere
le scuole ritenute migliori e ad escludere quelle ritenute peggiori, con afflusso
di alunni, docenti e dirigenti verso le prime e fuga dalle seconde.
-E' lecito supporre che dalla valutazione delle scuole si potrebbe passare con facilità a quella dei docenti : l'INVALSI e lo stesso ministero dichiarano che tale valutazione non avrà alcuna ricaduta sui docenti stessi, ma non bisogna dimenticare la legge sullo Stato Giuridico che sta avanzando in Parlamento: su quali parametri verranno valutati i docenti, se non sull'efficacia del servizio reso ? In quale modo verrà valutata questa efficacia ?. Il punteggio conseguito da classi e scuole otrebbe quindi in futuro influire anche sulla progressione di carriera degli insegnanti ed anche sul loro stipendio, come già accade in Inghilterra, dove la "cultura" dei test s'è ffermata da tempo, e dalla quale questo sistema valutativo viene oggi importato.
-Come già detto, (e avvenuto a livello internazionale) la reazione istintiva dei ocenti potrebbe quindi essere sempre più quella di insegnare in funzione dei test, e non di na formazione globale, armonica ed interdisciplinare, aperta anche alle diversità socioculturali ed individuali. Si chiarisce quindi come elementi che solo a prima ista potrebbero sembrare di natura sindacale, si possano intrecciare in modo stretto con tutti gli aspetti della didattica, competenza riconosciuta del Collegio dei Docenti.
- Per tutti i motivi sopra esplicitati, il Collegio dei docenti esprime la propria contrarietà ai test in questione .
Approvata con 41 voti favorevoli e 5 astenuti.
Bacoli, 16/03/2005
Mozione approvata oggi dal Coll. Doc. del C D Bergognone- Foppette di Milano, sulle prove INVALSI.
Il Collegio Docenti del circolo didattico Oberdan Porzi - via Bergognone,2
Milano, riunito in una seduta di Collegio straordinario richiesto il 14 -3 2005,
da più di un terzo dei suoi membri e avente come unico punto all'Odg:
discussione prove INVALSI,
preso atto che
il MIUR ha disposto (Direttiva n° 56 del 12 luglio 2004) che l' INVALSI programmi per l'a.s. 2004/2005, attività di valutazione sul funzionamento delle istituzioni scolastiche, sui piani dell'offerta formativa, sulla quota nazionale del curricolo, sulle attività obbligatorie e facoltative, sull' attivazione della funzione tutoriale, sugli apprendimenti nelle scuole pubbliche e paritarie dell'italiano, della matematica e delle scienze con riferimento alla II e IV classe della scuola primaria.
non disconoscendo l'importanza della valutazione in contesti d' apprendimento,
ritiene che debbano però ricorrere almeno due condizioni preliminari:
denuncia che
· le prove sono indicative solo di una minima parte della formazione
scolastica, così come prevista dal Pof delle nostre scuole;
· alcune prove risultano di livello troppo elevato e in alcuni casi poco chiare nella loro formulazione; inoltre il MIUR non ha ancora provveduto a definire i livelli essenziali delle competenze , gli standard di apprendimento che gli alunni dovrebbero raggiungere alle varie fasce d'età.
· non sono esplicitati chiaramente gli scopi della rilevazione; ne tanto meno sono stati condivisi..
· non viene esplicitato l'uso che verrà fatto dei dati raccolti e se (come qualcuno teme) esiste una connessione fra questi ed eventuali valutazioni delle singole scuole, funzionali anche a finanziamenti futuri.
· Gli esiti non sono così anonimi come si vuol lasciar credere,ma potrebbero andare a costituire una banca dati riferita all'Istituto o agli stessi singoli insegnanti. (l'INVALSI non è un ente autonomo indipendente , ma sottomesso al MIUR).
Il testo della mozione sarà allegato alle prove e ne sarà data diffusione
Circolo didattico Marconi di Concorezzo (Mi)
All’Istituto Nazionale VALutazione Sistema dell’Istruzione
DOCUMENTO DI ACCOMPAGNAMENTO ALLE PROVE INVALSI
Premesso che il Collegio dei Docenti del Circolo didattico Marconi di Concorezzo
(Mi), in data 14 Dicembre 2004, ha dichiarato, a maggioranza, di non riconoscere
la validità e la correttezza pedagogica della somministrazione di prove
di valutazione non coerenti con il piano dell’Offerta Formativa del Circolo,
le/gli insegnanti delle classi a tempo pieno, non solo quelle coinvolte direttamente
nella somministrazione delle prove Invalsi , esprimono un giudizio negativo
su tale sistema di valutazione tramite test, per i seguenti motivi:
- risulta incoerente rispetto gli elementi fondanti (metodologie, strategie,
percorsi, scelte di contenuti ….) sia del P.O.F. sia delle programmazioni
attuate all’interno delle classi
- valuta solo alcune abilità strumentali di una medesima disciplina e
limitatamente ad alcune “materie di studio”, in contrasto con una
formazione globale, armonica ed interdisciplinare, aperta anche alle diversità
socioculturali;
- valuta solo un prodotto senza tener conto né del processo individuale
di sviluppo della persona, né dei momenti di riflessione di tipo metacognitivo,
sia individuale sia collettivo.
- le prove sono decontestualizzate perché gli strumenti valutativi non
sono coerenti e conseguenti al contesto nel quale gli alunni/e hanno appreso
( linguaggio, clima di apprendimento, strumenti conosciuti…);
- non tiene conto degli aspetti psicologici e affettivi, che caratterizzano
l’esperienza di crescita e di apprendimento di ogni bambino/a;
- è discriminante sia perché non coinvolge significativamente
gli/le alunni/e dotati/e di diverse abilità, sia perché non tiene
conto dei percorsi di sviluppo e delle difficoltà individuali, in particolare
degli alunni/e neocittadini/e e dei/e bambini/e socialmente e culturalmente
“svantaggiati/e”;
Pertanto le insegnanti di questo Circolo intendono trasformare queste prove
“estranee” al percorso didattico in un’ulteriore occasione
di apprendimento per i loro alunni/e, adottando, per il loro svolgimento, la
metodologia cooperativa, metodologia abituale nella pratica quotidiana.
L’approccio cooperativo è necessario per la valorizzazione delle
capacità e delle differenze di ciascuno/a e di tutti/e all’interno
del gruppo.
Si intende con ciò affermare una metodologia che permette e permetterà
di contribuire alla costruzione di un “sapere collettivo” oggi sempre
più indispensabile nella nostra società.
Concorezzo, 12 aprile 2005
Le insegnanti
FERMIAMO LA MORATTI
Comitato di Firenze
I genitori si oppongono all’"uso" dei loro figli per la valutazione INVALSI – MORATTI
Si è svolto ieri l’altro l’incontro promosso dal Comitato di Firenze FERMIAMO LA MORATTI per discutere dell’iniziativa ministeriale di sottoporre le scuole e quindi gli alunni alle prove di valutazione predisposte dall’INVALSI; genitori e studenti sono stati tutti d’accordo nel respingere tale iniziativa che, oltre che illegittima e lesiva delle prerogative degli organi collegiali della scuola, è soprattutto inaccettabile sotto il profilo didattico e pedagogico; gli alunni non sono oggetti da "testare", ma sono soggetti che partecipano ad un processo formativo che non tollera interventi estemporanei ed autoritari.
Per questa ragione i genitori hanno deciso, facendo affidamento anche sulle dichiarazioni delle OO.SS. (CGIL Scuola e COBAS hanno dichiarato l’illegittimità e quindi la non obbligatorietà di tali prove) di diffidare le scuole dal sottoporre i loro figli a tali prove.
E’ auspicabile che il Ministero dimostri questa volta un minimo di buon senso ed eviti contrasti che potrebbero comportare anche azioni legali.
Si allega lo schema di diffida che tutti i genitori possono inviare alle scuole a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno per contestare dette prove.
Per ogni ulteriore informazione gli interessati possono contattare il Comitato per la Scuola della Repubblica che mette a disposizione del nostro Comitato anche la consulenza legale gratuita (Fax 055/588820 e-mail: comfirenze@inwind.it).
p. il Comitato "Fermiamo la Moratti" Sebastiano Busia
COMITATO GENITORI ISTITUTO COMPRENSIVO DI MILLESIMO
Alla c.a. della Dirigente Scolastica prof.ssa Lia Zunino
E p. c. ai componenti tutti dei Consigli di Classe e di Interclasse
E p.c. al Collegio dei Docenti
E p.c. alle R.S.U. dell’Istituto
E p. c. della Direttrice Amm.va dott.ssa Michelina Brondi , CSA di Savona
E p. c. al Dirigente Scolastico Regionale dott. Attilio Massara
E p.c. allo Studio Legale Damonte
OGGETTO: Diffida somministrazione prove INValSI
Preso atto che:
Il Comitato Genitori con la presente
DIFFIDA
La Dirigente Scolastica dal procedere con la somministrazione delle prove INValSI poiché:
In caso di mancata ottemperanza della presente diffida, il Comitato Genitori si riserva l’azione legale nelle competenti sedi.
Cordiali saluti
Calizzano, lì 06.04.2005
Il Presidente: Silvana Ronco
Modello di diffida preparato dai genitori di Genova
Al Dirigente Scolastico
Ai Docenti della Classe......
della Scuola.....................
I sottoscritti genitori dell'alunno/a........................., frequentante
la Classe....... della Scuola............
CONSIDERATO CHE:
- la valutazione prospettata dall'INVALSI, peraltro non concordata con la componente
Genitori, è dovuta ad un atto unilaterale dell'Amminisrazione Scolastica;
- la non conoscenza dei contenuti delle prove INVALSI ci impedisce di valutarne
la valenza culturale, l'attendibilità e la scientificità;
- le prove non sono previste nelle finalità educative e didattiche contenute
nel POF di Istituto;
- alcuni quesiti delle prove potrebbero violare la Legge sulla Privacy in merito
all'uso degli esiti della conseguente valutazione.
DIFFIDANO LE SS.LL.
dal sottoporre il/la proprio/a figlio/a alla somministrazione delle suddette
prove INVALSI, e si riservano di adire le vie legali, qualora ciò si
dovesse verificare.
Distinti saluti.
In fede
______________________
______________________
Genova, lì...................
Nota a cura di Corrado Mauceri
(Ass. "Per la scuola della Repubblica")
VALUTAZIONE INVALSI ED AUTONOMIA SCOLASTICA
-1. L'autonomia scolastica non è compatibile con le interferenze
ministeriali sull'attività didattica delle scuole.
La direttiva n. 56/04 che disciplina la valutazione degli apprendimenti per
l'a.s. 2004/2005 ripropone ancora una volta il problema dell'autonomia scolastica
e di tutte la sue contraddizioni mai adeguatamente affrontate e, tanto meno,
risolte.
E' fuor di dubbio che l'autonomia scolastica non significa "libertà
incondizionata" e/o autoreferenzialità; anzi l'autonomia implica
una responsabilità, nel senso etimologico di "rispondere" del
proprio operato e delle proprie scelte.
Recentemente anche la Corte Costituzionale ha avuto occasione di affermare che
l'autonomia scolastica non può risolversi nella incondizionata libertà
di autodeterminazione, ma esige soltanto che a tali istituzioni siano lasciati
adeguati spazi di autonomia che le leggi statali e quelle regionali, nell'esercizio
della potestà legislativa concorrente, non possono pregiudicare- (Corte
Cost. n. 13/04).
Si tratta quindi di definire l'ambito in cui si colloca l'autonomia delle singole
istituzioni scolastiche ed il rapporto tra l'autonomia delle istituzioni scolastiche
e tutti gli altri soggetti istituzionali che operano nel sistema scolastico
(Ministero, Regione, EE.LL., ed anche INVALSI).
Il problema non è quindi se l'autonomia è compatibile con un sistema
di regole che si devono osservare e con forme di verifica dell'attività
svolta; il problema è chi deve stabilire queste regole ed i limiti di
esse e chi e come deve verificare.
In primo luogo è però necessario mettersi d'accordo sul concetto
di autonomia; difatti senza dubbio l'autonomia delle istituzioni scolastiche
è volta a realizzare un sistema scolastico più flessibile e più
diversificato in relazione alle specifiche esigenze; ma autonomia è anzitutto
garanzia del pluralismo culturale nella scuola statale e quindi è anzitutto
garanzia di indipendenza della scuola dagli esecutivi ed in primo luogo dal
Ministro. Autonomia è quindi garanzia che la scuola statale sia la scuola
di tutti ("pubblica") e non quindi ministeriale (o degli assessori).
In questo senso l'autonomia scolastica trova il suo fondamento giuridico, più
che nell'art. 127 che l'ha esplicitata, nel principio della libertà di
insegnamento sancito nell'art. 33 Cost.
-2. Contraddittorietà e ambiguità delle norme sull'autonomia scolastica.
La persistente discussione sull'autonomia dimostra che le disposizioni vigenti
non solo non sono riuscite a definire in modo coerente e univoco l'ambito dell'autonomia
scolastica, ma anzi appaiono contraddittorie e per certi aspetti incompatibili
con l'essenza stessa dell'autonomia scolastica.
Sui principi costituzionali e soprattutto sulle garanzie costituzionali non
si può però essere ambigui; dobbiamo quindi contestare con fermezza
il costante tentativo di questo governo di utilizzare le ambiguità della
normativa vigente per introdurre nelle scuole statali modelli didattici "ministeriali",
ma nel contempo dobbiamo avere l'onestà intellettuale di mettere in discussione
tutta la normativa sull'autonomia scolastica che per le sue ambiguità
consente al Ministro pericolose incursioni lesive della libertà di insegnamento.
-3. Autonomia delle istituzioni scolastiche nell'ambito di un sistema
e non
parcellizzazione del sistema.
In primo luogo si deve affermare che nel nostro ordinamento costituzionale
il principio dell'autonomia delle istituzioni scolastiche affermato nell'art.
127 Cost. deve coniugarsi con due principi fondamentali affermati nell'art.
33 Cost.:
1) principio della libertà di insegnamento;
2) funzione statale dell'istruzione scolastica e quindi l'obbligo costituzionale
di istituire scuole statali per ogni ordine e grado. L'autonomia scolastica
deve essere volta a garantire la migliore realizzazione dei suesposti principi;
l'autonomia delle istituzioni scolastiche, come ha rilevato la Corte Costituzionale
nella sentenza prima citata, non si configura quindi come "libertà
di autodeterminazione di ciascuna scuola", si colloca al contrario in un
sistema statale che ha un proprio ordinamento, proprie finalità e che
quindi deve poter verificare il raggiungimento di tali finalità.
L'autonomia non può cioè comportare un sistema di scuole autoreferenziali
al di fuori di un progetto nazionale comune e da ogni forma di controllo e di
verifica. l'autonomia è quindi non un'autonomia dallo Stato, ma nello
Stato.
Lo Stato deve quindi definire l'ordinamento scolastico nel suo complesso, gli
obiettivi generali del processo formativo, gli obiettivi specifici di apprendimento
e gli standard di qualità, gli indirizzi generali per la valutazione
degli alunni, i curriculi nazionali ed il relativo monte ore, ecc.
L'autonomia delle singole istituzioni deve quindi svolgersi nell'ambito di regole
statali, proprie delle scuole statali.
-4. Lo Stato deve garantire l'autonomia della scuola e quindi la libertà
di insegnamento
Il principio dell'autonomia nel sistema statale pone il problema della garanzia
del principio della libertà di insegnamento e quindi del pluralismo culturale
nell' ambito del sistema statale.
Un deficit di autonomia del sistema nel suo complesso comporta ovviamente una
limitazione dell'autonomia delle singole istituzioni scolastiche che del sistema
fanno parte.
Ma lo Stato può dettare le "regole" nel cui ambito si colloca
l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche in tanti modi; può
cioè dettare regole coerenti con il principio della libertà di
insegnamento e del pluralismo culturale della scuola oppure può dettare
regole che impongono i modelli didattici e culturali della maggioranza di Governo
e quindi limitare l'autonomia.
Nel nostro ordinamento il principio costituzionale della libertà di insegnamento
esige che le regole che devono definire l'ambito entro cui si colloca
l'autonomia delle istituzioni scolastiche debbono essere espressione del pluralismo
culturale del Paese e non possono essere regole di una maggioranza; in particolare
i modelli didattici, gli indirizzi culturali, tutte le forme di verifica devono
avere un carattere nazionale ed anche statale, ma non possono essere dettate
da organi che siano espressione di una maggioranza: devono essere regole condivise
e pluraliste.
-5. L'autonomia scolastica nelle disposizioni vigenti.
L'art. 21 della L. n. 59/97 (cd legge sull'autonomia) della L. n. 59/97 aveva
previsto che l'autonomia delle istituzioni scolastiche "si inserisce nel
processo di realizzazione dell'autonomia e della riorganizzazione dell'intero
sistema formativo"; i provvedimenti attuativi di tale normativa si sono
limitati però a prevedere l'autonomia delle istituzioni scolastiche,
mantenendo un sistema nazionale governato dal Ministro; hanno cioè delineato
un'autonomia "dimezzata".
In particolare gli art. 8 e 10 del Regolamento sull'autonomia (D.P.R. n. 275/99)
hanno attribuito al Ministro tutti i poteri di definizione degli obiettivi generali
del processo formativo, degli obiettivi specifici di apprendimento, di definizione
dei curriculi, di standard relativi alla qualità e gli indirizzi generali
per la valutazione degli alunni e la verifica del raggiungimento degli obiettivi;
il D.Lgs. n. 233/99 ha nel contempo fortemente ridimensionato il ruolo degli
OO.CC. territoriali ed in particolare il ruolo e la composizione del CNPI, configurato
come organo di supporto tecnico del Ministro. In questo contesto di sistema
scolastico "ministeriale" si colloca il D.Lgs. n. 286/04 che istituisce
il servizio nazionale di valutazione ed affida tale delicato compito all'INVALSI,
cioè ad un ente di emanazione ministeriale (il Presidente è nominato
dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro ed i componenti del comitato
direttivo sono tutti di nomina ministeriale) e quindi oggettivamente inidoneo
a garantire quella necessaria imparzialità e quel pluralismo culturale
che l'attività dell'Istituto richiederebbe.
Peraltro mancano i parametri legittimamente determinati per poter svolgere una
regolare attività di verifica; il Ministro difatti a tutt'oggi non ha
nemmeno provveduto ad emanare con le procedure previste dall'art. 205 T.U. n.
297/94 i curriculi e gli obiettivi di apprendimento di cui al citato art. 8
D.P.R. n. 275/99.
-6. Non obbligatorietà degli interventi ministeriali che incidono sull'autonomia didattica e quindi delle verifiche dell'INVALSI.
La Direttiva n. 56 del 12/7/2004 che ha individuato "le priorità
strategiche" alle quali dovrà attenersi l'INVALSI per la programmazione
della propria attività per l'anno 2004, deve essere esaminata in questo
contesto normativo e soprattutto alla luce dei principi costituzionali; la Corte
Costituzionale ha difatti ripetutamente affermato il principio per cui in primo
luogo tutte le leggi devono essere interpretate ed applicate in coerenza con
i principi costituzionali.
Nella prospettiva di una necessaria riforma che possa introdurre un'effettiva
ed inequivoca autonomia del sistema scolastico con adeguate forme di indirizzo
e di verifica nazionale, allo stato attuale, a fronte di un sistema scolastico
"governato" dal Ministro e da organi di sua diretta emanazione,
le disposizioni che attribuiscono al Ministero ed agli organi di emanazione
ministeriale poteri che possono incidere sull'attività didattica e quindi
sulla libertà di insegnamento, non possono essere vincolanti, ma devono
essere condivise dalle scuole e più precisamente dagli OO.CC. delle scuole.
Il deficit di pluralismo che caratterizza le disposizioni ministeriali deve
essere colmato con una forma di condivisione dal basso; in mancanza di questa
integrazione, ogni intervento unilaterale si deve ritenere illegittimo.
Si deve peraltro rilevare che, per quanto riguarda l'attività di valutazione,
nessuna disposizione di legge stabilisce l'obbligo da parte delle scuole di
sottoporre gli alunni ai test predisposti dall'INVALSI; la non obbligatorietà
che è implicita nel sistema prima delineato, a salvaguardia dell'autonomia
scolastica, nel caso in esame trova anche riscontro nella disciplina specifica
che non impone alle scuole alcun obbligo e che quindi presuppone la necessaria
condivisione da parte delle scuole.
Si deve peraltro rilevare che la stessa direttiva ministeriale n. 56/2004 che
ha previsto l'obbligatorietà delle verifiche per il primo ciclo di istruzione,
ha invece previsto la facoltatività delle verifiche per il secondo ciclo.
Poichè il Ministro non ha ancora il potere di modificare (o fare) le
leggi, è evidente che nessuna legge stabilisce l'obbligatorietà
delle verifiche, perchè in tale caso dovrebbero essere obbligatorie anche
quelle per il secondo ciclo; nel contempo è fuor di dubbio che il Ministro
può esercitare i poteri che la legge gli attribuisce e certamente non
ha il potere di imporre obblighi che le legge non prevede.
7) Cosa possono fare le scuole per contestare la pretesa dell'obbligatorietà delle prove?
Nella discussione che si è sviluppata in questi giorni in merito a tale
questione si è sostenuto che il collegio dei docenti non avrebbe alcun
potere in materia di valutazione perchè gli artt. 4, 5 e 6 del D.P.R.
n. 275/99 non attribuiscono alcuna competenza in materia al collegio dei docenti.
Ma evidentemente si è dimenticato che, ai sensi dell'art. 7, comma 2
lett. a) del D.Lgs. n. 297/94, che è ancora in vigore, il collegio dei
docenti ha "potere deliberante in materia di funzionamento didattico del
circolo o dell'istituto"; ha cioè una competenza generale su tutta
l'attività didattica dell'istituto che quindi deve necessariamente passare
dal collegio dei docenti.
Le specifiche attribuzioni previste negli artt. 4, 5 e 6 del D.P.R. n. 275/99
non sono difatti volte a circoscrivere l'ambito di competenza del collegio dei
docenti, ma sono volte a specificare con riferimento a taluni aspetti ell'autonomia
una competenza generale in materia didattica che nell'ambito egli ordinamenti
generali spettava già al collegio dei docenti; spetta quindi al collegio
dei docenti deliberare su tutti gli aspetti concernenti la didattica e quindi
anche deliberare se aderire o meno alla verifica predisposta dall'INVALSI .
Si deve però prospettare l'ipotesi che qualche dirigente scolastico ritenga
che tale verifica sia obbligatoria per la scuola e che quindi non sia necessaria
una preventiva deliberazione da parte del collegio dei docenti;
in tale ipotesi il collegio dei docenti con la richiesta di un terzo dei suoi
componenti ex art. 7, comma 4 D.Lgs. 297/94 può autoconvocarsi e deliberare
in merito;
peraltro in mancanza di una delibera del collegio dei docenti i singoli docenti
non possono essere legittimamente obbligati all'attività di verifica
e possono contestare un eventuale ordine di servizio anche con un'azione giudiziaria
(non auspicabile perchè sarebbe opportuno che le questioni scolastiche
siano risolte nell'ambito della scuola).
8. Il ruolo dei genitori
I genitori all'atto dell'iscrizione hanno preso atto del POF della singola
scuola che non prevede le verifiche in questione; i genitori pertanto, in quanto
hanno il diritto-dovere di partecipare al processo formativo dei loro figli,
possono legittimamente opporsi alle verifiche imposte unilateralmente dall'alto
senza alcuna forma di condivisione e senza alcuna garanzia di imparzialità.
Sotto questo profilo la proposta del CGD di notificare al Dirigente scolastico
ed ai docenti una formale diffida appare condivisibile; se però non trova
riscontro dovrebbero adottare misure conseguenti.
***** *** *****
In conclusione la scuola dell'autonomia deve rispondere del proprio operato,
ma sulla base di criteri condivisi ed imparziali e ad organismi indipendenti
dagli esecutivi che garantiscano l'imparzialità ed il rispetto del pluralismo
culturale.
Non è certamente il caso della Ministra Moratti e dell'INVALSI.
Il Collegio del 10° Circolo di Bologna,
a proposito dell'effettuazione delle prove INVALSI, previste nel giorni.... precisa quanto segue:
Nel merito dell'attendibilità dal punto di vista pedagogico delle prove INVALSI nella scuola primaria
- i test sono uno strumento solo apparentemente oggettivo
- veicolano una cultura frantumata e nozionistica (tutto il contrario di quanto si è andato affermando nella scuola primaria: approfondimento, collaborazione, progettazione, verifiche mirate e articolate);
- la loro collocazione nelle fasi intermedie del percorso educativo della scuola primaria non tiene conto dei metodi di insegnamento (strettamente legati alla libertà docente) che discendono dalla specificità della situazione in cui la scuola opera e ne definiscono una tempistica diversa nella proposta dei contenuti didattici;
- non tengono conto del tipo di approccio di ogni soggetto alle conoscenze e alle competenze, valutabili al termine di un percorso necessariamente complesso e non riconducibile alla sommatoria di acquisizioni per tappe predeterminate;
- risultano avulsi rispetto alle progettazioni interne alle varie scuole (il
modello
uguale per tutto il territorio nazionale non può prevedere percorsi particolari
né
situazioni di sperimentazione);
- entrano nella scansione dell'attività didattica del docente indipendentemente dalle sue scelte metodologiche e di contenuto, rischiando di condizionarle in funzione del superamento dei test o della loro preparazione, magari a causa della legittima preoccupazione di non caricare d'ansia i bambini messi di fronte, ad esempio, ad improvvisa accelerazione dei "tempi di prestazione";
- possono diventare un motivo discriminante tra docenti, decontestualizzando i risultati del loro operare dalle problematiche specifiche in cui si esercita l'azione educativa.
Nel merito dell'attendibilità dei test INVALSI rispetto alla valutazione di sistema l'art. 1 del DL 286/04 dichiara che l'obiettivo di tale generalizzata rilevazione è quello di "valutare l'efficienza e l'efficacia del sistema educativo di istruzione e di formazione, inquadrando la valutazione nel contesto internazionale"
Sotto il profilo strettamente metodologico è la rilevazione campionaria
che consente di giungere a risultati più precisi, in quanto è
possibile tenere sotto controllo tutte le
fasi della rilevazione e limitare in tal modo l'errore di misura. Del resto,
tutte le
grandi indagini pubbliche svolte dal Sistema Statistico Nazionale sono tutte
eseguite con metodo campionario, per altro molto meno costoso, che, in ambito
educativo, consentirebbe di introdurre, nella scelta del campione, le variabili
di criticità (problematiche socio culturali, presenza di alunni stranieri
etc), che permetterebbero una lettura attendibile di dati altrimenti inutilizzabili
ai fini di un intervento per il miglioramento del sistema, o per " lo studio
delle cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al
contesto sociale ed alle tipologie dell'offerta formativa". (art. 3 del
DL citato)
Soltanto la finalità di raccogliere informazioni puntuali su ogni singola
scuola
giustifica la scelta di una rilevazione generalizzata. Ma se questo è
vero, è lecito domandarsi come verrebbero utilizzate le informazioni
raccolte sulle singole scuole.
Poniamo che una scuola situata in una zona caratterizzata da un considerevole disagio socio-economico o interessata da un forte flusso immigratorio si posizioni "sotto la media nazionale", riceverà più risorse finanziarie ed umane o verrà penalizzata come succede agli atenei se non raggiungono certi standard? La sua posizione verrà resa nota per "fornire informazioni utili alle famiglie perché effettuino scelte più consapevoli sul destino educativo dei figli" ? (dalla lettera del Ministro Moratti del settembre 2003 ai Dirigenti delle scuole che avevano aderito volontariamente al Progetto Pilota 3).
La realtà è che le scelte di politica scolastica che seguiranno la raccolta e l'analisi non sono state esplicitate prima della somministrazione delle prove.
Riguardo alla obbligatorietà della somministrazione dei test INVALSI
il collegio ricorda che nel decreto n° 286/04 non si legge che la valutazione
da parte dell'INVALSI sia obbligatoria nè in tal senso si è espressa
la legge che ha previsto la delega. Il decreto n° 286 all'articolo 1, comma
II°, afferma che ".. Al conseguimento degli obiettivi di cui al comma
1 concorrono l'Istituto nazionale di valutazione di cui all'articolo 2 e le
istituzioni scolastiche e formative." Il decreto quindi stabilisce il principio
della concorrenza delle scuole nel procedimento di valutazione, è evidente
che concorrenza non significa obbligatorietà.
Coerentemente, in tale senso, le singole istituzioni scolastiche devono decidere
attraverso gli organi preposti (collegio docenti) l'adesione alla valutazione
Invalsi.
Il Miur con la la Direttiva n° 56 del 12 luglio 2004, e poi lo stesso Invalsi
con la nota del 12 ottobre 2004, invece trasformano le istituzioni scolastiche
da co-attrici di un processo a mere comparse con il ruolo di somministrare sic
et simpliciter le prove.
Inoltre la valutazione, di cui al Decreto legislativo 286, allo stato non può
trovare applicazione dal momento che i parametri di riferimento assunti dal
Governo per il sistema
di valutazione sono quelle Indicazioni Nazionali, il cui iter procedurale per
l'approvazione non è neanche iniziato, essendo semplicemente allegate
al Decreto legislativo 59/'04, e pertanto mancano dei requisiti necessari definiti
nel I° comma dell'art.10 del Regolamento sull'autonomia.
Il Collegio dei docenti del 10° Circolo ritiene pertanto che nel merito
e nel metodo le prove INVALSI, così come predisposte per la scuola primaria
e la cui somministrazione dovrebbe avvenire nei giorni..,
- non abbiano fondamento pedagogico e didattico e in particolare non tengano conto della centralità dei soggetti dell'apprendimento, della complessità della relazione educativa, dell'autonomia delle scuole e del dei docenti;
- non esplicitino in modo trasparente le finalità e l'utilizzazione
dei dati
raccolti, né abbiano rilevanza e utilità da un punto di vista
statistico;
- non possano essere ritenuti obbligatori, come evidenziato dall'analisi di norme e disposizioni di legge che consentono interpretazioni assolutamente diverse.
Il Collegio quindi considera i materiali contenuti nelle prove Invalsi sullo stesso piano di qualsiasi materiale didattico a disposizione dei docenti, che, nella loro autonomia, sceglieranno se e come utilizzare.
DELIBERA DEL COLLEGIO DOCENTI DEL V CIRCOLO DI FIRENZE
Il Collegio docenti del Circolo V di Firenze, riunitosi in data 7/04/2005,
prende atto che il Miur ha disposto che l'INVALSI programmi per l'anno scolastico
2004/05 attività di valutazione sul funzionamento delle istituzioni scolastiche,
sui piani dell'offerta formativa, sull'articolazione delle attività per
la quota nazionale del curricolo e per le attività obbligatorie e facoltative,
sull'attivazione della funzione tutoriale ed in particolare sugli apprendimenti,
nelle scuole pubbliche e paritarie, dell'italiano, della matematica e delle
scienze per le classi II, IV elementare e I media.
In riferimento a queste disposizioni il Collegio considera che:
· nessuna legge stabilisce l'obbligo da parte della scuola di sottoporre
gli alunni ai test predisposti dall'Invalsi (né la legge '53, né
il Dl 59, né lo stesso decreto di istituzione dell'Invalsi n. 286/2004;
· le Indicazioni nazionali hanno carattere provvisiorio e il loro iter
procedurale per l'approvazione non è nemmeno iniziato: quali conoscenze
e competenze si vogliono dunque accertare? In riferimento a quali curricoli?
· a livello nazionale non è stata attuata alcuna procedura di
effettiva informazione e condivisione su tutte le procedure e sui protocolli
relativi alla somministrazione dei test, sulla significatività e sulla
valenza culturale delle prove, sull'uso degli esiti della valutazione, né
nei confronti delle scuole stesse, né nei confronti delle organizzazioni
sindacali;
· nel circolo V di Firenze agli Organi Collegiali e ai singoli docenti
è mancata qualsiasi informazione relativa all'Invalsi ed alla somministrazione
dei test sino alla metà di marzo, impedendo l'indispensabile processo
di analisi, riflessione ed organizzazione e non permettendo alcuna informazione
ai genitori;
· il POF per l'anno scolastico 2004/2005 fa riferimento ai programmi
didattici nazionali dell'1985, che non sono state introdotte attività
facoltative o opzionali, che non è stata attivata la funzione tutoriale.
Il Collegio delibera quindi la non obbligatorietà della somministrazione
delle prove Invalsi nelle classi del circolo: gli insegnanti che intendano effettuare
i test lo faranno attuando tutte le strategie di insegnamento/apprendimento
rispondenti al loro percorso didattico, nei tempi necessati ai tempi dei bambini.
Firenze, 7 aprile 2005
DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA DEL 199° CIRCOLO DIDATTICO DI ROMA
Al Dirigente Scolastico del 199° Circolo Didattico
Al Consiglio di Circolo del 199° Circolo Didattico
Al Collegio dei Docenti del 199° Circolo Didattico
Si premette che, in sintonia con molteplici valutazioni delle Organizzazioni
di genitori ed insegnanti, abbiamo sempre sostenuto che la valutazione è
elemento fondamentale ed importante nella scuola dell'autonomia. È attraverso
la valutazione che la scuola autonoma dà conto del proprio operato ed
ha l'occasione di riflettere sulle scelte compiute per confermarle oppure ri-orientarle
al fine di un più proficuo raggiungimento delle finalità poste.
Un sistema di valutazione serve; ma non è questo il caso delle prove
INVALSI.
Pertanto l’assemblea dei genitori del 199° Circolo Didattico di Roma, riunitasi in data 13 aprile 2005 a Roma, in Via Saluzzo n. 49, alle ore 17, presenti i rappresentanti del Coordinamento Genitori Democratici del IX Municipio
preso atto che
il MIUR ha disposto (Direttiva n° 56 del 12 luglio 2004) che l’ INVALSI programmi per l’a.s. 2004/2005 attività di valutazione sul funzionamento delle istituzioni scolastiche, sui piani dell’offerta formativa, sulla quota nazionale del curricolo, sulle attività obbligatorie e facoltative, sull’attivazione della funzione tutoriale, sugli apprendimenti nelle scuole pubbliche e paritarie dell’italiano, della matematica e delle scienze con riferimento alla II e IV classe della scuola primaria…
non disconoscendo l’importanza della valutazione in contesti d’apprendimento,
ritiene che
un sistema di valutazione può funzionare se ricorrono due condizioni:
- Affidabilità e piena autonomia del soggetto valutatore
- Ampio consenso su obiettivi, modalità, parametri da utilizzare e sull’uso
che sarà fatto della valutazione.
denuncia che
Pertanto, in considerazione di quanto sopra evidenziato, l’assemblea dei genitori chiede che
- Il testo del presente documento sia allegato alle prove e che sia data diffusa
informazione sullo stesso e sulle finalità ed esiti delle prove Invalsi
in occasione del loro svolgimento;
- Sia convocata in tempi brevi dalla Dirigenza Scolastica un’assemblea
plenaria dei genitori e degli insegnanti di tutti i plessi del 199° Circolo
Didattico per gli opportuni chiarimenti in merito a quanto qui esposto e per
la comune ricerca di soluzioni condivise sui processi formativi interni al Circolo;
- Siano attentamente considerati gli elementi di non obbligatorietà della
somministrazione delle prove Invalsi, alla luce della documentazione ivi allegata,
e di conseguenza sia seriamente riesaminata tale procedura da parte del Collegio
Docenti e del Consiglio di Circolo, anche ai fini di una revisione del POF;
- Si prenda atto che i genitori si riserveranno di promuovere le azioni che
riterranno più opportune a tutela dei diritti propri e delle/i propri/e
figlie/i.
Roma, 13 aprile 2005
I genitori delle scuole elementari del 199° Circolo Didattico
Prove Invalsi/1. Valutare le competenze con un quiz di due ore?
Ogni iniziativa nel settore scolastico mette in scena di questi tempi un conflitto
perenne. Ma come e' possibile che per tutte le trasformazioni in corso non si
riesca a creare un clima di serenita' e di confronto, discutendo sulle difficolta'
senza creare una cultura dell'intolleranza e del conflitto che tanti danni produce
agli studenti?
L'ultimo caso e' quello sulle prove di valutazione dell'Invalsi.
Nella prima quindicina di aprile l'Invalsi ha fatto svolgere (non in contemporanea)
nelle scuole le prove per verificare, scrive l'Invalsi, le "conoscenze
e competenze" degli allievi.
L'ambizione non e' da poco. Passi, infatti, per le conoscenze. Le prove standardizzate
servono a questo scopo. In due ore, i ragazzi risolvono o non risolvono i quiz
dell'Invalsi, i tecnici dell'Istituto tabulano i risultati, li elaborano, li
restituiscono alla scuole, e si puo' effettivamente sapere se e quanti allievi
hanno o non hanno saputo rispondere ai quesiti, al nord, al centro o al sud,
in scuole di citta' o di periferia ecc.
Ma come si fa a pretendere che due ore di quiz servano anche a verificare le
competenze degli allievi? La pretesa dell'Invalsi a questo riguardo e' giudicata
sproporzionata da molti. Prima di tutto perche' le competenze sono complesse.
Le stesse prove Pisa, infatti, da questo punto di vista, non servono, a rigore,
tanto per verificare le competenze dei ragazzi in situazioni reali bensi', cosa
ben diversa, per verificare la competenza dei ragazzi di risolvere per scritto,
a scuola, in una prova d'esame, problemi relativi a "casi e situazioni
di una certa complessita', quali sono quelli che si possono incontrare nella
vita di tutti i giorni e che abbiano comunque una rilevanza pratica" (dal
Pisa).
Ebbene le prove Invalsi non sono nemmeno di questo genere, come si e' potuto
vedere nelle scuole, ma riguardano, al massimo, la verifica di conoscenze ed
abilita' astratte e decontestualizzate. Come si puo' pretendere che abbiano
verificato anche le competenze dei ragazzi?
Anna Frank (circolo didattico Montaldo - Genova)
Spett.: -MIUR, -INVALSI, -Dirigente scolastica Montaldo - Genova, -Organi di informazione, -Organizzazioni sindacali, - Coordinamenti genitori insegnanti
I e le sottoscritti insegnanti della scuola Anna Frank (circolo didattico Montaldo
- Genova) dichiarano di non condividere da un punto di vista didattico la somministrazione
dei test INVALSI in atto in questi giorni per la seguenti motivazioni
1 - I test proposti non possono essere collegati alle programmazioni ed alle
modalità di valutazione normalmente adottate nelle nostre scuole e quindi
risultano del tutto estranei nella forma e nella sostanza all'esperienza dei
bambini
2- Veicolano una cultura frammentaria e frantumata al contrario di quanto si
è andato negli ultimi anni affermando nella scuola primaria: approfondimento,
collaborazione, progettazione, verifiche mirate ed articolate
3 - Non garantiscono ai bambini l'anonimato, in quanto il sistema dei codici
ed i suggerimenti proposti lasciano ampie possibilità di controllo sulle
prove die singoli alunni
4 - Risultano gravemente discriminanti nei confronti dei bambini disabili e
stranieri, i quali vengono sottoposti a prove differenziate, che peraltro non
saranno inviate dell'INVALSI: il nostro circolo ha sempre lavorato all'integrazione
dei bambini disabili e stranieri con precisi progetti didattici e ritiene le
modalità proposte per le prove in contraddizione con questo tipo di lavoro
5 - Così strutturati, i test provocano ansia ed agevolano solo alcuni,
non tenendo conto delle varie e diverse intelligenze e dei ritmi di lavoro individuali.
Gli estensori non hanno considerato che all'interno delle nostre classi, oltre
agli alunni diversamente abili riconosciuti e certificati, esistono casi di
disagio e di difficoltà, che necessitano di modalità e tempi adeguatamente
calibrati.
6 - Il linguaggio utilizzato nelle consegne non è sempre di facile né
immediata comprensione; alcune soluzioni proposte risultano ambigue, e provocano
nei bambini indecisione e frustrazione: sembrano studiate apposta per trarre
in inganno alunni che, teniamo a ribadire, hanno sette e dieci anni. Considerata
l'età anagrafica degli alunni interessati, la quantità delle domande
e la complessità dei dati in esse esposte hanno evidenziato la difficoltà
di lettura come comprensione nel tempo previsto. Senza contare che spesso si
passa da richieste in positivo a richieste in negativo, soprattutto nei test
a carattere scientifico. Sembra accertato che il pensiero astratto per rispondere
in modo adeguato a quesiti di questo tipo si raggiunga intorno agli undici anni.
7 - Estremamente negativo è il giudizio sulle istruzioni dettagliate
contenute nel manuale del "somministratore" e sull'indicazione data
agli insegnanti di non svolgere le prove all'interno della propria classe e
nell'ambito loro assegnato; si ritiene infatti che dovrebbero essere soddisfatte
tutte le richieste di spiegazione, di discussione, di aiuto e tutte le strategie
didattiche utili a far comprendere i test. In questo atteggiamento si riscontra
sfiducia nei confronti degli insegnanti e volontà di creare un clima
di competizione fra di essi.
8 - Nella nostra scuola è prassi abituale dichiarare esplicitamente gli
alunni l'utilità e le finalità di ogni prova. Ciò consente
loro di rafforzare la propria autotomia o, se ne viene ravvisata la necessità,
di individuare un percorso migliorativo. Ci chiediamo dunque come giustificare
agli alunni l'utilità delle prove INVALSI. E ci chiediamo anche in che
modo i risultati i tale rilevamento potranno influire positivamente sul funzionamento
della scuola in generale e di ciascuna scuola in particolare
Seguono 15 firme
ISTITUTO COMPRENSIVO DI MONTELUPO FIORENTINO
(Firenze)
DOCUMENTO ALLEGATO AL VERBALE DEL COLLEGIO DOCENTI DEL 6/04/2005 IN RELAZIONE
ALLE PROVE INVALSI
Gli insegnanti dell'Istituto comprensivo "Baccio da Montelupo", pur
non mettendo in dubbio l'esigenza di un sistema nazionale di valutazione, esprimono
comunque le seguenti valutazioni:
1. Nessuna legge stabilisce l'obbligo da parte della scuola di sottoporre gli
alunni ai test predisposti dall'Invalsi: né la legge 53, né il
DL 59, né lo stesso decreto di istituzione dell'Invalsi n. 286/2004;
2. Le Indicazioni Nazionali hanno un carattere provvisorio e il loro iter procedurale
per l'approvazione non è nemmeno iniziato: quali conoscenze e competenze
si vogliono dunque accertare? In riferimento a quali curricoli?
3. Il nostro POF si basa sulla responsabilità condivisa "per avviare
l'attuazione di processi di progettualità collegiale e prime forme di
integrazione, per la realizzazione di scelte didattiche sempre più mirate.
La collegialità diventa strumento cardine delle decisioni dell'Autonomia".
4. Per quanto riguarda la metodologia, intendiamo la scuola come luogo in cui
ciascuno "sviluppi dinamiche relazionali tali che ognuno possa esprimersi
liberamente e coastruttivamente in situazioni di confronto, di discussione,
di giudizio, di condivisione".
5. Rileviamo una impostazione fortemente accentratrice e lesiva della libertà
di insegnamento, in quanto:
· Non c'è stato il coinvolgimento delle scuole e dei docenti
· Non è stata comunicata l'effettiva utilizzazione finale dei
dati raccolti
· Si teme un uso discriminatorio verso le scuole, gli insegnanti, gli
alunni, perché i test non tengono conto delle differenti realtà
territoriali
· Non si riconoscono le proposte valutative già espresse dalle
scuole
· Non è stata prevista alcuna procedura per l'informazione alle
famiglie e per il trattamento dei dati sensibili.
6. I test dell'Invalsi sono discriminanti sia perché non coinvolgono
significativamente gli alunni dotati di diverse abilità, sia perché
non tengono conto dei percorsi di sviluppo e delle difficoltà individuali,
in particolare degli alunni stranieri, e dei bambini socialmente e culturalmente
svantaggiati.
7. I test a risposta chiusa non considerano i diversi tipi di intelligenza,
la soggettività degli alunni e veicolano una cultura parcellizzata, diversamente
dai principi del nostro POF.
In considerazione a quanto espresso il Collegio delibera:
· Di effettuare i test per il presente anno scolastico e di trasformare
queste prove "estranee" al percorso didattico in una ulteriore occasione
di apprendimento per gli alunni, adottando, per il loro svolgimento, la metodologia
collaborativa, abituale nella pratica quotidiana. Questo approccio è
necessario per valorizzare le capacità e le differenze di ciascuno e
per ridurre i fattori ansiogeni.
· Di proseguire il lavoro già avviato nel nostro Istituto per
la ricerca di strumenti di valutazione
· Delibera inoltre di non effettuare per l'anno prossimo le prove Invalsi.
Si intende con ciò affermare una metodologia che permette e permetterà di contribuire alla costruzione di un "sapere collettivo" oggi sempre più indispensabile nella nostra società.
Montelupo Fiorentino, 6 aprile 2005
ISTITUTO COMPRENSIVO "F.lli Rosselli" ARTOGNE e PIAN CAMUNO ( BS)
DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DAGLI INSEGNANTI DELL'ISTUTUTO IN MERITO ALLA SOMMINISTRAZIONE DELLE PROVE INVALSI A.S. 2004 - 2005
Gli insegnanti sottoscrittori del seguente documento, nell'esercizio della loro professione docente, intendono esprimere alcune osservazioni e valutazioni in merito a tutta l'operazione delle "prove INVALSI" che nella nostra scuola ha riguardato le classi seconde e quarte elementari, oltre che le prime medie.
1. RILEVAZIONI DI PRINCIPIO SU QUESTO SISTEMA DI ALUTAZIONE:
2. RILEVAZIONI A POSTERIORI, DOPO AVER SOMMINISTRATO LE PROVE:
Questo documento, firmato da n. 62 docenti, su un totale di 68 docenti di scuola elementare e media dell'Istituto , viene allegato alle prove restituite. Ne sarà inoltre curata la diffusione.
Artogne, 20 aprile 2005
Il Collegio dei Docenti del 73° Circolo Didattico di Napoli,
riunitosi in data 18/04/05,
in coerenza con quanto votato precedentemente, che ha visto il Circolo prendere posizione critica nei confronti della riforma del ministro Moratti e:
premesso che
Ritiene , per i motivi sotto riportati, di non aderire alla somministrazione dei test INVALSI che dovrebbero valutare l’andamento delle classi.
Le motivazioni didattiche, sulla base delle quali si assume questa scelta, risultano in sintesi le seguenti:
Napoli 18/04/05 Il Collegio
Esposto del Comitato Genitori IC Millesimo sulle prove Invalsi
Comunicato stampa:
Le prove INValSI, ovvero le batterie di test “somministrate”
in questo periodo agli allievi di seconda, quarta elementare e prima media,
sono messe in discussione da genitori ed insegnanti di molte città italiane.
Anche la Liguria offre il suo contributo: oltre alle proteste e alle diffide
mosse nelle scuole genovesi dal coordinamento genitori-insegnanti, il Comitato
Genitori dell’Istituto Comprensivo di Millesimo ha inviato un esposto
alla Procura della Repubblica di Savona in merito alla correttezza dello svolgimento
delle rilevazioni.
Le date delle prove avrebbero dovuto essere le stesse in tutta la regione, ma
così non è stato. Già la mancata contemporaneità
dello svolgimento delle prove a livello nazionale poteva far nascere qualche
dubbio in merito alla possibilità che si verificassero “fughe di
notizie” da una regione all’altra, figuriamoci poi se questa sfasatura
si manifesta all’interno della stessa regione, addirittura della stessa
provincia.
Per non parlare poi delle variazioni delle date delle prove stesse, di cui non
si conosce la motivazione, ma soprattutto variazioni non riportate nel sito
dell’INValSI, unica fonte informativa ”ufficiale” per i genitori,
che nella maggior parte dei casi sono venuti a conoscenza di questi test in
modo del tutto occasionale, magari vedendo i propri figli esercitarsi a “fare
crocette” sul quaderno…Un bell’esempio di “valutazione
creativa” attraverso un sistema di rilevazione che non ha certo fatto
del metodo scientifico la sua bandiera! Ma del resto già sappiamo che
l’attuale Ministero dell’Istruzione (un tempo Pubblica), ha dei
problemi con l’insegnamento delle Scienze, basta pensare a Darwin…
COMITATO GENITORI ISTITUTO COMPRENSIVO DI MILLESIMO
Alla PROCURA DELLA REPUBBLICA di SAVONA
Via XX Settembre, 2 – 17100 – SAVONA
OGGETTO: Esposto
La sottoscritta Ronco Silvana, residente a Calizzano, in Regione Camporosso
3, in qualità di Presidente del Comitato Genitori dell’Istituto
Comprensivo di Millesimo in merito alla somministrazione dei test rientranti
nel programma nazionale di rilevazione degli apprendimenti a cura dell’INValSI
ESPONE
Quanto segue
a) Nel sito dell’INValSI (www.invalsi.it) sono disponibili sia i manuali
per il coordinatore e per il somministratore di tali prove, nonché le
date della somministrazione dei test.
b) Nel manuale del coordinatore, al capitolo 4 (“Preparazione per la somministrazione”), paragrafo 4.1 (“Pianificare il giorno delle prove”), si trova scritto che “Le date delle prove sono stabilite dai referenti regionali, sono le stesse per tutte le scuole della regione e sono comunicate alla scuola dall’Ufficio Scolastico Regionale.”
c) Le date sono diverse da una regione all’altra, a cominciare dalla Basilicata (5,6 e 7 aprile) e terminando con la Campania (27,28 e 29 aprile).
d) Nel nostro istituto le prove sono state spostate dal 6,7 e 8 aprile al 13, 14 e 15 aprile, senza che tale variazione fosse registrata nel sito di riferimento.
e) La scrivente è venuta a conoscenza che tali prove sono state eseguite nelle giornate del 20, 21, 22 aprile presso la scuola media di Vado Ligure.
Il presente esposto affinché codesta Procura della Repubblica valuti l’opportunità di verificare con le modalità che riterrà opportune la correttezza dello svolgimento di detta rilevazione, in relazione anche alla non remota possibilità che, visto lo sfasamento delle date relative alla somministrazione sia tra le diverse regioni che all’interno della stessa regione, ovvero addirittura della stessa provincia, le diverse istituzioni scolastiche possano essere venute a conoscenza in anticipo del contenuto di tali prove, inficiando così le prove stesse.
Calizzano, lì 28.04.2005
In fede
Silvana Ronco
di Andrea Bagni
Riecco l'Invalsi, rieccoci a parlare di valutazione. Maledizione.
Va bene che da un lato è del tutto ovvio che in regime di autonomia scolastica gli istituti, liberi di organizzarsi per ottenere i "risultati", dovranno poi sottoporsi ad una verifica del loro effettivo raggiungimento. Ma intanto dovrebbero essere chiari da subito quali sono i famosi risultati da raggiungere, quantitativi e qualitativi (soprattutto qualitativi, trattandosi di scuola). E anche chi valuta e quanto sono condivisi gli obiettivi da raggiungere. Invece è tutto un casino. Il governo non ha molta confidenza con la legge e non ha rispettato nessuno dei passaggi necessari a dare senso complessivo e obbligatorietà alla valutazione; peraltro cosa viene valutato, secondo quali "standard" (espressione già non facile da maneggiare nell'educazione), nessuno lo sa ancora. Il soggetto che raccoglie e gestisce i risultati è tutt'altro che estraneo all'amministrazione: dunque l'operazione assume un inquietante aspetto ministeriale. E poi che se ne sarà dei risultati? Torneranno alle scuole per la loro autovalutazione, la "calibrazione" e la "messa a punto" dei processi? Mah. Come se un istituto avesse una sua didattica unitaria, omogenea e consapevole, correggibile da un soggetto centrale onnipotente... In realtà le variabili sono pressoché infinite, i punti di partenza dei ragazzi e delle classi ultra differenziati. I metodi di insegnamento pure. Ovvio che la cosa più probabile è che le verifiche siano o banalmente nozionistiche – facili da realizzare ma poco significative; oppure di "competenze trasversali", metacognitive o meta qualcos'altro, significative ma difficilissime da valutare. Probabile anche che l'uso che se ne farà presto o tardi sarà di classificazione degli istituti e degli insegnanti (e secondo me ci vorrà un esercito di ispettori perché i soggetti alla -e non della- misurazione, non si mettano d'accordo per aggiustare, in nome della vita ribelle o del quieto vivere, gli esiti).
Il punto però è che tutti sanno che per ora, in assenza di elaborazione collettiva, tutta questa roba è (nella migliore delle ipotesi) una perdita di tempo. Si sa che traguardi uguali per situazioni sociali e storie personali diverse non hanno senso. Si sa che il senso della scuola e dell'insegnamento non sta tutto nelle conoscenze verificabili – c'è un mare d'altro, che solo una valutazione narrativa, dall'interno delle storie, e solo un pensiero emotivo possono avvicinare. Raccontare più che classificare. Ma tutta questa materia fluida banalmente umana è tecnicamente non rilevabile, dunque si decide irrilevante. Si sa anche che l'autonomia scolastica sta trasformandosi in una disintegrazione dal basso, privatizzazione partecipata delle scuole: ognuno che coltiva la sua nicchia esclusiva di progettino; ogni scuola che cura il suo segmento di mercato, la sua competitività in termini di valore di scambio di quel dépliant per famiglie-clienti che chiama pof. Sempre più in cerca di optional che facciano la differenza.
Le riforme dall'alto non riescono a toccare davvero il fare scuola e la sua qualità. Ma quella dimensione vivente della scuola non permette nessun discorso facile di potere sui processi, si può citarla per mostrare che si ha consapevolezza del problema, ma poi non si sa cambiare ottica e si continua. La parzialità del punto di vista nozionistico prestazionale e organizzativo non cessa di essere il cuore nero di un intervento totalizzante sulla scuola. Disastroso.
Se almeno si imparasse un po' dallo sguardo femminista che insegna a partire da sé e dalla propria misura - non onnipotente universale astratta; o da quello ecologico che educa al senso del limite e al paradigma cauto della complessità. Piccoli passi che cercano di interagire con l'esistente che circonda.
Non è facile oggi sperare che tutto succeda per autogenesi, orizzontalmente. C'è molta tristezza che circola, che intristisce e fa subalterni all'ordine. Bisognerebbe fare un po' di spazio e magari di silenzio, per pensare daccapo un po' tutto. Sarebbe la rivoluzione.
Invece tocca occuparsi di Invalsi e valutazione. Maledizione
Delibera scuola media Rodari-Jussi di San LAzzaro (BO)
Martedi 25 ottobre 2005 il collegio dei docenti della scuola media Rodari-Jussi
di s.Lazzaro di Savena -Bologna- ha deliberato a larghissima maggioranza di
non aderire alla somministrazione dei test invalsi
Le motivazioni riportate nel verbale:
PREMESSA:
Il Decreto 286/2005 afferma che le scuole concorrono a perseguire gli obiettivi
dell'invalsi e non che sono obbligate a eseguirne passivamente le direttive,
pertanto il collegio deve esprimersi al riguardo
Le motivazioni didattiche:
I test a risposta chiusa veicolano saperi nozionistici e risultano strumenti
del tutto inadeguati quando vengono utilizzato in modo standardizzato e decontestualizzato
La somministrazione di tali test è stata nell'anno passato del tutto
avulsa da ogni pratica educativa, didattica e valutativa della scuola, catapultando
gli alunni in una situazione assurda e incomprensibile con rigidissime regole
di stampo concorsuale e somministratori esterni alla classe
Sono viziati da una totale mancanza di trasparenza sia per quanto riguarda gli
obiettivi che - cosa più preoccupante - per quanto riguarda l'effettivo
utilizzo dei risultati
Non garantiscono sufficientemente la privacy
Mozione Collegio Docenti IC Roiano Gretta Trieste (16/11/05)
Il Collegio dei docenti dell’IC Roiano Gretta (Trieste) a proposito dell'effettuazione delle prove INVALSI, previste nel giorni 29 e 30 novembre e 1 dicembre 2005 precisa quanto segue:
Nel merito dell'attendibilità dal punto di vista pedagogico
delle prove INVALSI
- i test sono uno strumento solo apparentemente oggettivo
- veicolano una cultura frantumata e nozionistica (tutto il contrario di quanto
si è andato affermando nella scuola: approfondimento, collaborazione,
progettazione, verifiche mirate e articolate);
- la loro collocazione nelle fasi intermedie del percorso educativo della scuola
non tiene conto dei metodi di insegnamento (strettamente legati alla libertà
docente) che discendono dalla specificità della situazione in cui la
scuola opera e ne definiscono una tempistica diversa nella proposta dei contenuti
didattici;
- non tengono conto del tipo di approccio di ogni soggetto alle conoscenze e
alle competenze, valutabili al termine di un percorso necessariamente complesso
e non riconducibile alla sommatoria di acquisizioni per tappe predeterminate;
- risultano avulsi rispetto alle progettazioni interne alle varie scuole (il
modello uguale per tutto il territorio nazionale non può prevedere percorsi
particolari né situazioni di sperimentazione);
- entrano nella scansione dell'attività didattica del docente indipendentemente
dalle sue scelte metodologiche e di contenuto, rischiando di condizionarle in
funzione del superamento dei test o della loro preparazione, magari a causa
della legittima preoccupazione di non caricare d'ansia i bambini messi di fronte,
ad esempio, ad improvvisa accelerazione dei "tempi di prestazione";
- possono diventare un motivo discriminante tra docenti, decontestualizzando
i risultati del loro operare dalle problematiche specifiche in cui si esercita
l'azione educativa.
Nel merito dell'attendibilità dei test INVALSI rispetto alla
valutazione di sistema
l'art. 1 del DL 286/04 dichiara che l'obiettivo di tale generalizzata rilevazione
è quello di "valutare l'efficienza e l'efficacia del sistema educativo
di istruzione e di formazione, inquadrando la valutazione nel contesto internazionale"
Sotto il profilo strettamente metodologico è la rilevazione campionaria
che consente di giungere a risultati più precisi, in quanto è
possibile tenere sotto controllo tutte le fasi della rilevazione e limitare
in tal modo l'errore di misura. Del resto, tutte le grandi indagini pubbliche
svolte dal Sistema Statistico Nazionale sono tutte eseguite con metodo campionario,
per altro molto meno costoso, che, in ambito educativo, consentirebbe di introdurre,
nella scelta del campione, le variabili di criticità (problematiche socio
culturali, presenza di alunni stranieri etc), che permetterebbero una lettura
attendibile di dati altrimenti inutilizzabili ai fini di un intervento per il
miglioramento del sistema, o per "lo studio delle cause dell'insuccesso
e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale ed alle tipologie
dell'offerta formativa". (art. 3 del DL citato)
Soltanto la finalità di raccogliere informazioni puntuali su ogni singola
scuola giustifica la scelta di una rilevazione generalizzata. Ma se questo è
vero, è lecito domandarsi come verrebbero utilizzate le informazioni
raccolte sulle singole scuole.
Poniamo che una scuola situata in una zona caratterizzata da un considerevole
disagio socio-economico o interessata da un forte flusso immigratorio si posizioni
"sotto la media nazionale", riceverà più risorse finanziarie
ed umane o verrà penalizzata come succede agli atenei se non raggiungono
certi standard? La sua posizione verrà resa nota per "fornire informazioni
utili alle famiglie perché effettuino scelte più consapevoli sul
destino educativo dei figli" ? (dalla lettera del Ministro Moratti del
settembre 2003 ai Dirigenti delle scuole che avevano aderito volontariamente
al Progetto Pilota 3).
Riguardo alla obbligatorietà della somministrazione dei test INVALSI
- Il Collegio docenti è organo dotato di discrezionalità tecnica
e di autonomia, da utilizzare nel rispetto della normativa vigente. Ai sensi
dell’art. 7 1°c. della L.53/2003 gli orientamenti della scuola materna
del 1991, i programmi delle elementari del 1985, quelli delle medie del 1979
saranno abrogati con un regolamento da emanare ai sensi dell’art.17 c.2
della L.n° 400/ (regolamenti autorizzati ad abrogare o derogare leggi: la
c.d. “delegificazione”), previo il parere della Conferenza Stato-Regioni,
delle Commissioni parlamentari competenti e del CNPI. Tali regolamenti non sono
stati alla data odierna emanati, come confermano gli artt. 12 u.c., 13 u.c.
e 14 u.c. del D. Lgs. 59/2004, per cui i Collegi docenti operano in piena legittimità
se fanno riferimenti ai predetti regolamenti ancora pienamente vigenti. Le indicazioni
nazionali transitorie, allegate al citato D.Lgs., non hanno il potere normativo
di abrogare i precedenti regolamenti: un’interpretazione del genere è
in palese contrasto con la stessa Legge delega e introdurrebbe surrettiziamente
nell’ordinamento una nuova fonte del diritto. Si rinvia per un parere
“neutrale” anche all’articolo di “Italia oggi”
del 5.10.04 (I vecchi orientamenti non sono stati abrogati e dunque restano
ancora oggi in vigore).
- Per motivazioni analoghe, è illegittimo l’obbligo di sottoporsi
alle verifiche dell’INVALSI, in quanto i test fanno riferimento ad Indicazioni
transitorie e non obbligatorie e in contrasto con regolamenti ancora in vigore.
Inoltre, tali verifiche hanno l’effetto di standardizzare i contenuti
e i tempi della didattica, non tenendo conto della diversità dei tempi
di apprendimento dei singoli studenti e del diverso contesto socio-culturale.
- Inoltre, il D.Lgs n° 286/2005 istitutivo dell’Invalsi all'articolo
1, comma II°, afferma che “al conseguimento degli obiettivi di cui
al comma 1 concorrono l'Istituto nazionale di valutazione di cui all'articolo
2 e le istituzioni scolastiche e formative.” Il decreto quindi stabilisce
il principio della concorrenza delle scuole nel procedimento di valutazione,
ma è evidente che “concorrenza” non significa “obbligatorietà”
o “subordinazione”. Per cui le singole istituzioni scolastiche devono
decidere attraverso una delibera del collegio docenti se aderire o no ai test
Invalsi. La Dir. n°56 del 12/7/2004 del Miur e la nota Invalsi del 12/10/04,
prevedono, invece, l’obbligatorietà delle prove per il primo ciclo
e la facoltatività per il secondo ciclo, facendo derivare il carattere
vincolante delle prove per il primo ciclo dal fatto che il relativo decreto
è stato approvato, contrariamente a quello riguardante il secondo ciclo.
E’ evidente che la tesi dell’obbligatorietà (che comunque
trasforma le istituzioni scolastiche e i docenti in esecutori passivi e subordinati)
dovrebbe valere, senza alcuna differenza, per entrambi i cicli. Se invece l’obbligatorietà
riguarda solo il primo ciclo questa dovrebbe essere prevista dal D.Lgs 59: ma
il decreto non ne fa menzione!
- Dall’insieme delle argomentazioni suesposte si ricava l’illegittimità della Dir. n° 56/2004 e l’esigenza di una delibera del Collegio docenti sull’opportunità didattica o meno della somministrazione dei Test Invalsi, in linea con la libertà d’insegnamento costituzionalmente garantita e con il principio dell’autonomia scolastica (autonomia non può significare subordinazione ai test Invalsi, senza poterne valutare l’efficacia!).
- Infine, si fa presente che la Legge delega 53/03, il decreto sull’Invalsi,
il D.Lgs. 59 /04 e il CCNL non prevedono in nessun luogo l’obbligo per
il personale docente di somministrare i Test Invalsi o che l’Invalsi possa
utilizzare i docenti – e non il proprio personale - per lo svolgimento
dei propri compiti istituzionali. Né si può configurare un rapporto
gerarchico tra l’Invalsi e i docenti o tra il DS e i docenti per quel
che riguarda l’attività d’insegnamento.
- Di conseguenza un eventuale ordine di servizio relativo all’obbligo
per il singolo docente di somministrare i test Invalsi è da considerarsi
illegittimo, in quanto la valutazione di sistema rientra tra i compiti istituzionali
dell’Invalsi, ma non tra gli obblighi di servizio del personale docente.
Naturalmente se poi l’ordine riguardasse direttamente le modalità
di valutazione degli alunni sarebbe lesivo della libertà d’insegnamento
previsto dall’art. 33 della Costituzione.
Il Collegio dei docenti quindi delibera di non aderire alla somministrazione dei Test Invalsi.
Mozione approvata con 40 voti favorevoli, 28 contrari e 27 astenuti.
16 novembre 2005
Bologna, Comprensivo 8:Un altro caso riguardo alle prove Invalsi
Nel mio Istituto Comprensivo 8 di Bologna (ricordo che è
uno dei due istituti che l'anno scol scorso ha ricevuto l'ispezione della sovrintendenza
regionale per non aver adottato la scheda ministeriale e per aver svolto le
prove invalsi con modalita collettiva accompagnate da documento scritto dai
docenti) quest'anno è stata votata in collegio dei docenti, data 6 ott,
una delibera approvata da tutti con 3 astenuti, che dichiarava la contrarietà
del collegio alle prove invalsi e il rifiuto da parte dei docenti di somministrarle.
In seguito a questo, l'insegnante che era stata nominata precedentemente coordinatrice
dell'invalsi, ha dato le sue dimissioni da tale incarico.
La dirigente ha proceduto comunque, e ha convocato una riunione degli insegnanti
delle classi interessate all'invalsi, alla quale non si è presentato
nessuno.
Il giorno prima delle prove nelle tre scuole dell'istituto sono arrivate le
nomine per gli insegnanti e le prove da somministrare.
Nella scuola elementare e in una scuola media tutti gli insegnanti hanno rifiutato
le nomine, non hanno somministrato le prove e hanno inviato un docunento che
si rifaceva alla delibera del collegio; nell'altra scuola media ha vinto la
paura e hanno somministrato tutti le prove.
Tutta la rsu dell'istituto è stata compatta e ha sostenuto questa lotta
( due cobas e un cgil molto indipendente che va spesso contro le indicazioni
del suo sindacato, vedi l'ultimo sciopero, infatti ha scioperato per l'intera
giornata facendo anche una dichiaraziuone personale alla segretaria prov della
cgil).
Ora la sovrintendente regionale, dott.ssa Stellacci, ha dichiarato ai giornali
che farà un censimento degli insegnanti che si sono rifiutati di fare
le prove invalsi e che gli stessi saranno soggetti a provvedimenti disciplinari.
Noi aspettiamo gli esiti di questa dichiarazione convinti che non potrà
fare
niente, comunque staremo a vedere e speriamo che per l'anno prossimo molti
più collegi si ribellino a queste prove lesive della liberta di insegnamento.
ILNOSTRO ISTITUTO E' LA PROVA EVIDENTE CHE NON POSSONO FARE NIENTE E NON CI
SONO CONSEGUENZE DISCIPLINARI PER NESSUNO SE SI DELIBERA IN COLLEGIO, INFATTI
L' ANNO SCORSO ABBIAMO AVUTO L'ISPEZIONE PERCHè NON AVEVAMO ADOTTATO
LA SCHEDA MINISTERIALE, NON AVEVAMO FATTO IL ORTFOLIO E LE PROVE INVALSI E AVEVAMO
PRESENTATO AI GENITORI AL MOMENTO DELLE ISCRIZIONI SOLO IL TEMPO PIENO SENZA
ALTRA SCELTA ORARIA, NE FACOLTATIVA, NE OBBLIGATORIA.... E NONOSTANTE TUTTO
CIO' L'ISPEZIONE NON HA AVUTO CONSEGUENZE. e QUEST'ANNO
CONTINUIAMO COSI'.
Marzia Mascagni
Al 4° circolo di Lucca i docenti hanno imposto la convocazione del collegio con la raccoolta firme, hanno fatto approvare all'unanimità una mozione antiInvalsi; di fronte all'ordine di servizio hanno firmato tutti la posizione sulle modalità alternative di somministrazione
DD Cattolica. Lettera dopo gli Ordini di Servizio
Cattolica, 2-12-05
Al Dirigente del CSA di Rimini
Al Dirigente della D.D. di Cattolica
I sottoscritti insegnanti della D.D. di Cattolica,dopo la somministrazione,su ordine di servizio del Dirigente, delle prove INVALSI, intendono esprimere alcune semplici considerazioni.
1) Dubitiamo che tali prove possano verificare le reali conoscenze ed abilità
degli alunni, poiché non tengono conto:
- delle loro condizioni emotive e psicologiche;
- della chiara comprensione di ciò che richiedono le domande e dei termini
utilizzati;
- della conoscenza degli argomenti su cui sono chiamati a rispondere, specialmente
in Scienze.
Inoltre non danno la possibilità agli alunni di giustificare una loro
risposta non corrispondente a quella canonica ( non è raro, infatti,
che i bambini seguano percorsi non scontati, senza essere privi per questo di
una loro logica e creatività).
2) Abbiamo serie perplessità sulla correttezza formale nella somministrazione delle prove, poiché nessuno può garantire che i test non possano essere visionati già prima della loro distribuzione e che gli insegnanti somministratori non aiutino con chiarimenti gli alunni in difficoltà, falsando in tal modo l’esito della prova.
3) Viviamo un profondo disagio per la mancanza di chiarezza sulle leggi che governano la scuola. Nonostante la nostra buona volontà nel cercare informazioni attendibili in materia legale, non ci sentiamo in grado di dare una corretta interpretazione su ciò che è legittimo e ciò che non lo è, soprattutto quando vi è contrapposizione tra le scelte deliberate dal Collegio Docenti e le norme legislative. Il disagio diventa ancora maggiore quando veniamo costretti ad atti che non riteniamo né utili né formativi e,per giunta. in netto contrasto con la pedagogia della valutazione, affermata nel P.O.F. del nostro istituto e le nostre convinzioni più volte ribadite nelle delibere del Collegio. Sentiamo l’esigenza che tali diatribe vengano risolte, per consentire una maggior serenità nello svolgimento del nostro lavoro e una minor conflittualità nei rapporti con i colleghi ed il Dirigente.
In fede